Home
Account
  Autori· Saggistica· Narrativa· Comics· Speciali· Cinema· Interviste· Musica CERCA   
     
Menu Principale

News precedenti

Venerdì, 05 febbraio
· Il Gondoliere
Venerdì, 15 gennaio
· Cinema d'animazione: tre esempi francesi
Mercoledì, 16 dicembre
· Fumetti Digitali
· VITA IN LETTERE (Novembre)
· VITA IN LETTERE - Ottobre 2009
Venerdì, 04 dicembre
· Il quinto principio di Vittorio Catani su Urania
Venerdì, 06 novembre
· Dalla fantascienza alla guerriglia mediatica
Martedì, 03 novembre
· De ''Gli Inganni di Locke Lamora'' e di altre stronzate...
Venerdì, 30 ottobre
· La narrativa di Ted Chiang
· VITA IN LETTERE - Settembre 2009
Martedì, 27 ottobre
· CORRADO MASTANTUONO - Tra Tex e Paperino: il disegnatore dei due mondi
Domenica, 11 ottobre
· Fissione
Domenica, 04 ottobre
· Yupanqui
Giovedì, 24 settembre
· VITA IN LETTERE - Agosto 2009
Martedì, 22 settembre
· VITA IN LETTERE (Agosto)
Martedì, 15 settembre
· Le lezioni sempre ignorate della Storia
Lunedì, 14 settembre
· Isole
Giovedì, 03 settembre
· I 10 libri da riscoprire
· VITA IN LETTERE (Luglio)
· VITA IN LETTERE - Luglio 2009
Sabato, 11 luglio
· L'ermetismo nei lavori di Alexey Andreev
Giovedì, 09 luglio
· VITA IN LETTERE (Giugno)
Domenica, 05 luglio
· I ciccioni esplosivi
Mercoledì, 01 luglio
· VITA IN LETTERE - Giugno 2009
· Futurama
Domenica, 21 giugno
· Venature
Domenica, 31 maggio
· VITA IN LETTERE (maggio)
Sabato, 16 maggio
· Il bacio della Valchiria
Giovedì, 14 maggio
· VITA IN LETTERE - Maggio 2009
Giovedì, 07 maggio
·

City of steel, city of air

Martedì, 28 aprile
· VITA IN LETTERE (aprile)
Lunedì, 27 aprile
· Ritratto di gruppo con signora
Martedì, 21 aprile
· L'ultima possibilità
Lunedì, 20 aprile
· J. G. Ballard
Giovedì, 16 aprile
· La voce nella notte
Giovedì, 02 aprile
· I primi dopo gli antichi persiani
Mercoledì, 01 aprile
· VITA IN LETTERE - Marzo 2009
Martedì, 31 marzo
· ''Il giudice di tutta la terra (The judge of all the earth)
Domenica, 29 marzo
· ''Amici assenti (Absent friends)''
Sabato, 28 marzo
· Considera le sue vie (Consider her ways - 1956) di John Wyndham (1903-1969)
Venerdì, 20 marzo
· ''A mezzanotte, tutti gli agenti…
(At Midnight, All the Agents...)''
Mercoledì, 11 marzo
· Vito Benicio Zingales e il Truccatore dei morti: intervista all’autore
· Vito Benicio Zingales: il Capolavoro noir è “Il truccatore dei morti”
Martedì, 10 marzo
· Timestealer
· Specchi irriflessi (The Tain - 2002) di China Miéville
Lunedì, 02 marzo
· La Rocca dei Celti
Domenica, 01 marzo
· Violazione di Codice
· QUANDO C'ERA IL MARE…
Domenica, 22 febbraio
· Rumspringa
Lunedì, 01 dicembre
· Il sogno delle 72 vergini

Articoli Vecchi

Area Riservata
Dies irae


di Paolo Mariano


All'ombra di una secolare quercia, l'elfo venuto dal nord soffiava nel suo strumento modulando i suoni con consumata perizia. Poco lontano, un piccolo gnomo volteggiava fra l'erba ed i giganteschi funghi maculati che in altezza superavano un uomo normale. I suoni si libravano nell'aria, quasi avessero una consistenza materiale, ora intrecciandosi, ora formando immaginari vortici o allegre cascatelle. I trilli si susseguivano e la musica, dolce, variava continuamente esaurendo la gamma delle possibili tonalità. nell'udire ciò, l'entità silvestre denominata dagli nomini Pan formulò un pensiero: "Magnifico!": poi, portata alle labbra la siringa di canna, si accompagnò al giovane elfo. La musica esplose in tutta la sua inimitabile bellezza ed i suoni volarono a colmare i pori che la natura apriva loro, per poi spandersi per il mondo e penetrare nelle sue stesse viscere ribollendo e rimescolandosi col magma primevo.

