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La soffitta di zio Armando


di Giovanni Ruggiero


Anno 150° dopo il diluvio.


E poi venne il Diluvio. Le acque coprirono la terra.

La terra non si distinse più dal mare ad il mare si confuse con l’orizzonte, ma, almeno questo, non per colpa del diluvio, bensì per un’illusione ottica cui spesso erano soggetti i poeti.

L'acqua sommerse le città, le pianure, le montagne.

Morirono tutti. Solo pochi si salvarono: un pugno di alpinisti ormai quasi in vetta ed i soliti raccomandati.

Correva l'anno 1982.

Un solo uomo predisse tutto: un profeta, un saggio, Bettino Craxi, ma non fu creduto. Denigrato ed oltraggiato dai monelli nelle piazze dove si recava, si spense di crepacuore. Nessuno pensò di costruire un'altra arca.

"Le navi basteranno! " Dissero tutti, ma nessuno mise in cento lo sciopero di "traghetto selvaggio".

Resta poco di quella felice civiltà.

Quasi ogni giorno dalla melma, nei punti dove le acque si sono ritirate, affiorano vestigia e varie cianfrusaglie: testimonianze mute di quella splendida e fiorente civiltà.

Di molte cose ignoriamo ancora l'uso ed il significato.

Di quelle strane scatole colorate con quattro ruote e con poltrone all'interno, che allora chiamavano "automobili", ad esempio, sappiamo solo che gli uomini del tempo si servivano per spostarsi da un posto all'altro della terra. Abbiamo provato anche noi con queste scatole, ma senza successo.

Allora abbiamo pensato di mettere davanti dei cavalli. Così si muovono. Forse le chiameremo "carri".

In compenso siamo stati fortunati: non abbiamo dovuto inventare la ruota. Per questo c'è anche chi dice che noi partiamo avvantaggiati.

Ed è stato anche per caso se ho ritrovato la soffitta di zio Armando, vissuto prima del diluvio. Come molte scoperte anche questa è dovuta al caso. E pensare che c'ero finito dentro con la canoa senza accorgermi di navigare su quella che fu una ridente città.

Ma anche qui la furia devastatrice dell'acqua ha risparmiato ben poco.

Zio Armando doveva essere un uomo che scriveva e leggeva molto, perché la soffitta è ancora zeppa, nei ripiani più alti, di quelli che allora chiamavano "libri" e "giornali".

Pensate che un loro "libro" di 300 pagine pesava meno di una nostra pagina, perché i fogli non erano di pietra, come quelli che usiamo adesso, ma di carta: un materiale sottile e leggero, che però si deteriora molto più facilmente.

Ma, si sa, ogni cosa ha i suoi pregi ed i suoi difetti.

Sono tutte carte ammuffite ed in parte lacere, ma da esse è possibile farsi un'idea del mondo di Zio Armando, prima del diluvio.

Da queste carte ho scoperto tante cose. Le "automobili", ad esempio, era un gioco molto in voga a quei tempi. Ma per partecipare bisognava avere almeno 18 anni e bisognava superare un difficile esame. Chi lo superava riceveva un biglietto di partecipazione chiamato "patente". Il gioco consisteva ad esempio nel fare pochi metri in città nel tempo più lungo possibile. Quando il gioco riusciva alla perfezione si restava fermi anche per ore sempre allo stesso posto. Lo chiamavano "imbottigliamento" e spesso ne riferivano anche i "giornali". Ma il gioco delle "automobili" aveva altre varianti. C'era ad esempio l'investimento, il tamponamento, l'accappottamento. Ma le carte di Zio Armando non sono molto illuminanti su queste varianti. Certo, però, che a quei tempi l'unica preoccupazione degli abitanti della terra era quella di divertirsi!

Infatti, avendo già risolto tutti i problemi più gravi dell'esistenza, la maggiore preoccupazione era di far passare il tempo nel modo migliore possibile.

