Introduzione (sul fandom)
di Giampiero Prassi
Prima di lasciare la parola a Bettini mi preme dire due parole intorno alla nostra posizione rispetto queste iniziative "Monstre" del Fandom, anzi ormai dovremmo dire neoprofessionismo.
Trieste non c’è bisogno di discuterla, è lì da vent’anni, nel bene o nel male (per noi molto più nel bene).
L'Italcon invece è fonte ogni anno di piccole o grandi polemiche, non solo sui premi, ma anche e soprattutto fra appassionati di diverse "Parrocchie", non è nostra intenzione né ora né mai immischiarci nel pericoloso carosello dell’insulto reciproco.
Nell’articolo di Michele non vi sono frasi offensive per nessuno, ma inevitabilmente qualcuno scriverà in redazione con pareri suoi.
Ed è giusto quindi dire come la pensiamo noi.
Il Fandom è un passo indispensabile da fare, ma ha ormai fatto il suo tempo, ridottosi ormai a sinonimo di ristrettezza e polemica, non contestiamo le singole persone ma il sistema, l’essenza stessa del Fandom; i suoi aspetti più deleteri.
Non siamo latori di rivoluzioni, diciamo piuttosto che vi sono componenti costruttive ed aperte nel Fandom e tanto per fare dei nomi (favorevolmente) parliamo del Circolo City e di tutto quel fermento a Milano in quest’ultimo anno.
Con questo fandom andiamo d’accordo.
Le sigle formano il ghetto, e noi non ci sentiamo di appartenervi.
La tendenza ad assumere modelli yankee è innata da noi (e pure noi di T.D.S. non ne siamo immuni) ma poi cosa significa Fandom?
Associazione di Fanatici?
L'arte, la realizzazione di noi stessi in fondo, può essere confusa con il crogiolarsi nel proprio settarismo, nel gioco bambinesco dell'associazione "Semisegreta"?
Un discorso comunitario (soprattutto fra giovani) deve soddisfare a diverse condizioni fra cui ha la precedenza l'instaurazione di un rapporto d'amicizia (raggiungibile con il semplice "stare insieme"), la creazione di una comunità di pensiero, prima che di costose iniziative "Ufficiali"; vi chiedo: "Siamo proprio per strada"?
E per non essere fraintesi o non capiti diciamo:
"Non crediamo al fandom come ghetto, tale etichetta ci disturba, anche se poi noi siamo in pratica fans, non per ragioni aristocratiche, ma semplicemente perché odiamo sentirci chiusi, limitati, sottoposti ai capricci di un microcosmo mentalmente ottuso."
Siamo certi che è possibile fare molte cose, andare molto avanti e puntare molto in alto, ma dobbiamo prima spogliarci dei nostri tabù social-letterari. Rispondere alla logica dello spezzettamento con una mentalità più aperta, più "giovane" nella sostanza.
Ci chiamerete illusi, sofistici, destinati al fallimento.
Ma per puntare poco non c’è nemmeno da mettersi alla roulette.
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