di Maurizio Porro

Sogno, sonni, incubi.

Mentre Freud ci chiama e si chiama in causa con Gifuni a teatro, esce un horror, Slummer-Il demone del sonno, classico B movie girato con pochi soldi e frenata suspense dallo sceneggiatore deb Jonathan Hopkins, il cui tema, la paralisi del sonno, sarebbe interessante se ci fosse un regista come Bunuel, Nolan o il Bergman dell'Ora del lupo.

C'è da indagare se esista o sia solo proiezione dell'inconscio, quella strega che si inserisce nelle crepe tra veglia e sonno, che induce a considerazioni allarmanti, nel film risolte nella solita paccottiglia da paura. Il ragazzino scelto dal perfido spirito è combattuto dalla verace dottoressa del sonno orfana a sua volta del fratellino sonnambulo: angoscia di addormentarsi, incubi dentari, un cagnolino che s'immola e alla fine un vegliardo vittima sacrificale e conferma che la hag dream la megera c'è, s'approfitta del momento in cui il corpo si paralizza e sì prepara ad entrare nel mondo parallelo onirico.

Vita è sogno, disse Calderon, mirando in alto: qui siamo a bassa manovalanza della paura avvertendo che trattasi di cose vere (esiste il disturbo, dice Wikipedia). La cameretta diventa luogo da incubo, le porte si socchiudono, solita sfida all'OK Corral tra scienza e occultismo, pancia e testa, ragione ed es nascosto che ci spinge in una dimensione tra il reale quotidiano della famigliola terrorizzata e quel fascinoso e maledetto richiamo alle funzioni-finzioni del sonno che ha sedotto i più grandi uomini della storia.

Voto: 5

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