La morte di Megalopoli
di Roberto Vacca, "Oscar" n. 538, "Oscar narrativa" n. 1150, ed. Mondadori, '74, '91-tradotto in tedesco come "Der Tod der Megalopolis", '77, tr. Ragni Maria
Gschwend, © '74, by Arnoldo Mondadori Ed.; 168-176 pagg., 750-9000 £ (0,39-4,65 €); prezzi remainders: 3 €
Altri contributi critici:
-"Il fantastico nobilitato", in "Le frontiere dell'ignoto", di Vittorio Curtoni, "Saggi" n. 1, ed. Nord, '77, pag. 211
-"Cronistoria della fantascienza italiana", di Inìsero Cremaschi, in "Universo e dintorni", "I Garzanti" n. 716, ed. Garzanti, '78, pag. 32
Roberto Vacca, lo sappiamo, è un futurologo, e, in questo suo primo romanzo ha voluto mettere in prosa i suoi pensieri su quel "medioevo prossimo venturo" di cui tanto ha detto.
La storia che racconta è, infatti, quella di un crollo totale degli Stati Uniti d'America, il cui sistema arriva ed, evidentemente, supera, la soglia del tecnologicamente
sostenibile; è un banale ingorgo, la causa prima immediata, che, come in un effetto valanga, va poi a ripercuotersi su, appunto, l'intero sistema statunitense, facendolo crollare, e riportando il tutto a quel medioevo odierno, fatto di barbarie e violenza.
Peccato, però, che la maggior parte del libro si svolga nel "prima", per poi soffermarsi solo sul "dopo", anche se il "durante", il crollo, è descritto abbastanza dettagliatamente.
Ciò che mi è sembrato più attuale, del romanzo, è un suo essere, anche se un pò alla lontana, apparentato col cyberpunk: "...ravvicinerà ogni punto d'America a
ogni altro punto... ogni punto del pianeta sarà più vicino a ogni altro punto del pianeta e rimpiccioliremo la Terra per rendere più grande anche la casa dell'umanità." (pagg. 41-2), si dice di un sistema di comunicazioni innovativo che, poi, all'inizio lenirà un pò gli effetti del disastro, per poi farlo precipitare improvvisamente, e definitivamente; ma il parallelo con gli effetti della Rete mi paiono evidenti.
"Renderà la vita più facile a tutti.... Farà succedere più facilmente tutte le cose che devono succedere per tenerci in vita..." (pag. 43); ma, oltre a ciò, vi si
dice, anche, di ciò che, evidentemente, è il messaggio che preme comunicare all'autore: "...in un sistema unico i guasti si propagano in modo molto più pericoloso di quanto farebbero in tanti sistemi più o meno indipendenti." (pag. 47), poiché se "...un sistema telefonico... poteva andare a puttane senza dar noie alla televisione...", uno unico
può, vi si dice, provocare la catastrofe ultima: "...se il Megamultiplex (quel sistema di comunicazioni innovativo) smette di funzionare l'America resta muta-senza comunicazioni." (pag. 46).
E c'è anche un pò della problematica della globalizzazione, poiché quel sistema, anche se non in maniera così totale come negli States, avrebbe servito il mondo intero; ma è solamente un accenno, non assolutamente sviluppato.
Vacca fa, ad un certo punto, dell'auto-ironia: "Questi previsori professionali e questi profeti sono proprio degli stronzi." (pag. 54), ma è davvero poco: il tutto è reso in una prosa che è quanto di più piatto si possa immaginare, in
brevi capitoletti che lasciano solamente l'idea di qualcosa che si poteva approfondire molto, ma molto di più.
A parte tutto questo, il Curtoni fa un discorso che mi sembra condivisibile, sul fatto che l'autore, pur scrivendo delle cose davvero di non gran livello, venda molto, e sia conosciuto, quando ci sono fior fiore di autori nostrani di Sf che vendono quel poco che sappiamo, scrivono delle cose molto ma molto più interessanti; ma i labirinti dell'editoria, a parte che la situazione è molto cambiata, per fortuna, da quando scrisse quel libro, sono così, e ci si può fare davvero poco.
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