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Una gita scolastica: il ricordo tenero e commosso della giovinezza


di Giuliano Ranieri


La trama

Giugno 1914: la III C di un liceo di Bologna va in gita premio a Firenze alla vigilia degli esami di maturità, guidata dal professore di lettere Carlo Balla, timido e brutto quanto sensibile e umano, e dalla giovane, bella, professoressa di disegno Serena Stanzani. Trenta fra ragazze e ragazzi marciano a piedi e attraversano gli Appennini nel loro ultimo incontro della vita studentesca: li attendono poi l’università, ma anche le trincee della Grande Guerra. Vari episodi affiorano durante il percorso: civetterie di ragazze, esperienze di ragazzi in una casa ospitale, alberghi che sembrano invitanti, un idillio fragile, l'incontro con Guglielmo Marconi (che rilascia autografi), lo scontro con alcuni soldati ("voi fate i signorini, noi andiamo alla guerra") qualche litigio, felicità. E il piccolo professore si innamora della bella collega, che sembra acconsentire, delusa com'è del marito. Ma è un'illusione: si concederà a uno studente scavezzacollo e toccherà poi al nobile professor Balla difenderla, al ritorno, dalle ire del preside. Rischiando addirittura di perdere il posto ...

Il regista

Pupi Avati, di cui abbiamo recentemente parlato in occasione di Zeder, conferma proprio con quest'ultima sua opera l'eclettismo d'una natura artistica irrequieta, capace d'esprimersi nei film più diversi. Non è da sottovalutare la sua origine emiliana, la sua propensione all'amarcord, all’"Italian graffiti", come giudica con felice immagine lo storico del cinema Gian Piero Brunetta. Parlano chiaro, del resto, le sue pellicole sul jazz, sulla commedia musicale, sul costume del nostro dopoguerra (Lamazurka del barone ... oppure Le strelle nel fosso, Cinema! o Aiutami a sognare) con numerose incursioni in thrilling tutti padani tra i quali eccelle, a mio avviso, La casa delle finestre che ridono. In questa sua delicata, sognante e commossa Gita scolastica gli è ancora di aiuto determinante nella stesura della sceneggiatura, nell'organizzazione e nella produzione, il fratello minore Antonio. E risiede forse in questa stretta e fedele collaborazione familiare il segreto di molti successi.

Successi che parte della critica sembra volere ignorare.

Gli interpreti

Dopo aver lavorato da ragazzo in decine di film (anche con Totò) Carlo Delle Piane - 48 anni - era caduto nel macchiettismo di serie C: e Pupi Avati lo aveva riportato a dignità interpretative.

Ora, col suo professor Balla, Delle Piane offre una prova sorprendente per finezza psicologica, misura e umanità: ottimo, e giustamente premiato col «Pasinetti '83» a Venezia. Anche Tiziana Pini abbandona i ruoli soubrettistici con la sua eccellente prova come professoressa Stanzani. Bravissimi i ragazzi (su tutti, forse, la Laura di Lidia Brocolino) e sempre a posto i caratteristi cari ai fratelli Avati.

Con particolare riferimento ai due albergatori e all'oste.

Il commento

In uno scenario naturale che sembra accogliere la magia di una natura arcaica, si svolge il colorito racconto, rievocato dall'ultima superstite di quelle tre giornate, Laura, poche ore prima di morire e di raggiungere, dunque, tutti gli altri compagni perduti della giovinezza. Tra musiche, gioia spensierata di diciottenni e improvvise malinconie, nascono episodi contrastanti e, spesso, illuminanti. Come l'improvviso apparire dì un carro con due sposi morti alla vigilia del matrimonio, la scoperta della villa di Marconi, la partita di boxe del professore con i ragazzi, il timido appassionato e romantico approccio di lui, che non conosce l'universo femminile, col sogno impossibile, la stupenda collega. Vicende appena accennate, talune deboli e mal collegate, eppure il film impone la sua grazia, ha una sua impronta tenera, affettuosa ed anche ridente. Direi quasi una commedia musicale sull’addio alla giovinezza, sui presentimenti d'una guerra feroce, sulla fine di una stagione della vita; e l’addio alla scuola, l'inizio di un’altra «storia» colma d'incognite.






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