Tutto si era fermato: lo spazio ed il tempo non avevano più ragione d'esistere davanti a quell'armonico intercalare di vibrazioni.

La natura pareva ascoltasse, muta, con rispetto. Poco lontano, dalle limpide acque di un ruscello, tra le ninfee e i ciottoli, si manifestavano le Ondine, gli elementali dell'acqua, e danzarono muovendo i corpi flessuosi in un caleidoscopio di colori. Gli insetti volavano da fiore in fiore, portando con sé la vita, e le piante fremevano al loro tocco lieve. Un gruppo di variegate farfalle si posò sul naso a patata e sui grossi baffi dello gnomo, per poi fuggire, spaventate dalle sue piroette.

Gli scoiattoli corsero tra gli alberi mentre un cerbiatto dalle flessuose movenze sgusciò nel folto bosco.

Il suono giunse anche alle orecchie degli uomini ed essi corsero nelle loro dimore, timorosi davanti al preannuzio di terribili eventi.


Il ragazzo si strinse nelle spalle per attutire la morsa del freddo notturno; poi scartò di lato ad evitare l’acqua salmastra che inzaccherava la banchina. Su, in alto, il pallido disco lunare dardeggiava i suoi freddi raggi a giocare tra i pennoni ed il sartiame delle navi ancorate, provocando, quasi volutamente, molteplici effetti chiaroscurali. Il vento frusciava tra gli abiti mentre, in lontananza, il garrito dei gabbiani si mescolava al miagolio dei gatti affamati.

La città dormiva, stanca della frenetica attività giornaliera. Il ragazzo voltò il capo e fissò il vecchio che lo seguiva da tergo, maestoso nel suo portamento eretto; poi dopo essersi affiancato all'uomo esordì:

- Maestro, già da tre anni frequento la vostra bottega. Ho appreso l’arte della rilegatura e del restauro degli antichi testi; ma, spesso, ho provato curiosità per il contenuto dei libri che fanno parte della vostra collezione. Tra noi apprendisti si mormora che contengano insegnamenti oscuri, venuti da ere remote. -

Per un attimo un gelido silenzio li divise.

- Ascolta Goreg, - disse il vecchio, misurando le parole, - effettivamente ho notato in te la predisposizione all’apprendimento di alcune dottrine; ma è ancora troppo presto perché tu le conosca. Se leggessi quei libri senza un'adeguata preparazione che ti facesse trovare pronto a cogliere il loro contenuto, la tua giovane mente ne resterebbe sconvolta. Dovrai fare molta esperienza affinché i successivi passi ti sembrino naturali. -

Al che, il ragazzo, dopo aver fatto il suo tentativo, non proferì parola; non c'era niente da dire. Frattanto un'ombra oscurò la luna e gli occhi di Goreg si sollevarono curiosi a scrutare il cielo.

Scintillante nelle sue luminose torri di cristallo, la città maledetta di Sidec attraversò la volta stellata nella sua ennesima rivoluzione. In un ampio salone, su di un duro trono di marmo, il suo unico abitante e creatore sedeva preso da meditazioni oscure che una mente umana non sarebbe mai stata in grado di comprendere.

Ogni abitante del mondo aveva visto centinaia di volte l'agglomerato di edifici che diuturnamente campeggiava nel cielo; ma nessuno al suo passare disdegnava di sollevare gli occhi.

Il vecchio guardò le stelle; poi, resosi conto che ormai era tardi, disse: - Goreg, la nostra passeggiata è finita; le tenebre si sono addensate e domani il lavoro ci dovrà trovare riposati. -

Il ragazzo si sfregò le mani; poi, dopo aver scambiato i rituali saluti col maestro, scattò, simile ad una molla, sparendo poco dopo tra gli umidi viottoli che costeggiavano il porto. Barlach-ibn-Rashi sorrise.

