Un principe-guerriero shakespeariano nell'eterno conflitto tra bene e male
di Maurizio Porro
Riecco il biondo Chris Hemsworth che, principe guerriero più che mitico eroe, uscito dalla sfida della Formula 1 di Rush, torna al nordico e squamoso gigante con il martello incantato, figlio di Odino con i suoi nove regni da salvare: ma il Dio del tuono cambia tono.
Se nel primo film Branagh gli aveva fatto studiare il monologo di Enrico V e il Siddhartha, il meno ambizioso Alain Taylor, veterano seriale della tv, abbassa la soglia di credulità, complici le solite 3D e un po’ di humour, riuscendo però ad essere più scespiriano del precedente, complice lo sguardo reale di Hopkins, pur senza tradire la cupa grafica apocalittica dell'eroe Marvel, nato nel '62. Perché i conflitti nel pianeta Asgard sono quelli eterni di Lear, Prospero e altri infelici: ingratitudine e illusione, dolci chimere.
Chi non ha rimosso dall'inconscio kolossal la prima puntata e Avengers (e poi la quarta Guardians of the Galaxy, invincibile seduzione della saga) ricorderà i conflitti del buon Thor, pronto ad un epico sacrificio, con l'infido, imprigionato ma popolarissimo fratello Loki, mentre, perdonata una gaffe, non solo una mano dalla Terra l'offre l'amata astrofisica Jane (Natalie Portman, ex Leon di Besson) in un'umoristica trasferta nel salotto primordiale di Rene Russo dove scopre una rivale. Tutti contro l'imbattibile Malekith (ex Doctor Who Christopher Eccleston), fra i più odiati perfidi che, apparso nel n. 344 della serie, giugno '84, pensa di far sparire, con elfi oscuri e nordici clangori, i regni nell'oscurità, nelle tenebre del Nulla, come fosse in un episodio di Bond.
Il fantasy in rumorosa armatura però è decisamente migliorato, nonostante paghi pegno alla solita «estetica» dell'effetto speciale e del digital touch: in aumento i complotti di palazzo, i processi di famiglia e, usiamo una parolona, l'analisi giurassico psicologica. Grazie ai trucchi, la musica, un po’ di grammelot e alla gigantografia dei sentimenti primordiali resi meno epici, il filmone girato lungo il tour paesaggistico anglo-islandese-americano, tiene per 112', oltre ad impedibili titoli di cosa un buon tenebroso look che lascia l'inconscio in nero seppia, intonato alle contemporanee previsioni del Tempo.
Voto: 7
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