Non andartene docile in quella buona notte
di Bruno Garavini
Grigie volute di bruma vorticavano pigramente sopra il paesaggio sottostante. Fino a poco prima la luna piena illuminava a giorno i tetti e le strade della città. Poi, repentino, un manto nebbioso aveva cinto d'assedio ogni cosa, inghiottendo sagome e rumori.
Ciò non piacque agli occupanti dell'auto numero due, il sergente Rossi e l'autista, l'agente Moretti.
- Non si vede, un cavolo, - sbottò questi.
- Saresti tu quello che dice di poter attraversare Forlì ad occhi chiusi? - ironizzò Rossi.
Moretti scrollò le spalle. - È la nebbia che mi confonde – spiegò.
Dopo un breve silenzio Rossi disse: - Speriamo che quel pazzo non colpisca nuovamente, stasera è luna piena ... ehi, che cazzo fai?! - Imprecò, massaggiandosi la fronte che era andata a urtare il parabrezza in seguito alla violenta frenata di Moretti.
- Non hai sentito niente? -
- Ma cosa devo sentire, piuttosto... -
Rossi rabbrividì suo malgrado. Un ululato sorse dapprima lieve poi sempre più acuto e lamentoso, attraversando come una scarica elettrica le orecchie dei due uomini.
Moretti accese il motore. - Sara meglio muoversi, sennò il numero delle vittime potrebbe salire a cinque. -
Rossi non rispose, limitandosi ad estrarre la beretta calibro nove lungo che posò sulle ginocchia. L'autista sbirciò la pistola, facendo tanto d'occhi.
- Dove hai messo la 7.65 d'ordinanza? Se ti vedesse il Lupo ... -
- Quel mattoide ha sventrato tre persone a mani nude e io voglio andare sul sicuro: quest'arma è bifilare e può sparare diciotto colpi, anche a raffica. - Moretti innestò la seconda, stabilizzando il tachimetro sui trenta chilometri orari. Procedettero in silenzio per un centinaio di metri, poi accadde tutto all'improvviso.
I fari inquadrarono qualcosa che si muoveva dentro il nebbione, di fronte a loro.
- Sembra un cane, - osservò Moretti rallentando.
Rossi strinse il calcio della pistola.
- Si, ho scorto qualcosa che si muove a quattro zampe.-
Rossi mise il proiettile in canna.
- Guarda quei due puntini gialli, che siano gli occhi? -
- Accelera, - ordinò Rossi con voce piana.
I puntini gialli si avvicinarono rapidamente.
- Ora ci accerteremo subito se quello è un animale, - disse Rossi, e lasciò la mano premuta sul clacson. Ci fu una specie di ruggito, quindi un'ombra scura attraversò la coltre nebbiosa, balzò sul cofano e poi sul tetto della macchina.
Ai due uomini esterrefatti rimase impressa la visione di una figura villosa, massiccia e di uno sguardo diabolico. Moretti spalancò gli occhi.
- Mio Dio, cos'era quella cosa? - Rossi si riebbe dallo sbigottimento e puntò la pistola in alto.
- Qualunque cosa sia ora p sopra di noi - Moretti tremava ancora un poco, ma l'esperienza non tardò a prendere il sopravvento: spense il motore ed estrasse la 7.65. Rimasero in ascolto.
Non udivano nessun rumore, ma allora perché il tettuccio dell'auto era piegato verso t'interno? Rossi punto l'arma contro la conca.
- Al mio via facciamo fuoco, - sussurrò.
Un sordo brontolio gli replicò minacciosamente.
Le canne quasi sfioravano la lamiera.
- Via! -
Un acro odore di cordite invase l'abitacolo insieme ad un fumo più denso della nebbia esterna, mentre i bossoli rimbalzavano da tutte le parti, incastrandosi persino nelle prese d'aria. La presenza ruggì spaventosamente e se la diede a gambe, lasciando l'auto numero due a ondeggiare come un vascello assalito dalla tempesta.
- Inseguilo! - urlò Rossi.
Mentre l'auto faceva manovra, lui chiamo la centrale per chiedere rinforzi. Con uno stridio di gomme l'auto guizzò nella nebbia livida.
