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Shield Harper (I° Parte)(Tratto da "La Massa Mancante", Pablo Palazzi, 2006) Inserito : 07-20-2006 @ 12:52 am |
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Shield Harper.
1.
‘E’ vietato sostare davanti alla vetrina, non verrano trasmesse informazioni sulla missione Shield Harper’.
Incurante di quella scritta Jilles Yves si blocca davanti alla vetrina di Bowl Electronics, si fa spazio dando una spallata apatica ad una donna. Lo sguardo di lei è visibilmente disinnescato dalla ragione. Il cielo sopra Manhattan è un tabulato d’onirici pensieri d’acciaio a cui niente e nessuno può sottrarsi.
2.
“Ho pensato molto a te, davvero. Davvero molto.”
“Pensi che questo ti farà star meglio. E’ questo che pensi? Nella tua voce si nasconde un’euforia strana che mi preoccupa…”
“Non so. Davvero, non so. Ho bisogno di pensare a te. Se smetto…se smetto penso a –“
“Quando crescerai finalmente? Tu sei malato. Jilles, tu devi guarire. Smetti. Smetti di pensare a me.”
“Mi senti? Hallo? Sei ancora lì?”
3.
04:33. “Jilles! Jilles sei sveglio? Sei in casa?”
Jilles deve avere circa venti anni. Forse trenta. A volte pare abbia su per giù quarant’anni. Nessuno spenderebbe un solo frammento di tempo per occuparsi del ‘problema’ della sua età; Jilles stesso ha smesso da tempo di sorvegliare il procedere del suo corpo. Jilles Yves, come molti altri, è rilegato ad occuparsi dei vibranti lati della sua psichicità. Prigioniero dei segnali della sua mente.
E’ una voce dolce che lo chiama – “Jilles sei qui? Quando sei tornato?”
E’ in casa? A quell’ora di notte di solito è a casa. Ma non risponde. Ancora quella voce di donna, questa volta sembra parlare con sé stessa – “Jilles mi sei mancato…”
Il suo appartamento non è il suo. E’ a tutti gli effetti un rifugio d’emergenza. La vita di Jilles Yves infondo non è altro che uno stato di perenne, angosciosa emergenza. Le cose prima o poi cambieranno. Jilles lo spera ardentemente. Non sono in molti oggi giorno che si permettono il lusso di una speranza.
4.
Giovedì.
Sono ormai tredici mesi di silenzio. Lo Shield Harper potrebbere essere ovunque. Lo spazio lo ha ingoiato. Vogliono che la gente dimentichi. Ma oltre a questo, nessuno osa aggiungere altro. L’ansia causata dalla sindrome tiene la gente sotto scacco. In un’apnea esistenziale. A Manhattan come a Chicago come nella West Coast. Dell’Europa non si interessa nessuno. Jilles Yves è convinto che l’Europa non esista affatto. Nessuno, a suo parere, è mai stato in Europa negli ultimi dieci anni. L’Asia e l’Africa sono macerie, gusci spaccati di spiriti aspirati nel cosmo.
Jilles non fa sesso da sette anni e non conosce, o almeno non ricorda nessuno che abbia mai fatto sesso in questi ultimi tredici mesi. Forse in Europa, come sostiene Jack Mallory, fanno sesso come bestie infervorate dal calore. Jack Mallory sostiene ovviamente che l’Europa esiste, che è viva e vegeta. Ma se anche fosse possibile, non ci andrebbe mai e poi mai. Jack Mallory soffre della sindrome come tutti a Manhattan. Dorme in strada nella 77th. Non mette piede nel suo appartamento nel Bronx da due o tre anni. C’è tornato una volta sola di recente ed ha ucciso la sua ex moglie Katie Holmes. Lei ormai era ‘uno spettro con gli occhi di un piccione’. Nessuno accuserà mai Jack d’omicidio. Nessuno accuserà nessuno di alcunché.
Ci sono due fatti fondamentali, solo due: il silenzio dello Shield Harper e la sindrome.
5.
“Lei era ormai uno spettro con gli occhi di un piccione.
E’ questo, vero, il titolo dell’ultima poesia che hai scritto?”