Ammirava chi si sforzava, anche inconsciamente, di uscire da quel ghetto d’ignoranza in cui stagnava la civiltà. Purtroppo, per Goreg non era giunto ancora il suo momento. Si strinse più forte nel mantello e riprese il cammino verso casa. Strano, pensò, come nonostante l'età non riuscisse a sentire il peso degli anni; eppure sapeva bene che, un giorno avrebbe avuto bisogno del ringiovanimento; e questo voleva dire organizzare un finto funerale per ingannare il mondo, il pellegrinaggio al tempio di miyn ed infine una nuova identità, una nuova vita.


Aprì la porta di casa e s'immerse nel tepore di quelle antiche mura accostandosi, dopo aver deposto su di uno sgabello il mantello, al fuoco che scoppiettava allegro nel camino. Si stropicciò le mani e sentì il sangue ritornare a scorrere per gli arti intirizziti. Più in là, rischiarata dalla tremula luce delle lampade ad olio, Velgra chiudeva il pesante volume che nelle precedenti ore aveva consultato e lo depose su di uno scaffale accompagnata dal tintinnio provocato dalla leggera cotta di maglia che indossava sotto la candida camicia di seta. Spostò dal volto un ciuffo di capelli rossi; poi, avvicinatasi al vecchio, si accoccolò su di una voluminosa sedia di mogano.

- Come sta il nostro giovane amico? - Chiese Barlach-ibn-Rashi..

- L'ultima volta che l'ho visto era ancora in stato d’incosceinza. - Disse Velgra.

- Sembra che viva sempre in quel1a condizione. Comunque dimostra i naturali bisogni di ogni essere umano? –

- No, asso1utamete; assomiglia ad un vecchio mobile gettato in un angolo. –

- È strano come debba essere lui la molla di eventi più grandi. - Tacquero ed il silenzio li avvolse per poi diradarsi quando le prime gocce di pioggia colpirono con violenza i vetri colorati delle finestre. Gli occhi s'incontrarono, l'azzurro di Barlach-ibn-Rashi con il grigio di Valgra ed in essi ciascuno di loro sprofondò, cogliendo del1'altro le esperienze più oscure in mondi sconcertanti. Un’antica saggezza, il genio rasenta la pazzia…

- Quando ti sottoporrai al processo di ringiovanimento?

Chiese la giovane donna dalle guance infuocate per la calura del fuoco - Non subito - rispose il vecchio mentre un sottile sorriso gli si dipingeva sulle labbra, - devo innanzitutto comp1etare l'educazione di chi mi è stato affidato; poi potrò partire. -

- Sai, hai un carattere strano. -

- Forse… - Barlach si alzò, prese un libro e lo aprì a caso, avvicinandosi ad una lampada ad olio; poi, recitò:

"E la notte discende sulle ossa degli uomini imbiancate al sole in un mattino d'estate

Ridono gli antichi Dei mentre la storia si compie su di un altro, ingiallito respiro

Canta, guerriero, la tua compagna: la morte, coll’argenteo filo d'acciaio che esce lordo di sangue dal corpo del tuo nemico, del tuo fratello."

Il vecchio chiuse nuovamente il volume e ritornò accanto al fuoco - Di chi etano quei versi? - Chiese curiosa Velgra: - Nessuno conosce la sua vera identità, ma pare che fosse un mendicante, come ce ne sono tanti, che decantava i suoi componimenti per un tozzo di pane. - Velgra sorrise; con un ultimo sfrigolio il fuoco si spense e rimasero a brillare nell'oscurità tra la grigia cenere, solo alcuni tizzoni isolati.

- Sarà meglio che mi ritiri, -esordì Barlach, - domani dovrò partire; è necessario ricuperare il secondo dormiente. Buonanotte, mia cara! - Si voltò e la sua figura si perse nelle circonvoluzioni di un corridoio; più avanti, fermò il suo incedere spedito e, prima di rifugiarsi nella sua camera, si soffermò ad osservare il suo momentaneo ospite. Il giovane su di un letto troppo grande per il suo piccolo corpo, le membra esili s'abbandonavano tra le pieghe delle lenzuola apparentemente prive di vita ed il volto, le guance incavate e gli occhi privi di movimento; sembrava essere una cinerea maschera di dolore. Lentamente, Barlach spense la lanterna che rischiarava la stanza e si allontanò. Più tardi, però, si rese conto di come l’assommarsi delle preoccupazioni gli impedisse d'abbandonarsi al sonno ristoratore. Si rigirava inquieto tra le coperte, oppresso dalla miriade di decisioni che avrebbe dovuto prendere; poi, d'un tratto, qualcosa s'insinuò nei profondi recessi della sua mente… un messaggio, un richiamo.

