Ognuno a modo suo
di Maurizio Cavini
Presentazione
Cavini dimostra con questa opera come si possa fare un racconto leggero, divertente ma anche se si vuole caustico. In ogni caso è un racconto dove avvengono fatti concatenati e conseguenti.
È un esempio di scrittura tranquilla affrontata nettamente e senza sbavature.
Non ci sono grossi temi, ma piccole annotazioni che a ben leggere forse sono una presa in giro della guerra automatica e della volubilità delle nostre azioni.
Antoine Percival i Vecchio vagabondava intorno alla 14esima macchia Stellare in normale giro di perlustrazione. In realtà non era molto vecchio, ma le spesse sopracciglia grigiastre e il brutto vizio di tirar su col naso gli davano un aspetto spento che lo sprovveduto poteva scambiare come la perdita di ogni entusiasmo giovanile. Borbottava spesso e qualche volta parlava da solo; passeggiava avanti e indietro lanciando sguardi esperti agli strumenti, quasi sempre silenziosi, Masticava gomma, non fumava, ascoltava musica e si puliva le unghie sporche con un temperino spuntato (come diavolo faceva. a sporcarsele?).
Ogni tanto scorreva la sua agenda, controllando quante navi aveva abbattuto, e allora instancabilmente il suo dito scorreva sugli stemmi di grado sparsi sulla tuta e dava loro una spolveratina. Impugnava anche il calcio del laser, che non aveva mai usato.
Eh, eh. Non riusciva a trattenere una risata. Ognuno ha il suo modo di fare la guerra!
Alle volte sfogliando qualche rivista o ascoltando la radio o componendo la parola "amore" in un cruciverba, ricordava di non essere sposato, di non avere neppure una donna che lo aspettava da qualche parte; nei momenti più neri arrivava a riconoscere anche che non aveva nemmeno idea di dove trovarne una. Una con cui valesse la pena. Ci pensava e tutto allora, nella sua vita ordinata, pareva suonare stonato. Ricominciava a passeggiare, avanti e indietro, e spegneva la radio o gettava via il giornale, e scorreva la sua agenda e masticava furiosamente la gomma. Si guardava allo specchio, vedeva un uomo abbruttito, con la barba lunga, che dimostrava 40 anni invece dei 30 non ancora compiuti.
Ma poi si schiaffeggiava e si stropicciava gli occhi.
- Ehi! -
Chi aveva parlato? … Ma era lui che aveva parlato, stupido che era. Ehi, vecchio stupido. Non sei ridotto poi così male. Dopo la guerra ti rifarai. sicuro, sarà così. E rideva, e si dava botte in testa.
Che risate. Eh, eh. Ognuno fa la guerra a modo suo.
Il vecchio Antoine Percival in quel momento stava tentando di farsi servire un whisky dal distributore automatico, che sembrava fare il furbo. Così rifilò un cazzotto sulla testa di latta del distributore, che sussultò sprizzando gocce rimaste imprigionate nelle cannelle. Bestemmiando il Vecchio dovette accontentarsi di vino bianco in lattina con scorza di limone.
Stava sorseggiandola senza soddisfazione quando le strumentazioni sibilarono e ticchettarono perché una nave era penetrata nel suo settore spaziale e si avvicinava a velocita sostenuta. Era un incrociatore nemico, una furia di guerra, enorme. Nello splendore della sua potenza probabilmente non si sarebbe accorto del piccolo "scout" per molto ancora. Antoine si abbandonò sul sedile e fece scrocchiare le dita, gettò via la gomma e ne scarto una nuova, il suo stomaco borbottava. L'almanacco bellico annuale lo catalogava come un incrociatore multiplo della classe TDP 1016, temuto da tutti col soprannome di "Turbo stellare", e dava una quantità enorme di informazioni sulla sua struttura. Le piantine, l'equipaggio, i punti deboli, le sezioni dei motori, i modi per manomettere le strumentazioni. E pensare che era nemico! Curioso davvero.
Certo con la sua piccola navicella non poteva neanche fare il solletico a un simile mostro, ma per sua fortuna disponeva di un’arma sottile: con il "raddrizzatore raccapricciante al metallo" di sua invenzione poteva mutare i sistemi elettronici a distanza. Eh, eh, per fare la guerra ci vuole intelligenza e un pizzico di fantasia. E con la fantasia che possedeva lui sconfiggere il nemico è quasi una noia.