Era proprio quello, Jilles l’aveva scritta, quella poesia, con una vecchia penna Vagary. Era una poesia che sarebbe valsa una fortuna, non solo sulla Terra, ovunque. Jilles non è certo un poeta, quella professione, come qualunque professione, si può dire che non esista più. Solo due cose esistono a tutti gli effetti.
“Jilles? E’ quello il titolo? Jilles….perché rimani ancora in silenzio?”
“Ho pensato molto a te, davvero. Davvero molto.”
“Pensi che questo ti farà star meglio. E’ questo che pensi? Nella tua voce si nasconde un’euforia strana che mi preoccupa…”
“Non so. Davvero, non so. Ho bisogno di pensare a te. Se smetto…se smetto penso a –“
“Quando crescerai finalmente? Tu sei malato. Jilles, tu devi guarire. Smetti. Smetti di pensare a me.”
“Mi senti? Hallo? Sei ancora lì?”
6.
‘E’ vietato sostare davanti alla vetrina, non verrano trasmesse informazioni sulla missione Shield Harper’.
Da Malone’s si può ancora mangiare della carne a quell’ora di notte. La carne è una delle routine contro la paura. Sedersi al tavolo, prendere le posate, aprire un tovagliolo stirato, sono tutte routine, nient’altro. C’è ordine da Malone’s, voglio dire che non si spaccano vetrine e non c’è gente che s’ammazza all’improvviso nel mezzo di un pasto. Ci sono parecchi ex poliziotti ed ‘angeli’, forse sei in tutto. Ci sono sguardi che rassicurano sulla possibilità di compiere routine ‘come se’. Non voglio dire che la sindrome non riguardi costoro, voglio solo dire che non li riguarda così profondamente.
“Dobbiamo metterci in testa qualche altra cosa, è così che fanno quelli. Hanno la testa piena di compiti. Solo così potremo aspettare più a lungo”.
“Ti riferisci agli angeli qui dentro?”
“Certo che mi riferisco a loro”.
7.
Jilles Yves e Jack Mallory si conoscono da tre giorni, precisamente da Martedì. Entrambi hanno una sindrome lieve, e certe persone prima o poi finiscono per incontrarsi o trovarsi. Ecco perché conversano amabilmente seduti ad un tavolo del Malone’s incuranti della scoraggiante fetta di carne che s’annida nel loro piatto. Intendiamoci, non è che all’improvviso quello strato di grigio scuro, statico e brillante sia svanito dal cielo di Manhattan. Nient’affatto. Sta lì da sempre. Il fatto è che Jilles e Jack hanno ‘in mano’ qualcosa che tiene lo stato d’ansia causato dalla sindrome sotto il livello di guardia. L’unica differenza sostanziale che li riguarda è questa: Jilles non prende nulla, non ha mai preso nulla, mentre Jack saltuariamente fa uso di Lebron e Tantrax. Jilles, da questo punto di vista, è messo meglio di lui. E questo punto di vista farà sì che, mentre Jack Mallory si starà aprendo letteralmente il cranio con una sega da giardiniere circa tra 260 ore, Jilles Yves scriverà ‘Lei era ormai uno spettro con gli occhi di piccione’ seduto su un muretto del Labyrints, l’opera monumentale costruita nel Village sei anni prima su uno schema mentale del celebre intellettuale Howard Lemo.
“Hai parlato con lei dopo quella telefonata?”, gli chiede Jack.
“No. Ho sognato che veniva a cercarmi. Ero nel mio vecchio appartamento nell’East Side e lei veniva a cercarmi.”
“E come andavano le cose? Cosa voleva?”
“Non lo so. Io non ero in casa, non so dov’ero. Ma sentivo la sua voce.”
“E cosa diceva?”
8.
“Jilles sei qui? Quando sei tornato?”
“Jilles mi sei mancato…”
9.
Ultimo dispaccio ufficiale dallo Shield Harper rilasciato tredici mesi fa dall’organo per il controllo delle comunicazioni:
“Sia il calcolatore centrale sia la simulazione sul C.a.v. hanno riportato gli stessi risultati. C’è un solo scenario ed è definitivo: lo Shield Harper non potrà lasciare M51 per almeno 300, forse 400 anni nella peggiore delle ipotesi. La galassia M51, come già comunicato nei precedenti dispacci, ha dimostrato un imprevisto grado di variabilità su tutti i campi. I tentativi per analizzare la materia incontrata tra le nebulose Carigo e Unix sono falliti e non verranno ripetuti per non sovraccaricare il boarder commander. La materia è classificata di nuova generazione, l’effetto è quello che ormai sapete e che non permette allo Shield Harper d’abbandonare M51.
