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I migliori assassini


di Bruno Garavini


"From quiqui quinet to michemiche chanet and a Jambebatiste to a brulobruo!"

James Joyce, FINNEGANS WAKE


Quando Walker ebbe finito di cambiargli i connotati, dall'unica cabina visifonica del locale provennero i primi squilli.

Walker allontanò il bulletto con una spinta, e dopo che questi crollò come un sacco di stracci si voltò verso l'oggetto della contesa.

- Non ti ho mai guardata storta, - le disse con la sua voce pacata e misurata. - Mi era solo entrato un moscerino in un occhio. -

La ragazzina - forse tredici anni, il viso involgarito da quintali di cerone, labbra rosso fuoco e gonna microscopica - scrollò le spalle.

- Io li lascio fare i miei stalloni, - rispose. - Così consumano un bel po' della loro energia, finiscono prima e io posso passare più in fretta al prossimo. -

Walker le voltò le spalle, prese la sua valigetta ventiquattr'ore nera che aveva posato sul bancone e mosse verso la cabina.

Il contatto aveva ordine di riattaccare dopo i primi dodici squilli, e quando lo vide sullo schermo esclamò: -Per un pelo! –

Walker attese.

La ragazza si passò la lingua tra le labbra, capì l'antifona e continuò: - Quanto concerne sul destinatario si trova dentro una busta, custodita da una "entreneuse" dell'Anna Livia Plurabelle il locale in cui ti trovi. -

- Bene -

- Ehi, non riattaccare, te la devo descrivere ... -

- Non ce n'è bisogno. - La ragazza rimase un attimo interdetta.

- Oh bè, come vuoi. Il prezzo è quello pattuito, la prima metà ti è già stata versata … -

Walker riappese.

Uscendo incrociò la minorenne, che stava aiutando il bulletto a rialzarsi; appena egli vide Walker gli si lanciò contro ruggendo. Nel tentativo di dividerli, ella gli lasciò scivolare la busta dentro la tasca della giacca, e subito dopo lui spedì il giovanotto nel mondo dei sogni con un gancio alla mascella.

Prima che lui cadesse a terra, Walker uscì dal locale, senza guardarsi intorno, e si trovò nel traffico serale di Forum Livy.


I documenti erano ad autocombustione a tempo: Walker ebbe due minuti esatti per impararli a memoria, dopodiché i fogli si consumarono in una rapida fiammata.

Walker avvertì un forte calore nella tasca della giacca, fece appena in tempo ad estrarre la busta fiammeggiante; la fodera fumò per qualche istante, ma fortunatamente fu tutto.

La talpa che aveva fornito quelle informazioni doveva essere ammanigliata molto in alto, non solo per i dati sul bersaglio ma soprattutto per l'indicazione dell'albergo in cui era custodito.

Walker sporse la testa dall'androne in cui si trovava, controllò i passanti quindi si accodò a loro.

Un negro ubriaco attraversò la strada e venne investito da un'automobile; il colpo fu lieve, ma bastò a fargli perdere l'equilibrio precario. Una folla cosmopolita - uomini, mutanti del 'ultima guerra, androidi, alieni - si radunò immediatamente sul luogo del sinistro. Il conducente del veicolo scese strepitando: - Ma cosa volete che si sia fatto, con queste trappole che fanno sì e no un miglio all'ora! Cristo, ogni giorno code estenuanti per andare da qui a lì: se si decidessero a tirare fuori qualcosa di utile, i "signori cervelloni!"

La gente rumoreggiò, concorde.

- Il petrolio è quasi esaurito, e loro cosa fanno, sfornano macchine lumache, e per farci stare allegri truccano i tachimetri che segnano i 150 non appena metti in moto! -

Walker se la svignò non appena udì le sirene della polizia.

L'albergo era vicino, guai se l'avessero arrestato per adunata sediziosa!

Le sue impronte non erano registrate, ma avrebbe dovuto spiegare perché portava una mascherina di plastica che gli alterava i lineamenti facciali.

Strada facendo, incrociò un trio di sfaccendati che vendevano vecchi libri. Ne comprò uno di fantascienza per pochi crediti.


