Il confine del nulla
di Nino Salamone, "Narratori europei di science fiction" n. 42, ed. Perseo libri, 2012, 25,00 €, 272 pagg.
Fantascienza classica; la Terra è alla fine dei tempi, il Sole sta per esplodere in super nova.
E l’uomo/macchina che l’abita ("… uomo, l’ultimo uomo e… macchina, l’ultima macchina, la macchina pressoché perfetta frutto di miliardi di anni di evoluzione autocontrollata… io sono l’uno e l’altra, sono ragione e passione, tecnologia e sentimento, routine e creatività." (pag. 243))… crea, dai suoi banchi memoria, sei uomini della vecchia civiltà, da sei epoche e luoghi, per… chiedergli se vale la pena di andarsene, da quel pianeta morente, per tentare di sopravvivere da qualche altra parte nel cosmo.
Se vale la pena di portare, nel cosmo, il suo esperimento: una sorta di utopia di pace, fatta di un essere unico, ma diviso in migliaia di individui semplici, che comunicano telepaticamente e condividono qualunque emozione, pensiero, esperienza, senza alcun bisogno, alimentati e dissetati dal quell’entità, e che vivono in eterno presente nel quale il Passato ed il Futuro non hanno alcun significato.
Il mondo nel quale si risveglia il protagonista, pensando di essere stato sbalzato su qualche lontano pianeta (sono passato miliardi di anni, e la cosmologia è totalmente cambiata).
Troverà prima gli homi, questi esseri dalla vita idilliaca, e poi la città, con gli altri cinque… terrestri.
Alla fine l’entità gli rivelerà tutto, e gli porrà il quisito, al quale risponderanno positivamente, ma chiedendole un futuro proprio, un’astronave anche per loro, per un’altra destinazione.
La prima delle tre parti è davvero molto buona, con il dubbio su che cosa sia, quel posto, e tutte le esperienze una più strana dell’altra che il protagonista deve forzosamente accettare per quanto non le capisca affatto.
La seconda, con tutti e sei i terrestri, già un pò meno, ma comunque buona, con il loro viaggio ad esplorare quel mondo che non sanno ancora cosa sia.
Ma la terza, dove l’entità, la Matrice, rivela loro ogni cosa, è terribilmente noiosa; niente azione, solamente lunghe disquisizioni anche piuttosto ripetitive.
Peccato, perché l’idea è senz’altro buona, direi anche ottima, ma alla fine l’autore si è lasciato prendere dal "dire", e ha smesso di "raccontare".
Il linguaggio che vi si usa non ha nulla di particolare, anche se qualche passaggio di una qualche poeticità vi si trova.
Risulta comunque una lettura abbastanza piacevole, e consigliabile.
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