Bé, era ora di mettersi al lavoro. Antoine si rimboccò le maniche (in senso figurato, perché indossava una tuta pseudo-metallica e, dannazione, non riusciva a trovare l'apriscatole), sul monitor scorrevano le unità presenti sull'incrociatore:
tecnico cyborg addetto alla rotta, CP02, soldato di prima classe, soldato di seconda classe (in che senso di seconda?), robotoscooter, cuoco automatico PH-1215 - STOP
- Questo fa al caso nostro.
Ed ora la sequenza degli oggetti:
cacciavite, tubo compressore, dado del 12, condizionatore d'aria, pennello piatto da elettricista, salmone bianco tipo canadese precotto (e questo da dove arriva? La solita confusione!), radio a transistor senza antenna, stock di bottoni dorati a un centesimo l'uno (da non perdere), pinza, iniettore, accendigas elettrico - STOP
Perfetto.
Antoine raccolse con calma le schede del cuoco automatico PH-1215 e dell'accendigas elettrico, poi individuò le unità reali presenti sull'incrociatore e si mise in contatto. Ricontrollò ancora una volta le piantine.
Gli bastò invertire due bit di informazioni delle memorie del cuoco e rendere inservibile l'accendigas.
Si stirò sulla poltroncina imbottita, sbatté i piedi sulla consolle, iniziò a pulirsi con cura le unghie. Una vera scocciatura starsene lì un mucchio di tempo da solo soltanto per dare una lezione ogni tanto a quei quattro mentecatti.
Si accorse che dalla pagina spiegazzata di una rivista due occhi dolci e chiari di donna lo stavano osservando. Si alzò e gettò nell'inceneritore la pagina prima che lo assalissero strani tormenti. Non poteva permetterselo ora che era in servizio attivo.
Controllò l'incrociatore sugli schermi, ancora intatto.
Non lo sarebbe rimasto per molto.
Eh, eh. ognuno fa la guerra come meglio crede.
Sull'incrociatore TDP 1016 le sirene lanciavano urla da incubo in tutti i corridoi del settore N, mentre le luci viola avvertivano pericolo interno.
Il tenente della sicurezza si svegliò con un grugnito, si stropicciò gli occhi appiccicosi con una mano, grattandosi contemporaneamente i corti capelli serici con l'altra. Da dove stava non riusciva a vedere la consolle. Scese dal letto ed inforcò gli occhiali con montatura nera, il che non migliorò di molto la situazione.
- Attenzione! A tutti gli uomini della sicurezza! – blaterò; le sue dita grassottelle scorsero i numeri in continuo mutamento sugli schermi. - L'allarme riguarda l'ala 16. Accumulo di gas esplosivo individuato dai sistemi antisabotaggio computerizzati.
Qualcuno risponda alla chiamata! -
- Presente "ten", sono Rogg. Mi trovo sul luogo; sono solo ed ho indossato la maschera antigas. -
Il tenente si accorse di poterlo vedere attraverso una telecamera a circuito chiuso. Agguantò da una scatoletta di metallo un pezzo di tabacco ed iniziò a masticarlo, facendo scorrere fiotti di saliva sulle labbra carnose. Da lontano sembrava che le sue mandibole stessero lavorando su una palla di gomma.
- Datti da fare Rogg. -
- Ho localizzato la perdita: è un locale cucina. La porta è chiusa; sento dei rumori. -
- Chiedi chi è, dannazione! -
- Sicurezza! Chi c'è lì dentro? Aprite immediatamente la porta! Rispondete! –
La voce era chiaramente artificiale: - Certo che rispondo, sono un robot PH-1215 addetto alle cucine. -
La cosa lasciò interdetti sia il tenente che il soldato.
- Si può sapere cosa stai combinando? -
- Sto preparando uova sode. È nel menu giornaliero. -
- Accidenti a te! Stai riempiendo di gas l'incrociatore. -
- Dite? -
Questo PH-1215 non sembrava molto preparato ad individuare perdite di gas, e non sembrava neppure desideroso d'imparare.
- D'accordo, d'accordo. Ora chiariremo la faccenda, intanto apri questa porta e chiudi il gas -
- Impossibile. -
- Impossibile? Come sarebbe a dire? - farfugliò il "ten". -
- Già, come sarebbe a dire? - Puntualizzò Rogg.