DA UN RAPPORTO DELLA POLIZIA, ELABORATO DA MESSIA (Mega Elaboratore per lo Scandaglio, la Segnalazione e l'Individuazione degli Asociali)

(…) Il MORGUE si definisce così, ovvero obitorio, perché coloro di cui si occupa finiscono l'esistenza distesi sopra un tavolo di marmo d'una camera mortuaria.

Suo diretto concorrente è il SIGMA ovvero Sicari e Gran Maestri dell'Assassinio, coagulo dei rimasugli delle Brigate Rosse italiane e dell’armata rossa giapponese (…)


- Mi scusi, signore, devo essere inciampato. -

Mentre si scusava per averlo urtato, Walker spolverò l'abito dell'uomo, il quale disse che non era niente, abbozzò un sorriso e sparì dentro un bordello.

Scritte luminose invogliavano la gente ad entrare, "I tuoi desideri saranno esauditi, niente è impossibile per noi", "Se ti sembra troppo bollente soffiaci sopra".

Walker non si lasciò incantare, il sesso lo riservava dopo aver compiuto le sue missioni. Quello che gli interessava era ritoccare la carta d’identità rubata all’uomo.

Miller stava chiudendo il suo negozio di ferramenta quando Walker lo pescò.

Sul principio tergiversò, ma erano troppi i favori che gli doveva perciò entrarono nel retro, dove Miller faceva gli "straordinari". Disse a Walker di togliersi il cappello, gli scattò una foto che sostituì alla vecchia, cancellò il nome precedente e chiese: - Cosa metto? –

- Jack Collins. Sulla riga di "professione" scrivi "commesso viaggiatore". -

- Si adatta perfettamente al tuo nome (Walker in inglese = "Colui che cammina", e al tuo ... lavoro, - Ridacchiò Miller, che poco dopo chiese: - Di che si tratta? -

Walker non rispose, si calcò il cappello in testa, afferrò la valigetta e, prima di alzarsi, disse: - Chiudi bene la saracinesca, ho visto dei tipi loschi in giro. –


Con la ventiquattr'ore stretta nella sinistra, Walker entrò nel vicolo scuro. Bidoni dell'immondizia strapieni, alcuni in equilibrio instabile, altri rovesciati sul selciato, pile di cassette marce, gatti che frugavano alla ricerca di cibo, un uomo.

Alla luce scialba dei lampioni allampanati, appariva poco più che ventenne, magro e segaligno, i capelli biondicci e unti lunghi sulle spalle e divisi a metà da una scriminatura irregolare, il torace ossuto, fasciato da una giacchetta jeans sdrucita, che s'alzava e s'abbassava freneticamente. Stava supino, ogni tanto mormorava: "Sto volando... sto volando…" Al suo fianco brillava una strana siringa oblunga.

Walker l’aveva appena scavalcato quando udì un truscio.

Si voltò di scatto e se lo trovò di fronte: non appariva più sofferente come prima e stringeva in mano la siringa. Capì cosa fosse dal modo in cui gliela puntava contro; una Steve Gun calibro .32, una pistola silenziata monocolpo condensata in nemmeno trenta centimetri.

- Salve, Ishiro. Dove sono i tuoi amici gialli e gli italiani? –

Ishiro Suzuki si tolse la parrucca, rivelando il cranio totalmente rasato, e sogghignò.

- Sono alquanto vicini, Walker-san, - lo canzonò. -Sia io che loro avremmo piacere di scambiare quattro chiacchere con te. -

Walker scuotè la testa con espressione contrita.

- Sia io sia loro, se l'eloquio dei tuoi amici è pari al tuo, temo che non avremo molto da dirci. –

Il sogghigno del giapponese s'allargò. - Anche il tuo contatto diceva così, poi ha cambiato idea quando i ragazzi l'hanno ripassata davanti e dietro, alcuni più d'una volta. –

Walker tacque.

- L'abbiamo beccata mentre stava riattaccando dopo averti visifonato.