I dati indicano che stiamo orbitando da 6 mesi 2 giorni intorno all’enorme luna gassosa di Giant 33A e tra 77 ore sarà l’unico momento possibile per un esito favorevole della traiettoria tracciata dal C.av. per raggiungere la zona che abbiamo definito ‘campo di libellula’.
Il capitano Gamner, in pieno accordo con le regole di missione dello Shield Harper, ha deciso che non ci resta altra scelta che quella di sfruttare le coincidenze favorevoli che nelle prossime 77 ore potrebbero realizzarsi, permettendo allo Shield Harper di raggiungere il Cruch Hole nel campo di libellula che ha divorato, da quando siamo in orbita intorno alla luna di Giant 33A, migliaia di quasar e probabilmente tutte o quasi l’edere gassose del sistema. I propulsori dello Shield Harper ci permetterebbero di navigare all’interno della galassia M51 per ancora dieci anni circa, periodo non sufficiente per uscire dal suo lato interno dove ci troviamo e dove, come già sappiamo, non c’è altro che gli identici cluster di nebulose attraverso cui abbiamo viaggiato per due anni.
Secondo i nostri calcoli una volta abbandonata l’attuale orbita giungeremo in tempi rapidissimi agli estremi confini del campo di libellula: la simulazione riporta 722 ore, 8 minuti e 22 secondi. In quell’istante il Crunch Hole sarà già ‘muto’ e lo dovrebbe restarlo per ancora un’ora e 16 secondi. Utilizzando tutto il potenziale residuo lo Shield Harper dovrebbe essere in grado d’arrivare all’estermo anello del Cruch Hole in un’ora, 22 minuti e tre secondi. Sappiamo che il Crunch Hole emette un primo respiro di circa 20 minuti in cui emana smani shock e particelle d’assorbimento deboli che sondano la materia nel campo di libellula. Se lo Shield Harper non si disintegrerà all’istante al contatto con le particelle d’assorbimento, sarà aspirata nel Crunch Hole all’istante, ad una velocità incalcolabile dai nostri strumenti. Non conosciamo completamente gli effetti deformanti degli smani shock sulla materia ma uno di questi sembra certamente essere quello di salvaguardarla rendendola elastica. Il comitato delle Teorie di bordo ha selezionato sette leggi fondamentali sul campo di libellula e dieci sul Crunch Hole. Le previsioni basate sulla teoria globale ci consentono di sperare che lo Shield Harper verrà aspirato nel Crunch Hole prima che questo emetta il primo ‘grido’. Sappiamo che lo Shield Harper subirà un cambiamento di materia i cui effetti sull’uomo non siamo in grado di valutare con così poco tempo a disposizione. Ricordo che queste condizioni favorevoli non si verificheranno per almeno altri otto anni. Orbitare per altri otto anni intorno alla luna di Giant 33A vorrebbe dire correre comunque il rischio che il campo di libellula si estenda fino a questo sistema con conseguenze terrificanti. La scelta del capitano Gamner è condivisa dai sette decimi degli ufficiali, dai programmatori di rotta e dal comitato delle Teorie. Hanno espresso parere negativo sia lo staff medico che i programmatori dei propulsori. La maggioranza dell’equipaggio ha votato contro.
Lo Shield Harper lascierà l’orbita della luna gassosa di Giant 33A tra 77 ore diretto al campo di libellula.
Se dello Shield Harper e del suo equipaggio rimarrà qualcosa dopo l’impatto con gli smani shock e le particelle d’assorbimento, confidiamo di emettere un nuovo dispaccio direttamente dall’altro lato del Crunch Hole. Non potendo prevedere la natura dello spazio e le sue leggi al di là di quel punto non possiamo stabilire in quanto tempo il nostro prossimo dispaccio giungerà ai confini dei ripetitori nella Cintura di Kuiper.
