Gong
di Enrico Tomasini
Prima di iniziare l'esplorazione del pianeta Gong, come annunciato sopra, mi sembra necessaria una breve introduzione riguardante alcuni problemi relativi a questo genere di articoli. Leggendo gli articoli aventi come argomento la musica sulle riviste e le fanzines di fantascienza mi è sempre sembrato che mancassero di qualcosa alla base, fragili costruzioni che un lieve soffio di vento avrebbe fatto facilmente crollare. Cerco di spiegarmi. Un tempo il rapporto fra certa musica e la S.F. mi sembrava abbastanza scontato perché avevo una visione limitata e semplicistica di entrambe. Era sufficiente che in una canzone si respirassero tematiche tipicamente fantascientifiche, musicalità avveniristiche e spaziali, riferimenti al fantastico, perché la etichettassi come musica "fantascientifica". E non poteva essere altrimenti ad esempio per "2000 LIGHT YEARS FROM HOME" degli Stones, o "PIONEERS OVER C" dei VDGG, che parlavano di esploratori di mondi alieni e della loro nostalgia per la Terra. Però, come capita ai maniaci che vanno a ricercare antenati della S.F. ovunque, non ci si ferma a queste semplici affinità, si ricercano sempre nuovi musicisti da inserire nell’ibrido genere. Alla fine arrivo ad avere una lunga sequenza di connessioni fra libri o film di S.F. e brani musicali accompagnata da una strana sensazione di vuoto, un'inspiegabile insoddisfazione e la vecchia, futile domanda di sempre che si affaccia: perché? E i perché sono tanti quanti i cultori di S.F. e gli appassionati di rock (in senso molto ampio). E le possibili spiegazioni sono altrettante: S.F. come sense of wonder, fantasia, sociologia, roba da ritardati mentali, politica; rock come anestetico mentale e liberazione, consolazione e linguaggio nuovo, energia e note riprodotte da un impianto stereo in una camera solitaria. Ognuno dica la sua opinione, scriva, si confronti, pensi. Quanto a me l'interpreto come l'intuizione di un attimo, quando tanti ricordi e tanti progetti si affollano per la mente e solo alcuni, misteriosamente, entrano in armonia e fanno di tutto per emergere e materializzarsi su un foglio o in una successione di note. Detto questo non potrebbe esserci niente di più sterile che fare una storia e una critica scolastica del gruppo in questione. Eppure è necessario perché essendo lontani nel tempo e nello spazio, esiste l'imperdonabile rischio d'ignorarli o di fraintenderli.
Gong, strana band dalla strana musica, una delle poche che possa contare un pubblico così sagace e affezionato. Cercherò di riassumere brevemente la loro storia in quanto esistono già pubblicazioni più complete e documentate.
Fulcro della ruota cosmica Gong è l'australiano Daevid Allen, emigrato nel 1961 in Gran Bretagna, nei dintorni di Londra dove trova alloggio in un appartamento affittatogli dalla madre di Robert Wyatt. Daevid, già capellone e beatnik, diventa quasi un maestro di vita per i membri dei Wild Flowers, i futuri Soft Machine. Poco dopo si trasferisce a Maiorca dove capitano cose abbastanza inverosimili. Trova un milionario americano che lo finanzia generosamente e incontra il futuro sassofonista del gruppo, Didier Malherbe, in quel momento impegnato a fare l'asceta in una caverna nel giardino di Robert Greaves. Tornato a Londra incide cose di poco conto con i Soft machine.
Nel frattempo impara da Syd Barret la tecnica chitarristica del glissando, cioè il far scorrere un piccolo cilindro di metallo lungo le corde della chitarra (cosa che probabilmente Barret apprese da Glenn Ross Campbell dei Misunderstood, ma questo è un altro discorso) Nei S.M. l’australiano non si trova molto a suo agio e, scaduto il suo permesso di soggiorno, ne approfitta per uscire definitivamente dal gruppo e rifugiarsi in Francia. A Parigi incontra la poetessa-cantante Gilly Smith, con la quale fonda la prima formazione Gong. Dopo diverse traversie pubblicano il loro primo album; MAGIK BROTHER/MYSTIC SISTER, registrato verso la fine del 1969. Del 1971, questa volta ancora in Inghilterra, è BANANAMOON con Gilly, Didier Malherbe e importanti personaggi della scena musicale underground inglese, primi fra tutti Robert Wyatt, Maggie Bell e Hugh Hopper. Si tratta di un album di rock piuttosto sanguigno e immediato che non ha molto a che vedere con la fase Gonq vera e propria, nonostante ciò molto bello e interessante. In questa occasione il gruppo acquista l’ottimo batterista Pip Pyle e Tim Blake, dapprima tecnico del suono e poi tastierista. Nuovamente in Francia due dischi marginali: la colonna sonora del film CONTINENTAL CIRCUS e un album con Dashiell Hedayat, poeta freak che inserisce nel disco la voce di Wiliam Burroughs in modo tale che egli sembri presente alle registrazioni, con grande disappunto di Daevid, proprietario dei nastri. Verso la fine del '71 esce uno dei dischi più importanti, CAMEMBERT ELECTRIQUE, tratto d'unione fra passato e futuro della band in quanto mantenendo una linea di continuità musicale con i precedenti lavori, contiene in embrione la mitologia GONG, quella che sarà al centro della famosa trilogia. A cavallo fra il '71 e il '72 tengono il loro primo vero e proprio tour al quale partecipano anche LoL Coxhill e Kevin Ayers, reduci dalla intelligente ma sfortunata avventura Whole World. La loro permanenza è breve, come pure quella di Pip Pyle che andrà con gli Hatfield and the North.