- La mia unità è stata dotata di tastiera di comando, prendo ordini solo attraverso quella e preceduti dal codice di servizio. -
Calma. Rogg si sforzò di mantenere un comportamento distaccato.
- Mio caro PH-1215, se la porta è chiusa come posso darti ordini attraverso la tastiera? -
- Se la domanda intrinseca è come mai la porta è chiusa, posso rispondere. Noi robot PH-1215 siamo molto semplici e quindi facilmente raggirabili. Succede spesso che qualcuno ne approfitti per entrare qui e sgraffignare qualcosa da mangiare, così mi sono chiuso dentro e basta. Appena avrò cotto le uova sarò da voi … Tenente, non vorrete mica sgraffignare anche voi? -
Rogg scoprì attraverso un apparecchietto ad analisi chimica che la concentrazione di gas era in aumento.
- Insomma possiamo sapere quali sono i tuoi ordini precisi? -
- Precisamente: la serie di operazioni volgarmente chiamate preparazione di uova sode (da me catalogata come lavoro-tipo nr. 010 016 AL) comprende tra l'altro ... 9) apertura di un rubinetto a gas (sette varianti conosciute registrate a parte), 10) accensione del gas normalmente effettuata con l'ausilio di un accendino a gas in dotazione, 11) posizionamento di un padellino sopra la fiamma … Il guaio è che il mio accendigas non funziona e ne ho richiesto un altro al deposito. –
- Ti sembra normale Rogg? - Chiese il tenente.
- Direi di no. È impossibile che nella sua sequenza l'apertura del gas sia prima della possibile richiesta di un accendigas funzionante. -
- Se permettete - intervenne l'automa da dietro la porta -ammetto che la situazione è piuttosto imbarazzante. Soprattutto perché nei miei ordini è scritto che dopo l'accettazione della mia richiesta da parte del magazzino dovrei chiudere il gas. Effettivamente appare come una sequenza difettosa. -
- Io credo - disse il tenente - che per qualche ragione i due bit relativi all'informazione siano stati invertiti. Un dannato errore. -
- Già, se non si tratta di sabotaggio sembrerebbe così. -
- Uhm. Si, si, potrebbe esserlo. Chissà? Un problema.-
- PH 1215, che intenzioni hai ora? -
- Mi spiace. Come vi ho detto sono molto semplice, non sono dotato di autodecisione: posse esprimere pareri, ma questi non possono influenzarmi. Ed è un bene, d'altra parte, perché non potrei essere in grado di giudicare con sicurezza. Se agissi di mia iniziativa commetterei errori, combinerei un sacco di pasticci, metterei in discussione ogni affermazione altrui, arrivando ad arrogarmi diritti decisionali, e in ultima analisi risulterei anche piuttosto antipatico. Credetemi, è molto meglio che obbedisca e basta. -
- E allora obbedisci e apri questa porta! -
- Non insistete, è inutile vi dico. -
- PH, suvvia ascoltami, sono il "ten". Non crederai che un ufficiale organizzi tutta questa messinscena per fregarti un paio di gallette inacidite ed un quartino di vino dell'esercito? -
- Le uniche verità che conosco e che ho il dovere di consultare sono chiuse dentro di me. Cercate di capire, sarebbe troppo scomodo, troppo umano, dover obbedire a più verità contrastanti. -
- Rogg, non c'è tempo da perdere. Bisogna chiudere i contatori del gas e trovare il pezzo in arrivo dal magazzino prima che arrivi a quel deficiente parlante. Rogg! Che diavolo aspetti? -
- Questo locale cucina assorbe combustibile dai condotti principali, non ci sono rubinetti intermedi, ho già controllato. La porta poi è troppo robusta; il gas è sufficientemente concentrato da far saltare in aria tutta la baracca se usassi il laser. -
- Ehi, ehi, ehi! - Era forse quello stupido PH-1215 a gioire così? - Finalmente mi è arrivato l'accendigas. Avete finito di sabotare le mie attività gastronomiche. Ora farò due belle ovette ... –
Se Antoine Percival il Vecchio avesse conosciuto di persona quel simpaticone che era il tenente della sicurezza, certo non gli avrebbe fatto piacere spedirlo a miglior vita. D'altra parte quel grasso ufficiale sapeva essere un vero scocciatore a volte: avrebbe probabilmente trascorso gli ultimi pomeriggi della sua vita molestando le vecchiette, o annoiando a morte i parenti riuniti in salotto con il racconto di qualche suo gesto eroico, o forse leggendo qualche libro di guerra con l'ausilio di occhiali sempre più costosi. Un vero sciupio di lenti, soprattutto per leggere quella robaccia.
