La proposta
di Nino Filastò-FANTASCIENZA
"Cosmo argento" n. 148, ed. Nord, '84, "Edgar fantascienza" n. 6 (22), ed. Interno giallo, '92; 157 pagg., 5.000 £, prezzo remainders: 7,75 €, 170 pagg., 10.000 £ (5,16 €)-premi "Italia" '85 e '92
Filastò, qui al suo primo romanzo, prendendo spunto da un testo swiftiano del 1729, ha dato vita ad un lavoro decisamente originale e, in qualche modo, decisamente di
denuncia sociale, e così non poteva che essere, visto il carattere corrosivo e graffiante del "modesto suggerimento" a cui deve la germinazione. "Niente mondi alieni per oggi" inizia la presentazione di Mauro Gaffo; e di Sf sociologica, infatti, si tratta, di un futuro molto vicino al nostro, in più punti facilmente identificabile con la società in cui viviamo.
Dicevo originale, nel senso di un'impostazione raramente riscontrabile, ma un paio di accostamenti si possono, credo, fare con Delany, soprattutto nelle descrizioni
della povera gente, degli emarginati, degli incazzati. E poi, inevitabilmente, con "Redenzione immorale" di Dick. Infatti la proposta farneticante che viene avanzata in quella situazione già notevolmente degradata è, addirittura, di far passare una legge con la quale legalizzare la vendita di bambini a fini...gastronomici!! Se avete letto il romanzo di Dick, avete già capito perchè i due lavori si accostino l'uno all'altro.
La trama, semplicissima e lineare, vede contrapporsi due personaggi principali, il Signore dei Vetri, il potente che avanza la proposta di legge senza il benchè minimo scrupolo morale, a fini evidentemente e unicamente di lucro, e Degrado (sic!), l'Insistente ("...gli avvocati li chiamano sciacalli, i funzionari dei Palazzi inesistenti, la gente comune raccatta-merda... Si tratta di grattare rogne di chi non ha di che pagare un avocato... si viene pagati per attaccarsi alle costole degli avvocati, poliziotti e gente dei Palazzi e per non mollare finchè non si ottiene qualcosa") che, praticamente con nessun mezzo, gli si oppone o, perlomeno, tenta di farlo. Chi, alla fine, abbia la meglio, non lo dice neppure Gaffo nella presentazione, e non ve lo dico neanch'io: il che, a conti fatti, non è importante; importante sarà, semmai, notare l'abilità con
cui l'autore riesce a rendere l'atmosfera che si respira tra i Vaganti, coloro che, volontariamente non integrati, vivono nella Città Bassa; è qui che, come dicevo, più si avvicina allo stile del Delany di "Nova", "Dhalgren" e altri suoi capolavori.
Tra tutti i personaggi, spicca decisamente Iskra, il Vagante, che, dopo non molto, si affianca a Degrado; è proprio per merito suo se l'Insistente riesce a dare una
direzione al suo agire, prima alquanto sconclusionato, nel senso che non sapeva bene dove sbattere la testa. Comunque, a romanzo concluso, e avendo in seguito letto anche il testo switiano, si capisce benissimo in quale modo il Filastò abbia riproposto la satira dell'inglese; il Signore dei Vetri, nella sua foga di far soldi, non si accorge neppure della vera natura del testo che fa distribuire ai quattro venti; e, apparentemente, neppure la gente che lo legge se ne rende conto, anche per il martellamento pre-proposta.
Io, alla fine, vi intravedo, implicita ma non espressa in alcun modo, una speranza, e questa è data dalla cultura. Se in quel mondo degradato ci sarà ancora qualcuno capace di leggere tra le righe, allora l'ordito del potere sarà smascherato e coperto da una risata; il re è, potrebbe esserlo ancora, nudo.
Originariamente in "Future shock" n. 2, dicembre '88
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