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Un fanciullo entra nell'universo della fantasia


di Giovanni Grazzini


Santa alleanza fra comico e fantastico, cresimata con audio dall'americano inglesizzato Terry Gilliam e da Michael Palin (cosceneggiatore e interprete), portabandiera del gruppo matterello al quale già si devono le fiabe burlesche Monty Python e il Santo Graal e Jabberwock: autori che si mangiano in un boccone lo Spielberg dei Predatori dell'Arca perduta, venuti dal fumetto e dai classici dell'avventura a mettere alla berlina la tradizione favolistica, la fantascienza moralistica, e la teoria dei «buchi neri».

L'Alice delle meraviglie qui cambia sesso. È Kevin, un ragazzino inglese con mamma e papà schiavi del consumismo, che sognando di essere trasportato nell'universo delle letture scolastiche e degli eroi nazionali una bella notte vede irrompere nella sua cameretta, uscito dall'armadio, un cavaliere medievale, e poi si trova costretto a seguire nelle loro peripezie sei nani ribaldi. Il presupposto è che l'Essere supremo, avendo frettolosamente creato il mondo in sette giorni, abbia lasciato dei buchi nello spazio e nel tempo, rappezzati alla meglio, e che i nani suoi servi, ribellatisi al Signore per compiere scorrerie attraverso i secoli, gli abbiano rubato la mappa in cui sono indicate le uscite di sicurezza.

Unitosi ai sei Kevin comincia col ritrovarsi nell'epoca napoleonica, con un Bonaparte che soffrendo della sua bassa statura nomina gli gnomi generali e ne agevola i saccheggi. Dopo avere incontrato Robin Hood, capo d'una banda di cenciosi briganti, Kevin fa tappa a Micene, dove Agamennone lo adotterebbe come figlio ed erede se i nani non piombassero a rapirlo per portarlo sul Titanic. Col quale affonda, rischia d'essere mangiato dall'Orco, e finisce in un veliero che fa da copricapo a un Gigante. L'ultimo viaggio dei banditi del tempo è nell'Era della Leggenda, alla fortezza delle Tenebre eterne in cui il Diavolo in persona li ha attirati per impossessarsi della mappa, distruggere il mondo e rifondarlo a sua immagine e simiglianza con computers e reattori nucleari.

Per Kevin e i suoi amici sembra non vi sia scampo, giacché si trovano contro tutte le potenze del Male, ma giusto in tempo sopravviene, negli abiti dimessi d'un vecchio signore, lo stesso Padre Eterno, che pietrifica il Diavolo, strapazza gli gnomi ribelli e consente a Kevin di risvegliarsi nel suo letto ma nel mezzo d'un incendio che distrugge la sua casa. Non si è trattato di un incubo: restano a comprovarlo le fotografie che il ragazzo ha scattato durante il suo viaggio nel tempo, e un tostapane malefico ...

La polemica di Gilliam e Palin contro la diavoleria degli elettrodomestici e la scemenza dei tele quiz raccoglie l'allarme umanistico contro lo sviluppo tecnologico, ma resta nel sottofondo del film insieme alla tirata d'orecchi a Dio che ha lasciato imperfetta la creazione. Il dato portante dei Banditi del tempo ("Time bandits") è costituito dalle allegre incongruità e dalle sorprese che sono tradizionalmente alle radici del comico, calate senza alcun predicozzo in una struttura episodica le cui varie parti sono agilmente legate, condotte a buon ritmo, fornite di scenografie di grande effetto e abitate da personaggi di straordinaria espressività visiva.

Mentre non sarà facile dimenticare il giovane Kevin che con la cartella a tracolla, la torcia e la Polaroid si butta a capofitto nei millenni, attraverso i buchi neri geometricamente tagliati nel vuoto, insieme ai suoi nanerottoli manigoldi, caricatura di quelli di Biancaneve, e via via s'imbatte negli eroi e nei luoghi della fantasia infantile (l'agente 007, il Minotauro, il Pescatore verde di Pinocchio, Gulliver. Circe, l'Isola del Tesoro, i castelli della fate, i raggi della morte eccetera, eccetera), piace molto vedere con quanta invenzione figurativa e con quale gusto dell'insolito, mandando a nascondersi Mel Brooks, Terry Gilliam impasta gli echi dei cartoon con quelli della pittura classica, da Bosch a Brueghel a Goya, e con quelli del cinema medievalista e dell'orrore.

Parodia simpatica di Tolkien e di Excalibur, ma anche di Odissea nello spazio, perfetto equivalente audiovisivo delle favole minacciose con parentesi farsesche, il film, girato in Marocco e in Gran Bretagna, molto curato nei costumi e negli ambienti, recitato con entusiasmo divertito da attori di gran classe (Kevin è l'esordiente Craig Warnock, un ragazzo debitamente ordinario), è fra quegli scherzi gradevolissimi del cinema inglese che troppo di rado vengono a rompere la monotonia e la scapataggine delle nostre programmazioni. Se fosse uscito per Natale sarebbe stato il più serio concorrente dell'Extra Terrestre, ma è sempre in tempo a tirarci su con la sua spiritosa immaginazione. Basta crederci.






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