Davvero interessante il. fatto che ti avessero prenotato un posto nell’albergo poco tempo prima che gli sbirri decidessero ufficialmente di trasferirvi il professore, ma lei non ha voluto o potuto dirci nulla. Ora è troppo tardi, ma tu puoi esserci utile. -

- Per cosa? - La voce di Walker era morbida e vellutata

- Per cedere l'incarico dal M0RGUE al SIGMA. –

- Mi dispiace, sono io l'esecutore designato. -

- Allora morirai, esecutore, - soffiò Suzuki.

Un gatto macilento gli schizzò in mezzo alle gambe, distraendolo per un attimo decisivo; quando rialzò lo sguardo, la valigetta gli piombò sul petto, facendolo barcollare. La pistola sputacchiò verso l'alto.

- Avvertimi quando hai ricaricato, - disse Walker.

Suzuki gettò via l'arma ormai inutilizzabile e si mise nella posizione classica del karate, gambe divaricate a "L", un braccio ripiegato all'interno e l'altro teso contro Walker.

Attaccò per primo, urlando a squarciagola.

Walker deviò il suo calcio parando con l'avambraccio e fintò un calcio circolare semplice che si tramutò in un "gyaku-mawashi-geri": invece di andare dall'esterno verso l'interno, il calcio inverso svirgolò in un semicerchio esterno in direzione del plesso solare. Suzuki assorbì il colpo, tentò un pugno, ma Walker si abbassò e con la destra lo afferrò per la coscia e torò. Il giapponese rovinò su una pila di cassette, suscitando una ridda di miagolii infastiditi, ma si rialzò immediatamente, portando una mane alla schiena ed estraendo un nunchaku.

Il nunchaku p formato da due bastoni di gomma con l'anima di acciaio, uniti da una catenella di ferro: in mano ad un professionista può sviluppare una forza di 800 Kg, e Suzuki, prima di darsi al terrorismo, aveva fatto pratica nelle temibili bande yakuza di Tokyo.

Ishiro iniziò i movimenti per far acquistare ai bastoni energia potenziale, come un mortale volano. Il nunchaku si abbattè sulla testa di Walker, ma questi s'era già abbassato di scatto: si girò di schiena e affondò il gomito sinistro nell'addome di Suzuki. Il nuachaku sibilò lontano, Ishiro si piegò in basso: Walker, sempre col sinistro, concentrò la potenza del pugno sul medio inarcato e fracassò il setto nasale di Suzuki, che penetrò all'interno, nel cervello, fulminandolo.

Walker cacciò il corpo dentro un bidone. pigiandolo per bene affinché il coperchio aderisse normalmente al bordo. Un gatto osservò attentamente la scena, e Walker lo ringraziò, riconoscendolo per quello di prima. L'animale sbadigliò svogliatamente.

Walker raccattò la valigetta e riprese il cammino.

Pochi metri più avanti scorse l’hotel Ordovico.


L'hotel Ordovico aveva conosciuto tempi migliori, con la facciata anonima pulita ma grigia, vittima del rallentamento forzato del turismo, stava ammuffendo onorevolmente. A causa di ciò, anche Forum Livy stava andando in rovina. L'atteggiamento dei cittadini era insofferente, a volte abulico, ma gli unici che la prendessero veramente a cuore erano gli androidi, a cui scocciava alquanto che i loro creatori stessero mandando in malori tutto quanto.

L'androide intervistato alla televisione, capo dell'ARA (Androidi e Robot associati), stava dicendo che era troppo comodo aver concesso tutti i diritti civili alle creature sintetiche proprio mentre l’inquinamento atmosferico costringeva la gente, a certe ore del pomeriggio, a girare con le mascherine, per tacere di quello idrico che aveva annientato quasi tutta la flora e dell'ormai prossimo esaurimento del petrolio. Il leader stava chiedendosi cosa fosse successo degli studi avanzati sulle energie alternative, quando l'impiegata della ricezione distolse l'attenzione dalla tri-tivù portatile e sorrise a Walker.

