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Notte di caccia


di Bruno Garavini


Garavini lo conoscete già (forse trappo…).

Eppure penso apprezzerete questo lavoro.

In ordine cronologico è precedente a molte opere già presentate su queste pagine.

Questa "Notte di caccia" rappresenta certamente qualcosa per il Garavini: lo si nota dal fatto che a differenza di molti altri racconti del nostro sembra direttamente scaturire da qualcosa di interno, l'atmosfera, i richiami, la stessa cadenza teatrale.

Non esito a definire questo racconto il migliore come convinzione fra tutti quelli di Bruno.

(Abbiamo optato per il disegno satirico che avete appena visto perché ci è stato inviato spontaneamente da Gordini quale "omaggio" alla "belva di Forlì" e penso sia gradito allo stesso Garavini.)


PERSONAGGI CHE APPAIONO

MARIO BRAVI, direttore del carcere di Forlì

IL PROFESSORE, insegnante di Lettere e storia

PERSONAGGI CHE NON APPAIONO:

ENEA, figlio del professore

LINDA, moglie di Mario Bravi

L'azione si svolge a Forlì, in casa di Mario Bravi e in quella del professore - oggi

FONTI MUSICALI:

1ª Scena PROFONDO ROSSO, dal film omonimo - Goblin / 2ª Scena: AMITYVILLE HORROR, dal film omonimo - LALO SHIFRIN / 3ª Scena: TITLE MUSIC FROM A CLOCWORK ORANGE, dal film ARANCIA MECCANICA - H. PURCELL, W. CARLOS, R. ELKIND, VOICES INSIDE MY HEAD, dall'LP ZENYATTA MONDATTA - THE POLICE / 4ª Scena: MIDNIGHT, THE STARS AND YOU, dal film SHINING - interpretato dall'orchestra di RAY NOBLE con la voce di AL BOWLEY


PRIMA SCENA

Buio in sala.

Si apre il sipario mentre cominciano a fluire le note di PROFONDO ROSSO, sempre al buio; il brano si affievolisce quasi subito, ma la musica rimarrà in sottofondo per tutta la durata della scena. Contemporaneamente allo smorzarsi del motivo si accendono le luci, illuminando il palcoscenico.

Una cucina.

A sinistra una porta socchiusa, accanto al muro d'angolo ci sono un lavandino, un frigorifero, una lavatrice, una caldaia; al centro un tavolo con alcune sedie, una finestra mezzo spalancata, a destra spicca un televisore avente il mobiletto ed il video luccicanti (segno di una cura particolare dei proprietari), una finestra chiusa, una credenza.

La porta si apre, cigolando, ed entra Mario Bravi, che la richiude poi con un calcio. Mario Bravi è un uomo sui quarant'anni, anche se la folta massa dei suoi capelli completamente bianchi può spingere ad attribuirgli dieci anni di più: ha il naso acquilino, le sopracciglie nere e folte, è alto e snello e si muove agilmente, la voce e sommessa e carezzevole, leggermente inquietante.

Dopo aver sbattuto la porta Mario Bravi, che indossa un paio di calzoni da lavoro e una camicia militare, si avvicina al lavandino e comincia a lavarsi le mani, con molta cura.

BRAVI (cantilenando "… il sasso spezza le forbici ... le forbici tagliano la carta … la carta avvolge il sasso ... il sasso faceva lo spaccone, ma è bastato un foglio sottile per togliergli ogni visuale, ogni punto di riferimento … si."

"Guardati dall'ira dei mansueti (ora Mario Bravi assume un tono di voce sognante) che verranno per ultimi a reclamare il regno dei cieli … se avranno pazienza! Porgi l'altra guancia attendendo altre batoste CHE NON VERRANNO!"

Estrae fulmineo dalla tasca sinistra della camicia un paio di forbici insanguinate, le guarda, inarca le sopracciglia e, con un gesto di profondo disprezzo, le getta nel lavandino.

Quindi aggira il tavolo, passando accanto alla finestra semiaperta e al televisore risplendente, e si avvicina alla finestra chiusa, che comincia ad aprire in fretta.

