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Editoriale n. 2 anno 3


di Giampiero Prassi


FINALMENTE! Direte, ecco che T.D.S. ritorna fra i vivi.

In effetti c'è stata una notevole vacanza nelle spiagge stigee di ben quasi cinque mesi, questa discesa agli inferi era inevitabile, veramente inevitabile, se si volevano gettare le basi di un lavoro continuo. Infatti i prossimi mesi vedranno uscire 3 numeri della rivista ed una antologia di racconti tutto si spera entro dicembre.

Comunque il numero 2 l'avete in mano ed il 3 verrà probabilmente, anzi certamente, rilegato mentre voi leggerete queste chiacchere.

E naturalmente seguirà dopo circa quindici giorni il numero 2.

Intanto sono cambiate molte cose nella redazione.

Direi una cosa essenziale per farci ben sperare nel futuro è il fatto che la rivista non viene più redatta interamente da un'unica persona (ovvero il sottoscritto) ma da un gruppo di persone.

I racconti ad esempio vengono scelti da più persone che si dividono il materiale spedito alla redazione.

Questa è una garanzia di maggiore pluralità nelle scelte e di auspicabile obiettività dei giudizi, queste scelte non sono tendenti a realizzare un gruppuscolo ridotto che monopolizzi lo spazio, ma al contrario tendono ad affibbiare ad ogni componente del "gruppo" un proprio spazio di azione e responsabilità.

Sparisce quindi la figura del curatore onnipotente ed onni oberato ed appare il collettivo, un collettivo che come in ogni squadra che si rispetti significa che non esistono primedonne, ma che si lavora tutti per il gol. La sfida adesso per il prossimo anno è quella di mantenere il sostanziale pareggio economico raggiunto per la prima volta quest'anno e definire chiaramente una linea di lavoro meno generica, più finalizzata per poi espandersi sia a livello di lettori-abbonati che a livello di gruppo che riesce realmente ad essere voce di tutti (o almeno di moltissimi) i suoi componenti. Il nostro lavoro è sempre stato lento, modesto, nascosto, ma è cosi che si pongono le basi concrete per un reale sviluppo.

Una espansione che si è già fatta sentire nel passato ma che deve ancora esprimere tutto il suo valore.


Passando al numero; ci sono due racconti di media lunghezza.

Sono lavori antitetici uno drammatico, allucinante, l'altro leggero, oserei dire estivo.

Per la saggistica c’è un lavoro su Lovecraft di Coletto ed un breve "Premio di consolazione" a cura di Roberto D'Onofrio sui film, ovviamente fantastici, maldistribuiti o non distribuiti affatto in Italia.

Riguardo alla scelta dei racconti vorrei spendere ancora qualche parola; le nostre scelte sono sempre state in funzione della promozione di nuovi autori non ancora completi ma che denotano grandi o almeno interessanti capacità, questo nel costante e più generale indirizzo di una graduale elevazione della qualità dei racconti.

I vostri giudizi sono sempre opposti, ovvero c'è gente che approva e gente che critica, in un'ottica a lunga scadenza oserei dire che le critiche servono molto di più che non i commenti favorevoli.

I supercritici fra l'altro sono coloro che hanno più costantemente appoggiato la rivista nell'intento di migliorarla.

Allora … dove voglio arrivare?

Semplicemente ad una precisazione.

Non si può essere severissimi ed operare una scelta rigida, prettamente di gradimento e di merito tecnico; primo perché non arrivano racconti sufficienti ad impostare una così dura selezione. Ma soprattutto se vogliamo dare spazio, incoraggiare e spronare dobbiamo essere aperti e tolleranti (una volta superato un livello di soglia che è determinato inevitabilmente oggettivamente da chi giudica) e guardare anche al complessivo lavoro di un autore alle sue potenzialità che vanno coltivate.

Non dimentichiamoci che fare una fanzine vuol dire andare oltre a considerazioni di carattere meramente tecnico-letterario creando uno spazio accessibile ad una cerchia vasta di persone.

È una questione di partecipazione, di scambio, di comprensione umana, il che se permettete vale di più che non scimmiottare le riviste professionali che per inciso non esistono né sono mai state capaci di sopravvivere a lungo; mentre di fanzines è da vent'anni, bene o male, che ne escono dando a tutti un accesso al dibattito, un accesso alla creatività. I limiti ci sono è inutile negarlo.

E allora ritorna quel lavoro lungo, discreto e modesto.

Un lavoro incessante che ha sempre sostenuto T.D.S. e sostiene tutti gli altri amici del fandom attuale.

E col tempo ne vedremo i frutti.






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