Per ogni donna...
di Roberto Francesco Cotroneo
La colonna di un porticato: un canale che non scorre.
Un ponte: con la sua storia. Adesso un campo, e un pozzo sterile. Suono della acqua; sorda sequenza di collisione e allontanamenti con un portone verde di alghe. Umido.
Ventoso. Ombra dappertutto.
Si sposta i capelli via dagli occhi con la mano.
Decisamente stupita: e io salivo i gradini di un ennesimo ponte.
Le camminavo a fianco, senza parlare. Si guardava intorno stupita di trovarsi ancora. Il rumore dello zolfo che si incendia: troppo silenzio, a Venezia. Oggi è tutto decadenza, e restauro… ieri infinito ornamento.
Piccioni: infiniti volatili. Infiniti volatili e infiniti ornamenti? Aria, acqua, terra e il fuoco di una sigaretta.
Si sposta ancora i capelli via dagli occhi.
Occhi: plurale, unica condizione per l'esistenza emotiva di questa città. Si sono affaticati per secoli a costruire chiese ponti e palazzi. Furono scelte le pietre più dure e resistenti.
Entrammo nel giardino di una vecchia casa, curato nel modo più estremo e molto grande: unità tra bellezza della natura e geometrico gusto dell'arte umana.
Gardino a Venezia giardino di alghe.
Tutto si colora di giallo e di verde, anche i marmi.
Una statua e ancora un pozzo. Pozzi statue marmi colonne e canali per una donna che
sposta i suoi capelli via dagli occhi.
Per ogni donna che sposta i suoi capelli via dagli occhi, Venezia sprofonda di un centimetro in più verso Atlantide;
per ogni donna che compie questo gesto oggi.
domani ogni
abitante di questa città sarà costretto a parlare un po' meno.
Tra tutte queste isole
cercano qui solo quella che
non è mai esistita.
Nessuno ricorderà più niente dopo
che
sarà ripartito,
rammenterà ancora solo dopo che sarà
ritornato.
Per i cancelli di quel giardino ...
Per ogni donna ...
Per ogni Atlantide ...
Per ogni ...
Per.
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