Ad ogni modo in guerra non è possibile andare troppo per il sottile e Amen.
Quando la rosa luminosa dell'esplosione cominciò a scemare spense la telecamera e posizionò il registratore sulla riproduzione. Con il filmato non fanno mai storie e pagano in contanti. Quando ci avrebbe fatto con questo? Ultimamente pagavano un premio poco al di sotto dei due milioni per un incrociatore di quella classe. E modestamente, eh, eh, non doveva spartire con nessuno.
Antoine passeggiò un po', per quello che permetteva l'angusta cabina. Aveva già accumulato un bel mucchio di quattrini in quella guerra e prima che fosse finita ne avrebbe avuti anche di più; dopo avrebbe dovuto riflettere su come impiegarli. Riteneva di trasferirsi in qualche centro commerciale, almeno per i primi tempi, dove un tipo svelto come lui poteva facilmente moltiplicare il proprio tesoro. E contemporaneamente avrebbe cercato una donna. Sapeva che con un po' di tecnica e parecchio denaro era possibile trovarne una molto affascinante.
Si osservò allo specchio, tentò di sorridere; qualcosa non andava. Si passò una mano sulla barba ispida di qualche giorno, masticò la gomma, ricordò che doveva comunicare al Comando l'avvenuto contatto, doveva ritirare la biancheria dalla centrifuga automatica. Tentò ancora di sorridere: un clangore infernale di metallo su metallo gli scoppiò nei timpani; mentre la navicella ancora tremava lo stridore fu quasi subito sostituito senza complimenti dal ronzio cupo e selvaggio di due campi magnetici che si fronteggiano.
Nella navicella tutto ciò che non era sa saldamente ancorato prese ad ondeggiare sinistramente in un clima angosciato degno di un buon vecchio film di Dracula. Percival capì che non c'era tempo per frasi tipo: "Mio Dio, il mio macchinino" o "E adesso chi lo racconta a quelli là?". Sgranò invece gli occhi, gocce di saliva gli sfuggirono dalla bocca spalancata, e sclamò:
- Chi diavolo …! -
Dopo un ulteriore attimo di esitazione, sufficiente alle difese automatiche per entrare in azione, Percival passò al controllo.
Il computer di bordo fornì istantaneamente immagini extraveicolari su sei orizzonti e tutte le notizie relative alla scialuppa sconosciuta che appariva sugli schermi (estratte dal già noto Almanacco Annuale).
Incredibile! E molto imbarazzante, anche.
- Scusate che volete … -
Si trattava di una scialuppa di salvataggio del TDP distrutto.
- Abbiate pazienza … -
Percival si tirò su a sedere e si inumidì le labbra; cercò di concentrarsi. La voce che risuonava negli auricolari era di tipo metallico. Che fare? Cosa sapevano di lui? Era prudente contattarli?
Il suo scout era apparentemente un mezzo civile, non disponeva di armi visibili e il tutto era sufficientemente camuffato per non destare sospetti.
- C’è nessuno a bordo? -
Quale tecnica era necessario adottare? Si schiarì la gola.
-Razza di idioti patentati! Che diavolo vi è venuto in mente di speronarmi? -
- Ma, ma ... Non arrabbiatevi, sono un maldestro. Se mi fate entrare posso spiegare … -
- Roba da matti - Come era andata? Il suo accento era stato sapientemente irritato? Lo sperava. Liberò le chiusure del tunnel N-O.
