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La goccia


di Mauro Scarpelli


Mauro è una "scoperta" recente di T.D.S.

A suo dire è abbastanza "nuovo" all'ambiente della S.F., ma come narratore ha già avuto dei successi in premi letterari.

In questo lavoro si esprime al meglio ottenendo un forte effetto.

Diversi suoi lavori verranno pubblicati nei numeri a venire di TDS.

Sottolineo che si tratta di opinione personale del curatore, ma in questo lavoro ho finalmente trovato un racconto che mi soddisfi completamente. È breve, ma la dice lunga sulle possibilità di Mauro.


PARTE PRIMA

Non la posso vedere, ne sono in qualche modo impedito, ma la sento gonfiarsi sopra la mia testa. Si agita impercettibile, la tensione sulla sua superficie la fa pulsare come se fosse provvista di vita propria. Ecco, la goccia è caduta sulla mia testa.

Non credevo che una goccia d’acqua potesse fare tanto rumore.

È tanto tempo che sono qui, è tanto che non dormo più.

Non riesco a dormire, l'attesa della prossima goccia me lo impedisce.

Perché sono qui? Quante volte me lo sono chiesto senza potermi dare una risposta? Il tempo è scandito dalle gocce che a ritmo determinato cadono sulla mia testa.

La sento gonfiarsi sopra di me. Pulsa e si agita impercettibile, ma io riesco a sentire la tensione sulla sua superficie che la anima di vita propria. Ecco, anche questa goccia è caduta sulla mia testa. Non finirò mai di stupirmi di come possa fare tanto rumore una goccia d'acqua.

Dove sono non lo so, attorno a me tutto è buio, talmente buio che mi sembra che tutto il buio dell'universo sia concentrato dentro i miei occhi.

Anche il silenzio è assoluto.

È da tanto tempo che sono qui che lo posso sentire il silenzio.

I primi tempi gridavo e piangevo, ora taccio senza lacrime in mezzo ai miei escrementi.

Non mi danno da mangiare, ma un sottile tubicino è collegato ad una vena del mio braccio. Cosa ho mai commesso perché debba essere sottoposto a questa tortura?

Rieccola, sento che sta per cadere.

Si gonfia lentamente, piano piano si protende verso la mia testa, la cerca avida. Sento la tensione sulla sua superficie.

Ecco, la goccia è caduta sulla mia testa.

Il rumore del suo impatto è assordante.

Come mai sono qui? Devo sforzarmi di ricordare, devo pensare a qualcosa che non sia la goccia, devo provarci se non voglio impazzire.

Ecco, mi viene alla mente un esame alla scuola militate. No, non è un esame, è un test psicologico. È forse per questo che sono qui?

Rivedo medici che mi rigirano, psicologi che mi scrutano, militari che mi fanno domande, domande, domande ... Ma cosa vogliono sapere?

Parlano di cose strane, fuori dalla mia comprensione.

Il rumore della goccia che cade sulla mia testa è assordante.

Vorrei poter fuggire da qui. Meglio la vita di trincea, meglio la guerra a questa tortura. Se penso, soffro di meno, non sento la goccia d'acqua gonfiarsi.

Cosa mi diceva il generale?

- Tu non vuoi collaborare! -

Collaborare a che cosa? Vicino a lui uomini in borghese, certamente della polizia segreta, gli facevano da eco.

- Devi sforzarti! –

Sforzarmi a fare che cosa? Dio mio, come vorrei essere fuori di qui. Devo pensare. Devo pensare più forte.

All'infanzia certo, devo pensare all'infanzia quando non c'era la guerra ed il mondo era veramente bello. Dio come era bello il mondo allora. Ovunque io guardassi con occhi di bimbo vedevo maestose ciminiere protendersi verso il cielo emettendo nubi di tutti i colori. La guerra ha spezzato ormai da tempo quelle ciminiere ed i bimbi non esercitano più la loro fantasia nel dare forma di oggetti o di animali alle nubi colorate che salivano verso il cielo.

La goccia rimbomba inaspettata contro la mia testa.