Il Lupo camminava lungo il corridoio della questura di Forlì. Dietro di lui trottavano Rossi e Moretti.
L'ispettore capo Lupi, soprannominato da tutti "il Lupo" (ma mai in sua presenza), si voltò. I due si fermarono, leggermente a disagio.
Sebbene lo conoscessero oramai da anni, non erano ancora riusciti ad abituarsi a quell'uomo alto un metro e novanta, coi capelli neri senza scriminatura tagliati corti (solo un pochino più folti sulle tempie per coprire con indifferenza le orecchie a punta), le sopracciglia mefistofeliche, gli occhi verdi che parevano in grado di leggere un libro senza aprirlo. L'ispettore sorrise, mostrando i canini appuntiti che luccicavano al chiarore ronzante delle lampade al neon.
- Il vostro è stato un comportamento da manuale, non vi siete lasciati prendere dal panico e avete agito correttamente, bravi. -
Il Lupo non parlava, ronfava.
L'agente Moretti scuotè la testa. - Ma quell'animale ci è scappato! -
- Quando dici animale intendi in senso lato o letterale? Vorrei che foste più chiari su questo punto. -
- Era un animale, ne siamo certi, - intervenne il sergente. - Pareva un grosso cane selvatico ... -
- Un cagnaccio! - esclamò Moretti, accennando alla mole con un gesto delle mani.
In ufficio, il Lupo sfogliò la pratica relativa ai delitti.
- Tre uomini, tre contadini, usciti di casa verso mezzanotte perché insospettiti da strani rumori, ritrovati macellati.
Vivevano nell'immediata periferia di Forlì, dove la campagna è ancora vasta e i nascondigli per i malintenzionati non mancano; le autopsie dei cadaveri sono state il non plus ultra della contraddizione, quindi può essere stato benissimo un pazzo o il vostro ... -indicò Moretti, - cagnaccio. –
- Certo, - riprese dopo una pausa, - un cagnaccio davvero pesante se è riuscito a piegare il metallo della vostra macchina ... –
- Le garantisco che un uomo non avrebbe mai potuto fare una cosa simile, - interloquì Moretti, interrompendosi non appena Rossi lo afferrò per un braccio, fulminandolo con un'occhiataccia.
- Sa, il mio amico, - intervenne precipitosamente questi, - voleva dire che non ha preso lucciole per lanterne ... e nemmeno io, signor ispettore capo. - Il Lupo prese a battere le unghie affilate sul piano della scrivania, - Ragazzi, - mormorò, - da quando sono iniziati i "delitti della luna piena", come li hanno subito battezzati i giornalisti, i capintesta mi hanno subissato di telefonate, chi blandendo chi minacciando; io conosco la vostra competenza, vi assicuro quindi che non scaricherò la nostra inefficienza, momentanea mi auguro, né su di voi né su altri. A ciascuno il suo, com'è stato scritto: se in alto si deciderà di andarci pesante, anch'io prenderò il mio fardello. –
Un silenzio imbarazzante scese nella stanza.
- Non l'abbiamo mai dubitato, - affermò Rossi, raschiandosi la gola.
- Vero, verissimo, - confermò Moretti.
- Gli uomini stanno battendo la zona dove v'è sfuggito ... pardon, dove l’avete segnalato. Speriamo che la notte non ci riservi altre sorprese. -
Guardando l'orologio da polso, il Lupo si alzò. Quando fu sulla porta si volse verso i due.
- Un cagnaccio, eh? –
I passi felpati del Lupo svanirono assieme alla sua figura.
Quando ebbe svoltato il corridoio, un vecchio, che stava disteso su una panca inciucchito da una sbronza, aprì gli occhi e schioccò la lingua. Rossi e Moretti gli si avvicinarono.
- Tutto bene professore? -
"Professore" non era un soprannome, ma il titolo che gli spettava veramente: veniva considerato un essere innocuo, simpatico, magari un po' pomposo.
- Era il Lupo quello, - borbottò. - Mi ricordo… -
- Si ricorda cosa? - lo spronò gentilmente Rossi: buona parte dei forlivesi lui compreso, aveva appreso i segreti delle lettere dal professore, e tutti gli volevano bene.
- ... il migliore dei miei allievi, eccelleva in tutto. In tutto, già.