Dal portello irruppe una grossa scatola grigia con quattro gambe, cerchi di ghisa sul piano superiore e un’infinità di braccia. Percival scosse la testa e stropicciò gli occhi. Il suo tono d'accusa crebbe:
- E tu chi sei? –
- Si … Certo. sono un'unita cucina PH 1215 in servizio sull'andato incrociatore "Il gentiluomo" della classe TDP. È inaudito, sono incorso in un naufragio spaziale, non ci crederete, ma ho appena fatto in tempo a montare su quella scialuppa che ... -
E infatti non credeva ai propri occhi. Il robot non era ovviamente quello che lui aveva manomesso, a bordo di quell'incrociatore dovevano essercene molti. Osservandolo attentamente era possibile riconoscere le ghise come piastre di cottura; era una piccola lavastoviglie quel rigonfiamento sul lato? Il doppio arto a forchetta doveva essere ottimo per mescolare l'insalata. Eh, eh, non immaginava che quei lattoni fossero così … professionalmente dotati. Mentre PH - 1215 parlava lo sportello del forno vibrava nervosamente.
- Siate buono, è vostro dovere soccorrere i bisognosi, è scritto su tutti i codici morali del buon navigatore, non potete ignorare i principi in difesa degli sperduti.
Era possibile estrarre il famoso: "Non seguitemi, mi sono perso anch'io".
- Siete cristiano? -
Percival scosse la testa, incredulo, estrasse dalla tasca la mano e puntò un dito aguzzo come uno spillo verso il robot.
- Al tempo, i doveri di cui parli fin dove arrivano? Tanto per rifletterci. -
PH - 1215 roteò lentamente un cucchiaino da te, scegliendo le parole. Capiva che non era il caso di esagerare. In qualche suo recesso un altoparlante emise un suono simile ad un colpo di tosse.
- Ecco, offrire asilo, prima di tutto, e fornire il necessario per il sostentamento fino al primo scalo (avete prese da 320 a bordo?).
Percival cercò di calcolare quanta energia gli avrebbe ingoiato quel mostro prima del rientro. Stava ancora contando sulle dita quando gettò improvvisamente uno sguardo sospettoso nel buco nero del tunnel N-O.
- Un momento, eri solo lì dentro o … -
- Ecco, in un certo senso si. Si. -
- In un certo senso come? -
- Insomma, non ne sono sicuro, ma credo che in giro ci sia un'altra scialuppa piena zeppa di ausiliarie. -
- Ausiliarie ... donne? -
- State calmo signore, non sarete mica di quelli che si scaldano subito ogni volta che vedono una gonnella. -
- Zitto ignorante. Sono sei mesi che non vedo un essere umano. -
- Capisco, ma vi consiglio di non affrettare decisioni. -
- Tranquillo, al punto in cui sono non saranno mai racchie abbastanza. -
- Oh, no; se è solo per quello sono molto attraenti (per gli umani, dico), ma credetemi, sono delle vere piantagrane. A bordo ne avevano tutti fin sopra ai capelli, sempre a lamentarsi, e come al solito le peggiori si salvano. -
- Senti senti, una cucina ambulante che si intende di ragazze, ths. –
- Cuoco automatico, prego. E poi se permettete ho una certa esperienza. È vero che ormai monto in servizio su navi da guerra da quasi 9 anni, ma in gioventù, ih ih, ne ho passate veramente di tutti i colori. –
Per Percival la situazione era molto imbarazzante oltre che imprevista; non si era mai intrattenuto a parlare con una cucina e immaginava fin dove poteva arrivare quella conversazione. Tutto sommato parlare di problemi sentimentali con un robot non sembrava neanche una cosa sana, un po' come essere pazzi. Ma che doveva fare^
. Mi stai forse consigliando di lasciarle alla deriva? Non eri proprio tu che parlavi or ora di quegli strani diritti? Una scialuppa, diamine, e piena di DONNE. –
- Oh, mi guarderei dal consigliarle una cosa del genere. Diciamo di agganciarle e trainarle fino a destinazione senza contatti diretti. –
- Non mi sembri un gran bel consigliere, però devo ammettere che sei un tipo interessante. Facciamo come dici tu e poi scambiamo due chiacchiere.
Iniziarono subito le procedure per il ritrovamento della seconda scialuppa.
Non era vero, non era possibile. Antoine Percival non credeva ai propri occhi: 17 ausiliarie, tra i venti e i trenta e con tutte le cosine al posto giusto. Aveva la bocca impastata, le mani sudate; guardandole gli si stavano rammollendo le gambe.