- Signore, - esclamò sconcertata, - non sarà mica rimasto lì impalato a sgocciolare mentre io ascoltavo quelle fesserie? -

Sgranò gli occhi alla vista della pozzanghera che si allargava sotto i piedi di Walker.

- Non si preoccupi, - egli rispose. - Un acquazzone improvviso, ora è cessato. Sa, sono cose che capitano, specialmente d'inverno. –

- Ma ora siamo in piena estate! –

- Appunto. –

La risata argentina della ragazza permise a Walker di ammirare la dentatura perfetta, i folti capelli castani che ballavano mollemente sulle spalle, il seno ben modellato che premeva contra la camicetta fiorata. Peccato che un accenno di pinguedine minacciasse la sua dolce linea.

- Lei è unico signore. Purtroppo l'albergo è al completo, c’è anche il cartello fuori ... –

- L'ho visto, signorina, ma io ha prenotato giorni fa. - le mostrò la carta d'identità. - Collins, Jack Collins. –

- Lei viene bene in fotografia, sa? - Rifletté la ragazza nell'atto di compilare l'apposita scheda.

Quasi le stesse parole di Miller mentre abbassava la saracinesca e si pungeva le dita negli aculei impregnati di cianuro, sporgenti dalle strisce adesive che Walker, uscendo per primo, aveva fissato sulle maniglie. Quindi L'aveva trascinato di nuovo nel retro e, dopo essersi ripreso i soldi, aveva appiccato il fuoco, distruggendo sia Miller, sia i negativi: se la polizia non fosse andata troppo a fondo sarebbe potuto passare per un incidente...

Walker firmò e prese la valigetta. - Come mi pare di averle detto l'altra volta, signorina, mi fermerò poco, giusto per tentare di combinare qualcosa. -

- Oh, non c'ero io, sostituisco il mio collega ammalato! –

- Uhm, non so se augurargli una pronta guarigione ... -

Accompagnato da una risatina, Walker salì lungo una passatoia consunta al centro e sfilacciata ai bordi, voltandosi indietro scorse un tizio che lo fissava da dietro una colonna dell'atrio. Doveva essere veramente importante quel professore, pensò Walker, per mettere in allarme il Morgue, il Sigma, il tenente della Squadra Omicidi di Forum Livy Joy Bloodrun e il suo vice, Wilhelm Taubmann. Certo che il tenente faceva la sua figura quando rideva.


La stanza era terribilmente impersonale: una specchiera opaca, un letto cigolante, un canterano-comodino con tanto di paralume; a destra, celato da una tenda verdognola, un cucinotto polveroso; vicino all'unica finestra, un armadio antidiluviano.

Walker si buttò sul letto formulando piani.

Il professore era lì certamente.

Apparentemente la Bloodrun e Taubmann erano soli, ma gli altri sbirri dovevano essere asserragliati negli appartamenti, e in quale si trovava il bersaglio.

Doveva scoprirlo al più presto. Ragion per cui ci voleva un'idea ...

Walker era troppo esperto per non sapere che a furia di spremersi le meningi il cervello avrebbe girato a vuoto: doveva rilassarsi e attendere.

Per quanto tempo aveva seguito religiosamente tale procedura?

Non era più giovane, la mezza età si avvicinava sempre di più, un giorno il suo dito avrebbe tremato e il Morgue avrebbe steso un contratto su di lui.

Walker sfiorò la maschera: a volte si compiaceva di non aver usato mai il suo vero volto (anche se nessuno lo sapeva), non se ne liberava nemmeno per dormire, ormai era divenuta una seconda pelle.

Quando lo assalivano quei pensieri, incrociava le mani, socchiudeva gli occhi, e li assorbiva, senza tentare di scacciarli, sarebbe stato peggio (in fondo facevano parte della sua natura), come suicidarsi un po' per volta. Allora ricordava un autore irlandese ormai dimenticato e il suo libro più misterioso, alcune parole tornavano a galla e lui le masticava, le rimasticava, come un analgesico per calmare una gengiva infiammata: Odet, odet ... tarn your öre ouse ... essonne inne ... seim anew … essonne inne ... funzionava sempre ... momentaneamente.

