Uno zoo senza fantasia
di Tullio Kezich
Quand'ero bimbo qualcuno mi regalò un libretto intitolato Pinocchio al mare. Mi precipitai a leggerlo, lieto che le avventure dell'adorato burattino non fossero finite con la sua metamorfosi in bambino per bene, ma fu una delusione. Ero già abbastanza critico per intuire che quello era solo un tentativo, furbastro quanto vano, di sfruttare un successo precedente; e da allora, nonostante il tempo trascorso, ogni volta che vedo un sequel collegato con l'opera originaria solo per motivi di speculazione, non posso fare a meno di ripetere: "Ah, ci risiamo: questo è Pinocchio al mare!"
Nella categoria rientra in pieno Madagascar 2, per cui mi corre l'obbligo di un avvertimento ai papà che si preparano a portarci i figlioli: sono sicuro che qualche risatina il film ve la strapperà, però a intermittenze; e non mancheranno i tempi morti in cui sbirciare l'orologio, per poi concludere all'uscita dal cinema: «Era meglio il primo!»
In operazioni come questa mentre cala pericolosamente la quota di fantasia cresce a dismisura quella della mercificazione. Dal pacco gentilmente inviatomi dalla Mondadori saltano fuori ben 6 libri e libretti 6, tutti sotto l'insegna Dreamworks e intitolati a Madagascar 2. C'è un riassunto illustratissimo della trama chiamato La storia con le immagini del film (consigliato dai 6 anni), un fascicolo più economico con solo 8 pagine a colori chiamato La storia (dai 7 anni), un giochetto per cui bisogna armarsi di matite colorate, Gioca e colora (va bene dai 5 anni); per i più piccini (dai 4 anni) c'è il libro con gli adesivi (sono 34 da attaccare e staccare) e Il minilibro (che figura già nella lista dei libri più venduti). Per i fortunati rampolli di famiglie abbienti (costa 15 euro) c'è un superpuzzle in grande formato, con 4 "puzzle selvaggi" da 36 pezzi, ma con un'avvertenza: «Non adatto a bambini di età inferiore ai 36 mesi. Contiene parti di piccole dimensioni»
C'è il rischio, insomma, che l'ignaro fanciullo si ficchi in bocca, con fastidiose conseguenze ospedaliere, Alex, Marty, Melma Gloria, i Pinguini o i Lemuri.
Ho così nominato tutti gli eroi della storia, nell'ordine: il Leone, la Zebra, la Giraffa e l’Ippopotamo, ciascuno con il suo acrobatico repertorio dì buffonerie in mezzo alle movimentate tribù pinguinesche o lemuristiche. Che siano simpatici, ridanciani e accattivanti non c'è dubbio. Ma avendo sottomano dei tipetti del genere non si poteva inventargli qualcosa di più originale?
Purtroppo ci si è accontentati di rifare il primo film alla rovescia: là i nostri eroi imprigionati nelle gabbie dello zoo di New York volevano a tutti i costi tornare in Africa e ci riuscivano, qui ben presto stanchi dal Continente nero e all'insegna dell'eterno motto «Si stava meglio quando si stava peggio» vogliono tornare in USA. C'era lo spunto per imbastire qualche riflessione sull'incontentabilità umana: non ci comportiamo a volte anche noi come gli animaletti di Madagascar? Non smaniamo forse per ottenere il contrario di ciò che abbiamo? Ma evidentemente nel parco sceneggiatori di Hollywood non c'era al momento disponibile nessun emulo di Fedro o di La Fontaine, per cui la trama rientra fatalmente nei ranghi del pensiero debole.
Non rattristiamoci troppo, non mettiamola giù pesante. Ma come evitare la sensazione che il cartoon, pur conoscendo in questi anni i maggiori successi della sua storia, rischia di diventare sempre più vuoto e fragoroso, più ossequente alla dittatura degli effetti speciali? Per fortuna c'è un film come Wall-E, che dicono ben piazzato nella massima categoria dei titoli in corsa per gli Oscar. A conferma della teoria, oggi un po' dimenticata, che i migliori libri o film considerati adatti per i piccoli possono andar bene anche per i grandi. E qui torna a puntino il fulgido esempio di un capolavoro per tutti come Pinocchio, non quello al mare, quello vero.
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