Una notte di spavento
di Giovanni Grazzini
Dopo l’acchiappafantasmi abbiamo sula piazza l’ammazzavampiri; è proprio vero che il cinema da un bel contributo alla definizione delle nuove professionalità. Ma qui la cosa più divertente, si fa per dire, è il livello massmediologico in cui la fiaba orrorifica si realizza. Il film è infatti il contenitore, esso stesso vampiresco, ove si pensi che succhia qualche migliaio di lirette al suo spettatore, d’una operazione partita come scherzo dalla Tv e conclusa nell’immaginario della realtà americana.
Si comincia col supporre che il liceale Charlie sospetti del nuovo vicino di casa soltanto perché suggestionato da una serie televisiva della quale è protagonista un Peter Vincent che si diverte a fingersi competente di vampiri. Poi si scopre che Charlie, sino allora deriso come visionario, aveva proprio ragione: quel bell'uomo è appunto un figlio della notte, che sentendosi spiato dal ragazzo vuole rubargli l'amica del cuore e levarlo di mezzo. Visto che la polizia non gli dà retta, Charlie ha la bella pensata di chiedere aiuto proprio a Peter Vincent. Ma qui casca l'asino.
Perché quel vecchio attore della Tv scappa a gambe levate di fronte alla realtà e soltanto le suppliche dei compagni di scuola di Charlie (la fidanzata Amy e il maligno Ed) lo inducono a correre nella casa dei misteri con la sua valigetta porta-attrezzi.
Si può temere che sia troppo tardi, giacchè nel frattempo il vampiro ha contagiato Ed e ipnotizza la vergine Amy tastandole il sedere in una discoteca, ma ci vuol altro per scoraggiare il ragazzo e il vecchietto. Magari non sarà facile conficcare il legno nel petto del mostro, che ha il dono dell’ubiquità, forza sovrumana e occhi di brace. Però la fede nella Croce viene: premiata, e il raggio di sole è puntuale.
Scritto e diretto da un Tom Holland già attore e sceneggiatore (firmò fra l'altro Psycho 2) che fin dall'esordio nella regia mostra di possedere buon mestiere, "Ammazzavampiri"- titolo, originale "Fright Night" notte di spavento- è un accettabile film di scuola, soltanto in parte debitore al filone di moda in cui gli adolescenti americani si confermano ardimentosi esploratori dell'ignoto. Le sue idee miglio si esprimono nel ritratto dì quel vampiro metropolitano che ha elegantemente arredato la sua casa con mobili d'antiquariato e s'aggira per la città con un impermeabile di impeccabile taglio, e nella macchinetta di Peter Vincent che inopinatamente si trova costretto a vivere il proprio personaggio televisivo.
Percorrendo questi due viottoli con una buona dose d'ironia, Tom Holland sbocca in una favola moderna qua e là resa peraltro debitamente raccapricciante dai tecnici degli effetti speciali. Le metamorfosi dei corpi e il loro disfarsi in putrescenti liquami sono infatti rappresentati col gusto del macabro meraviglioso chiesti dai giovani spettatori e dalle vecchiette venute a offrirsi al morso dello schermo.
Charlie è il giovane William Ragsdale, il vampiro ha le maschie fattezze di Chris Sarandon ed Amy è Amanda Bearse, ma Peter Vincent è Roddy McDowell, già attore per Lang, Ford e Orson Wells. E c’è da aggiungere una curiosità: che "Ammazzavampiri" ha vinto, all’ultimo festival di Avoriaz, un premio intestato a Dario Argento. Dunque già tanto famoso tra gli appassionati di cinema fantastico da poter essere chiamato a rendere onore ai colleghi solo col proprio nome.
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