L'era della dissonanza
di Matteo Barbieri "Avatar" n. 17, ed. Kipple officina libraria, 2014, 15,00 €, 168 pagg.
Ballardiano, è ambientato in un mondo del futuro prossimo nel quale è avvenuto qualcosa, che ha determinato il Vuoto Storico, un lasso di tempo non ben determinato, ma comunque di qualche, due, tre, giorni, dei quali nessuno ha memoria.
Alcuni sono rimasti in coma per anni interi, altri solamente per pochi minuti.
La trama verte tutta su vari personaggi che, in modi differenti, tentano di capire cosa sia successo.
E, questa ricerca, si svolge in "Un territorio non geografico, ma mentale." (pag. 83), luoghi che, per un motivo o per l’altro, hanno subito l’influsso di ciò che è accaduto in maniera particolare.
Alla fine, riunitisi tutti, arriveranno a capire che si è trattato di qualcosa che qualcuno ha voluto far accadere intenzionalmente, ma senza riuscire a capirne il motivo; ciò che, però, riescono a dirsi, è che ciò potrebbe portare l’Umanità ad un nuovo riequilibrio, che potrebbe essere, probabilmente, migliorativo.
Come ho detto è ballardiano, appunto per questi luoghi mentali nel quale si svolge, nei quali protagonista è proprio l’inner space, le percezioni, alterate, amplificate, ma comunque loro.
Fantasmi di persone che si manifestano in un Tempo che pare immobile, che parlano per enigmi, che, pare, però, sempre di poter capire.
Due persone che si trovano, e hanno una relazione, in un luogo altrimenti totalmente deserto, se non dalle radiazioni residue dell’evento.
Un aspetto negativo dell’opera è però il suo dire troppo, invece che raccontare; molto, di ciò che si vuol dire, è, cioè, detto per esteso, invece che, come sarebbe stato meglio, raccontato, lasciando poi al lettore il compito di capirlo.
Il linguaggio risulta così un po’ appesantito, anche se si tenta, a volte riuscendovi (il meglio direi il lungo capitolo "La donna con la stampella"), di essere più… raccontanti.
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