Un cineuniverso a misura di Dampyr
di Stefania Ulivi
Un eroe nato un po' per caso, mentre i suoi creatori, Mauro Boselli e Maurizio Colombo, lavoravano a un manuale per cacciatori di vampiri. Le loro ricerche li portarono alla scoperta, nella galassia del folklore balcanico, di figure chiamate dampiri, frutto dell'unione tra vampiri e donne mortali. Proprio come Harlan Draka, detto Dampyr, anche se all'inizio della saga che porta il suo nome - pubblicata da oltre vent'anni da Sergio Bonelli editore - lui ancora non lo sa.
Così come non ha consapevolezza del suo potere, ovvero la capacità di uccidere i Maestri della notte, arcivampiri che prediligono i teatri di guerra, in questo caso quella di Bosnia, per mimetizzarsi e rimpolpare il proprio branco di non-morti.
Ora Dampyr, dopo circa 300 albi che ne narrano le avventure, ha un compito altrettanto arduo. Tenere a battesimo la nascita dell'universo cinematografico Bonelli. Il progetto è ambizioso. La pietra di paragone vive di vita propria su una galassia che si è espansa grazie al suo successo: il Mcu, lo smisurato cineuniverso Marvel. Il film, sceneggiato da Boselli con Giovanni Masi, Alberto Ostini e Mauro Uzzeo, diretto dall'esordiente Riccardo Chemello, arriva in sala il 28 ottobre, il giorno dell'anteprima con il cast che si terrà al Lucca Comics & Games.
«Abbiamo deciso di creare una divisione interna multimediale della Sergio Bonelli - spiega a "La Lettura"; il direttore editoriale Michele Masiero - per sviluppare oltre la carta i più celebri personaggi degli ottant'anni di storia della casa editrice. Collegandoci al successo dei cugini e anche ad altre esperienze, e facendolo in qualità di coproduttori. Abbiamo avuto esperienze deludenti». Ovvero la trasposizione di uno dei più iconici eroi di casa Bonelli, Dylan Dog, nel brutto film diretto da Kevin Munroe (2010). Anche l'indagatore dell'incubo avrà un suo alias in carne e ossa, nella serie ancora in fase di scrittura, anticipa Masiero. E altri progetti sono all’orizzonte. In futuro, potrebbero riguardare anche gli altri campioni bonelliani: Tex, Martin Mystere, Zagor, Nathan Never. «I nostri non sono supereroi ma persone, certo con qualità fuori dal normale. Lavorare sui personaggi più iconici è complesso, lo faremo. Dampyr, come primo passo, è stata la scelta giusta: è un nostro titolo di culto, un gotico contemporaneo. Boselli e Colombo hanno pescato nella tradizione della letteratura popolare ottocentesca per un eroe calato nella contemporaneità molto cruda».
Dampyr si basa sui primi due albi, dove Harlan (Wade Briggs) entra in scena con quelli che diventeranno i suoi compagni di battaglie: l'ex soldato Emil Kurjak (Stuart Martin) e la vampira rinnegata Tesla (Frida Gustavsson). È un film ambizioso fin dal budget. «Intorno ai 15 milioni di euro, con circa 200 attori coinvolti per 15 settimane di riprese in 25 location diverse in Transilvania, alcune molto impervie», elenca Roberto Proia, producer per Eagle Pictures con Vincenzo Sarno per Bonelli Entertainment e Andrea Sgaravatti per Brandon Box.
«È un progetto interamente italiano dietro le quinte, con una troupe anche di premi Oscar come l'hair designer Giorgio Gregorini, e internazionale davanti alla macchina da presa, il cast. Per noi era necessario puntare alto, abbiamo voluto aumentare il budget. Non siamo così pazzi da voler competere con i cinecomics, ma siamo convinti che ci sia appetito per le nostre storie. Dampyr è un unicum, si inserisce in un genere ma non somiglia a nessun altro eroe».
Un kolossal all'italiana affidato, anche questa è una sfida, a un esordiente, Riccardo Chemello. Con un background che non stonerebbe in un fumetto. «Sono un ex campione di parkour, lo sport di attraversamenti urbani. Facendolo ho imparato a girare video da autodidatta. E poi ho fatto il regista di pubblicità. Mi hanno cercato i produttori e ho avuto la fortuna di collaborare con gli sceneggiatori. Abbiamo fatto un lavoro di storyboard di oltre mille tavole, parte di una lunga preproduzione come raramente accade».
Sequel? «Il finale è aperto». E si potrebbero ipotizzare crossover: sulla carta, per dire, Dylan Dog e Harlan si sono già incontrati. La parola, adesso, passa al pubblico. Le fanbase dei comics, si sa, sono piuttosto esigenti.
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