Miti del raccordo anulare (1ª parte)
di Franco Ricciardiello
Pochi secondi prima che il camionista dell'autoarticolato targato Turchia sterzasse nel tentativo di frenare, sbigottito dallo sbandamento dell'auto sportiva nella corsia di sorpasso. avevo visto chiaramente gli occhi della donna al volante della station wagon che avrebbe causato l’incidente.
Mia moglie ed io eravamo diretti verso il centro città, provenienti dall'aeroporto internazionale di Fiumicino dove eravamo appena atterrati con un volo Fly & Drive da Heathrow. Guidavo con precauzione nel traffico intenso ma scorrevole, quando una vettura in rapido avvicinamento nello specchietto posteriore attrasse la mia attenzione: era una familiare di fabbricazione svedese guidata da una donna.
Stavo seguendo un grosso autotreno targato Long Vehicle, in paziente attesa dell’occasione di sorpassare, perciò mi presi il tempo di osservare la donna che guidava l’auto in arrivo. Per i pochi secondi che durò l'allineamento dei nostri finestrini, distinsi con chiarezza i suoi lineamenti eleganti; la donna ricambiò il mio sguardo, poi la vettura familiare accostò l'autoarticolato, tallonata da vicino da un coupé sportivo.
Mi volta verso Kathy per vedere se si fosse addormentata, e in quel momento accadde l’incidente. Più tardi la polizia stradale ricostruì la dinamica dello scontro: la station wagon aveva frenato bruscamente, disorientando l’auto che seguiva. Il camionista turco aveva sterzato di riflesso verso la banchina, ma il pneumatico anteriore sinistro del coupé era esploso in una costellazione di gomma vulcanizzata e aria compressa.
Frenai d'impulso, sentendo l'urto di un'altra vettura in coda;
pochi metri davanti a noi, il coupé strisciò contro il guard-rail, sprizzando una vampata di scintille che durò alcuni secondi, poi urtò a destro contro l’articolato. A questo punto si sollevò verticalmente, ricadendo con il muso rimbalzando e capottandosi più volte come impazzito.
Riuscii ad evitare la collisione contro il guard-rail ma ricordo le urla di Kathy e una serie di piccoli urti come su un autoscontro che mi impedirono di mantenere il controllo della macchina.
Poi tutto si arrestò. Ci eravamo finalmente fermati di traverso sulla carreggiata, subito dietro l’articolato; il coupé giaceva capovolto a pochi metri da noi, mentre pezzi di mondanatura, vetri e copertoni ricadevano sul cofano. Più indietro altre macchine frenavano entrando in collisione in un tamponamento catena: la station wagon guidata dalla donna che ci aveva sorpassato era scomparsa in lontananza, evitando l’urto delle lamiere.
Ancora eccitato dal flusso di adrenalina, mi voltai verso Kathy. Mia moglie giaceva con gli aperti contro lo schienale del sedile ancora allacciata alla cintura di sicurezza, mentre strisce di sangue scendevano dalla radice dei capelli fino agli occhi.
Più tardi, mentre l’oscurità della notte italiana era rischiarata dalle lampade della polizia e del soccorso stradale, dovetti attendere sul luogo dell’incidente mentre un'ambulanza portava Kathy verso il più vicino ospedale. Era l’unico testimone oculare otre al camionista, che parlava solo turco e tedesco, mentre io riuscivo a esprimermi in un italiano didattico.
Durante tutto il tempo in cui dovetti ripetere la medesima testimonianza alla polizia, uomini in tuta arancio lavorarono di fiamma ossidrica sul coupé per estrarre i corpi degli occupanti. Ero veramente stanco, preoccupato per mia moglie, frastornato per l'ora tarda, ma quando vidi il volto della donna nella folla dei curiosi tenuti a distanza dai giovani poliziotti la riconobbi subito: era l'autista della station wagon che con la sua frenata aveva provocato l’incidente.
Mi spostai fra i frammenti di portiere e vetri sull’asfalto, avvicinandomi ai curiosi mentre la donna non mi staccava gli occhi di dosso. Non provai il minimo impulso di indicare la sua presenza alla polizia: lei sembrava aspettarsi questa mia connivenza perché non accennò minimamente ad allontanarsi. Il camionista non diede segno di averla riconosciuta. Poi venni richiamato per l’ennesima testimonianza e i rilievi metrici del caso; ma continuai a vedere la donna della station wagon nell'assembramento di curiosi della morte altrui che stazionarono sul luogo dell’incidente fino a notte fonda, quando finalmente mi fu concesso recarmi all’albergo che avevo prenotato.
La donna era già andata via.
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