Le cinque vie
di Sergio Mastrillo, "Minas Tirth" n. 17, ed. Tabula fati, 2022 (20,00 €, 304 pagg.)
Un fantasy molto particolare, direi quasi mistico, ambientato in un Mondo tipicamente fuori dal tempo e dallo spazio.
L’evento che fa muove inizialmente la trama è la caduta di un grande oggetto infuocato che sconvolge la vita di una sorta di monastero dove vivono gli ultimi di una stirpe che ha visto le proprie donne perdere il dono della procreazione. Un popolo di sapienti, che hanno un credo quasi "scientifico"
Che viene interpretata, da loro, come l’avvento del Male, o quantomeno un segno, di ciò.
Il protagonista manda dei suoi adepti a tentare di capire cosa fosse, poi, quando questi non tornano, roso dal rimorso di averli mandati allo sbaraglio, parte egli stesso.
E il suo sarà un viaggio che lo porterà, basilarmente, a conoscere un popolo di nomadi, che lo accoglierà, e di cui avrà modo di conoscere i modi rudi, ma che capirà essere gli unici in grado di farli sopravvivere nel loro ambiente.
E, il fulcro del romanzo, è proprio questo scontro/incontro tra saggezza e praticità.
E ad incontrare addirittura un popolo di cavalli sacri, che salveranno gli ultimi superstiti di quel popolo, attaccati dalle orde del Male, non senza l’aiuto di un uomo che misterioso era stato fin dal suo apparire, e che apparirà, e, alla fine, si saprà essere, un semi-dio.
Tutto ciò è raccontato in una trama che procede lenta, dagli accadimenti radi, ma densa di sentimenti forti. L’amicizia, la lealtà, e la baldanza guerresca.
Alla fin fine, non sarà stato rivelato nulla, né dell’ambientazione, né di quell’oggetto di fuoco, ma si sarà fatto un viaggio nell’animo umano.
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