BRAVI: "Le luci sono ancora accese (controlla di sfuggita l'orologio da polso) ... bene, bene (si sfrega le mani e ripete, mellifluo ... bene, bene ...".

Si scosta bruscamente dalla finestra e s’incammina verso la porta; fa per aprirla, quando il suo sguardo si appunta sullo schermo lucido. Vedendosi riflesso getta un urlo coprendosi il volto, avanza alla cieca, urtando col ginocchio una sedia del tavolo: la afferra rabbiosamente, roteandola sopra il capo, poi la scaglia contro il video, infrangendolo.

Ansimando Mario Bravi esce, sbattendo la porta.

La musica s'interrompe.

Scoccano undici rintocchi.


SECONDA SCENA

Interno di uno studio arredato spartanamente.

A sinistra una porta chiusa, in fondo al muro adiacente una biblioteca stipata di volumi che hanno l'aria di essere stati letti più volte, al centro una scrivania sopra la quale pende un lampadario acceso, a destra una finestra chiusa. Il lampadario posto a perpendicolo sullo scrittoio illumina un pacco di fogli protocollo aperto e un foglio simile, sul quale un uomo sta vergando dei segnacci con una penna a biro. Questi, seduto dietro la scrivania, dimostra una sessantina d'anni, è completamente calvo e inforca un paio di occhiali dalla montatura pesante che ne accentuano l'aria professorale: gli occhietti azzurri scivolano agilmente sulle frasi del componimento e un lamento gli sfugge ogni volta s'imbatte in uno strafalcione.

Squilla un campanello mentre s'ode il tema di AMITYVILLE HORROR. L'uomo alza la testa di scatto, depone la penna sul tavolo e, sbuffando, scosta la sedia, avviandosi alla porta.

Noi lo sentiamo fare qualche passo nell'atrio, sollevare un ricevitore, mormorare: "Chi è?" con una voce sottile, da persona pignola, quale deve essere ed in effetti è. La distanza non ci permette di ascoltare la conversazione, udiamo però riattaccare il citofono ed aprire la porta d'ingresso. Una breve pausa, poi si avverte, sempre più vicino, uno scalpiccio.

BRAVI: "Buona sera, professore."

PROFESSORE: "Buona sera, dottore. Prego, si accomodi pure!"

Mario Bravi entra nello studio mentre il professore richiude la porta e, appena si riaffaccia nella stanza, la musica cessa.

BRAVI (guardandosi intorno): "Mica male qui, non c'ero mai stato.

PROFESSORE (schernendosi): "Macché … cosa vuole che sia … "

BRAVI (annuisce, calcando maggiormente le parole): "Si, mi creda, si vede che questo è il "sancta sanctorum" di uno studioso, di un uomo che ha dedicato tutta la vita alla cultura: in questa stanza aleggiano gli spiriti di Virgilio, Orazio, Catullo, Petronio, Leopardi, il nostro Pascoli, "Zvanì" ... "

PROFESSORE (divertito da tanta gigioneria, ma adulato nel suo intimo): "Mi dica una cosa, dottore, parla sempre così ai suoi carcerati?"

BRAVI (piega la bocca in una smorfia amara): "Nella mia qualità di direttore delle carceri sarebbe mio dovere, mi è stato rimproverato anche dalla delegazione radicale giunta qualche giorno fa a visitare i locali: " ... oh, sicuro, massima igiene, TV e cinema, ma la cultura, dio, la cultura!" (alza le braccia, agitando le mani platealmente).

Il professore sospira, si toglie gli occhiali e torna a sedere.

Prende il pacco di fogli e li mostra all'ospite.

PROFESSORE: "Vede questi fogli protocollo? Sono quelli relativi all'ultimo compito in classe che ho "osato" assegnare. Sissignore, osato è la parola giusta.

Le leggo il titolo - ho dato un tema unico perché se no tutti si sarebbero buttati su "Che faccio durante il giorno"! (Si rimette gli occhiali) - COSA RIMANE? I VALORI DELLA RESISTENZA, LA COSTITUZIONE ITALIANA E LE NUOVE GENERAZlONI" (si ritoglie gli occhiali). "A dir la verità non mi aspettavo un granché, caro dottore, ma mi sono dovuto ricredere: dottore, quei ragazzi sono analfabeti!.