Decise di aprire il libro di fantascienza a caso e di leggiucchiarlo: però, ridursi a leggere quella roba…

Capitò su una short-story di Brown Garvin, "RIP".


Il senso di torpore che m'aveva invasa passò quasi subito. Sbattei gli occhi, tossicchiai e misi a fuoco il mio interlocutore, che mi stava guardando attento, seduto sulla poltrona gemella del salotto, di fronte a me.

- Di cosa stavamo parlando? - Chiesi, arrossendo un poco per la vergogna.

- Non saprei, - rispose. - sono appena arrivato. -

Gli indirizzai un sorriso comprensivo. - Lei è molto gentile, signor ... mi scusi, ho persino dimenticato il suo nome. - Fece un cenno col capo, come per dire che non importava. Un uomo veramente squisito.

- Persone come lei, in grado di mettere a suo agio una vecchia zitella inacidita come me, ce ne sono rimasti pochi, sa. Comunque la mia memoria è ancora buona, ricordo benissimo che stavo dicendole - o pensavo di dirle? - che di questi tempi non ci si può più fidare di nessuno.

Dietro la faccia più gentile di questo mondo può nascondersi l'orrore più aberrante dell'universo, non è vero? - L'uomo annuì, indicando il quotidiano abbandonato sul tavolinetto di marmo variegato che ci divideva. - Lo stava appunto leggendo quando sono venuto io, -disse. Aveva una voce morbida e vellutata.

Diedi una rapida scorsa alla notizia di prima pagina che m'aveva tanto sconvolta. Rabbrividii.

- Mio Dio, quei delinquenti non hanno pietà per niente e per nessuno: persino la morte è più misericordiosa! -

A quel punto l'uomo sorrise apertamente. - Lei mi lusinga, signorina. - disse.


Walker abbandonò il volume sulle coperte e si prese la radice del naso tra le dita.

Il raccontino in sé e per sé era poco più d'una barzelletta, ma lo avevano colpito le ultime due battute: in fondo, anche lui uccideva sotto mentite spoglie, senza farsi problemi di etica. Walker si rizzò di scatto: cosa voleva dirgli il subcosciente, che era tutto sbagliato? Sbagliato cosa? La sua vita, la missione, qualcuno che non era come doveva essere? La zitella... che c'entra ... una zitella non ha figli, giusto, perciò non può avere la... anche lei non è sposata ... dov'è l'errore Walker?

Ascolta: "Listen in, Essonne inne."

Walker incuriosito da un rumore che, monotono, si era insinuato nei suoi pensieri, andò alla finestra.

Dentro era un vulcano, ma fuori sempre impassibile. Lo rimase anche quando vide Ishiro Suzuli penzolare a pochi metri da lui.


"Alcuni cenni sommari su armi da fuoco estratti dall'unità DIO, (Deposito Informatico Onniscente, in servizio alla Banca dei Dati di Forum Livy"

1) Revolver Nagant M-1895, a doppia azione, calibro 7,62 Nato il cui meccanismo consente l'unione ermetica canna-tamburo al momento dello sparo: premendo il grilletto, al sollevarsi del cane il tamburo gira procedendo fino a sovrapporre una camera sulla canna. L'ermeticità del complesso è completata dal bossolo che si espande al momento dello sparo, otturando il sistema. Perciò la Nagant è l'unica rivoltella a poter essere silenziata efficacemente, in tal caso con un S - 42 d'acciaio da 40 mm x 175, il cui interno è composto da nove diaframmi di gamma. Esso viene fissato all'arma mediante un dispositivo a baionetta. Un altro vantaggio della Nagant consiste nell'avere sette colpi, uno in più dei revolver consueti.

2) Mac-Ingram Liw-11, pistola mitragliatrice, calibro .380 ACP, ideale per la corta distanza e con un volume di fuoco di 1200 colpi al minuto, ultrapiatta e lunga 650 mm; le si adatta un silenziatore S10 - NICS, i cui diffusori elicoidali a passo invertito generano un sistema di onde sfasate di diversa ampiezza, lunghezza e frequenza, annullando in gran parte il rumore. Nel XX° secolo tali armi erano generalmente usate e dai terroristi.