Estrasse una bottiglia da una capace tasca dello spolverino stazzonato e rattoppato e diede una rapida sorsata. – Albana - spiegò. Riavvitò il tappo e fece scomparire la bottiglia. - il Lupo non è umano sapete, almeno non del tutto, - continuò, passandosi la lingua sulle labbra violacee. - La sua famiglia era la più ricca e potente della città: aveva diritto di vita e di morte sui propri sudditi, e lo esercitava eccome!
Nessun vizio le era ignoto, nessuna turpitudine troppo oscura: per provare nuovi godimenti, evocarono il diavolo, il quale lasciò il suo seme su vergini accuratamente selezionate che venivano sgozzate dopo il parto. una "gentilezza" dei signori affinché non vedessero gli orrori da loro generati. Il Lupo discende da uno di questi orrori: certo il sangue si è annacquato con l'andar del tempo, ma il marchio di Satana è ancora impresso nei suoi lineamenti. È un mannaro mancato, ecco cos’è. Ed il licantropo che infesta queste lande può ben essere un suo consanguineo. –
Il professore bevve a garganella, poi si accasciò sulla panca e chiuse gli occhi. Rossi e Moretti erano senza parole.
Dopo un silenzio che parve durare un'eternità, Moretti azzardo: - Però, non ha sballato mica tanto il vecchio ... - Rossi tacque.
- Se veramente si tratta di un Lupo mannaro, perché ha cominciato a colpire solo ora? -
- Perché prima si accontentava solo di animali, ricordati che ha colpito in prossimità di case coloniche: è stata l'interferenza umana a spingerlo alle vecchie abitudini, - rispose il vecchio con voce impastata.
Rossi si coprì la fronte con una mano. - Cristo, ma cosa stiamo dicendo? -
Si riscossero come da un sogno, guardandosi con reciproco smarrimento.
- Diamoci da fare, - decise Rossi. - La notte è ancora giovane e i pericoli non sono affatto finiti. -
Il vecchio cominciò a russare.
La notte era splendida e profumata.
Lì, dietro quel cespuglio, non c'erano quelle cose che gli ronzavano vicino. Improvvisamente l'oscurità venne lacerata da rapidi lampi di luce.
Erano le auto di passaggio che sciabolavano accanto al suo nascondiglio. Attese, ringhiando d'impazienza ...
Uno scalpiccio.
Una figura umana sostò brevemente a pochi centimetri da lui, strascicando i piedi nell'asfalto, finché venne raggiunta da un'altra persona; ci fu un breve borbottio, infine colui che doveva essere un ragazzo disse:
- D'accordo, - ed il suo compagno, un uomo più maturo, rispose: - Allora andiamo, - aspettò che s'incamminassero, dando loro un certo vantaggio, quindi sfrecciò nella strada, percorrendo il viale che puntava diritto verso il palazzo dell'Inps, nell'androne dove s'appartavano solitamente le coppiette "particolari".
Arrivò sbavando e soffiando.
Quello giovane, che s'era chinato per aprire la lampo del cliente, si voltò ed esclamò: - Uffa, ci mancavano anche i cani randagi! - L'uomo allora sorrise: - Non ti preoccupare, so io come trattare quelle bestiacce, - e fece per mollargli un calcio.
Il ragazzo urlò quando l'uomo crollò a terra con la gola squarciata, tentò di scappare, ma rotolò al suolo, attaccato alle spalle dall'assalitore.
- No, no! - gridò, piangendo a dirotto, mentre le mani con cui tentava vanamente di difendersi gli venivano spietatamente straziate.
La notte era splendida e profumata.
Di sangue.
Mentre i corpi venivano portati via, Rossi fece rapporto all'ispettore capo.
- Il ragazzo era uno di quei militari di leva che "arrotondano" la decade prostituendosi; l'uomo non aveva documenti, stiamo facendo ricerche. -
- Due ne cercava, due ne ha avuti, - fu il commento.
Il sergente si sentì rimescolare le budella quando il lupo gli sorrise.
Una nuvolaglia bizzosa infestava il cielo mattutino di Forlì.
I tre uscirono a rompicollo dalla tabaccheria, montarono nella 128 porpora col motore acceso e l'autista, che li aveva aspettati fumando una sigaretta dietro l'altra, diede il gas. La macchina non partì.