- Scusatemi ragazze se ancora non vi ho aperto, ma sono momentaneamente indisposto. A prestissimo. - Percival sfoderò un sorriso irraggiante scoprendo una lunga fila di denti ingialliti ma regolari e un rimasuglio di gomma alla menta proprio sotto molare-premolare destri - A dopo - sussurrò con voce quasi angelica.
Tutte le diciassette ausiliarie lo salutarono nello stesso modo con cui probabilmente le sirene si erano avvicinate alla barca di Ulisse.
PH-1215, piuttosto preoccupato, seguì Percival nel bagno, dove lui era immediatamente precipitato. Entrando i suoi sensori registrarono confusamente saponetta, pettine, pennello, sapone da barba, rasoio, asciugamano in rapida successione.
- Antoine, che stai facendo? Non hai detto che mi avresti dato retta?
Da quand'è che quello scatolone lo chiamava per nome?
- Forse ho cambiato idea - Percival agguantò uno spazzolino e come dal nulla comparve un dentifricio ad alto potere sbiancante.
- Stai commettendo un grave errore. -
Qualcosa di improvviso simile all’incertezza sembrò fermarlo. Restò un attimo lì, senza forze; gli occhi si infossarono e si oscurarono. Era indecisione. La tensione quasi lo fece piangere.
- PH, io sono solo, e le ragazze oltre quel portello sono ... sono troppo per me ... troppo per lasciar perdere così. Non so veramente. -
- Bè, adesso non drammatizziamo. Se ci tieni così tanto allora falle entrare ... - Percival tirò un sospiro e sorrise e iniziò a insaponarsi - … però poi non lamentarti con me quando daranno fondo alle tue riserve di latte. –
- Latte? -
- Dicono che fa bene, e mentre lo dicono ne bevono a litri. E poi ce l’hai la cassettina medica per curarti le ferite? -
- Un momento, un momento. Cos’è la storia delle ferite? –
- Quando diventano gelose graffiano, non lo sapevi? E qualcuna pretenderà che le massaggi la schiena quando è stanca. -
- Massaggi, eh eh, questo non sarà spiacevole, te l’assicuro. –
- Lo pensi tu; hai mai provato a fare torsioni orientali con la punta delle dita? -
- È ... pericoloso? - azzardò Percival.
- No, pericoloso no, ma e una gran faticaccia. -
Dio, perché quella dannata testa di latta faceva tante complicazioni?
- Sta a sentire, sapientone, alla fine è possibile combinare qualcosa con una di quelle? -
- È molto difficile dirlo, vedi: se le fai entrare tutte scatta l’effetto "capannella" (tu resti inevitabilmente escluso e ignorato mentre loro intrecciano futili conversazioni di smalto per unghie e cibi ipercalorici), se invece ne fai entrare una sola i casi sono due: o ci resti incastrato per tutta la vita o la devi sopportare mentre piange e si lagna nel ruolo teatrale "sedotta e abbandonata" (c’è chi si specializza nella parte con corsi serali perché "può sempre servire"). –
Percival si osservò attentamente allo specchio. Aveva effettivamente perso molto del suo entusiasmo e la schiuma da barba ormai secca stava staccandosi a scaglie dal suo viso, come forfora.
- Ma, tu cosa consigli? -
Anche il robot si rendeva canto che la situazione era particolare e si sforzò di essere profondamente serio.
- Allora, ci sono momenti nella vita in cui è necessario fermarsi, e riflettere sul futuro; per decidere cosa si vuol fare e come lo si vuole fare. Non è uno scherzo. Tu sai cosa vuoi fare? –
Parlava esattamente come un prete protestante. Dove l'avessero pescato non si sapeva.
- Certo: guadagnare molti soldi e sposarmi una femmina da sballo con cui spassarmela giorno e notte, finché ne ho voglia. Mi sembra pratico e semplice. -
PH tremò tutto in segno di disapprovazione.
- Ma cosa dici, qui di semplice c'è solo la montagna di sciocchezze che usi al posto delle parole. –
Accidenti a lui. Quand'è che gli aveva dato tanta confidenza?
