L'evaso volante
di Elia Giovanni Babsia, "Earth's tales", ed. Scudo, 2012, 234 pagg., 16,00 €
Surreale, racconta di un uomo, meglio, un ragazzo, che, dopo essersi/essere stato licenziato, comincia ad essere inseguito dalle forze dell’ordine… senza aver commesso assolutamente nulla.
Ma, ciò, è solamente la macro, trama.
Ciò che, subito, vi risalta, è l’assurdità di ogni situazione, di ogni avvenimento.
Nel primo capitolo, "L’assemblea", si fa un accalorato discorso per perorare la causa di un uomo… che è stato più a casa in malattia che al lavoro; dicendone come se fosse il miglior lavoratore del mondo.
E quando il protagonista osa sostenere che, quegli, era "intelligente", viene assalito come se ne avesse detto un insulto pesantissimo.
E, appunto, si capisce quale sarà il tono del romanzo.
Che sarà, poi, tutto su questo tono di assurdità, scardinante ogni razionalità.
Il "volante" sarà perché, letteralmente, il protagonista spiccherà dei balzi coi quali volerà per lunghi tratti.
E quell’inseguirlo non sarà un inseguirlo normale; un’intera città verrà fatta diventare un enorme carcere a cielo aperto, dalla quale sarà praticamente impossibile uscire, solamente perché si pensa che lui vi andrà, o vi sia già arrivato.
Nell’insieme, risulta basilarmente divertente, spesso si fa del bel sorridere, per gli effetti che quest’assurdità pone in essere, anche se, alla lunga, in alcuni momenti può risultare anche un pò… stufante.
Il messaggio che mi sembra di cogliervi è il desiderio di divertire, di "far evadere" il lettore, che si trova appunto subito spiazzato nel tentativo di razionalizzare quanto legge, e ben presto capisce che l’unica è "mollare" e lasciarsi andare al piacere della lettura senza dover/poter razionalizzare.
E poi un anelito comunque di libertà, dalla Società, che imbriglia ed impedisce all’individuo di poter vivere la propria vita come vorrebbe. Un pò anarcoide, insomma.
Lo stile non è dei più raffinati, ma comunque riesce ad imbrigliare bene l’attenzione del lettore e ha anche dei buoni momenti di poeticità.
Il parallelo con Kafka è talmente scontato che quasi mi dimenticavo di dirne; in più punti non si può non pensare alle sue trame, all’assurdità, appunto, che le permea.
Il romanzo ha anche una "Premessa", dell’Autore (pag. 3).
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