"Cosa vuoi" pensò riconoscendo la presenza.

"È necessario che ti parli."

Barlach bloccò la sua mente con fare indispettito, comunque era grato all'entità che lo aveva chiamato di aver interrotto grevi riflessioni. Proiettò intorno a sé un cerchio protettivo e liberò il suo corpo astrale, argenteo, a vagare per i piani della realtà. Salì lentamente per una stretta scala, respingendo le tenebre che lo circondavano ed infine la luce di un nuovo mondo gli si parò innanzi. Vi entrò attraverso un istoriato portale ed indirizzò i centri della percezione ad osservare la superficie ocra che si stendeva tutt'intorno a lui, interrotta qua e là da variegate escrescenze a volte filiformi, altre bulbose, che parevano essere parte del regno vegetale. l tutto era illuminato da una soffusa luminosità azzurrognola apparentemente priva d'origine. Innanzi a lui, dunque, si dipanavano un luogo ed un tempo diverso e nuove strutture, nuove leggi e soprattutto un diverso edificio dimensionale: un mondo alternativo insomma.

Per un attimo la realtà che lo circondava si offuscò vibrando; poi, una nuova indefinibile presenza si fece percepire. "Finalmente ti vedo nel mio mondo, Barlach.

"Avevi detto di volermi parlare; fallo."

Il demone interruppe il flusso dei suoi pensieri; poi, dopo un tempo che pur durando pochi attimi sembrò infinito, riprese: "Cosa sta succedendo?"

"Mm! Anche tu, dunque, hai avvertito i mutamenti?"

"Si!"

"Pan ha suonato coll'elfo e ciò a significare che è maturato il tempo per alcuni eventi."

"Perché?"

"Necessità storica forse."

"Continui a rispondere in modo poco eloquente."

"Cerco con le mie azioni di riportare alcuni eventi in un determinato ambito etico.'

"Non credi di essere oltremodo presuntuoso? Come puoi pensare di sovvertire la realtà che ti circonda basandoti su di un giudizio soggettivo che per sua natura passibile di errori? Tu, in quanto umano e per questo fallace, non puoi stabilire la validità di un complesso che include una molteplicità d'individui i cui scopi e le cui direttive d’azione, indipendenti le une dalle altre, se non completamente, almeno in parte, s'inseriscono in un mosaico dalla complessità inafferrabile." Sibilò il demone.

"Comunque devi ammettere che la staticità è fonte di decadenza e regresso; mentre, al contrario, la dinamicità, la lotta continua a eviscerare i segreti della natura, porta l'uomo a rendere migliore il suo tenore di vita."

"Ciò è giusto; ma chi ti dice che la condizione di progresso che tu ipotizzi non porti a delle situazioni peggiori di quelle che si attuano in questo momento storico?"

""Quanto dici non posso prevederlo: coesistono troppi fattori suscettibili di variazioni. Comunque ogni azione che un uomo intraprende presenta due volti."

"Noto che, nonostante le argomentazioni addotte da ciascuno di noi, restiamo sempre sulle nostre posizioni."

"Giusto. Ora, però, è meglio che vada; ho bisogno di riposare; domattina, prima che sorga il sole, dovrò partire."

"Userai le formule le cui vibrazioni annullano lo spazio?'

"No, non vorrei avvertire chi non devo. Affronterò il deserto con una carovana di amici nomadi."

Il contatto telepatico s’interruppe ed il corpo astrale di Barlach, quasi fosse stato un elastico troppo a lungo teso, si ricongiunse alla materia per concedersi alcune meritate ore di riposo.


Obbedendo all'urlo della guida, la carovana si fermò, trovando finalmente sulle sponde del fiume quella frescura che era stata negata da giorni e giorni di costante esposizione al cocente sole del deserto. I quadrupedi fiutarono l'acqua e si mossero con decisione verso la fonte di quell'insperato refrigerio senza che i loro cavalieri avessero bisogno d'incitarli. Gli uomini che componevano la carovana, lasciate le cavalcature, balzarono in terra, pestando non più sabbia ma morbida erba, e corsero verso il fiume immergendo i volti nell'acqua e beandosi della sua frescura.