Un altro gioco che pure divertiva vecchi e bambini era quello dell'attentato o del "rapimento". I partecipanti si dividevano in due squadre.

Gli uni prendevano il nome di "brigatisti", gli altri quello di "tutori dell'ordine". La mossa iniziale toccava sempre ai primi. Il gioco si svolgeva così. I "brigatisti" rapivano una persona e la nascondevano. Le forze dell'ordine cercavano di trovarla. Se la trovavano vincevano la gara, se invece scoprivano i "brigatisti" questi dovevano pagare un pegno consistente nello stare chiusi in un palazzo per qualche anno.

I "brigatisti", però, potevano "pentirsi" ed avevano il diritto di rientrare in gara.

A questo gioco si appassionavano tutti, ed ogni giorno i "giornali" tenevano al corrente degli ultimi sviluppi. I "giornali" erano una cosa strabiliante. Non solo erano scritti, ma riportavano, in appositi riquadri, il volto della gente. L'effetto ricorda un po' quando noi ci specchiamo nell'acqua. Loro però avevano già risolto il problema, ma forse anche noi riusciremo un giorno a portare le immagini rispecchiate nell'acqua su una lastra di pietra.

Sui "giornali" scrivevano poi le persone più sagge del tempo ed ognuno poteva rivolgersi a questi scienziati esponendo i propri problemi e per ricevere consigli saggi ed illuminati, quasi come noi, quando ci rechiamo dai saggi della grande Palafitta.

Una di queste straordinarie persone si chiamava "Direttrice". E nei "giornali" di Zio Armando ho ritrovato diverse lettere di persone che si rivolgevano a questa grande donna.

Una dice:

"Gentile Direttrice,

Ho un grave problema che solo lei può risolvere. Solo ieri, dopo sette anni felici, ho scoperto che il mio amante mi tradisce con l'amante di mio marito. Chi dei tre devo ammazzare: l'infedele, la puttanella, o il due volte cornuto? "

Un'altra dice:

"Egregia Direttrice,

Volevo morire questa mattina, quando nel pettinarmi ho assistito impotente ad una pioggia di forfora. Li ho provati tutti, da quelli al catrame a quelli alla tiroide di cammello.

La prego, mi aiuti, mi resta solo il gas!

Ma a parte queste piccole angustie quotidiane, la gente si voleva un gran bene e non faceva niente di testa propria senza prima informare gli altri. Ogni volta che bisognava prendere una grossa decisione, poi, si consultavano tutti.

Ognuno illustrava le proprie ragioni e se alla fine qualcuno ci capiva ancora qualcosa andava a "votare". Ciò avveniva di domenica, quasi sempre in estate.

Ognuno scriveva "si" o "no" su delle schede variopinte, e dopo, chi poteva, andava al mare.

Allora erano tutti molto istruiti.

La scuola più importante si chiamava "FLASH" dove i più bravi andavano a "laurearsi". Qui un grande scienziato li interrogava su difficilissime materie. Ma pochi riuscivano a dire in 10 secondi qual’era la canzone fischiettata nel bagno durante la rasatura mattutina.

Chi ci riusciva veniva nominato "campione" ed era osannato da tutto il popolo.

Senza altri problemi di sopravvivenza, in quella civiltà felice le uniche preoccupazioni venivano forse dall'abbigliamento.

Anche allora alcuni vestivano con pelli di animale, come noi.

Nella soffitta ho anche trovato i resti ammuffiti di una pelliccia del gran gatto dalle macchie nere.

Queste pellicce allora avevano un grande valore; perché di Gran Gatti Dalle Macchie Nere esistevano pochi esemplari.

Non come ora, che li ritroviamo anche nelle palafitte delle pecore.

Quelli sì che erano tempi felici se non bisognava accendere il fuoco ogni notte per tenere lontani i Grandi Gatti.

Beato zio Armando, almeno annegò felice, senza problemi, non come noi che dobbiamo ancora imparare a nuotare.






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