Editoriale n. 3 anno 2
di Giampiero Prassi
Woody Ghutrie negli anni della grande depressione girava l’America con una chitarra ed un’armonica a bocca, la recente proposizione televisiva del film "Questa terra è la mia terra" ce lo ha presentato come un tipico spirito libero, un uomo "sulla strada": per riprendere un celebre detto di Bob Dyran, che proprio a Woody si deve essere ispirato.
Cosa c’entra tutto ciò con quello di cui. presumibilmente, dovremmo dirci in questo editoriale?
È che anche noi abbiamo uno solo una chitarra ed un'armonica a bocca cioè un mezzo "povero".
Ma questo stesso mezzo povero ci permette (o permetterebbe) un vantaggio molto importante, la libertà.
Ed è del rapporto fra libertà e fantastico e fra fantastico e vita di tutti i giorni che parleremo brevemente.
Il fantastico è stato molte volte definito come LIBERATORIO.
Può significare che fornisce L’EVASIONE, e mi riferirei alla famosa teoria di Tolkien che ricordando nel senso mi sembra dica: "Il fantastico non è la diserzione del guerriero ma l’evasione di un prigioniero" Ci si riferisce come "Prigione" al mondo moderno, privo dei valori- della tradizione e menate del genere.
Questo è in PARTE certamente vero, nel senso che un buon libro fantastico ti ossigena per la durata della sua lettura dalle scorie del "razionalismo di facciata" e dall'ipocrisia della società moderna. Ma la PRINCIPALE e più vera funzione liberatoria non ha semplice valore di "Evasione ", quanto un valore di AZIONE e SCELTA. Due caratteri pressoché indivisibili, che nel loro complesso costituiscono una vera e propria "maniera di vivere e di percepire". La scelta è quella della coerenza, con questo nostro stato d'animo che implica un’AZIONE che si esplica nel MANTENERCI LIBERI di PENSARE E SENTIRE non come vorrebbe l’andazzo delle cose; di rinunciare alla SPECULAZIONE sulla realtà, accettandola così come ci viene IMPOSTA da quella concatenazione di condizionamenti che è e sta diventando sempre di più la società in cui viviamo. Noi siamo quelli a cui non basta quello che ci raccontano, vogliamo INDAGARE da noi la cosidetta realtà: da qui l'amore per la speculazione per l'esplorazione dei LIMITI e oltre i limiti.
Ne è conseguenza un mutamento, è chiaro; stiamo parlando sempre in termini di pensiero, di scritti e riflessioni; ma è lampante come poi si tradurranno (in che misura è difficile quantificare) nel nostro modo di vivere. Possiamo quindi dire in ultima analisi che il fantastico è rappresentante di come noi vediamo il mondo.
Il FANTASTICO come modo di vivere e di vivere LIBERI?
Certamente, per chi approfondisce oltre l’"evasione" è così.
Certamente con diverse vedute e per diverse strade ma non vi pare che le cose, come sono descritte in questo pezzo, abbiano del vero?
Ed ecco che torniamo a bomba su Ghutrie; prendiamolo pure come un esempio di DIFESA della PROPRIA LIBERTÀ.
Quando i discografici e le stazioni radio cercarono di tappargli la bocca con le agiatezze. e il divismo Woody decise di cambiare. Vedeva il rischio di un ristagno, di una sconfitta subdola.
Si capisce quindi come la LIBERTÀ viva sulla VERITÀ, sul sapere quali sono le scelte senza deprezzamento dei valori che ci sono cari.
E concluderei dicendo che adesso sappiamo perché "perdiamo tempo con le fanzines"; perché sentiamo di dover dire e fare qualcosa. E proviamo con tutte le forze a nostra disposizione di ESSERE LIBERI E DI ESSERE VERI, cosa che mai grossi organismi editoriali potrebbero garantire TOTALMENTE. Ed è questa la nostra FORZA.
Ma voi vi domanderete se questo non è come dire … si, quasi un fanatismo religioso, ebbene non lo credo.
Si tratta solo di conoscere come stanno le cose e qual'è l'ordine d'idee che potrebbe trasformare uno sfogo in qualcosa di ben diverso e di ben più vasto di quello che sembri a prima vista.
Liberi dicevamo; noi POSSIAMO esserlo.
Ed ecco perché noi non siamo mai fermi, mai assoggettati a schemi limitatori, anche, come vedete, nel semplice "vestito" esteriore della rivista. Ma attendiamo di sapere se questa visione è reale o se piuttosto questo benedetto fandom non sia solo fumo.
Come temiamo nei momenti di sconforto e di pausa.
IL SEGUITO ALLA PROSSIMA PUNTATA.
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