Segue un periodo di sbandamento dal quale escono grazie all'aiuto di Jean Karakos e Giorgio Gomelsky, due personaggi molto attivi nella musica alternativa del periodo. Firmano un contratto con la Virgin e partono con la trilogia di RADIO GNOME INVISIBLE. Della fine del '72 è la prima parte, THE FLYING TEAPOT, durante la cui registrazione entra nel gruppo il chitarrista Steve Hillage. Nei tre dischi facciamo la conoscenza di Zero the Hero e dei Pot Head Pixies, che fungono da filo conduttore della storia e unico punto fermo in un mare di situazioni caotiche e strani personaggi.
I PHP, specie di folletti sballati che si spostano per mezzo di teiere, arrivano un bel giorno sulla terra, vi incontrano il buon Zero e lo portano sul proprio pianeta. Dopo fantastiche avventure Zero ritornerà sulla terra. Tutto qui, in apparenza.
Quindi nuovo sbandamento con la /temporanea formazione dei Paragong e rimpasto del gruppo che vede ora come batterista Pierre Moerlen, causa di tanti futuri guai.
Seguono ANGEL'S EGG e YOU, seconda e terza parte della trilogia usciti rispettivamente nel '73 e nel '74. Moerlen e il nuovo bassista Mike Howlett eliminano con la loro preparazione tecnica quanto di confusionario e di sconsiderato vi era nei Gong. Se da un lato la musica perde spontaneità dall'altro ci guadagna in perfezione formale. Dall'incontro fra bravura tecnica e fantasia alleniana, fuse senza prevalenza dell'una sull'altra, nasce quello che secondo me è il loro capolavoro: ANGEL'S EGG. Ma è solo un episodio: già in YOU comincia ad avvertirsi la pesante prevalenza della bravura fine a sé stessa, dell'arido virtuosismo. Il fatto provoca l’abbandono del gruppo da parte di Gilly Smith, Tim Blake e, poi, di Daevid e Steve Hillage; Daevid si concede una pausa maiorchina e pubblica due dischi, bizzarri com'è nel suo stile.
Nel ‘77 un avvenimento importante Jean Karakos organizza a Parigi una reunion dei Gong, i quali accettano di buon grado, in nome dell'amicizia e dell'aiuto ricevuto anni prima. Il concerto viene registrato dalla Tapioca di Karakos benché il gruppo, anche se sciolto, fosse ancora sotto contratto con la Virgin. Ne nascono grane legali, nonostante le quali la Tapioca riesce a pubblicare GONG EST MORT, VIVE GONG; per rappresaglia la Virgin, oltre all’azione legale contro Karakos, pubblica un inconcludente GONG LIVE. Dopo la reunion Daevid passa attraverso diverse esperienze. Incide FLOATING ANARCHY con gli Here and Now, interessante ma niente di eccezionale. Tempo dopo lo si ritrova negli USA. Vaga per la California in compagnia solo della chitarra e di alcuni nastri, attorniato da un piccolo gruppo di entusiasti. Il 7 ottobre '78 al Greenwich Village di New York ha luogo un'incredibile e quasi casuale rinascita del pianeta Gong con Daevid, Gilly Smith, Fred Frith, Peter Blegvad e Chris Cutler.
Con dei baldi giovanotti del luogo fonda i New York Gong, (alcuni membri dei Material e come ospite Gary Windo, attualmente molto vicino ai NRBQ) e pubblica IT'S ABOUT TIME. Poi è la volta dell'avventura Mother Gong ma ormai i tempi sono cambiati e Daevid, pur adattandosi con intelligenza e savoir faire ai tempi moderni, non ha molto da dire a questi giovani disillusi o a quelli innamorati solo delle immagini dei video musicali, e gli altri in genere e molti preferiscono ascoltarlo com'era ai tempi aurei.
Nel frattempo Pierre Moerlen, coerente con la sua idea della musica, ha portato avanti la sua squallida versione dei Gong, limitandosi ad aggiungere il proprio nome alla vecchia etichetta.