Abbiamo trasmesso ieri tutti i file media sul campo di libellula e sul Crunch Hole. Approssimativamente Helios Mauri li trasmetterà dalla Cintura di Kuiper all’interno del sistema solare tra tredici mesi.
Sono convinto che rimarrete incantati e senza parole quanto lo siamo stati noi nel vedere le immagini del campo di libellula e del Crunch Hole. Capirete forse allora perché abbiamo deciso di prendere questa scelta rischiosa pur di esserne igoiati al suo interno.”
Ltn. Goeffry White, Ltn. Ashley Marshall – Comm. Broad, Shield Harper.
10.
Jilles Yves ha una copia di questo stesso identico dispaccio nella borsetta a tracolla che porta sempre con sé. In una cartella dentro alla borsetta tiene anche diciotto dispacci diversi ottenuti da lui stesso scomponendo il testo originale con un’evoluzione della tecnica del cut-up di William S. Burroughs. Saltuariamente s’ingenia a convincere qualcuno che incontra per strada che il vero ultimo dispaccio sia uno di quelli creati da lui. Servono nuove informazioni per aiutare la gente, anche solo dubbi capaci d’intrattenere la mente. Tredici mesi di silenzio hanno tolto le speranze alla popolazione ed acuito la sindrome.
Sono passate quasi 260 ore da quando Jilles Yves se ne statva seduto al Malone’s con il suo amico Jack. Sta camminando tra le macerie di cemento ed i cavi d’acciaio che rendono difficoltoso attraversare Soho. Ha un appuntamento al Village con una donna di cui non sa il nome. Di lei si ricorda benissimo alcuni particolari come le ascelle depilate, i capelli lunghi abbastanza puliti e le mani curate. Ricorda inoltre che quando l’ha conosciuta portava una magliettina a maniche corte gialla con una scritta rossa di una marca d’abbigliamento nota negli anni novanta.
Jilles pensa che sia sbalorditivo il modo con cui questa donna sia rimasta donna nonostante la sindrome. E’ rimasta donna nonostante sappia benissimo che non esiste alcun uomo in tutta New York City capace d’avere un’erezione di natura sessuale. Le poche donne rimaste a New York si dividono essenzialmente in due categorie: quelle che sono uomini a tutti gli effetti ma sono talmente dilaniate dalla sindrome che sembrano luridi clochard impazziti, e le donne omosessuali, che spesso grazie all’aiuto del Tantrax, passano le giornate a procurarsi orgasmi tra di loro. Fino a trenta, quaranta orgasmi al giorno nel caso delle più giovani. Naturalmente vanno escluse le donne che lavorano per il Controllo, pagate profumatamente per simulare lo ‘stato d’apparenza’. Loro sono come gli angeli di professione, come i poliziotti o le categorie protette come medici, infermieri, autisti, avvocati e giudici, psicologi e meccanici, svariati operatori dell’informazione, eccetera. Le categorie protette sono dipendenti del Controllo ed oltre a ricevere soldi a palate ed ‘il farmaco’, sono inseriti di diritto nelle liste. Per essere inserito nelle categorie protette basta compilare un modulo ed aspettare che ad uno di questi venga una crisi glicemica causata dal ‘farmaco’. L’avvocato di Mark Mallory era nella categoria protetta e c’è rimasto stecchito la settimana scorsa. Ora il suo nuovo avvocato è un tale Samuele Ballamio ripescato dai giardinetti di Bowl Cross. Ballamio aveva compilato il modulo qualche settimana prima dopo aver passato mesi a Bowl Cross sullo Spiral Game con i bambini.
Ma la donna che deve incontrare Jilles al Village non fa parte di queste due categorie. Si potrebbe dire che lei sia rimasta donna in un mondo dove le donne non esistono più. Jilles Yves si ritiene evidentemente abbastanza lucido da saper distiguere una simulatrice del Controllo dalla donna che s’appresta ad incontrare al Village.
12.
Lo schema mentale di Howard Lemo su cui è basato il Labyrints si potrebbe riassumere con una semplificazione della famosa frase di She Young Mi: “Se saprai trovare Dio prima che Dio trovi te capirai che quel Dio che hai cercato non esiste. Dio esiste solo nel percorso che ti spinge a cercarlo”.