- Cosa aspetti, che ci venga a prendere la pula! - Gridò quello che gli sedeva al fianco.
L'autista, la fronte madida di sudore, non rispose e continuò ad accelerare, sacramentando sottovoce:
- Dietro di noi! - Urlò uno dei due seduti a tergo, si voltarono di scatto. Il Lupo, mostrando loro i canini in un sorriso sarcastico, teneva sollevata la parte posteriore dell'auto. Allargando maggiormente il sorriso mollò la macchina che, col motore su di giri, guizzò in avanti con un ruggito, andando a schiantarsi contro un lampione.
L'ispettore capo si avvicinò tranquillamente. I due davanti erano fuori combattimento, notò invece del movimento tra quelli sul retro. La portiera di destra si spalancò e fuoriuscì un tizio (tossendo e sputacchiando) sui venticinque anni, vestito con un giubbotto nero e un paio di calzoni attillati dello stesso colore. Nella mano brandiva una grossa rivoltella.
- Sei morto, fesso! -
Il Lupo, che era rimasto nella posizione "hachiji-dachi" (posizione naturale a gambe divaricate) fece girare il piede destro intorno al corpo in un ampio cerchio, ruotando i fianchi. Calciò con estrema potenza, il piede rivolto dall'esterno verso l'interno, la gamba calciante parallela al terreno nel momento dell'impatto.
Il "mawashi-geri" affondò nell'addome dell'avversario.
Fu un colpo da manuale. Il bandito venne sollevato da terra e piombò al suolo di schiena, come un sacco di stracci, dove giacque tramortito.
Il Lupo si chinò per afferrare l'arma: una Smith & Wesson 44 Magnum.
Inarcò un sopracciglio.
La rimirò6 per qualche istante, facendola rimbalzare tra le mani. Infine si decise: se la ficcò nella cintura dei pantaloni. Controllò l'abbottonatura della giacca, si guardò intorno (nessuno in vista), quindi si affrettò verso la tabaccheria.
L'auto numero due, rimessa a nuovo, si fermò sul ciglio della strada.
- Ehi! - chiamò Rossi. Il professore si avvicinò, barcollando. Sbattè gli occhi quando il sergente gli passò due pacchetti di sigarette.
- Ma sono ancora cellophanati, - osservò incredulo. - Cos'è questa improvvisa ricchezza, siete passati dall'altra parte della barricata? -
Rossi negò con un cenno della testa. - Niente di tutto ciò, è un regalo del capo. Ha beccato solo quattro balordi che avevano rapinato una tabaccheria, svuotando la cassa di ben duecentomila lire. Dopo aver liberato il gestore dai legami non ha potuto sottrarsi ai suoi festeggiamenti e ha dovuto accettare cinque stecche, - indicò i pacchetti, che ha distribuito tra noi. Lui non fuma. -
- Non ha mai avuto vizi, - confermò il professore.
Il vecchio bevve un sorso ("albana?" chiese Moretti, "No, whisky"), asciugandosi la bocca col dorso della mano.
- Avete detto quattro persone? -
- Già. -
- Mi ricordo quella volta che ebbe uno scatto d'ira, il primo e unico della sua vita. Avrà avuto diciott'anni, si ... Un suo compagno, il classico energumeno, se la stava prendendo con un piccolino … nessuno sfotteva il Lupo per le sue "particolarità", capivano per un oscuro presagio che non gliene sarebbe venuto niente di buono… La vittima piangeva, io stavo per intervenire, quando lui, dopo aver posato il libro di storia, su cui lasciò una matita sulla pagina che stavo spiegando, si voltò (La scena si stava svolgendo nel banco dietro al suo), afferrò il giovinastro per la nuca e lo sollevò CON UNA MANO SOLA! - Il vecchio aveva sgranato gli occhi. - Gli disse: "Quando gli altri parlano, si ascolta in silenzio." Lo disse con calma, scandendo le parole, poi ... poi LO SCAGLIÒ IN FONDO ALL'AULA. -
Rossi e Moretti ascoltavano attenti.
