Un "grand guignol" che provoca ilarità
di Maurizio Porro
Due donne (una ha "salvato" l’altra dalla prostituzione), vivono more uxorio in una villetta di provincia inglese dove capita un tipo strano. La più mascolina delle due padrone di casa vede non di buon occhio l'invito che l'amica fa allo sconosciuto di rimanere con loro. E non ha tutti i torti. L’ospite è un mezzo Dracula e un mezzo licantropo, si è già cibato di un poliziotto che lo inseguiva. e ora se ne sta tutto il giorno - e questo dovrebbe indurre in sospetto - a guardare un uccellino in gabbia, come gatto Silvestro.
Il ménage va in rovina: botte, vendette, ripicche, cenette andate a male (il poverino non sopporta il menù tradizionale) e finalmente il dente aguzzo che porta morte per tutti: intanto, attraverso un segnale radio, l'uomo avverte i suoi simili di sbarcare pure sulla Terra, perché l‘uomo è commestibile.
Insensato film, proprio un fondo di magazzino, come si diceva una volta: la presenza di una volpe rimanda a uno dei primi film omosessuali femminili, ma il tocco senza classe del regista Norman J. Warren lo fa assomigliare spesso a un porno, con ambizioni horror.
Il pubblico stupisce in sala: non c'è un attimo di tensione, e gli effetti da grand guignol provocano soltanto ilarità Per di più l'idea della distribuzione di intitolare il film Terrore ad Amityville Park è un’ulteriore scempiaggine, perché quel luogo, noto per due film del terrore, era in America e non in Inghilterra. Attori inadatti allo scopo, ma nessuno, a dire il vero, avrebbe potuto sopportare tanto dilettantismo in poco più di un’ora di pellicola, girata in evidente e imbarazzante economia.
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