Howard Lemo è stato un intellettuale assai più pratico del suo collega cinese, infatti il suo schema mentale usato per il Labyrints era un’insieme ben congeniato d’equazioni che aveva tratto studiando i dati del suo amico fisico Rosenthal sullo spostamento, nel sistema Stephenson 34, di quella che una volta veniva chiamata la ‘materia oscura’.
Con il tempo il Labyrints, da esercizio mentale per raggiungere la saggezza, è divenuto un rudere di tunnel di cemento ed alberi secchi dove la gente come Jilles Yves va per sdraiarsi e pensare a qualcosa. E’ per questo, che mentre se ne sta lì sdraiato sul tetto di un ampio tunnel di cemento ad aspettare quella donna misteriosa, tira fuori la sua vecchia penna Vagary e il suo quaderno. Guardando il cielo sopra Manhattan gli viene in mente quella frase del suo amico Jack Mallory. Il colore del cielo e quella frase, per un attimo, sono la stessa cosa. E per un attimo Jilles prova un’emozione tremenda che lo riconciglia con qualche cosa che non sa cos’è. Ma che forse è la sindrome.
13.
Lei era ormai uno spettro con gli occhi di un piccione.
Il suo sguardo degnevole che m’aveva rapito un tempo.
S’era squamato di un’aragonite disarmante.
Avrei voluto aprire uno squarcio nel cielo.
Che l’ha resa una fredda memoria che pur ancor respira.
Che la fa stare in piedi con le ginocchia gonfie ed il cuore proteso.
Come fosse una ceramica efirea alzata al cielo.
Verso ciò che le ha corroso l’anima ed adombrato meravigliosi occhi.
Non posso accettare che lei sia una pietra.
La marea venuta dall’alto non si ritirerà mai dai suoi occhi.
Il castello di sabbia ch’aveva lasciato per amore.
Non è per amore che ha lasciato lei.
Avrei voluto aprire uno squarcio nel cielo.
Ma qualcosa me lo impedisce.
Perché non è per amore che spegnerò il suo cuore.
14.
Perché Jilles Yves vuole incontrare quella donna? E perché mai se ne sta disteso a guardare il cielo metallico di Manhattan? E’ cosa nota che così facendo non gli rimarrà altro da fare che prendere del Tantrax per non farsi tormentare l’anima da quella sensazione. Forse Jilles pensa d’essere immune dalla sindrome?
Niente di tutto questo. Jilles Yves è stato un’artista. Essere un vero artista è come avere un marchio a fuoco nell’anima. Molti artisti che Jilles conosceva di fama qui a New York City si sono suicidati quando l’angosciosa ansia provocata dalla sindrome non era che all’inizio. Altri invece se la passano assai bene, quasi come Jilles. Gli artisti che come Jilles Yves non hanno mai sostenuto il paradosso della realtà hanno fatto della sindrome un soggetto d’arte moderna. Se il mondo e la vita finissero oggi, Jilles Yves passerebbe le sue ultime ore a trasfigurare la fine. Ma Jilles, come tutti gli artisti del suo calibro, è soggetto ai repentini, violenti sbalzi d’umore. Sa perfettamente che se qualcosa andasse storto nella sua mente, si potrebbe trovare quella stessa notte sul bordo della finestra del suo appartamento al ventunesimo piano, pronto a saltar giù. E’ così che ha pensato di chiudere i conti quando sarà il momento: volerà verso il marciapiede lungo la Curson Avenue fissando il cielo fino all’ultimo istante.
“Jilles sei tu quello lassù? Cosa fai? Certo che sei strano tu…”
“Avevi mai provato” – le chiese Jilles – “il Labirynts prima che lo distruggessero? Anzi, ora che ci penso non so neppure se sei di New York City. E neppure il tuo nome…”
“Accidenti. Che fai, potrei anche pensare che mi stai corteggiando…”
Jilles si tira su e all’improvviso si ritrova a ridere insieme a lei. Prova qualcosa di strano, di nuovo. In effetti Jilles non rideva da anni.
“Io sono Shwan. Piacere”
Jilles sorride ancora mentre scende a terra e le da la mano con un gesto istintivo ed amichevole che lo sorprende e l’imbarazza. Tanto che la tira via in modo impacciato.
“Okay Shawn. Facciamo due passi”.