- Lo gettò lontano con un solo movimento del braccio, nemmeno avesse scacciato una mosca. Io non lo punii, perché stavo per fare qualcosa d'analogo, - sospirò, - una volta, prima di ... - tastò la bottiglia nello spolverino, - ero un fusto niente male ... -
La voce si spense in un vago balbettio.
- Dalle sue parole emerge un ritratto ben definito del Lupo, però, - Rossi si mordicchiò le labbra, - c'è un fatto strano … Il tabaccaio, che guardacaso è un collezionista d'armodelli, ha dichiarato che lo hanno minacciato con due pistole, una Luger e una Magnum 44, ma quest'ultima non è stata ritrovata … -
- Pensi che il Lupo l'abbia arraffata? -
- Non ho detto nulla di simile ... -
- Ma lo hai pensato, visto che è stato lui a catturarli, e vuoi sapere cosa ne penso io … - Aggiunse il vecchio, sornione.
- Be, secondo me ha agito d'istinto. È stato l'istinto a spingerlo sul posto, a suggerirgli che avrebbe trovato qualcosa di utile. -
- Utile per che cosa? -
- I panni sporchi si lavano in famiglia. -
- Non capisco, - fece Moretti.
- Vi ha esclusi quando glielo avete declassato. Ho sentito quando ha detto: "un cagnaccio, eh?" Era sprezzante il vostro capobranco. Prima non credo che fosse sicuro, ma ora sa quel che deve fare, e lo farà da solo.
Non ci possono essere due galli nello stesso pollaio. –
Il sipario di nuvole venne aperto e la luna piena irruppe nella volta stellata. Annunciava l'inizio di un nuovo spettacolo.
Qualcuno stava fischiettando una canzonetta sentimentale in voga.
Il solfeggiatore notturno, che si rivelò essere il professore, si sedette su un paracarro, bevve un goccio e si rimise in marcia.
"Brrr, maledetto inverno!"
Alzò il bavero dello spolverino e continuò a camminare, stringendosi nelle spalle rinsecchite. Il contorno di una casa illuminata lo rallegrò. Vi abitava il suo amico Pietro, lui non gli avrebbe rifiutato qualcosa di caldo. Si sfregò le mani bluastre: ne aveva proprio bisogno!
Lo stradino fangoso gli inghiottì le scarpette di tela. "Capperi!" esclamò il professore.
Stette be attento nel liberarsi, perché temeva di cadere nelle acque del canale che scorreva ai lati del camminamento.
Le luci al pianterreno lo rincuorarono piacevolmente.
Stava per bussare al portone, quando ebbe una strana sensazione.
Si girò lentamente, la mano chiusa a pugno ancora sollevata.
Davanti a lui, leggermente spostato a sinistra, c'era il gabinetto esterno, oramai in disuso tranne nei casi più urgenti; di fianco, a pochi metri di distanza, s'innalzava il capannone (dove vi era la vasca per lavare gli ortaggi) che fungeva anche da rimessa per il furgone con cui Pietro andava al mercato ogni mattina.
Sulla destra la vecchia casa.
Il chiarore lunare aiutava ad orizzontarsi, ma lui non vedeva.
Eppure era certo di essere osservato. Levò nuovamente il pugno, ma un pensiero lo folgorò.
Il plenilunio.
Le forze Lo tradirono: sentì le gambe venirgli meno, il cuore battere all'impazzata, la vista oscurarsi, le orecchie rimbombargli sempre più pesantemente, Gesù, pensò, se sopravvivo smetto di bere, allontana quell'essere che si sta avvicinando, non voglio, no, dio, dio …!
- Lei non dovrebbe essere qui, - mormoro il Lupo aiutandolo a rialzarsi.
- Oh, sei tu, grazie al cielo! - Quasi gli baciò le mani.
- Lei non dovrebbe essere qui, - ripetè glaciale, - ma in casa, al caldo.
Vada, e non esca per nessun motivo. -
- Perché sei qui? - gli domandò a bruciapelo. Per tutta risposta il Lupo sorrise, snudando i canini.
- Tenga, professore, le era caduta. -
Il vecchio afferrò la bottiglia in malo modo e cercò di penetrare nelle sue difese, pur sapendo che era impossibile.
Egli rimase imperscrutabile.
