x 99/44: 100 % morte
di Bruno Garavini
PROLOGO
Mah ... io non so chi me lo faccia fare… No, dico, almeno ci fosse del tornaconto (senza riferirmi alle cinquantamila che G.P. m'ha negato), cioè del gusto a narrare una storia come si deve, con i suoi personaggi schizzati con garbo, le situazioni improbabili ma tratteggiate con verosimiglianza, il sangue e l'eros al momento opportuno, quanto secco e incisivo il primo quanto morbido e allusivo il secondo. Tutto questo io so farlo, ma a patto d'inventarlo per conto mio, perdiana! Invece eccomi qua, a narrarvi questa storiaccia infame, che non ha niente di speciale, anzi non posso nemmeno chiamarla storia, ma G.P. s'è appassionato quando la sua ragazza gli ha sussurrato il soggetto nell'orecchio dicendo: "Oh, che bello, se tu potessi scrivermelo io farei qualsiasi cosa per te!" G.P. dice che è il prezzo da pagare affinché io rimanga nel giro ... Oh musa, non tenermi il muso e infondimi l'arte necessaria perché io trasponga sulla carta codesta fesseria in bella scrittura!
In quanto a voi, vi conviene saltare il racconto e passare al prossimo.
Tremate ed ubbidite.
CAPITOLO PRIMO
Mio Dio, è già iniziato? Davvero?! Se sapeste come mi vergogno, il fatto è che non sono in vena, come dice la goccia di sangue cadendo ... già, è vecchia, avete ragione, ma non dite che non vi avevo avvertito!
L'ambiente ordunque: l'astronave ammiraglia della Polizia Spaziale Italiana (P.S.I.): si occupa dei casini che noi combiniamo nell'Ecumene dei Mondi Abitati, tipo darsela a gambe dalle fetide osterie di Callisto senza pagare il conto, o insultare l'Autarca Supremo di Aldebaran. Il capitano comandante è Mario Bravi, che ha qualche capello più di me, mi somiglia come una goccia d'acqua, quasi mi dispiace coinvolgerlo.
In questo momento è nella cabina del tenente Cora X, e stanno facendo l'amore in maniera selvaggia. Visto che siamo soli vi posso dire che stanno esibendosi in un (omissis). Forte eh? Mi è stato garantito che non avrei subito censure, e so che di loro mi posso fidare ciecamente, ci metterei la mano sul fuoco!
Ecco, ora Mario Bravi giace sfibrato, bocconi, sul letto, mentre Cora si stira le braccia lattee con movimenti felini, grata e appagata.
Cora è mora, io adoro le more, sono la ragione della mia vita. Mi ricordo una che non voleva mai che la chiamassi "Cicci", un giorno fuggì con un domatore di ornitorinchi, poi se ne ritorno in lacrime, pregandomi di perdonarla: ora, forte del principio che chi tace acconsente, ho fatto incidere "Alla mia adorata Cicci" sulla sua lapide.
Mario Bravi si alza e mentre si rimette in divisa sussurra: - È stato bellissimo, cara Cora! - E Cora, languida: - Solo tu, Mario, sai farlo così! - Voi non ditelo a nessuno, ma queste semplici parole più il resto procureranno ben presto un avanzamento alla balda ufficialessa…
Puah, e io che non sono arrivato più in là di caporal maggiore!
Credo proprio che sia giunto il momento di darci un taglio e di iniziare col
CAPITOLO SECONDO
Ah, una sosta ci voleva proprio, credete a me!
Mi sento ringalluzzito dalla lettera testé giuntami in cui G.P. si dichiara pronto a pagarmi il prezzo richiesto: pare che la sua bella voglia il racconto al più presto, e lui ha trovato il modo giusto di spronarmi .... Bene, diamoci dentro.
Mario Bravi è appena uscito dalla cabina di Cora, sta camminando lungo i corridoi estenuanti (in totale ce ne sono per 400 Km!) dell'astronave, tutti i membri dell'equipaggio che incontra lo salutano cordialmente per poi spernacchiarlo appena fuori vista: non mi meraviglio affatto, facevo così anch'io coi miei superiori.
L'astronave (chiamiamola Amacord) è una piccola città, perciò la gente gira in speciali automobili: sono a motore nucleare, possono raggiungere i 150 km/h, hanno forma oblunga con cupole di plexigas che proteggono i guidatori; ci sono anche semafori per regolare il traffico. Nessuno bada mai ai segnali stradali, proprio ora vedo due che litigano a causa di una mancata precedenza, ma si calmano non appena vedono il comandante e alzano i tacchi. Un’auto si ferma accanto a Mario Bravi, è guidata da un sergente in gonnella che spera di fare carriera.
L'invita a salire, lui accetta.
Tra i due si svolge un muto dialogo, a base di occhiate, ammiccamenti, mugugni, strofinii che potremmo tradurre pressappoco così:
Sergente: Come vorrei diventare maresciallo!
Capitano: Subito?
Sergente: Oh, sii!