- Femmine come dici tu non vale certo la pena di sposarle, tanto varrebbe mettere l'anello a una di quelle stupide ausiliarie. Ehi, tonto! Stiamo parlando della tua vita! Ascolta, ci sono un mucchio di modi per fare le cose e ognuno ha diritto di scegliere il modo che preferisce. -
- Lo so, anch'io dico sempre … -
- Ma bisogna essere ben sicuri di quel che si vuole, per non finire male e magari fare anche la figura dell'idiota. Ne sei veramente sicuro tu? -
C'era da uscirne pazzi. Era un predicatore delirante. Che stava cercando di dirgli? Poteva essere che si fosse sbagliato? E tutti i suoi sogni allora? Che una vita libera e spregiudicata fosse peggio di una lagna tipo casa e caminetto? Che un conto in banca esiguo fosse preferibile ad una grossa fetta negli utili della Trasporti Stellari Riuniti?
Cosa voleva veramente? Le donne e il denaro? La fine della guerra? Essere ammirato e invidiato? Il potere con tutti i suoi requisiti?
A pensarci c'era del vero in ciò cui accennava il robot, poiché riflettendoci lui non voleva molto, semplicemente essere felice. Ne aveva il diritto. Arrivare ad essere felice qualunque fosse il modo, e probabilmente era possibile arrivarci senza fare del male a nessuno.
- Hai trovato il tuo modo? -
- Senti PH, ti dirò la verità, sei un antipatico rompiscatole, ma parli come un libro stampato e sei saggio. -
- Ho solo molta esperienza. -
- Penso che per il resto del viaggio farò a meno delle nostre ospiti, e credo non ci sarà ugualmente da annoiarsi. -
- Lo credo anch'io, ti insegnerò parecchie cosette sul futuro. All'arrivo prenderai un bel po' di soldi per quell'incrociatore. -
- Ma ... ! PH, mi spiace, tu sapevi? -
- Si, l'ho capito. Comunque lasciamo andare. Il colonnello era un tiranno e pace all'anima sua. Ti darò qualche consiglio su come impegnare quei soldi. –
Percival si pulì la faccia, ripulì il bagno. Spense l'audio extra veicolare da dove arrivavano le prime proteste delle ausiliarie.
- Perché non mi racconti qualcosa Antoine. -
Percival scoppiò a ridere. Chi l'avrebbe detto che una cucina fosse tanto di compagnia? Soltanto qualche minuto prima gli avrebbe fatto vedere le sue medaglie, o lo avrebbe sfidato a poker, ma adesso non ci pensava nemmeno. Era da tanto che non parlava con qualcuno.
Chissà che bene gli avrebbe fatto.
- Lo sai PH, quando ti sento parlare mi ricordi una persona che conobbi tanto tempo fa. Era il lontano...
Adesso che il tempo è passato Antoine Percival ripensa con nostalgia a quel viaggio. Una brava persona quel PH. Le ausiliarie sono andate; 1215 è ripartito e ogni tanto scrive; la guerra è finita.
Antoine ha convenuto con sé stesso che pensare alla gloria è un bene, come sognare, ma quando tutto resta un sogno è anche meglio.
Si è trasferito su un mondo periferico; ha comprato una gelateria già avviata e guadagna benino. Si è sposato e ha avuto dei figli.
Sua moglie non è alta e non è bionda, ma è dolce e ha uno sguardo intelligente. Non sa chiarire il perché l'abbia portata all'altare; l'unica ragione apparente risulta (qualcuno obietterà che è insufficiente) che ne è innamorato. La gente del posto è calorosa. Lui è finalmente felice.
Tutto va a meraviglia. Che altro c'è?
Sapete l'ultima di PH-1215? Ha stretto un rapporto con un'aspirapolvere. Dice che è un animo semplice e non si dà delle arie. Però si lamenta; sembra che a lungo andare sia un po' noiosa. In una sua lettera affronta il problema dei sogni che restano sogni, sapete?
Secondo lui se uno fa una cosa e nessuno viene a saperla è come se non l'avesse fatta. E fin qui il discorso fila; è come se fosse un sogno. E i sogni non fanno male a nessuno.
Percival, per lavoro, è costretto due volte al mese ad assentarsi da casa; guarda caso PH gli ha dato appuntamento proprio in quell'occasione per andare a Frisco. Frisco è un postaccio pieno di depravazione, ma c'è anche roba interessante. Sembra addirittura che ci sia finita qualcuna di quelle ausiliarie che ... ricordate?
Bé, ora devo proprio andare perché, sapete, PH ha dato appuntamento anche a me. E lui se ne intende.
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