Un thriller d'altri tempi
di Maurizio Porro
Nel nuovo thriller ora in testa agli incassi americani, c'è tutto quello che v'aspettate dal bel filmone d'una volta dove conta solo il verosimile del cinema. Cioè il mistero, il sospetto, la Berlino del Kempinski, dei vicoli e delle spie, rigurgiti di nazisti e comunisti doc (plausi a Bruno Ganz, irriconoscibile, bravissimo), strani incidenti, smemoratezze, ospedali, coma profondo, perdita di identità e scoperta di un doppio, valigette, passaporti, aeroporti, documenti segreti, mogli smemorate, cianuro accanto al tè, computer, chiavette e files segreti che passano di mano mentre impazza l'happy hour; oltre naturalmente a rampe di garage dove avvengono i più turpi regolamenti di conti. E in più una bella taxista bosniaca, un ago della bilancia carina e servizievole come Diana Kruger e l'assai sospetto Frank Langella.
Jaume Collet-Serra, dopo Orphans, a mezzo servizio con l'horror, serve con appassionati riferimenti all'Uomo che sapeva troppo (qualcuno stasera verrà ucciso ... ) di sir Hitchcock, ma anche al Polanski di Frantic e al Ritt della Spia che venne dal freddo, un thriller in cui il plot è regolato dalla scoperta civil rivoluzionaria di un nuovo seme di granturco capace di salvare l'umanità rovinando però alcuni. Meglio non rivelar oltre le sorprese e il doppio-triplo finale (e le doppie e triple personalità) del film ben scritto da Oliver Butcher e Stephen Cornwell sfruttando i dieci e passa comandamenti del genere.
Al contrario dei geniali fratelli Coen che col Grinta girano un western pieno di dubbi e dialoghi ma con un rispetto al classico che diventa la stessa modernità del film, il furbo Collet-Serra si limita a ristabilire tutte le convenzioni a partire da questo Martin Harris, studioso da conferenza che, come in Intrigo a Stoccolma di Robson, all'improvviso si trova in circostanze straordinarie e non sa spiegarci come, quando e perché.
Quindi, tutti vicini a Liam Neeson che torna al lavoro dopo la morte della moglie Natasha Richardson e non sarà Cary Grant o James Stewart, ma senza un sorriso ci accompagna in questa odissea che passa in rassegna tutti i mali socio politici del secolo scorso, senza graduatorie. Credergli o no? Mescolando incubi di ogni ordine e grado sul magnifico panorama da guerra fredda in una Berlino on ice, il film è un ricalco di un ancien régime di cinema, ma fatto con competenza e capace di portarci per 113 minuti dentro a un altro reale. Insomma, per una volta non si guarda l'orologio.
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