La prego, non rida, sto parlando sul serio!"

BRAVI (che non gliene importa niente e vuol venire al sodo): "Mi scusi, ma io ..."

PROFESSORE (agita una mano, infervorato): "Fosse solo l'approssimazione, un comprensibile vuoto di memoria - ma potevano consultare i libri! - L'estate che si avvicina, l'irrequietezza dell’età, potrei capirli, dopotutto siamo stati giovani anche noi, vero dottore?" (Mario Bravi fa per ribattere, ma non riesce a superare la barriera logorroica dell'interlocutore).

"Eccoli qua: lo svolgimento più lungo non oltrepassa la facciata e mezzo, dei veri campioni di laconicità, non c'è che dire ... sa in sintesi cosa mi hanno saputo scrivere?

Bene, la feccia (calca malignamente sulla parola) sostiene che la Resistenza nacque per abbattere una dittatura - fin qui non ci piove - che dopo la vittoria fu fondata una Repubblica con una costituzione di cui loro usufruiscono tuttora. Punto.

(Mario Bravi fa per ribattere, ma non riesce a superare la barriera logorroica dell'interlocutore).

"Nessuna analisi storica del periodo in esame - qualcuno paragona il regime di allora con quello attuale, accostando addirittura la Resistenza alle Brigate Rosse! - Tralasciamo quest'involontarie connivenze … cosa scrivono dell'eroismo di tanti sconosciuti che rischiarono la vita per un ideale, sacrificando per esso gli affetti familiari? (la voce sale di tono) Di coloro che affrontarono i lager e le torture più innominabili per sostenere una fede politica?

Non una parola su questo. In quanto ai valori, i partigiani risultano personaggi a metà tra Robin Hood ed il Passatore, che rubavano ai ricchi per dare ai poveri (scuote la testa, amareggiato). Per citare i loro sproloqui: " ... i partigiani li ho visti spesso al cinema … "(ride, livido). Come se noi avessimo recitato quei momenti, vero dottore?"

(Mario Bravi fa per ribattere…).

"Si ricorda di quando le pallottole ci fischiavano addosso e gli ariani ci piombavano sopra, sui loro cingolati ruggenti, i capelli biondi resi lucidi dal sole e dal sudore (il tono diventa melodrammatico), pronti a scannare gli ex-alleati come nemesi ultraterrene?!"

(Mario Bravi fa per…).

"Ignorano ogni cosa sul Referendum, il 22 dicembre, L'1.1.1948, i legislatori che s'impegnarono a costruire le fondamenta del nuovo stato ... io mi reputo capace, dopo trent'anni d'insegnamento, di saper Leggere fra le righe: ebbene, i giovani d'oggi si pasciono come parassiti dei risultati ottenuti da noi con tanta pena (Mario Bravi fa...) e, forti del qualunquismo più arrogante, pensano solo a bere, mangiare, gavazzare!"

BRAVI (minaccioso): "Come chi so io!"

PROFESSORE: "Diceva dottore?"

BRAVI (minimizzando): "Niente, niente ... "

PROFESSORE (esaustivo): "Tacerò sullo stile giornalistico, con tutti gli abusi del caso: "e" maiuscolo scritto "E'" con l'apostrofo di "ei, egli", la scomparsa degli accenti tonici: "viòla, viola … ", "principii" con una sola "i", senza nemmeno l'accento circonflesso...

Ah, maledetto il giorno in cui mi sono dedicato all'insegnamento: "DIES NIGRO SIGNANDO LAPILLO" - (UN GIORNO DA SEGNARE COL GESSETTO NERO, Marziale nda) -

BRAVI (scocciatissimo): "Così parlò Zarathustra ... "

PROFESSORE (che non ha capito): "Prego?"

BRAVI (rapido): C'è Enea? Ero venuto per parlargli, ricorda?"

