Un gioco pericoloso per Douglas il "vip"
di Maurizio Porro
Un gioco, The game, una variante sul tema hitchcockiano dell'uomo qualunque (ma ricco, egoista, arroccato tra gli happy few, tutto vestito e tutto firmato, insomma Michael Douglas) che si trova all'improvviso alle prese con un colpo gobbo del destino: un regalo, che gli fa il fratellino «off» (e chi se non Sean Penn?) per il compleanno.
Seguendo le istruzioni il super vip si trova alle prese con un gioco molto pericoloso e senza regole.
Ma di questo thriller un po' sociale è bene non dire il finale, anche perché è davvero il lato debole di una storia che all'inizio promette di interessare, seguendo il mistero che un poco alla volta rovina tutte le sicurezze del grande manager che si trova alle prese con un problema di pura sopravvivenza.
Il film si rivela assurdo, perché il regista David Fincher, lo stesso di Seven, di molti video e di molta pubblicità, gioca per accumulo ma poi non trova il filo per sbrogliare la matassa rispettando il comune senso della suspense.
Funziona, finché non eccede, il gioco delle coincidenze, il caos che penetra nella vita perfettamente ordinata dell'uomo arrivato, costretto a scalare finestre e a: «compromettersi» con Deborah Unger, conosciuta in altre circostanze particolari, quelle di Crash. Il finale è rassicurante, l'ordine si ricompone: resterà a Michael almeno un incubo notturno?
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