- Se ne va già, signore? -

- No, signorina. Esco solo a prendere le sigarette. –

- Sa, lei non deve essere un grande fumatore, perché quando ha firmato ho notato che nelle dita non aveva le tipiche macchie di nicotina. -

- Infatti ha ragione, fumo pochissimo. -

- Fa benissimo signore. -

Appena uscito smise l'aria svagata e si appiattì al muro.

Strisciò fino all'angolo che dava sul cortiletto sottostante la sua finestra e si sporse cautamente.

Non aveva avuto affatto le traveggole davanti alla finestra l'ex-yakuza dondolava da un lampione spento.

Chissà come sarebbe stato contento nell'apprendere l'interessamento futuro della polizia verso il Sigma, grazie all'uso che Walker avrebbe fatto delle loro armi preferite: col caos che ne sarebbe nato il Morgue ne sarebbe uscito immacolato.

Avanzò diffidente, la rivoltella nella destra e la mitraglietta nella sinistra. I lampioni superstiti mandavano una luce livida, morente ancor prima di sfiorare il muro di mattoni che svettava al suo fianco, che rafforzava l'aura spettrale del giapponese. Erano quasi allineati quando il morto gli cadde addosso.

Walker fece appena in tempo a notare la corda tagliata e a gettarsi pancia a terra.

Non sentì né vide le vampate dei colpi silenziati, ma il cadavere accanto a lui si contorse in un ballo di San Vito postumo.

Tirò una sventagliata alla cieca sopra al muretto e due uomini piombarono al suolo, stava per premere nuovamente il grilletto, ma una raffica falciò il selciato a pochi millimetri dalla sua posizione. Rotolò lontano seguito dalle mitragliate, rispondendo al fuoco con la Nagant e l'Ingram.

Quando si rialzò quattro cadaveri giacevano attorno a Suzuki. I colpi di tosse erano cessati come d'incanto, quella che era parsa una gara di bronchitici pareva essere stata debellata da un farmaco miracoloso. Un forte puzzo di cordite stagnava nell'aria e un denso fumo si librava in pigre ondate…

La scatto del cane sollevato fu per Walker come un rumore di tuono.

Sparò senza mirare.

La ragazza gli cadde sulle braccia, ansante e illesa, a parte un graffietto insignificante al collo.

- Come va? - le chiese.

- Bastardo! - sibilò in italiano.

- Stai bene? - le domandò nella stessa lingua.

- Crepa! -

Messo sull'avviso, le strappo il coltello di mano e la sventrò.

- Senza rancore, - sussurrò mentre lei agonizzava al suolo. Si chinò per sfilarle il tascapane che teneva a tracolla; controllandolo, lo sguardo gli cadde sui visceri fumanti che stavano scivolando per terra.

Un attimo dopo aveva capito.


Sicuro come l'oro che il crucco aveva perquisito la valigia. Walker alzò le spalle, La cosa non loa preoccupava minimamente.

Appena rientrato in camera si sedette sulla sponda del letto e ricaricò le armi, poi prese a giocherellare col radiocomando, uno dei due interessanti gingilli scovati nella bisaccia.

Nel corridoio c'erano sei porte, tre per parte, senz'altro piene di sbirri, ma per sapere quale fosse quella buona c'era un solo sistema.

Walker premette il pulsante del telecomando.

Il secondo gingillo, una bomba cilindrica al fosforo, devastò l'entrata, distruggendo i gradini su cui era posata.

Dalle camere gruppi di poliziotti sciamarono velocemente al pianterreno, guidati dagli spari.

La porta di fronte alla sua rimase chiusa.

Schiantò la serratura con un calcio.

L'uomo di guardia abbozzò una reazione, ma l'Ingram cantò e il sangue prese a sgorgargli dal tronco diviso a metà, riuscì a sparare un colpo, ma si trattò soltanto di una reazione nervosa. Quello che gli stava vicino tentò di raccattare la pistola, ma una raffica lo gettò chissà dove.

