Gocce di verità
di Silvio Sosio
Dedicato a Kilgore Trout
Ormai mancavano meno di due milioni di chilometri alla meta.
Indolentemente, XXY torse un’escrescenza superiore verso il compagno YYX, e apertovi un orifizio cominciò a lasciar colare in gocce variamente modulate un liquido rossastro simile a saliva venata di sangue, per poi risucchiarla e ripetere più volte l'operazione, producendo rumori in vari modi e in varie misure repellenti, i quali costituivano in effetti il linguaggio degli "ni. (1)
Almeno ti renderai conto, finalmente, che questa stupida missione non ha alcun senso. Come quelle precedenti del resto, - sgocciolò - cinquecentomila anni abbiamo viaggiato. Cin-que-mi-la se-co-li. A parte il fatto (che non farò notare poiché e davvero una considerazione egoista) che abbiamo sciupato ben un duecentesimo della nostra vita, a parte questo, ma mi pareva ovvio fin dall'inizio che in un tal lasso di tempo, da quando cioè sono partite le emissioni radio che noi abbiamo captato, e che ci hanno permesso di scoprire e individuare questa civiltà, ed ora, che in tutto fa se non vado errato un milione … ventiduemila … e duecento … trecentoquindici anni… che dicevo? Ah, si ... in tutto questo tempo insomma si saranno tanto evoluti da non aver certo più bisogno di noi, da rendere inutile questa spedizione.
L'altro gorgogliò annoiato dalle chiacchere del compagno, che probabilmente aveva già ascoltato in versioni poco differenti alcune decine di migliaia di volte, e distrattamente colò la solita risposta; - "no di poca fede. Tu sopravvaluti i terrestri e sottovaluti noi. -
XXY risucchiò impaziente, mentre con uno pseudopodo secondario schiacciava alcune cisti del quadro comando, inserendo la nave in orbita attorno al terzo pianeta.
- Ma sii realista, YYX! Sai quanto quelle specie scimmiesche si evolvano rapidamente. È passato un milione di anni! - Un po' di saliva per l'eccitazione gli cadde sul pavimento metallico, che si fuse con uno sbuffo di fumo azzurrino.
- Ricorda, XXY, che noi stessi "ni, culmine dell’evoluzione biologica dell'universo, abbiamo impiegato ben settecento anni di "nia, cioè tre milioni e mezzo di anni terrestri, a raggiungere la Verità. E inoltre non è detto che la razza inferiore possa arrivarci da sola, anche in un miliardo di anni.
- Umpf - Traboccò XXY - questa disgraziata Verità' Forse sarebbe stato meglio non scoprirla neppure. Almeno avremmo avuto uno scopo nella vita, quello di cercarla, che comporta meno fastidi di quello di portarla in giro per le galassie.
I risucchi di YYX divennero striduli. - Bada a come parli, eretico! - E poi – fece XXY, continuando imperterrito, - e quando tutti la conosceranno, eh" Allora che succederà? - Terminò con qualcosa di simile a un sorrisetto sardonico su quella parte del corpo molliccio che potremmo definire, in base non tanto a una somiglianza strutturale quanto a una parziale coincidenza delle funzioni "faccia".
Al solo pensiero di tale sciagura YYX lasciò colare da uno dei suoi cinque ombelichi un umore verdastro. Ma si riprese, rispondendo seccato a XXY, mentre con qualcosa di molto simile a una lingua si ripuliva dal liquido: - Se mai dovesse venire quel giorno, caro XXY, noi cambieremo la Verità!
Seduto sul suo tumolo, Dha meditava.
Pensava al lontano, glorioso passato della razza umana, e al presente decadimento puzzolente. Dha amava meditare: in effetti, non avrebbe potuto fare altro, per la sua particolare condizione sociale.
Gli piaceva discutere con sé stesso soprattutto di filosofia.
Era nella posizione da cui poter tirare le somme del pensiero umano di interi millenni. "In più di un milione di anni l'Uomo non ha mai trovato l'assoluta, ultima, omnicomprensiva, vera Verità" si disse. "Oh, a volte c’è andato molto vicino. immagino" ammise, a cominciò a declamare a voce alta, cantilenando: - Ying, Yang, Panta Rei, Cogito Ergo Sum, E=MC² … Parmenide, Eraclito, Socrate, Confucio, Lao-Tse, Buddha, Kant, Schelling, Descartes, Hatter … altre volte non ha proprio capito niente. E ruttò di disgusto, pensando a cose come "crede ut intellega" e "anima copula mundi", ma subito scacciò queste nauseanti pensieri, ritornando al filo del suo ragionamento che aveva momentaneamente abbandonato nello scorrere la galleria di pensatori. "Nessuna delle loro rivelazioni era la Verità. Alcune erano valide solo in occasioni particolari. Eh" sbadigliò, "La legge che sta alla base dell'universo, La Verità da cui tutto si diparte, quella non è ancora stata scoperta, e forse mai più lo sarà."