Jilles cerca di concentrarsi sulla strada, o alla peggio sulla sindrome, ma continua a pensare al modo in cui Shawn è vestita. Naturalmente non si volta a guardarla e mantiene un fare professionale. Non sarebbe affatto logico dimenticare la sindrome così da un momento all’altro.
“C’è un bar su Hilgard avenue che è sicuramente custodito”.
“Ma guarda Jilles non c’è problema, possiamo anche sederci qui su una panchina. Io non ho molto tempo tra l’altro.”
Shwan non ha molto tempo? – si domanda spiazzato Jilles. Non è un fastidio normale, c’è qualcosa legato a….Jilles è geloso. Prima la risata, poi la mano, adesso la gelosia. Ma cosa sta succedendo a Jilles Yves? Ormai sono cinque o sei minuti che la sua mente non si occupa affatto dell’ansia della sindrome. Come può essere tornato il desiderio che s’era fatto cadavere putrido e puzzolente?
“Hilgard è proprio qui dietro, ci vorrà un minuto. Non mi hai detto se sei di New York o –“
“Vancouver, ora lo sai.”
Shwan sorride.
Entrambi entrano da Strady, il bar su Hilgard Avenue. Si siedono ad un tavolo. Fa un freddo cane perché secondo alcune categorie protette gira la voce che l’aria condizionata scoraggi i pensieri complessi. Ma Jilles non pensa affatto al freddo. Né alla sindrome. Maledizione, Jilles Yves non pensa ad altro che a Shwan.
15.
Jack Mallory sta vagando con lo sguardo impestato dal demonio sulla 6th avenue. Fa un caldo torrido e lui indossa un’impermeabile nero di pelle che stringe al petto come se avesse dei brividi di fredda febbre da sindrome. La 6th avenue è un torrente in piena d’uomini maschi adulti che fluttuano attirati da qualcosa. Si viene attirati da molte cose di questi tempi, e le cose, qualunque esse siano, smuovono masse impressionanti. Non manca certo chi corrre. Si sentono degli spari, che però non spaventano nessuno.
All’improvviso Jack si ferma davanti alla vetrina di un negozio servito da angeli e poliziotti. E’ uno dei pochi su quella strada che non ha la vetrina frantumata. Una serie di led luminosi lampeggiano all’interno della vetrina. La luce dei led riflessa fa sembrare il volto di Jack Mallory d’un rosso violento e prigioniero.
London…one way…5000 US.
Athens…one way…6500 US.
Honolulu…R/T…2200 US.
New Delhi…full.
Los Angeles…one way…350 US.
Jack ha un attacco d’asma, alza lo sguardo verso il cielo ribollente di granitiche nubi che si muovono come linfociti. Cade letteralmente sulla vetrina di Bellborg Travel, e solo per pura coincidenza questa non si frantuma. Jack allontana la mano del poliziotto e sputa per terra involontariamente riprendendo fiato.
“Il volo per New Delhi è esaurito se è questo che voleva sapere” – dice un giovane uomo dietro ad un blocco di granito inframmezzato da malconcie sbarre di metallo. Si tratta sicuramente di qualcuno che era in lista ed è entrato in categorie protette solo da poco tempo. Anche Jack se ne rende conto all’istante.
“Non m’interessa la fottuta India. Com’è la situazione in Europa? Avete notizie? Voglio dire se vendete i biglietti avrete delle notizie…”
Jack Mallory comincia a tossire sempre più profondamente. I poliziotti non trovano di meglio da fare che sorridere. Sanno che sta per arrivare la maledetta ora di Jack Mallory.
“Qui non vendiamo notizie ma biglietti signore”. Anche quel ragazzino ora ha un sorriso beffardo. Vedere un uomo cadere dal vivo sotto il soffio della sindrome provoca un’eccitazzione agli organi genitali in certi ambienti dove è venuta a mancare del tutto un briciolo di cultura.
“E va bene” – dice Jack stremato – “Due biglietti per Roma, solo andata quanto costano?”
“Non abbiamo tariffe per Roma. Le posso dare un New York-Budapest per 5000 dollari.”
“Quando parte?”
“Aspetti…”
Il ragazzo sfoglia delle liste.
“E’ programmato per il tredici Gennaio. Per l’orario contatti la compagnia qualche giorno prima.”
