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Resurrezione


di Paolo Mariano


Il sole d'agosto intenso ed afoso, fermo nella sua massa incandescente color amaranto, al di sopra dell'orizzonte, prima di declinare verso il tramonto iridava le acque del ruscello che scorrevano striate di sangue, ora lente tra erbe ed arbusti, ora con singhiozzo sommesso, secondo le asperità dei solchi naturalmente scavati nel terreno. Il silenzio, testimone tragico della morte, veniva interrotto, a tratti, dal gracchiare famelico dei corvi intenti ad un’azione che nessun essere umano sopporterebbe con la vista; la lacerazione a violenti strappi delle membra per un pasto.

Sulla nuda terra giacevano centinaia di uomini privi di vita. Un gemito, un lamento poteva significare la vita od un’invettiva ai corvi neri, contro il cielo, in planata.

Sudas Namuci si mosse, scostò il cadavere di un nemico e si alzò, barcollante. Un veterano reduce da mille battaglie ma, come sempre, dopo uno scontro, provava disgusto.

Si mosse verso il fiumiciattolo a passi incerti, piegò le ginocchia sull’erba, allargò le braccia fermando le mani aperte sulla terra ed immerse il viso nelle acque. Respirò a lungo; poi raccolse la sua scimitarra, la pulì con un ciuffo d’erba e la rinfoderò. Stette a guardare per alcuni istanti l'acqua che scorreva via, poi si rimise in piedi puntando a Nord, verso casa.


Attraversata la radura giunse nei pressi di un bosco solenne dall’intricato groviglio di alberi, le cui ombre porgevano già da lontano richiamo al riposo.

Sudas cominciava ad avvertire come un cedimento di tutto il suo essere; la quiete dell’aria contrapposta al terrore lo predisponeva ad accettare l'ignoto. La. sua vista stanca s'imbattè in una figura seduta su di un sasso ad una ventina di metri più a sinistra, in un ampio spiazzo roccioso tra massi bianchi e grigi; un uomo teso ad arrostire un coniglio appena cacciato e fissato su uno spiedo improvvisato, un'azione, la sua, che sembrava lo impegnasse totalmente. Gli occhi di Sudas si accesero di vita, dopo un attimo di esitazione, allungò il passo verso lo sconosciuto, nella speranza di trovare ristoro.

- Salve straniero! - Gridò.

- Salute a te, soldato - Gli rispose l'altro, con indifferenza, mentre umori di grasso cadendo sul fuoco crepitavano, riempiendo l’aria della fragranza che si lascia immaginare.

Lo straniero staccò gli occhi dall’arrosto e guardò di sfuggita il volto di Sudas; poi spezzò con una mossa rapida una coscia di coniglio e porgendola al soldato disse:

- Tieni, si vede che sei affamato. –

Sudas accettò in silenzio, si accovacciò di fronte allo straniero e prese ad addentare la porzione d'arrosto ricevuta, mentre l'espressione del suo volto si faceva sempre più cupa.

- Cosa ti succede? È stata una battaglia cruenta, ma avete vinto; dovresti essere felice. –

Sudas Manuci ebbe un'espressione di riso amaro, poi, osservando gli abiti dello sconosciuto, rispose:

- Vedo che sei un sacerdote; cosa puoi sapere di battaglie? -

- Molto poco, in verità; ma ti ascolto, Sudas, se me ne vuoi parlare

Il soldato balzò indietro con gesto felino, chiedendo:

- Come fai a conoscere i1 mio nome. Io non l'ho detto! -

~ Ma si, che l’hai detto, appena sei arrivato. -

- Bah! - Commentò Namuci e respirò a lungo. - È stata certamente una terribile battaglia. - S'interruppe, poi continuò, come se ricordasse per sé stesso: -Quante perdite per entrambe le parti! La pianura laggiù sanguina dei corpi dei caduti, ormai irriconoscibili. Invano li chiameranno le mogli ed i figli. Non torneranno alle proprie case.

Vorrei che ai trattasse di un brutto sogno, da cui potermi presto svegliare. –

Lo straniero ascoltava con interesse e guardava il volto del soldato, cogliendovi la morte nel suo animo. I corvi continuavano la loro danza macabra sui miseri resti abbandonati nella valle. Girò il suo sguardo il guerriero, a fissare quello del mercante. Nella luce morente del tramonto notò con sorpresa che gli occhi dello sconosciuto ardevano come due tizzoni infuocati. Il mercante tese le mani nodose, in un gesto simile alle antiche sculture dei templi e disse:

- Guarda! –

Sudas si voltò verso il campo, lo stupore lo fece trasalire, tutto, tutto quanto il suo corpo tremava, vibrando di sorpresa.

Ciò che accadeva, era fuori di ogni logica, di qualsiasi credibilità poiché solo forze occulte potevano renderla attendibile.

Vide che dall'informe, dal caos si elevava una visione arcana: la ricomposizione dei corpi; in un'atmosfera di totale liricità. Le frecce uscivano dai corpi e così le lance e le spade; le ferite si richiudevano ed i corpi ritornavano a vivere per un inatteso rinvigorimento. Sudas continuò a guardare attonito; poi si girò per cercare lo straniero, ma c'era il vuoto dietro di lui. Allora per la primissima volta ricordò gl'insegnamenti dei sacerdoti del tempio di Myn e capì che a volte anche gli dei camminano fra gli uomini.






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