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In memoria di Pieter Van Houten


Come tutti certamente saprete è morto Pieter Van Houten, conosciuto come "Pierre".

La notizia ci ha preso alla sprovvista e quindi ci affidiamo a commenti emozionali ed immediati, che ci sembrano comunque nel nostro stile.

Pierre ci era caro (al di là delle divergenze su alcune sue idee) soprattutto per la sua onestà intellettuale, per la sagacia del suo agire e la profondità del suo pensiero. D'indole pigra e di costumi smodati, per alcuni rappresentava il tipico poeta maledetto.

Noi non ci pronunciamo, lo prendiamo per quello che è stato e lo ricordiamo per quanto ci legava a lui.

Negli ultimi tempi era rimasto solo, abbandonato da tutti e divorato dalla malattia.

Aveva smesso ogni attività artistica e il vigore di un tempo, aveva partorito negli ultimi tempi quell'opera rivelatrice che è "DANS LA NUIT; UN SONGE" di cui vi facciamo omaggio di una riproduzione.

Noi lo ricordiamo come contraddizione, come sfida.

Era unico, inimitabile.

Un audace.


Note biografiche

Pieter Van Houten è nato il 22 aprile 1921 in un sobborgo di Amsterdam, da Roger Van Houten e Marie Demarque (francese).

Rimasto orfano nel 1926 all’età di 5 anni (a causa di un incendio che distrusse il palazzo dove abitavano i Van Houten) venne accolto dai nonni materni nella città di Brest; a causa dell’indigenza dei nonni entra a sette anni nel collegio religioso delle Orsoline; la rigida educazione tradizionalista si riscontrerà nelle sue opere della maturità crude e contestatrici.

Nel 1941 entra nella resistenza col nome di battaglia Pierre, che manterrà da quel momento in poi anche nella carriera artistica.

Dopa la liberazione abbandona la Francia e comincia un peregrinare per il mondo alla ricerca di una identità.

È il periodo delle crisi mistiche e dell'attrazione premonitrice per le mistiche orientali.

Rientrato in occidente nel 1954 all'età di 33 anni comincia massicciamente la sua attività artistica.

Nel 1957 esce il suo romanzo "Et Nous?" (E noi?), dove si riflette gran parte del suo pensiero attento all'emarginazione sociale delle classi più povere. e dei "diversi", del 1958 sono i Sonetti; tra i quali ricordiamo: "Perversione" e "le Maitre et l'abbe". L'attività prevalentemente letteraria si trasforma a poco a poco in attività grafica; comincia a sfornare i suoi "testi grafici" e le sue "tavole poetiche". La tendenza innovatrice ed acida lo porta in prigione per vilipendio alla repubblica. Rimane famoso il suo gesto osceno alla cerimonia di premiazione (premio della Sorbona) per i sonetti.

Dal 1964 al 1968 vive praticamente nell'ombra lavorando all'opera "Antiqua" tipica del suo periodo intimista teso a valorizzare i valori primitivi. Nel maggio del 1968 partecipa con vigore ai moti studenteschi ed agli aneliti libertari. La malattia (probabilmente di origine venerea contratta in un viaggio a Macao) comincia a divorarlo e nel 1976 subisse numerose cure, in talo periodo rivede "Antiqua" (di cui nel numero precedente abbiamo pubblicato la recentissima revisione di "Primeva") apportando aggiornamenti di sapore più acido e combattivo. Nel 1978 ritorna ad un'attività regolare, esce il suo libro :"Une vie de merde"(una vita di merda) dolente autobiografia pregna di riferimenti alla società moderna ed al suo ritmo di vita.

Dello stesso anno sono le tavole: "Bastille" (Bastiglia) di cui pubblichiamo la riproduzione, "Cooo", "Oncle Sam", "Amerika the Road of the $".

Infine ricordiamo la già nominata "Dans la nuit; un songe" (nella notte; un sogno), tavola che alleghiamo come poster a questo numero di Audax.

È morto il 30 novembre alle 18,30 iniettandosi una overdose di eroina (non si era mai drogato) - si dice dopo aver appreso di essere malato di cancro).

Pieter Van Houten detto Pierre aveva sessantadue anni.


TESTIMONIANZE CRITICHE

DAL NUMERO DEL 15 DICEMBRE 1961 DI PARIS MATCH:

Con "Mon Dieu est Soleil" Pierre si affaccia all’attività pittorico-grafica. Un cerchio di monoliti saluta un sole appena sorto mentre le nubi si diradano.

I massi proiettano corte ombre.

Ci riferiamo a "Le matin" una delle tre tavole di cui si compone l'opera e certamente la più suggestiva.

Pierre ci dice che trarrà da questi spunti primitivi una intera opera. Noi rimaniamo sacralmente in silenzio in questo mattino dei maghi, sunto di emozione e grande amore per una forma di sacro legata ai più alti fasti dell'umanesimo più convinto.


DALLA RIVISTA "MODERN ART" NY maggio 83

"Dans la nuit; un songe".

Ritroviamo Pieter Van Houten in un elaborato di rara tensione, date le pessime condizioni di salute potrebbe ben essere l’ultima opera di questo nostro combattuto contemporaneo caustico e vitale.

Un grande ed ampio lastricato onirico introduce il sognatore al di là del cancello il cui accesso è proibito. Una pin up si asciuga dopo la doccia e invita, procace, al sesso.

L'avventura onirica porta attraverso l'indefinito lastricato alle porte dell'io più vero.

Visione dicotomizzata fra ragione (rappresentata dal tabulato binario) e pulsione istintuale (l'albero nodoso e selvaggio solo su un colle arido).

Due visioni di natura selvaggia accompagnano lungo il corridoio, su tutto il dominio della mortalità umana.

L'aggressione degli spermatozoi all'uovo sono il soggetto di una foto strappata a metà e spillata e la presenza della spilla sancisce come l'atto della vita sia "posticcio", cioè provvisorio. La cornice frastagliata attorno al simbolo denota, altresì l'incapacità di dare una cornice (e quindi un senso, un inquadramento) alla vita.

La visione pessimistica di Van Houten è stata recentemente assunta da eminenti colleghi quale allucinata ma dolorosamente consapevole visione del mondo; dove tutto ciò che ci rimane è l’immagine del disastro.






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