Le dune che si ergevano all'orizzonte erano ormai un pallido ricordo; ora, davanti a loro si dipanava il verde volto della natura. Strettamente avvolto nel suo caffettano azzurro, Barlach-ibn-Rashi si staccò dal resto della comitiva e, scambiate alcune brevi frasi di commiato con la guida, si diresse alla volta dell'agglomerato di case costruito più innanzi e circondato da alte palme la cui ombra si allungava tra le strette viuzze. La città presentava alla periferia costruzioni ad un solo piano edificate con conci di tufo o mattoni di fango seccato al sole. Il tutto ricoperto da intonaco bianco per mitigare la violenza dei raggi solari. Barlaeh-ibn-Rashi attraversò quei miseri alloggi, seguito dallo sguardo di chi, vecchio o giovane, seduto all'ombra dell'uscio, si riposava dopo aver desinato. Il vecchio incrociò alcuni contadini in groppa a robusti quadrupedi; poi si accinse ad oltrepassare il portone principale che immetteva nella parte centrale della città.

Superata la cerchia di mura, gli si parò innanzi quella che era considerata una delle perle del Domar: Alcris.

I palazzi si susseguivano in un continuo fluire, a dimostrare con la loro presenza l'abilità d'una stirpe d'architetti che mai sfioriva. Tali edifici, circondati da lussureggianti giardini, facevano da corona al continuo intercalarsi di templi le cui enormi colonne, frutto di stili architettonici diversi, si ergevano maestose sorreggendo con la loro robusta struttura le immagini degli Dei. Più in là, bassi minareti dalle cupole ramate manifestavano la varietà di credi religiosi. Barlach-ibn-Rashi avanzò con passo deciso per le strade di Alcris; poi si fermò innanzi ad una curiosa abitazione di forma ottagonale per bussare all'uscio. Dal giardino si udì un latrare dei cani e non passò molto che un guardiano venisse ad aprire.

- Cosa posso fare per voi, signore? - Disse l'uomo.

- Vorrei parlare col tuo padrone. –

L'uomo si ritrasse ed aprì il cancello facendo entrare il vecchio. Assieme percorsero i viali del giardino avvolti dal profumo emanato dalle miriadi d'inflorescenze che maculavano il verde prato. Una nuova porta si aprì e Barlach fu introdotto in un corridoio sulle cui pareti si alternavano dipinti di squisita fattura a rastrelliere ricolme di armi esotiche. Il guardiano suonò un campanello e fece entrare il nuovo ospite in una piccola stanza.

Accanto ad un leggio, un uomo rubicondo sfogliava con energia un monumentale volume rilegato in pelle. Si voltò udendoli entrare ed un ampio sorriso gl'illumino il viso.

- Barlach, non speravo più di rivederti. -

- Anch'io; Bastruph! - Esclamò sedendosi su di uno sgabello di legno.

- Sei venuto qui per il dormiente, vero? -

- Certamente! -

- Quando agirai? –

- Questa notte, credo. Non vorrei recare timori inutili alla popolazione. -

- Bene, allora c’è tempo~ Dovrai recuperare le forze spese durante il viaggio. –

Il resto della giornata passò tra banchetti e danze: poi, a sera, Barlach si allontanò.


La città riposava e ormai solo un'imponente figura, avvolta nel suo caffetano, si aggirava per le strade. Il suo incedere non durò a lungo e presto la meta fu a pochi passi: la luna, pallido volto d'un gigante albino, rivestiva d’argento la struttura architettonica del tempio. Barlach si fermò un attimo ad ammirarne la perfezione di forme; poi, deciso, vi entrò. Attraversò enormi stanze piene d'inutile decadente sfarzo ed i suoi passi risuonarono nel silenzio come il martello del fabbro sull'incudine. Infine si delineò l’antro della Dea.. La somma sacerdotessa dell'ordine di Iyraia gli volgeva le spalle, inginocchiata al cospetto di un'enorme effige.