“Ma siamo appena a Maggio…cosa può vendermi prima? Qual è il primo posto disponibile per qualunque destinazione?”
“Ah bé, anche tra un’ora. New York-Dallas, 20 dollari. Lo vuole?”
“Il primo volo per lasciare il paese intendevo!”
“New York-La Rioja, Lunedì 12,45. 300 dollari.”
“E dove diavolo sarebbe?”
“AR. Per cosa sta AR?”
“Argentina?”
“Già, credo di sì.”
“Va bene ne compro due posti.”
Jack Mallory acquista i due biglietti pagando in contanti. Poi esce e raggiunge di corsa la libreria Carson sulla 5th avenue.
“Mi dia il libro fotografico più aggiornato che ha sull’Argentina”.
L’addetto glielo incarta e Jack prende il primo taxi diretto verso il suo vecchio appartamento nel Bronx. Non ci tornava da quando aveva ucciso la sua ex moglie Katie Holmes. Infatti trova ancora il suo corpo putrefatto sul tappetto accanto al foulard con cui l’aveva strangolata. Il suo turbamento dura non più che qualche secondo, poi si siede sul divano e tossendo come un maniaco alcolizzato scarta la confezione di Carson e sfoglia avidamente il libro fotografico sull’Argentina. Sulla copertina che Jack neppure guarda è indicato che le foto risalgono a cinque anni prima.
A Jack basta qualche minuto concitato di sconvolgenti espressioni davanti a quelle fotografie per capire il perché aveva pagato i New York-La Rioja così poco. E soprattutto perché quella tratta non fosse affatto affollata.
A quel punto Jack Mallory è più cosciente del corpo maleodorante di Katie Holmes che l’umidà ha praticamente reso una scultura insieme al tappeto. Ed è lì che fa un grande errore. Invece di prendere una pasticca di Tantrax, mette la testa fuori dalla finestra del salotto e guarda il cielo sopra New York City. Una boccata d’aria, che stupidata!
Qualche istante dopo la sua testa giace sul pianerottolo poco fuori il suo appartamento accanto ad una sega elettrica da giardiniere che routa ancora a scatti creando un solco nel palquet che accoglie il suo sangue fresco.
Jack Mallory non avrà avuto che quarantacinque, cinquant’anni. Aveva usato quella sega elettrica nelle boscaglie del Montana dove aveva una splendida fattoria. Davvero splendida. Naturalmente era successo quando il Montana era il Montana, e gli alberi gli alberi. Quando la vita era la vita.
Dando un’occhiata ai due cadaveri nella stanza sorge ancora spontanea una domanda: con chi aveva intenzione di partire per l’Argentina Jack Mallory? Di certo non con Katie Holmes.
16.
Fa così freddo da Strady che Shwan si scalda le braccia scoperte con le mani, e poi chiede a Jilles:
“Lei era ormai uno spettro con gli occhi di un piccione.
E’ questo, vero, il titolo dell’ultima poesia che hai scritto?”
Jilles la guarda senza aprir bocca, poi abbassa lo sguardo sul bicchiere di soda. Non sa davvero più cosa stia succedendo nella sua mente, che solo fino qualche ora prima era una macchina infernale in lotta contro la sindrome.
“Jilles? E’ quello il titolo? Jilles….perché rimani ancora in silenzio?”
All’improvviso gli escono le parole. Come se tutto ciò che è successo non fosse mai realmente accaduto. Tutto, per Gilles Yves, accade proprio ora. Prima d’allora niente era mai realmente avvenuto.
“Ho pensato molto a te, davvero. Davvero molto.”
“Pensi che questo ti farà star meglio. E’ questo che pensi? Nella tua voce si nasconde un’euforia strana che mi preoccupa…”
“Non so. Davvero, non so. Ho bisogno di pensare a te. Se smetto…se smetto penso a –“
“Quando crescerai finalmente? Tu sei malato. Jilles, tu devi guarire. Smetti. Smetti di pensare a me.”
“Mi senti? Hallo? Sei ancora lì?”
(Tratto da "Shield Harper", La Massa Mancante, Pablo Palazzi, 2006) - (I° Parte).
www.pablopalazzi.com
www.sxho.it
Ultimo aggiornamento il 09-11-2006 @ 05:36 pm
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