Un musicista-detective scopre delitti e intrighi
di Giovanna Grassi
Lasciati alle spalle gli aggressivi sarcasmi di La classe dirigente (1970) e i recenti scherzi in costume di Zorro mezzo e mezzo, il regista Peter Medak si applica, con scarsi risultati in questo copione di William Gray tratto da un romanzo di Russell Hunter, allo sfruttato filone horror. Medak applica al thriller tutti gli stilemi e gli archetipi della "mistery story", la casa isolata simile a un maniero ottocentesco, le ombre di un tempo lontano di crimini e intrighi, la solitudine di un uomo che si trasforma in investigatore.
Protagonista è un valente musicista che, in seguito alla morte della moglie e della figlia per un incidente automobilistico, si trasferisce da Nuova York a Seattle. L'uomo, disperato e in preda a una profondissima crisi esistenziale, incrocia sulla propria strada l’agente di una compagnia immobiliare, che gli affitta una villa simile a un maniero, sperduta fra i boschi vicini al lago Washington. John Russell, il musicista, dapprima trascorre momenti sereni nella solitudine della costruzione barocca, ma poi si accorge di strani fenomeni.
Svegliato di soprassalto all’alba da sordi rumori, John decide di vederci chiaro e, per ingannare la propria angoscia e dimenticare il ricordo dell'orribile morte dei familiari, comincia a scavare nel passato delle mura ove abita e compone le sue sinfonie. Con l’aiuto di una medium, egli riuscirà a risalire a un lontano omicidio consumato nella soffitta della villa dove un bambino innocente e paralitico era stato affogato da un padre ambizioso e interessato a una grossa eredita. Qualcosa di non precisato avvicina quel delitto alla figura del senatore Joe Carmichael, che nella città operosa di Seattle gode fama di benefattore e uno d’onore. Il compositore farà luce sull'intricato caso e, per nulla spaventato dai fenomeni di telecinesi e dalle orrende apparizioni che turbano i suoi sonni, metterà l'anziano senatore di fronte alle sue nascoste responsabilità.
Intricato nella stesura degli avvenimenti, non sempre consequenziali, Changeling ha dalla sua il solido cast e una indiscutibile atmosfera misteriosa e coinvolgente. Il film, però, lascia insoddisfatto lo spettatore perché la vicenda si avvia alla fine senza plausibili spiegazioni e con la ricerca di effetti speciali e trucchi che rendono perplessi quanti avevano perseguito un fine logico all'intreccio. George C. Scott è un credibile musicista trafitto ma non sconfitto dal dolore privato. Sua moglie, la graziosa attrice Trish Van Devere ha un ruolo di maniera e di contorno, ma rende con aderenza emotiva il carattere battagliero di una donna d'affari attratta da John Russell. Il film, però, assegna la palma dell'interpretazione non ai suoi due protagonisti principali, ma all'anziano (e oggi scomparso) Melvyn Douglas, che sotto il perbenismo e il potere del senatore Joe Carmichael nasconde una doppiezza e un mestiere da vecchia e gloriosa scuola.
La cupa fotografia di John Coquillon sottolinea in un interessante contrasto la solare e sinfonica colonna sonora di Rick Wilkins mentre gli effetti speciali di Gene Grigg e le scenografie di Reuben Freed danno al tutto un tocco gotico da racconto di streghe, fantasmi e spiriti irrequieti.
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