I cavalieri dell’aquila bianca
di Angela P. Fassio, "Narrativa" n. 77, ed. Nord, ’97, 26.000 £, 304 + V pagg.
Vincitore del premio "Italia" '98, è un bel romanzo storico con ampie venature fantasy.
Vi si racconta, romanzandolo abbondantemente, del complotto del re di Francia Filippo il Bello per distruggere l’ordine dei Templari, unica minaccia al suo potere, nel 1291.
Ma la vicenda storica è relegata in secondo piano, mentre ad essere al centro della narrazione è la storia di una compagnia che va man mano formandosi da incontri occasionali, a partire da un servo di un castello che trova, moribondo, il nano che stava tentando di portarvi delle carte compromettenti proprio di quel complotto, e che lo porterà ad un uomo che vive solo nella foresta, che scoprirà essere prima un vecchio templare e poi addirittura suo padre.
Vi si uniranno poi un soldato sbandato, quello stesso nano redivivo, la figlia del templare che viene fatto prigioniero nel primo capitolo, che aveva fatto uscire quella carte per tentare di farle arrivare a chi avrebbe capito cosa comportavano e, alla fine, una damigella che dirà di essere una portavoce dei templari stessi ma che si rivelerà essere, invece, la figlia del Cattivo, un cavaliere a cui i templari uccisero la moglie e che da allora vive unicamente per vendicarla.
Le avventure che devono superare sono innumerevoli e sempre pericolosissime, ma, ovviamente, le superano sempre, per quanto vengano a trovarsi in situazioni dalle quale non sembrerebbe esservi via di scampo.
Come quando la damigella si rivelerà per ciò che è e li tradirà.
Avvincente, dalla trama linearissima, con i Buoni e i Cattivi nettamente indicati, risulta una lettura piacevole, per quanto a volte sia difficile non sorridere un pò per l’ingenuità di tutto ciò.
Gli elementi fantasy sono, come ho detto, abbondanti; il vecchio templare e il Cattivo sono, praticamente, i tipici due maghi, uno bianco e l’altro nero, che leggono nelle menti, spostano gli oggetti con la forza del pensiero, vedono nel futuro e, il Cattivo, vede altri luoghi nelle pozze d’acqua, e, alla fine si scontreranno nell’altrettanto tipico duello dal quale nessuno dei due uscirà vivo.
Il mago bianco avrà anche il potere di far materializzare le paure altrui: "… un’ombra enorme e terrificante si materializzò…. "Essi stessi hanno dato corpo alla paura che ormai dominava le loro menti."" (pag. 177).
Poi c’è quella figlia del templare che, catturata anch’essa, viene visitata dal fratello e dalla madre che le appaiono in un intenso alone luminoso; solamente che non sono allucinazioni, in quanto lo vedono anche i carcerieri!!
E due di quella compagnia ad un certo punto dovranno superare la tipica prova di forza psichica, di controllo di se stessi, in un labirinto pieno di trabocchetti appunto psichici.
La scrittura, anche se appunto un pò appiattita dal seguire la scontatezza della trama, ha dei momenti di buona poesia.
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