Capitano: Ci vogliono meriti speciali per ottenere il grado così in fretta ...
Sergente: Ma io sono disposta a tutto!
Capitano: Bene, è deciso. Stasera alle 22 nella tua cabina; e non portare le mutandine sotto la gonna, mi sono rotto un'unghia sull'elastico.
Sergente: Si, signore!
Ad un suo cenno, il sottoufficiale (oh, a proposito, anche lei è mora, credo che un paio d'ore prima del comandante il sergente dovrà farsi un'extra, sapete i diritti d'autore…) frena delicatamente, depositandolo vicino al ...
CAPITOLO TERZO
La porta pneumatica si chiude dietro Mario Bravi, il quale prende posto nella poltrona al centro. Siamo nella sala comando, il punto nevralgico di ogni astronave che si rispetti.
Il tenente Cora, l'ufficiale alle comunicazioni, è già al suo posto e sta controllando la consolle, sulla quale le sue dita affusolate scivolano con tocco professionale. Accanto a lei, col sopracciglio destro perennemente marcato, c'è il primo ufficiale, vicecomandante dell'Amacord signor Puca. È un tipo alquanto strano.
Non so cosa sia, ma qualcosa in lui non va, sicuro come l'oro.
Comunque non si tratta delle orecchie a punta.
Poi ci sono i due ufficiali alla navigazione, uno deve soffrire o aver sofferto d'itterizia. In quel mentre, senza che io gli abbia detto niente, entra quel maleducato dell'ingegner Scotti, il responsabile della Sala motori. Viene a fare rapporto come al solito, nulla da segnalare, potrebbe farlo dall'intercom, ma così ha la scusa per vedere Cora di cui è cotto.
Mario Bravi, magnanimo, gli consente di sfogare l'occhio.
Scotti se ne va dopo un po'. (Oh, a proposito di ingegneri, mi ricordo quello che c'insegnava meccanica, un giorno m'interroga e fa: "Dimmi Garavini, secondo te l'anima del canarino è un ente?" Quell'uomo insegna ancora). Mario Bravi dice: - Signor Puca, se ne può anche andare a dormire, La rilevo io. -
- Grazie Signore -
Stunf, la porta si richiude.
CAPITOLO QUARTO
Credo che adesso sia giunto il momento di un po' di ritmo, tenetevi saldi sulle vostre ginocchiette rachitiche. San Peckinpah, aiutami tu!
Mario Bravi ordina: - Viri di 15 quadranti a sud est, signor Solo, altrimenti finiremo nella zona d'influenza dei Cinciliani, e loro non sono mai teneri con chi sconfina ... perfetto, signor Solo, ora dia una ritoccatina alla rotta, punto 99 su 44 -
- Si, signore. -
Per qualche attimo tutti sono talmente intenti ai loro compiti che sembra non voli nemmeno una mosca (il dottor Controllo, l'unico personaggio della saga che non ho introdotto, non lo vedrete mai perché è in infermeria tutto proteso sull'infermiera Cappelli, bella mora smilza, sono fissato dite? Vabbè, castano scura!), quando lo schermo si anima e appare il capo della P.S.I., commodoro Bettino Maxi.
Col solito vocione obeso avverte Mario Bravi di stare attento, poiché nella sua zona sono state avvistate navicelle delle Amazzoni, piratesse dedite al traffico dei maschi: sono ferocissime e decise a tutto.
Voi, che non siete poi tanto allocchi come volete farmi credere, sapete già quel che segue, il capitano che dice non si preoccupi, quindi ordina lo stato di alletta alla Sorveglianza, perciò vi risparmio la pappardella.
BABABABABABADAAAAAAAHHHHHHHMMMMM!!!!
Niente paura, sono qua io, il mondo è ancora intero per oggi. Sono quelle perfide arpie che hanno inviato delle onde ipnotiche ad alto contenuto erotico contro l'Amarcord, provocando l'uscita di testa dell'equipaggio e una falla negli schermi difensivi. L’unico indenne è il capitano, grazie allo svuotamento testicolare operato poco prima da Cora. Egli, indomito e granitico, riesce ad organizzare la difesa in extremis. Le Amazzoni, in arcione su robolibellule, sciamano dappertutto, lanciando reti magnetiche sugli uomini, i quali aprono il fuoco e in breve comincia la carneficina.
Il capitano Mario Bravi, al riparo dietro un’auto, si tuffa a terra e spara. Il raggio laser colpisce una cavallerizza in pieno petto (molto pieno e tanto scoperto, infatti indossano solo un minuscolo perizoma, un fucile ad armacollo avvolto dai lunghi capelli color giaietto, il resto dell'arsenale è in bisacce alloggiate ai fianchi delle cavalcature). Questa viene strappata dalla sella e sbattuta all'indietro, mentre il meccanismo privo di controllo ara il pavimento, andando a schiantarsi contro un pannello.
Una rete sfrigolante gli sfiora l'orecchio, e un'altra libellula ronzante punta diritta contro di Lui.