Il professore, un ometto piccolo e minuto tutto pelle ed ossa, si portò una mano sul bavero della giacca stazzonata, mentre un tic violento all'angolo della bocca gli torceva i lineamenti in una parodia di ghigno.

- Lo sapevo che mi avreste trovato prima che la presentassi al Congresso Ufficiale, - disse, massaggiando un grosso rubino che spiccava all'anulare destro. - I petrolieri non me l’avrebbero mai permesso. - Walker tacque. - La polizia mi aveva offerto protezione dopo i primi agguati maldestri, ma io sapevo che era tutto inutile. Gli altri volevano che cedessi alle loro offerte, ora, - ridacchia nervosamente, continuando a strofinare il gioiello, - dovrò accettare per forza. -

Walker ne ebbe abbastanza del suo sproloquio, premette il grilletto: il cranio si frantumò come una lastra di vetro.

- Il professore! - urlò una voce.

Giunsero contemporaneamente nel corridoio, Walker aprì il fuoco per primo. Vide i loro abiti disintegrarsi in minuscoli pezzettini, il sangue che schizzava a fiotti, ossa messe a nudo, carne viva palpitante; non vollero arrendersi e l'Ingram li premiò facendoli inarcare all'indietro e precipitare dabbasso, volando sopra la ringhiera di ferro battuto. Gli faceva uno strano effetto, la sua arma letale silenziosa contro i loro cannoni tuonanti.

Buttò la mitraglietta scarica e retrocedette in camera del professore; aveva già tolto il silenziatore dalla Nagant per ottenere maggior precisione e potenza, quando lo sguardo gli scivolò sul rubino.

Avvertì uno scalpiccio, si sporse oltre la soglia...

La sparatoria riprese furibonda, lui dietro la porta i superstiti riparati all'inizio del corridoio.

- Ha sparato sei colpi, la sua rivoltella è scarica! –

- No! –

Wilhelm Taubmann sbucò sparando all'impazzata, tranquillamente Walker gli spedì l'ultimo confetto nella spalla.

L'impatto fece ruotare Taubmann contro la ringhiera: si aggrappò al corrimano, parve per un attimo che rimanesse in equilibrio sulla sbarra, sgambettando frenetico, il torso sospeso in aria.

L'illusione sfumò subito: con un urlo disperato, precipitò nel vuoto. - Supponevo che non l'avrebbe ascoltata: in tedesco "der taube mann" significa sordo. Bella quella pistola, - constatò Walker, calciando via la Luger parabellum 9 mm appartenuta al poliziotto.

Il tenente Joy Bloodrun, seduta a terra e appoggiata ad una colonna della ringhiera, ansimava come un mantice, il volto e le vesti scottati dalla vampata dell'esplosione.

Quando parlò non sembrò a affatto spaventata.

- Me l'avevano detto che eri il migliore, Walker. Sai, ti ho visto con quale sangue freddo hai decapitato il Sigma! -

Walker non batté ciglio. - Una nella sua posizione poteva sapere in anticipo dove avrebbero nascosto il professore. Inoltre, soltanto la spia sapeva che stasera avrebbe fatto caldo e avrebbe indossato un giubbotto antiproiettile. -

Indicò la camicetta sforacchiata nella falsa obesità. -Però non capisco perché nella busta non ci fossero i documenti già bell'e pronti. -

Il tenente sogghignò. - Volevo vedere bene come te la cavavi di fronte ad un imprevisto. -

Se Joy Bloodrun avesse ascoltato il colloquio con Suzuki, avrebbe tremato quando Walker parlò con voce tranquilla. - Lei deve consegnare la formula ai petrolieri. -

- Certo! scattò brusca. - gli avevano offerto mari e monti per i diritti, ma lui duro, si sentiva il benefattore dell'umanità sperduta, voleva renderla pubblica al Congresso di Forum, sarebbe stata la rovina più completa per i ... miei amici, ma, - lo guardò ansiosa , - tu sai dov'è, vero? - Walker giocherellò distrattamente col rubino. – Probabile -

- Il vecchio ha sempre tenuto cucita la bocca, se si fosse sbottonato non ci sarebbe stato bisogno di... di questo. -