PROFESSORE (si stringe la radice del naso con due dita) "Ha ragione, mi scusi se mi sono lasciato trascinare ... credo sia di sopra ad ascoltare quella musica moderna ... "

Mario Bravi ringrazia, si avvia alla porta, ma il professore lo richiama.

PROFESSORE (incuriosito): "Dottore, com’è che è vestito completamente di nero, vuole confondersi con la notte?"

BRAVI (gelido): "Devo partecipare ad un funerale."

PROFESSORE (divertito): "Lei riesce ad essere spiritoso anche allo scoccare della mezzanotte!"

Mario Bravi sogghigna, muove un passo verso la porta, ma l'altro non gli dà tregua.

PROFESSORE (querulo): "A proposito, sta bene sua moglie?"

Mario Bravi si volta verso di lui, sogghignando sinistramente e inarcando un sopracciglio a mò di Mefisto.

BRAVI (beffardo): "Detto fra noi, ultimamente si era un po' smarrita, ma infine l'ho convinta con le buone (agita una mano come se stesse pugnalando qualcosa … o qualcuno), e lei si è chetata"(mima la sovrapposizione di più oggetti rettangolari).

PROFESSORE (batte le mani estasiato): "Si, si, se si vuol mantenere lo "status quo" è così che si deve fare! E, mi dica (si china in avanti, assumendo una tipica posa da pettegolo, spalancando gli occhi e tendendo le orecchie), la signora come ha reagito?"

BRAVI (in falsetto): "PER L'AMOR DI DIO, MONTRESOR!"

IL professore rimane di stucco.

Mario Bravi esce.


TERZA SCENA

Musica: "TITLE MUSIC FROM A CLOCKWORK ORANGE".

L'ambiente è completamente buio, tranne che per una lieve sorgente luminosa che avvolge una rampa di scale a chiocciola. La luce è diretta in modo tale che Mario Bravi non si vede mai per tutta la durata della scena, ma sarà invece visibile la sua ombra deformata, stagliata lungo il muro.

La vediamo salire lentamente, simile ad un babau pronto a ghermire la preda, le mani protese come artigli affilati.

BRAVI (come se soffrisse profondamente, la voce roca): "Anche voi avete fatto la resistenza … combattendo feroci corpo a corpo … compiendo disperati attacchi all'arma bianca … che valorosi giovani delle nuove generazioni ... "

Continua a salire.

BRAVI (c.s.) "Loro la sanno a memoria la Costituzione ... l'hanno imparata a letto, possedendo la donna d'altri … "

L'ombra si ferma presso una porta; la musica sfuma, dando modo di udire quella che giunge dalla stanza: "VOICES INSIDE MY HEAD".

Mario Bravi bussa perentoriamente.

Il brano s'interrompe dopo circa cinque secondi, riprende, TITLE …

ENEA: "Sei tu babbo?"

Mario Bravi estrae un microregistratore dalla giacca, lo aziona.

LINDA (suadente): "Sono io ... Linda ... "

Rumore di passi affrettati.

ENEA (voglioso): "Vengo subito, amore!"

LINDA (c.s.) "Sono io. Linda ... "

L'uscio viene aperto violentemente.

BRAVI (satanico): "Cucù!"


QUARTA SCENA

La stessa che nel secondo quadro.

MIDNIGHT, THE STARS AND YOU inizia in sordina, per poi scatenarsi nel finale.

Il professore sta mordicchiando le stanghette degli occhiali, riflettendo freneticamente sull'ultima, enigmatica frase del direttore. Di colpo balza dalla sedia, corre alla biblioteca e afferra un volume, iniziando a sfogliarlo nervosamente, bloccandosi dopo un poco; scorre alcune righe, impallidendo visibilmente.

PROFESSORE (incredulo): "Il barilotto di Ammontillado" del Poe!"

Un urlo proveniente dal piano superiore gli fa quasi cadere il libro di mano: segue repentino il rumore di un corpo che rotola lungo le scale per poi andare ad urtare contro la porta, che vibra violentemente.

Timoroso, il professore si avvicina ad essa, quando un presentimento lo costringe ad abbassare la testa: si china, protendendo una mano verso la soglia.

La ritira macchiata di sangue.

CALA LA TELA






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