Un amaro viaggio nel tempo
di Mariarosa Mancuso
Figlio mio, hai compiuto 21 anni e ti devo spiegare una cosa». Per i fatti della vita, le api e i fiorellini pare un po’ tardi. Non si tratta di questo, infatti. I maschi della famiglia Lake, spiega il genitore nella casetta in Cornovaglia, possono viaggiare nel tempo.
Basta chiudersi in un armadio, stringere i pugni, pensare al momento della propria vita che si vorrebbe rivivere. Magari quando alla festa stavi per baciare la ragazza dei tuoi sogni, e ti sei comportato da cretino facendola scappare.
Siamo vicini al Giorno della marmotta di Harold Ramis, con Bill Murray che a furia di tentativi aggiusta una disastrosa strategia di corteggiamento. Siamo lontani da Ritorno al futuro di Robert Zemeckis, tralasciando gli altri innumerevoli e apocalittici viaggi nel tempo che fanno nascere il futuro capo della resistenza contro le macchine quando la missione sarebbe eliminarli (fa testo Terminator). Ogni cultore di scienza e fantascienza conosce i guai provocati dall'andirivieni (pensate al battito d'ali della farfalla che scatena l'uragano). In Questione di tempo non succede, le scorribande restano impunite.
A una commedia, scritta e diretta da Richard Curtis di Love Actually - L'amore davvero e di I love Radio Rock, gli inciampi si perdonano. Non c'è bisogno, come fa con puntiglio l'Independent, di segnalare i buchi nella trama. Concediamo che viaggiare nel tempo non vuol dire viaggiare anche nello spazio, concediamo che regole stabilite vengono disattese a partire già dalla seconda scena. Il ritorno all'indietro è un pretesto per costruire una storia d'amore e di affetti familiari. E per una serie di gag scritte con la perizia dimostrata dal regista quando ancora faceva solo lo sceneggiatore per Quattro matrimoni e un funerale. Prima, aveva inventato con Rowan Atkinson il personaggio di Mr Bean (basterebbe l'orsetto bruno lavorato a maglia per un applauso).
Nel suo memoir Anni svaniti (Sperling & Kupfer), Rupert Everett sputa veleno contro Richard Curtis e sua moglie Emma, figlia di Lucian Freud e nipote di Sigmund, nonché sorella di Matthew, asso delle pubbliche relazioni e amico dei politici giusti. La quintessenza della Cool Britannia. Al regista non perdona di avergli preferito Hugh Grant. Alla signora Curtis rimprovera di averlo trascinato in una disastrosa puntata benefica di The Apprentice (da noi il programma era presentato da Flavio Briatore). Lo chiama enfant prodige, e non ha l'intenzione di fare un complimento.
Troppo dolce. Definizione azzeccata, se aggiungiamo alla lista dei grandi incassi il Diario di Bridget Jones e Notting Hill, altri film firmati da Richard Curtis come sceneggiatore. Su tutti preferiamo I love Radio Rock, educazione sentimentale di un ragazzino affidato dalla madre al padre rockettaro. Negli Anni 60, quando la Bbc mandava in onda un'ora di musica leggera al giorno (e tutti ascoltavano i pirati che trasmettevano fuori dalle acque territoriali). L'amore davvero aveva a nostro gusto un sovrappiù di glassa dolciastra.
Questione di tempo corregge la commedia romantica con l'amaro della tragedia. Sfodera un cast superlativo, fino all'ultimo dei caratteristi (lo zio tonto che ha sprecato l'eredità familiare, la mamma che organizza picnic sotto la pioggia). Domnhall Gleeson, irlandese «troppo alto, troppo magro e troppo rosso di capelli», è nella vita il figlio dell'attore Brendan Gleeson. Somiglia meno al genitore cinematografico: Bill Nighy, sempre strepitoso. Rachel McAdams, per la seconda volta nella sua carriera, sposa un uomo che viaggia nel tempo.
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