Rivedo ancora quel test, come se il mio inconscio volesse dare risposte alle mie domande. Vedo il volto di una donna che ho amato, l’ultima donna che ho amato. È morta sotto un bombardamento tanto tempo fa. Sento che i miei occhi ricominciano a piangere. Come vorrei che il presente non fosse mai esistito, come vorrei tornare indietro nel tempo a stringerla fra le mie braccia.

Un'altra goccia esplode sonoramente nella mia testa.

Voglio tornare indietro, voglio che tutto finisca, basta con questa tortura inumana, voglio andarmene da qui.

Ecco, non è più buio, anzi la giornata è tersa e rischiarata da un forte sole.

Sono libero, nessuna goccia pende sul mio capo, non sono più legato ad una sedia né ho tubicini collegati al mio braccio.

La donna che ho amato è stupita di vedermi, mi abbraccia forte forte. Ora non ho più voglia di pensare.


PARTE SECONDA

- Bene, nonostante lo scetticismo di voi militari ci siamo riusciti. -

- Professore, nonostante che lei finga di ignorarlo, sa bene che il nostro scetticismo non era per l'operazione in sé stessa, ma per le sue implicazioni successive. –

- Quali implicazioni? Ero certo che lo stress psico-fisico avrebbe fatto emergere in quel militare la sua capacità latente. I test erano stati chiari in proposito.

- Professore, il problema dal nostro punto di vista non è tanto come se ne sia andato, ma dove se ne sia andato e se ritornerà. –

- Dove è andato? Chi lo sa? Certamente abbastanza lontano, forse da sua madre, forse all'infanzia. Certamente ha scelto un periodo della sua vita in cui era felice. Volete sapere se ritornerà? Certamente no. Per tornare ha bisogno di desiderare di farlo e voi avete fatto di tutto perché non lo desideri. –

- Se lei sapeva che non sarebbe tornato, perché non lo ha fermato all’ultimo momento? –

-Permettetemi di rispondermi alla prima domanda, quella che a voi non interessa, come se ne è andato. Questo secondo me è la più importante.

Come avrete notato, durante i tests il soggetto ha dato alcune risposte prima che venissero formulate le domande. Questo avveniva durante i momenti di maggiore stanchezza e di sconforto. Scoperto questo voi avete pensato a come utilizzare la sua capacità di muoversi nel tempo. Non credo di lavorare di fantasia se penso che voi volevate mandarlo nel prossimo futuro a spiare le mosse del nemico in maniera che una volta che fosse ritornato a riferire, voi poteste prendere delle contromisure magari con anni di anticipo. –

- È vero professore, volevamo utilizzarlo all’incirca come dice lei. Del resto anche il nemico sta facendo esperimenti in questo senso. –

- Già, ma ritornando alla prima domanda, la più importante, come ha fatto, mi spiace per voi militari, ma non c'è risposta. Ogni volta che troveremo un uomo in grado di abbandonare il presente, lo perderemo prima che ci sveli il meccanismo con cui la sua mente riesce a dilatare il tempo. Volete che questi uomini tornino, allora dovrete creare un mondo desiderabile, ma se questo mondo fosse desiderabile, essi non se ne sarebbero andati.

Credo che il problema, almeno per me, sia insolubile. Mi spiace ma voi militari dovrete continuare questa trentennale guerra con i mezzi tradizionali. –


PARTE TERZA

I bombardamenti di questa notte hanno ucciso La mia donna.

È la seconda volta che l'uccidono.

Potrei fuggire nel passato di qualche mese o di qualche anno, ma che differenza farebbe? Prima o poi me la ucciderebbero una terza volta. Forse se mi consegnassi ai militari in un'epoca in cui la mia donna fosse ancora viva e mettessi a loro disposizione la mia capacità, forse lei sarebbe salva. Forse in questo modo potrei alterare il futuro.

Desidero alterare il futuro.

Voglio tornare.


PARTE PRIMA

Ecco, la goccia è caduta sulla mia testa. Non credevo che una goccia d'acqua potesse fare tanto rumore.






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