- Ma ora è morto. -

La Bloodrun gli lanciò un'occhiata in tralice. -Ho capito, vuoi guadagnarti un extra, sei furbo tu. Vedrò quello che posso fare, ma dammi la formula! -

- E dopo che faremo, vivremo e pregheremo e canteremo, e ci racconteremo antiche favole? –

Joy Bloodrun proruppe in una risata sguaiata. - Un assassino che cita Shakespeare, incredibile! Lo sai che sei veramente un bel tipo? -

A quel punto Walker sorrise apertamente. - Lei mi lusinga, signorina, - disse. Così dicendo, si tolse il cappello, vi pescò una Beretta calibro .25 e le sparò in un occhio.


Walker stava guidando una macchina appartenuta ai poliziotti defunti dell'hotel Ordovico.

Era un modello speciale, filava come il vento.

Walker pensava. Il contratto era stato eseguito, non era previsto il ritrovamento e la consegna della formula.

Lui l'aveva.

I fari inquadrarono una figura sul ciglio della strada, con la mano tesa nel segno dell'autostop.

Avvicinatosi Walker vide che si trattava d'una ragazza denebiana, forse una turista. Infatti, dopo che l’ebbe invitata ad entrare, lei confermò che stava facendo il giro della terra per motivi di studio, ma siccome non aveva denaro si arrangiava come poteva. La divertiva la frenetica attività di quel mondo morente, se soltanto fosse stato più disciplinato Deneb non avrebbe avuto difficoltà alcuna a svelare il segreto dei viaggi interstellari.

- Spero - aggiunse la ragazza, sguainando gli artigli e mostrando i canini appuntiti, - che lei non voglia prendersi delle libertà con un'aliena indifesa… -

Walker scuotè la testa. - No, tutt'altro. Mi stavo domandando se è vero quel che si dice di voi, che avete notevoli poteri mentali ... -

La ragazza lo fissò coi suoi splendidi occhi di gatto e rabbrividì.

- Io posse leggerle la mente, e… - la sua voce s'affievolì.

- Prima di partire – continuò Walker - ho dato alle fiamme un albergo. Quando lo domeranno, i cadaveri all'interno saranno irriconoscibili, al contrario di quelli all'esterno, e succederà una certa cosa, chiamiamola caccia alle streghe. Avverrà anche che cercheranno una certa persona … -

- … Che lei ha ucciso. Mi faccia scendere! –

Walker continuò imperterrito: - Il punto è: può fare in modo che costui, ad una certa ora, sia in un tal posto a dire determinate cose? -

La ragazza smise di strattonare la portiera. Si concentrò verso Walker. - La sua mente è come un fiume in piena, milioni di vortici mi trascinano, non riesco a... vedo del sangue, sangue altrui, e denaro. Il suo prezzo. Vedo lei, come in un caleidoscopio ... ma ora le immagini si stanno ricomponendo… - Quando Walker innestò la quinta, i denti della ragazza scintillarono nell'abitacolo circondato dalla notte.

- Si, posso fare ciò che mi chiede. –

- Bene – le indicò l’anello che portava nella destra. - Lo prenda. -

Lei esitò un istante, sfiorò la mano di Walker, quindi obbedì e se l'infilò al dito. Poi si girò verso di Lui e con voce dolce gli chiese: - Hai veramente bisogno di portarla? -

Walker ridacchiò: - Sei in ritardo, l'ho gettata nel rogo. - la ragazza gli accarezzo il volto. - Ti confesso di aver sempre provato una certa repulsione per la vostra carne morbida, inutile al confronto con la nostra scagliosa, ma questa è l'eccezione che conferma la regola! -

Strinse il pugno, rimirando i riflessi purpurei del brillante, quindi, trovò il meccanismo d'apertura: sul fondo della cassa c'era un fogliettino ripiegato in quattro. - È questo che il fantasma dovrà leggere? -

- Si. -

- Non ho capito bene cosa sia ... -

Walker fece spallucce. - Nulla d'importante. È la formula dell'antigravità. -






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