Dha era appassionato di filosofia da moltissimo tempo, si può dire anzi che non ricordava un tempo in cui non lo era stato. Passava il suo tempo dibattendo fra sé i problemi più complicati; solo recentemente, cercando di tirare le somme di tutto ciò che era stato scoperto dai filosofi, gli era venuta questa ossessione della verità universale. Lui conosceva per filo e per segno il pensiero di ogni filosofo dell'antichità, ma naturalmente non li aveva studiati: nel suo tempo non esistevano Libri né scuole. Egli, come ogni altro uomo della Terra, possedeva un grande sapere nei propri cromosomi mnemonici. Questi erano l'ultimo regalo dell'Età d'Oro dell'Umanità, grazie ad essi ognuno possedeva sin dalla nascita, per via ereditaria, tutta la sapienza accumulata nei secoli da innumerevoli generazioni di uomini. In ogni campo.
Certo, tutto ciò non era servito a molto, purtroppo. Negli ultimi novecentomila anni la Terra era andata trasformandosi. Lo sfruttamento delle risorse naturali era cresciuto nel terzo e quarto millennio fino a superare le capacità di riciclaggio della natura, la quale aveva ufficialmente cessato di esistere, a eccezione dell'uomo e delle lamprede, nell'anno 7225 d.C.. Già dal 6357 era stato necessario convertire i minerali e le altre sostanze non commestibili in cibarie, Infine erano stati mangiati anche materiali che servivano per costruire le macchine convertitrici. Risultato la Terra era diventata un pianeta di merda. Nel vero senso della parola. Anche il nucleo era di merda, così la gravità era un po' calata e la puzza si diffondeva nello spazio. Gli uomini si erano divisi in due caste; i mangiatori e i mangiati, Questo stato di cose durava ormai da tre o quattro secoli. La popolazione era diminuita leggermente, ma l'esplosione demografica negli ultimi centomila anni faceva sì che restassero ancora molti pasti.
"Questo non sarebbe successo se l'uomo avesse conquistato lo spazio" sentenziò Dha. Oggi il tumulo puzzava più del solito. Cercò di non pensarci. "E nello spazio su altri mondi, avremmo trovato la Verità. Ne sono certo".
D'un tratto avvertì un dolore lancinante alla spalla. Sentì il freddo acciaio della scure emostatica penetrargli nella carne del braccio sinistro. Si dibatté un poco senza convinzione, giusto per usanza; del resto la catena lo teneva ben saldo. Dietro di lui una figura sghignazzante si allontanò col suo braccio, mordicchiandolo educatamente. Dha si strinse in quella che gli rimaneva delle spalle. "Ormai non mi resta che una gamba. Si mangiò il ditone del piede e riprese a meditare. Se non ci fosse stata la filosofia, si era chiesto una volta, avrebbe mai potuto accettare il suo destino?
Non c'erano umani in giro quando PP-Loop e Blur'hp emersero in superficie in cielo splendeva come sempre il rossiccio sole della Terra, ma oggi accanto alla Vecchia Fiamma ce n'era un'altra, leggermente meno splendente, e in movimento.
- Due lume in celo. Non pare giusto me. Che ti pensa? - Chiese RR-Luup.
- Forse che Veccia Fiama facciato filio … - Rispose Splof’t stringendosi nell'equivalente bobp-pupl-glop delle spalle. - Lasci perdere. Torniamo fral nostro discorso, riguarda la filosofia degli uomi. –
- Si - disse Prrr-plot - Come dicevo, la problema sta complicato. I umani ha inventati un tumulo di fissologie, … cioè di filo-fi-filo-sofie, oh, … ma noi come facciamo a sapere quale sta giusta eh? -
- Magari mica nessuna la sta. Magari la vera scopriamo noi Of-plof--sglom.
I Frolp-glop-gloft erano molto saggi, ma erano una razza giovane. Si erano evoluti dalle lamprede, e da qualche generazione avevano acquistato la ragione. Forse attraverso lo sterco umano che costituiva il loro alimento principale. Subito avevano iniziato a ciucciarsi la cultura umana, o quanto ne restava, e si interessavano di filosofia, se non di storia, la quale era un po' ostacolata dal fatto che i TLom-pluf-gloob cambiavano nome ogni due secondi. "I nomi sono come gli ospiti" diceva un antico proverbio App-lap-splatt: "dopo un istante puzzano".
- Noi certo ciabbiamo un grandevvantaggio sui uomiani. Noi ciaviamo manco un pregiudizzio. Ciò non lo so cosè, ma io mica ce l'ho. –
- Manco io. Se ce L'havessi lo saprei, qiualsiasi cosa stia. -
Così dicendo Gloobbh inghiottì un succulento stronzo che galleggiava in una pozza di liquido non meglio identificabile. Ma il suo piacere purtroppo dovette essere rovinato. Infatti in quell'istante il figlio di Vecchia Fiamma decise di atterrare, e si posò morbidamente sui loro due corpi, spappolandoli.