La musica in questione è jazz rock dei più deboli, allo stesso tempo elitario e di facile presa; chiuso in sé stesso, sterile e, in fondo, triste. Simile per molti versi a tanti altri mistificatori, alla Pat Metheny, o alle ultime versioni di gruppi un tempo gloriosi come i Soft Machine e i Weather Report. Tempo fa lo sprovveduto è venuto a Milano con il proposito di suonare anche a Milano, dove è stato accolto molto calorosamente. Si può dire che dai tempi di Santana nessuno aveva suscitato un simile entusiasmo.
Questa, a grandi linee è la storia di Daevid e dei Gong.
Nel riassumerla ho cercato di evitare certe sciatterie tipiche di alcuni loro biografi, prima fra tutte la puerile esaltazione della droga. Anche se essa ha avuto un ruolo non trascurabile nell'elaborazione della loro musi a, è da irresponsabili un'esaltazione a senso unico. Per fortuna sono ben altre le ragioni della loro validità. Innanzi tutto l’assoluta mancanza di serietà che non ha impedito, anzi ha permesso loro, di produrre inconsapevolmente dei veri capolavori. La musica non è concepita come mera bravura tecnica e professionalità, cose aborrite da Daevid; anziché limitarsi a suonare all'interno degli schemi prefissati (non che sia facile, d'accordo) preferiscono giocarci, romperli come si rompono i giocattoli troppo complicati e fragili nelle mani dei bambini curiosi, e poi ricomporli come piace loro di più. Gli elementi extramusicali inseriti non sono subordinati, ma si fondono con le note dando luogo a un linguaggio veramente nuovo.
Provate ad esempio a seguire le avventure di Zero e dei Php non solo ascoltando, ma guardando le coloratissime copertine, interpretando i testi e le bizzarre note di copertina. Quella che ne salta fuori, è una concezione direi frameriana dell'arte; il lettore/ascoltatore non subisce più o meno passivamente le invenzioni dell'artista, limitandosi esclusivamente ad ammirarne la bravura e sforzarsi di interpretare l'opera, dare ad essa una dimensione storica e artistica (come succede, secondo me, con gran parte della musica classica, del jazz e della letteratura maggiore). Al contrario egli diventa partecipe di queste opere, costruite in modo tale che egli dia un apporto creativo, dia uno stimolo alla propria fantasia non subendo più il testo. Con essa può intervenire e immaginarsi quanto non è espresso compiutamente, può reinventare dal proprio punto di vista i viaggi di Zero, così come diventare un personaggio del ciclo del fiume, Audrey Carso e uno dei ragazzi selvaggi di Burroughs. E ancora: ricostruire secondo la sua sensibilità la storia del pianeta Kobaia dei MAGMA, gruppo molto affine ai Gong. Questa mi sembra la maggiore differenza fra La buona S.F. (e la buona letteratura fantastica) e la letteratura mainstream. Una stimola l’invenzione e la fantasia, è creativa, per usare una parolona.
L'altra cerca di spiegarti come vanno le cose; si sforza di fornire una spiegazione o quanto meno da un'interpretazione personale dell'autore riguardo all'esistenza. non c'è superiorità dell'una o dell'altra; semplicemente rispondono a bisogni diversi e vanno gustate con il dovuto spirito.
Come i dischi dei Gong.
Bibliografia critica
Radio gnome invisible. What's Gong on? Stampa alternativa 1981
Al Aprile, Luca Mayer: La musica rock-progressiva europea, Gammalibri 1980
Luca Mayer: Camemvert ottanta in Musica 80 n. 10, dicembre 1980
Discograficamente i Gong si vendono per poco. nel senso che diversi loro lavori sono disponibili in edizione economica.
CAMEMBERT era stato stampato tempo fa nella collana Caroline della VIRGIN e alcune copie devono essere ancora in circolazione. Lo stesso vale per BANANAMOON.
ANGEL’S EGG e YOU sono invece nella collana Orizzonte di Ricordi, dove si possono trovare anche FISH RISING di Steve Hillage e i due stupendi album degli Hatfield and the North nei quali suona Pip Pyle. Si tratta degli unici due dischi di questo sfortunato gruppo, il primo omonimo, il secondo intitolato THE ROTTER'S CLUB.
In seguito la Virgin fece uscire una raccolta, AFTERS, comprendente inediti e brani apparsi su antologie.
Di THE FLYING TEAPOT non penso esistano edizioni economiche. La MATERIALI SONORI ha pubblicato il doppio Live GONG EST MORT, di gran lunga più interessante del corrispondente Live virginiano. Da evitare accuratamente le cialtronerie di Pierre Moerlen, ma se non 'potete farne a mero …
Infine alle persone facoltose consiglio di acquistare il triplo album GLASTONEBURY FAYRE FESTIVAL registrato nel corso dell'omonima festa dell'underground inglese del 1971 e recentemente ristampato. Oltre a una facciata occupata interamente dai nostri eroi contiene l'incredibile "Out, demons, out" della Edgar Broughton Bard, "Dark Star" dei Grateful Dead e altre gemme di gente quali Brinsley Schwartz e Mighty Baby. Per indicazioni discografiche più complete vi rimando al libretto di Stampa Alternativa.
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