Mario Bravi prende con calma la mira e all'ultimo istante spara contro la bocca dell'automa (l'unico punto debole), che esplode come una supernova. La fiammata gigantesca gli rivela la presenza di una terza incomoda appiedata, poco distante.
Fulmineo, monta in macchina e si lancia contro il fuoco. Ode uno scricchiolio quando passa sopra il corpo carbonizzato, il rogo ruggente avvolge la sua visuale per un istante, poi, repentinamente, si trovano di fronte. Lei rimane a fissarlo come inebetita, quindi tenta di sottrarsi disperatamente, ma troppo tardi.
Nell'urto la giovane viene proiettata in avanti, fracassa il parabrezza con la testa e penetra fino all'inguine dentro l'abitacolo. Alla vista del corpo che sporge per metà sul sedile di destra, dei rivoli di sangue che dalla nuca scorrono sulla tappezzeria e sul posto a sedere, Mario Bravi non batte ciglio.
Constata invece se presenta ancora segni di vita, quindi parte sgommando. Come comandante deve dare il buon esempio, il perfetto soldato non deve pensare ma agire, il suo cuore deve essere di ghiaccio.
Galvanizzati, uomini e donne dell'Amarcord riprendono fieri la pugna. È un grandguignol in crescendo, sangue ed interiora che schizzano dappertutto, corpi straziati che stramazzano al suolo come cavalli inutili abbattuti, brandelli di carne si mischiano a frammenti metallici, uniti nell'abbraccio mortale...
Dico a voi, fessi: vi rende partecipi questo massacro?
Un po' come quando la tivu di stato ci manda in onda quelle belle guerre piene di bombardamenti, e la voce divertita del commentatore spiega che la popolazione gioca a tresette col morto sotto le macerie, oppure si camuffa da apprensiva nel contare gli ansiti di Alfredo Rampi: scommetto che siete talmente abbruttiti che non vi ricordate affatto la tragedia del pozzo.
Vermicino. VER-MI-CI-NO
Che ci faccio qui io, a narrarvi in prima persona una storia risibile, ad agitarmi come un pietoso guitto su un teatro buio per procacciarvi manciate di divertimento, se per gli altri che mi osservano non sono altro che uno sguardo sfuggente lanciato da un occhio vacuo?
Oh, nemmeno voi sfuggite alla regola, sapientoni; non è in vostro potere né nascere né morire (i suicidi non contano, sono i soliti raccomandati), e durante l'intervallo cercate le risposte ultime invece di provare a vivere meglio.
Ho talmente pietà di voi, per concludere questo delirante capitolo, faccio entrare in scena il DEUS EX-MACHINA
CAPITOLO QUINTO
Il dio che compare sulla macchina esclama: - Volete finirla sì o no? Con questa confusione non si riesce a dormire! -
I contendenti si bloccano, esterrefatti.
Di fronte ad essi, il signor Puca, abbigliato con un paio di mutandine rosa di pizzo, tiene un braccio al collo di un giovane altrettanto spogliato, ed entrambi guardano con disapprovazione quel carnaio fumante. Dalle amazzoni si levano grida indispettite: -Orrore! Abbiamo combattuto. Per degli inc…! Via da questo marciume! - Puah, che schifo - luridi Yankees! - (non c'entra, ma suona così bene). E tagliano la corda.
Mario Bravi tira un sospiro di sollievo, ordina tutti ai propri posti, e se ne va per cambiarsi la divisa lurida di sangue e farsi una bella doccia, quando quasi calpesta una mano solitaria.
La mano del tenente Cora. L'avevo detto che quella ragazza sarebbe avanzata...
Strada facendo incontra il sergente. È accaldata e stracciata, il suo corpo emana un odore selvatico che turba Mario Bravi.
- Sono tutta in calore, - dice lei.
- La battaglia ti eccita così?-
- Solo quando vinciamo. - le loro labbra sono quasi accostate.
- Anch'io oggi ho vinto qualcosa, - fa lui.
- Ma il tenente? -
- Un soldato sa a cosa va incontro, - la interrompe Mario Bravi.
- Anch'io credo di saperlo, - mormora il sergente, sfiorando con la punta delle dita il petto villoso del comandante.
Questi guarda l'orologio da polso e dice: - Ma sono quasi le 22, ti ricordi? -
- Come potrei dimenticare? -
- Allora andiamo … maresciallo! -
Si avviano strettamente allacciati, io raccatto un manganello e li seguo, ho un progettino sul sergente e non sarà certo un mio personaggio mandrillo a guastarmi le uova nel paniere. Ecco, è svenuto il porco, lei non si è accorta dello scambio perché io e lui siamo identici, entriamo in cabina.
CONCLUDENDO
Il commodoro Bettino Maxi riappare furente sullo schermo e urla al povero signor Solo: - Voglio sapere tutto! Cosa sono queste voci che stanno circolando sulla P.S.I. che sarebbe composta da finocchi! -
[ Indietro ]
The Dark Side Copyright © di IntercoM Science Fiction Station - (12 letture) |