Appena il portello fu aperto YYX balzò al suolo senza aspettare la scaletta, impaziente di assolvere il suo compito, rivelare La Verità, come un missionario impaziente di portare la civiltà.
- Non senti uno strano odore? - Gli chiese XXY quando lo raggiunse.
- Già ... che cosa curiosa" –
- Avevano ragione gli arturiani: "mai stare sottovento rispetto a uno shrook o a un terrestre". - Sentenziò XXY. (2)
- Beh, lasciamo questi problemi di second'ordine e cerchiamo un terrestre. -
- Eccone là uno, su quella collinetta. - (Era Dha).
Si avvicinarono, rovesciandosi e risucchiandosi tutti dall'eccitazione per l'intero percorso. Quando furono vicini, XXY disse al suo compagno: -Guarda che strani esseri, YYX. Sono solidi, e hanno un solo membro! -
- Già e anche un solo arto. Ma forse non sono tutti così –
Giunsero finalmente al cospetto di Dha, il quale sputacchiò in segno di saluto. (Per la verità, la razza umana non aveva mai avuto contatti precedenti con gli "ni, il fatto che Dha conoscesse la loro formula di saluto per le occasioni importanti potrebbe dare lo spunto a un saggio, o a una tesi di Laurea, su: "I ricordi ancestrali rivisitati alla luce delle nuove conoscenze metafisiche riguardo la nascita dell'universo e lo svilupparsi in esso della vita a partire da una matrice comune". O forse Dha stava solo sputacchiando pezzetti di sua zia, che sapeva di rancido.) I due "ni si sentirono onorati, e sputacchiarono in risposta.
XXY sgocciolò risucchiò nel Traduttore Universale, che dopo una decina di secondi netti disse, in perfetto accento di Oxford:
- Prima di tutto dicci, o abitante di cotale mondo: avete o no trovato voi la Verità?
- Abbiamo trovato molte verità – disse Dha - ma mai La Verità. -
Non appena la risposta fu colata nel traduttore ai due "ni, YYX disse, tanto contento che gli sfuggì un peduncolo oculare (che si affrettò a risucchiare): - Rallegrati dunque! Noi siamo venuti a portartela! –
Dha rimase a bocca aperta dallo stupore, sembrava non stare più nella pelle mentre aspettava che il traduttore convertisse le sbavate e gli sputi degli alieni in meravigliose parole terrestri.
- Tutto ciò è, è – disse il traduttore - e tutto ciò che non è non è" –
Dha fece una smorfia di delusione. – E sarebbe tutto qui? Parmenide c'è arrivato che la filosofia praticamente non era ancora nata. Ma non basta, non basta. –
I due "ni restarono di sasso. Nel vero senso della parola. Per la prima volta loro avevano subito uno che era tanto forte da far perdere loro lo stato liquido. XXY fu il primo a riprendersi un po' e disse: - Conoscete già La Verità? E l’avete anche confutata? –
- Non proprio confutata … solo non è completa. Io voglio la verità completa. –
- Ahi che sciagura. L'avevo detto che non avremmo dovuto neanche partire! E adesso che succederà quando porteremo in patria questa notizia funesta? Ci faranno a pezzi e ci disperderanno al quattro venti della galassia poi prima di rimetterci insieme ce ne vorrà! Ahinoi! –
I due alieni risalirono sulla loro nave tanto tristi che non superavano il centimetro di altezza mentre la loro superficie si estendeva su quasi tutto il pavimento dell'astronave. Dha non li guardò partire. Aveva altro a cui pensare.
La lezione dei due alieni gli aveva insegnato qualcosa. Qualcosa di essenziale. La tessera mancante del mosaico. Ed ecco che come per magia le varie parti si composero nel cervello, e gli apparve finalmente la risposta, meravigliosamente semplice eppure tanto grande da comprendere tutto, Aveva La Verità. Il volto gli si illuminò di gioia, ed era ancora illuminato quando cadde nella melma, staccato dal corpo. Il suo padrone aveva deciso di dare un festino, e aveva invitato Dha nel ruolo di arrosto.
Tutto ciò che rimase di Dha e della sua Verità fu una piccola, fresca montagnetta di escrementi. Forse un giorno, nutrendosene, una lampreda sapiente avrebbe potuto comprendere.
NOTE: (1) Dite "Lira", dite "L'ira"; sentite la differenza? Raddoppiatela e saprete pronunciare correttamente "ni.
(2) Citazione da "Venere sulla conchiglia" di P.J. Farmer, pag. 15 – Gli Shrook erano animaletti di Arturo VI, analoghi alla puzzola, ma molto più potenti.
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