- Sono venuto per prendere il secondo dormiente! - Esclamò Barlach. La donna si voltò ed allargò le magre braccia cominciando a recitare una nenia composta da suoni sconosciuti all'orecchio umano. Fuochi fatui lo lambirono e gli elementali, coordinati dalla volontà della sacerdotessa e spinti dall'inconscia tendenza a realizzarsi sfruttando le passioni umane nella corrente dell'anima, convogliarono contro di lui la propria energia. Barlach, sapendo che una reazione avrebbe incrementato la loro forma, si costrinse a svuotare la mente da qualsiasi pensiero allargandone gli angusti confini ad assorbire tale somma di poteri. Quando fu saturo e gli attacchi diminuirono d'intensità, liberò quanto aveva accumulato irradiando la sala di vibrazioni pulsanti. Gli elementali allora si ritirarono ed assalirono chi li aveva evocati, dilaniandone il giovane corpo. Barlach fece in tempo a vedere la sua vittoria; poi, a causa dell'eccessivo sforzo, cadde sul freddo pavimento di marmo, privo di sensi. Il lieve tocco d'una mano grassoccia lo riportò, più tardi, nel mondo dei vivi. Bastruph lo aveva raggiunto con alcuni suoi servi e lo guardava con un accenno di sorriso sulle labbra. - Perché sei venuto? - Chiese Barlach.

- La curiosità mi rodeva! - Rispose il suo grasso amico.

- Cosa? -

- Non puoi proprio fare a meno di scherzare anche quando sei debolissimo, vero? - Rispose imbronciato.

- Non te la prendere. Comunque hai fatto bene ad essere qui al momento giusto.  Io non ho retto alla fatica ed è necessario che compia nel minor tempo possibile il rito di ringiovanimento. Mentre sarò via, prendi il secondo dormiente e custodiscilo nella tua casa fino al mio ritorno. –

- Vuoi che pronunci io le formule atte alla traslazione? -

- Non c'è bisogno, non sono ancora decrepito. –

Suoni sibilanti uscirono dalla sua gola intrecciandosi in una fraseologia antica: poi, lentamente, lo spazio intorno a lui prese a cambiare. Il pavimento del tempio si perse ed i piedi di Barlach affondarono nella soffice e gelida coltre di neve che imbiancava le montagne del Lallajrsi dove era giunto. Rabbrividì a quel freddo contatto ed alitò sui palmi delle mani cercando un minimo di tepore. Si guardò intorno ma distolse quasi subito gli occhi da quell'ossessiva monocromia, conoscendone la pericolosità. Scelse a caso una direzione ed iniziò a camminare sapendo che solo la perseveranza lo avrebbe fatto giungere al tempio di Miyn. Lentamente le sue membra si intorpidirono a causa dell'insufficiente protezione dei vestiti e gli sembrò che le sue stesse ossa diventassero barre di ghiaccio. Nonostante tutto non cedette ma si adoperò attraverso la concentrazione affinché il suo sangue continuasse a propagarsi, denso della calura che è propria, per il corpo. I suoi sforzi non furono vani e poco dopo, ai margini d'una solitaria macchia di verde, si delineò l'abitazione del custode del tempio. Una nuova luce di speranza illuminò gli occhi di Barlach. Si avvicinò con passo alacre all'edificio costruito con robusti tronchi d'abete e notò che all'esterno, seduto vicino alla legnaia al riparo dal vento, vi era uno gnomo. L'essere, con un lungo coltello a lama larga, intagliava un pezzo di legno arricciando il rubizzo naso a patata ogni qual volta l’incisione non soddisfaceva le sue aspettative. Il vecchio si fermò a pochi passi dallo gnomo e gli rivolse la parola riconoscendo in lui il guardiano del tempio. - Che Miyn sia con te! – Esclamò.

- Salute a te, Barlach-ibn-Rashi! - Rispose l’altro; poi aggiunse: - Credo a ragione; viste le tue condizioni, che tu sia venuto per il ringiovanimento. -

- Hai pienamente ragione, Olin. -

- Conosci i pericoli che corre chi non ha la preparazione necessaria e la forza intellettuale per reggere e controllare l’energia emessa dal simulacro. -

- Si, certo, ma è necessario che lo faccia: l'ultima battaglia ha particolarmente debilitato il mio corpo. –

- A tuo rischio e pericolo. -

Lo spazio si contorse in un atroce spasmo e Barlach si trovò inglobato in un'aurea luminosità. Intorno a lui, tutto pulsava con la ritmicità di un immenso cuore umano.

Barlach sentì le sue cellule saturarsi d’energia e usò tutto il suo potere per incanalare quella nuova forza nei centri vitali. Si sentì rinascere, crescere, verde germoglio di nuova inflorescenza. Quel breve attimo passò e Barlach si ritrovò nuovamente nella neve.

