I protettori di libri
di Francesco Abate, "LaGialla", ed. 0111, 2018, 15.00 €, 166 pagg.
In un futuro distopico, una dittatura, fra gli altri divieti, ha imposto quello di non poter leggere i libri; "Il regime totalitario vuole rendere l’uomo un involucro senz’anima, trasformarlo in suddito ubbidiente, un semplice pezzo di un puzzle. L’uomo che legge è un uomo che pensa; l’uomo che pensa ha idee, giuste o sbagliate che siano, ha spirito critico. L’uomo che ha spirito critico sarà complice o nemico, ma non sarà mai schiavo. In un mondo pieno di gente che pensa, un regime totalitario ha vita breve perché finisce per avere troppi nemici." (pagg. 140-1).
Non si può non pensare al grande classico che ha raccontato di ciò, quel "Fahrenheit 451" di Bradbury che tutti conoscono.
Qui la trama segue una poliziotta che, scontenta della propria vita senza capirne il motivo, si troverà ad incontrare quello che avrebbe detto un "nemico della società", ma che le farà conoscere, finalmente, il senso del suo malessere, e la farà star bene.
E un sadico, un uomo che, nascosto dietro la facciata del suo essere un agente segreto, compie efferatezze spietate solo per il gusto della sofferenza delle sue vittime.
Ovviamente alla fine i due destini si incroceranno, e sarà un finale tragico, ma anche pieno di speranza.
Bisogna dire che le imprese dell’agente segreto sono raccontate molto in dettaglio, forse troppo.
Lo stile con il quale si racconta non è tra i più sofisticati, ma comunque ci sono dei momenti nei quali si arriva a della buona poeticità.
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