- Entri, - lo congedò. - Non hanno ancora bloccato il catenaccio. -
Rimasto solo, il Lupo si avvio con passo sicuro in direzione della vecchia casa. Giunto a pochi passi dalla soglia, si fermò ad osservare i finestroni infranti. Prima di entrare si sbottonò la giacca.
- Piantala di stritolarmi la mano e fa come ti dico! -
Stupito, Pietro lasciò la presa.
- Ma perché dovrei chiamare la polizia? -
- Un uomo è là fuori, solo nell'oscurità, ad affrontare i pericoli dell'occulto, e... - vista la titubanza dell'amico sferrò un colpo basso.
- Questa è l'unica maniera affinché io continui a dare ripetizioni a tuo figlio. - Pietro s'avventò sul telefono.
Le stanze a destra e a sinistra dell'entrata contenevano solo cianfrusaglie. Alla fine del corridoio c'era una vecchia dispensa e, di fronte, l'entrata della stalla vuota.
Luoghi interessanti per un agguato, ma l'odore non era quello giusto.
Cominciò a salire gli scalini sbrecciati, evitando di appoggiarsi al corrimano di legno tarlato.
Di sopra, al primo piano, avevano buttato giù i muretti interni allo scopo di creare un unico stanzone dove vivevano i conigli in libertà, tranne le femmine incinte chiuse dentro stie.
La porta era socchiusa.
Il Lupo inarcò un sopracciglio: non udiva il continuo lavorio di mascelle tipico di quelle bestie. Quindi, o erano già morte, oppure erano inorridite da una presenza che le stava scrutando, pronta a sbranare.
Il Lupo gonfiò i polmoni. L'eco dell'urlo si ripercosse per tutto il piano, seguito da una babele di strilli e zampate.
Un ringhio furioso sovrastò quel caos. I rumori si placarono mentre l'ululato andava crescendo di tono e si ripeteva.
I Lupo non battè ciglio quando gli occhi malevoli lo fissarono dalla soglia. Cominciò a retrocedere lentamente, seguito dal respiro sibilante della creatura.
Quando essa fu a metà dell'ultima rampa di scale (il Lupo era in prossimità dell'uscita), egli sentì che stava per attaccare.
Sorrise.
Il mostro esitò, perché il nemico aveva mostrato i denti e nessuno aveva mai risposto ad una sua sfida …
Sempre sorridendo il Lupo estrasse fulmineo e sparò tenendo la magnum al fianco. I 120 grani e 6/10 di piombo del proiettile brindato attraversarono la carne come burro: fu strappato in aria, sbattuto all’indietro, mentre le zampe si agitavano negli spasimi dell'agonia. Prese a rotolare giù mentre il mutamento avveniva in lui; quando urtò il pavimento la metamorfosi era completa. Giacque rattrappito, col sangue che ruscellava a fiumi dalla gola squarciata. Il Lupo fissò a lungo i lineamenti dell'uomo nudo.
Quindi alzò la magnum e gli sparò in faccia.
Il bailamme s'era placato.
Via i fari, i fotografi, i curiosi, i poliziotti ... no, qualcuno era rimasto.
Sobbalzò quando una mano gli toccò la spalla.
- Oh, è lei professore. -
- Che ci fa ancora qui, sergente? -
Rossi sospirò: - Vorrei capire: l'uomo nudo sfigurato, il capo che mi consegna la pistola dicendo: "Un bel lavoro, vi proporrò per una promozione tu e Moretti" e se ne va … SCODINZOLANDO ... -
- Ha tolto di mezzo il "cagnaccio": tutto sommato con quel gesto vi ha perdonato. I lupi non portano rancore. –
- Cristo, perché sfigurarlo? - esclamò d'un tratto Rossi. - Non bastava il colpo alla gola? –
- Forse, - disse il professore, - per cancellare somiglianze sospette. - Rossi, paonazzo, non sapeva che pesci pigliare. - Ma come sapeva che l'avrebbe trovato qui? -
- Sesto senso, credo. Pensa che mentre se ne andava mi ha visto e mi ha detto: "Professore, manterrà la sua promessa?" e mi ha sorriso ...
Rossi si sentì improvvisamente male.
Non gli piaceva ricordare il sorriso del Lupo.
Non gli piaceva affatto.
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