Una ragazza e tre fantasmi fanno rivivere gli Anni 90
di Barbara Visentin
Julie è un'adolescente con una voce incredibile e un grande talento per la musica. Ma dalla morte della madre non riesce più a cantare, tanto che rischia di essere espulsa dal corso di musica della scuola. A riaccendere la sua ispirazione ci pensano tre ragazzi... O meglio tre fantasmi, sbucati direttamente dagli Anni 90, che diventano la sua band. Si intitola proprio Julie and the Phantoms la nuova serie musicale per giovanissimi approdata a inizio settembre su Netflix e firmata dal regista e coreografo americano Kenny Ortega.
Nove episodi dinamici e colorati che mettono insieme la spettacolarità di un musical, l'esuberanza di una scuola superiore e un pizzico di fantasy, fondendoli con temi inclusivi e attinenti alla realtà, tra la protagonista che ha origini portoricane e uno dei componenti della band che è dichiaratamente gay: «Oggi il mondo dei ragazzi è aperto, tollerante, accogliente. C'è un nuovo clima rispetto ad anni fa e ci sono tante opportunità per trovare degli amici», racconta Ortega, 70 anni, Grammy Award, stella sulla Hollywood walk of fame e una lunga carriera all'attivo. «Spero che questa storia riesca a raccontare la complessità di essere giovani e di realizzare sogni irrisolti portando gioia, speranza, divertimento e comicità».
Fondamentale, per Ortega e il team di produzione, era trovare la protagonista giusta, ma nessuno ha avuto esitazioni trovandosi davanti il provino di Madison Reyes, 16 anni, esordiente assoluta: «Volevamo una ragazza autentica, una Julie che fosse brillante, ma anche ben piantata per terra. E lei ci ha colpiti perché ha qualcosa di fresco e genuino, oltre ad averci fatto venire la pelle d'oca con la sua voce. Non sapeva neanche come prepararsi per un'audizione. È arrivata che si era imparata a memoria le parti di tutti!».
Scoprire nuovi talenti è uno degli aspetti che Ortega preferisce del suo lavoro e mentre preannuncia già una seconda serie per Julie and the Phantoms, guardando le performance dei giovanissimi attori cha cantano, ballano, recitano in ogni puntata il pensiero va subito a uno dei suoi più grandi successi, High School Musical, trilogia di film musicali per Disney Channel che è stato uno dei fenomeni teen dello scorso decennio: «Non so se potrà mai ripetersi un risultato simile, ma quel che so è che High School Musical doveva essere un prodotto solo americano e invece ha funzionato ovunque perché ha qualcosa di universale. E qualcosa di universale c'è anche in Julie and the Phantoms, specie adesso, perché è una storia di speranza e riconciliazione che è adatta a tutte le famiglie».
Kenny Ortega è a suo agio nelle produzioni per ragazzi (è reduce da un'altra trilogia Disney, quella di Descendants, sui cattivi delle favole e i loro figli), ma ha messo la sua firma in tanti altri grossi lavori tra cinema, tv e tour musicali: è sua la coreografia di Dirty Dancing, ha diretto 11 episodi di Una mamma per amica, ha coreografato tour di Cher, Gloria Estefan e soprattutto di Michael Jackson.
Del re del pop era anche amico ed è suo il documentario This is it che ripercorre il tour mai andato in scena a causa della prematura morte: «Quando Michael mi chiamava aveva sempre dei motivi importanti e più alti per esibirsi. Voleva usare il palco come piattaforma per ricordare la vulnerabilità del mondo, per unire le persone e innescare cambiamenti». Ed è proprio questa la lezione più forte che gli ha lasciato, spiega: «C'era sempre una ragione nobile in quel che faceva. Ma al tempo stesso adorava esibirsi, aveva un rispetto per il pubblico senza eguali».
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