- Affrettati,- disse l'essere sorridendo, - i due dormienti aspettano di ricongiungersi. - Barlach si meravigliò osservando che lo gnomo sapeva delle azioni che da poco aveva intrapreso; ma subito dopo si rese conto che Olin poteva essere lo stesso Miyn, colui che col suo operato manteneva in perfetto equilibrio l'ordine ed il caos. Sono così bizzarri gli Dei!

- Cosa farai ora? - Chiese lo gnomo.

- Tornerò ad Alcris, da Bastruph, per riprendere il secondo dormiente; poi andrò nella mia casa affinché ciò che ho iniziato si compia. - Ed incominciò a recitare le formule della traslazione.


Barlach lasciò cadere più volte il battente sulla borchia di bronzo; poi l'uscio si aprì e Velgra si sporse sulla soglia. - Barlach! - Esclamò e gli cinse il giovane collo con le braccia. - Mm, - aggiunse staccandosi da lui, - vedo che hai seguito i miei consigli. – Il mago le spostò con gesto rapido i rossi capelli che le cadevano sulla fronte e, facendo un gesto ai servi che fermi attendevano alle sue spalle sorreggendo una robusta cassa, disse:

- Vieni a vedere, ho ricuperato il secondo dormiente. -

Entrarono in casa e gli uomini li seguirono da tergo depositando la cassa ove giaceva il primo dormiente ancora immerso nel suo sonno senza sogni. I portatori uscirono e Barlach divelse il coperchio della struttura in legno.

All'inizio qualcosa si mosse ed un essere dalle fattezze antropoidi venne alla luce uscendo dalla cassa con movimenti sicuri. Si avvicinò al letto su cui era disteso il gracile corpo del primo dormiente e ne sfiorò l’ossuta mano con tocco lieve. Il loro incontro scosse tutti i piani alternativi alla realtà risvegliando dai loro sogni centinaia di esseri dominatori o schiavi di forze nascoste. Nelle città che costellavano la superficie della terra, ognuno di coloro cui era stato permesso di entrare negli oscuri labirinti della magia seppe con certezza che qualcosa di grande e misterioso stava avvenendo. Nei boschi, sotto gli alberi, i cespugli, in prossimità dei ruscelli, non si sentiva quel rumore che di solito rompe la quiete della sera; ancora una volta la natura rimaneva muta. In alto, nel cielo, passò in una sua ennesima rivoluzione la città si Sidec, splendente nelle sue torri di cristallo. Frattanto in una stanza dell'abitazione di Barlach-ibn-Rashi i lineamenti dei due dormienti si offuscarono per poi fondersi in quelli di un eburneo gigante che, con la stessa rapidità con cui era venuto, scomparve.

In uno degli immensi saloni di Sidec, Melik,.che meditava disteso tra soffici cuscini e grandi drappi di velluto, si mosse e capì che qualcuno era riuscito ad entrare nella sua città di cristallo. Si guardò intorno e vide il gigante. – Tu…vuoi … - Balbettò.

- Siamo tornati - disse l’essere – per ricongiungerti a noi, come vedi. Il tuo progetto era folle: il bene ed il male non possono vivere avulsi fra di loro. È necessario che gli opposti si concilino poiché, al contrario, la realtà, costituita da precari equilibri, non potrebbe esistere. - E così anche l'ultimo di coloro che eoni prima si erano sfidati per un'effimera supremazia, si ricongiunsero.

Sulla terra, intanto, Velgra disse:

- Non capisco se in questo febbrile agitarsi d'eventi tu non sia stato il manovratore o il burattino. –

Barmach, non sapendo cosa rispondere e cogliendo la sottigliezza dell'affermazione; rise e si avviò ad incontrare i suoi discepoli che a momenti sarebbero giunti.






[ Indietro ]

The Dark Side

Copyright © di IntercoM Science Fiction Station - (16 letture)



Questo portale è realizzato con l'ausilio del CMS PhpNuke
Tutti i loghi e i marchi registrati appartengono ai rispettivi proprietari. I commenti sono di proprietà dei rispettivi autori.
Tutto il resto è ©2003-2006 di IntercoM Science Fiction Station. È Possibile usare il materiale di questo sito citandone la fonte.
Potete sindacare le news del portale di IntercoM usando il file backend.php