Una pianta horror
di Giovanni Grazzini
Mai sentito parlare delle Utricularia, delle Sarracenie, delle Nephentes e delle Pinguicola? Sono piante carnivore, madri nobili di quella che nel film di Frank Oz si nutre non già di umili insetti ma di sangue umano... Il giovane Seymour, garzone in un negozio di fioraio che sta andando a rotoli, l’ha comprata da un cinese (è nata durante un'eclissi di sole), e l'ha messa in vetrina senza ancora conoscerne la voracità.
Quando la scopre è nei pasticci. I clienti tornano ad affollare la bottega, e il padrone esulta, ma Seymour è costretto a delitti feroci per sfamare la pianta che ha battezzato Audrey, e la bionda commessa di cui è innamorato - mentre invece lei spasima per un dentista ... Finché, persuasosi d'avere a che fare con una belva venuta dallo spazio, per proteggere il genere umano Seymour sceglie la soluzione finale: con gaudio; giacché impalma la sua biondina, ma lasciandoci il sospetto che l'invasione delle sanguisughe vegetali sia ormai cominciata, e non vi sia rimedio.
La piccola bottega degli orrori (Little shop of horrors) è il rifacimento del film omonimo scritto da Charles B. Griffith e diretto da Roger Corman nel 1960, da cui nel 1982 derivò la commedia musicale di Howard Ashman e Alan Menken ai quali ancora oggi si devono parole e musica.
Chiamato a rimaneggiare un «cult-movie» passato alla storia perché Corman lo realizzò in tre giorni e vi recitò il ventenne Jack Nicholson, il regista Frank Oz (l'ideatore dei Muppets) non ha preteso più di quanto sapeva di poter dare: un cocktail di horror, di satira e di tenerume, vestito di allegre musiche, canzoni e balletti, e fra le pieghe un che di repellente per la forma oscena dell'insaziabile pianta, un immenso cavolo con tumide labbra e foglie prensili.
Quanto c'è di ripugnante è infatti compensato dall'amenità di certe situazioni, dalle tre ragazze che fanno da filo conduttore piroettando sullo sfondo, dal garbo con cui lo scenografo Roy Walker ha ricostruito una delle più povere strade di Manhattan, dall'abilità dei tecnici degli effetti speciali, e soprattutto dalla caratterizzazione dei personaggi.
Se ricordate il Rick Moranis che in Ghostbusters faceva il sosia di Woody Allen, vi piacerà ritrovarlo nei panni del donatore di sangue che non esita a trasformarsi in Seymour lo Squartatore, ma in particolare vi godrete Ellen Greene e Steve Martin: la commessa svampita che un ottimo doppiaggio italiano rende esilarante e il dentista sadico che infierisce sui clienti (il padrone del negozio è Vincent Gardenia).
Reduce da Dark Crystal, Frank Oz non raggiunge quel livello d'invenzione grafica ma conferma di essere tagliato per il cinema dei prodigi. Diverte i semplici, versa gocce di brivido, e dispensa caramelle.
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