La saga dei Virhel
di Gianni Pilo-FANTASY
"I libri di fantasy" n. 2, ed. Fanucci, '82; 202 pagg., 8.000 £ (4,13 €); prezzo remainders: 7,75 €; © by Fanucci Editore
Romanzo di Space Fantasy, a me ha ricordato "I vendicatori di Carrig" di John Brunner e "L'ultimo pianeta al di là delle stelle" della Le Guin, in quanto a struttura esteriore.
Fusco, nel saggio introduttivo, opera un parallelo, invece, con van Vogt e Vance; sul primo sono in accordo con lui, in quanto a complessità e, soprattutto, in quanto
a vorticosità degli eventi che vi succedono, mentre per quanto riguarda Vance, c'è da dire che le descrizioni paesaggistiche dell'americano sono di una qualità molto ma molto superiore a quelle del Nostro, in quanto a capacità di
creare atmosfere.
Dico subito che questo romanzo non mi è piaciuto un gran che, tanto è vero che dopo i primi nove capitoli ne ho interrotto la lettura. Comunque, in questi primi capitoli
vi sono alcune cose interessanti da notare, al di là della trama, facilmente schematizzabile. L'impressione generale che se ne ricava è quella di assistere dall'alto ad una partita a scacchi di dimensioni galattiche, e, questo, unito
alla relativa semplicità delle mosse, fa si che...: "...donna cominciò a parlare, ed il suono melodioso delle sue parole fu come il tintinnio di gocce d'acqua su un bicchiere di cristallo.". Non è certo alta prosa,
ma qualcosina c'è, di buono!
A questo punto mi viene da dire che codesto romanzo, prima di comparire in questa veste, era già stati pubblicato, a puntate, su Sf...ere; là, in più, c'erano delle illustrazioni del bravissimo Alessandro Bani, mentre qui il Gianni ha aggiunto le parti dell'enciclopedia galattica; tra i due testi, ci sono delle differenze, anche se non sostanziali: "...Alti calici di cristallo, poggiati
su steli sottilissimi, erano disposti dinanzi a piatti di argento cesellato, ...e di argento sbalzato erano fatte anche le posate che si trovavano sulla
tavola imbandita.
I posti che attendevano i commensali erano tredici: sei per parte ed uno a capo tavola, ma non si vedeva alcuno." (Sf...ere-inserto pag. 57)-"Degli alti calici di cristallo poggiati su steli sottilissimi erano disposti dinanzi a
piatti d'argento cesellato, e sempre d'argento sbalzato erano fatte anche le posate che si trovavano sulla tavola imbandita.
Gli scranni che attendevano i commensali erano tredici: sei per parte ed uno a capotavola, ma in giro non si vedeva nessuno." (pag. 81).
Altro espediente letterario usato più di una volta, è quello dello svenimento per questa o quella causa, e il successivo rinvenire del malcapitato in un altro luogo, il suo riprendere coscienza; è un classico, questo lo sappiamo tutti; perfino della Divina Commedia, lo troviamo!
A pagina 94, troviamo la descrizione scritta di quella pittorica del Bani a pagina 64 dell'inserto della rivista; Sandro l'ha visualizzato molto bene, ed altrettanto
bene riprodotto.
Interessante, in uno degli estratti della fantomatica enciclopedia galattica, la storia dei Guardiani stellari, divenuti una "razza di superuomini", a causa di una mutazione genetica che li ha dotati di "poteri paranormali quali la telecinesi, la levitazione, la precognizione e diversi altri.", e il loro proposito di utilizzare queste loro risorse a fini di pace, anzichè di dominio
imperiale; qui il Gianni dice che "Verrebbe logico..." (pag. 97) pensare che, in sintesi, si provi una certa qual sensazione o illusione di potere, di essere come dei burattinai del cosmo.
Questa impressione viene poi ad acuirsi nelle parti in cui il Gianni inserisce degli inserti della Storia Galattica (vedi trilogia galattica di Asimov), in cui si trovano spiegazioni sulle origini dei vari popoli, le guerre, le rivalità... dunque un vero e proprio testo storico di un futuro galattico lontanissimo, che, più che
altro, serve a dare un attimo di respiro alla narrazione molto serrata, ponendo il topos letterario ad una distanza considerevole, come se, improvvisamente, la macchina da presa, da uno zoom ravvicinatissimo, si spostasse ad una distanza, appunto, astronomica.
La trovata più originale risulta quella dell'installarsi dello spirito di Klein, il primo re di Cihr, nel corpo di Kalmar, allo scopo di portare a termine una ben
determinata impresa, durante la quale avvengono, come al solito, infiniti episodi che, in definitiva, risultano ben più interessanti della trama vera e propria, che è, in questo tipo di opere, per lo più di carattere surrettizio
che basilare. Segue quella della mescolanza tra armi ed apparecchiature ultramoderne ed invece rudimentali mezzi di trasporto oltre che di offesa e
difesa.
Interessante, a pag. 64, la descrizione della caccia di Rahaz, il capo del clan della tigre, uno dei tanti clan in cui sono suddivisi gli umani di quel pianeta. In quanto
ad espedienti letterari, ecco, a pagina 68: "...che avevamo
lasciato...", facilmente ritrovabile, ad esempio, nell'Orlando Innamorato; durante tale battuta di caccia, il capo clan viene rapito, ma poi, velocissimamente, in soli quattro paragrafi, lo vediamo liberarsi, scappare,
ritrovarsi fra i suoi nella sua posizione di partenza, facendo così fallire il tentativo di abdicamento forzato, o meglio di colpo di stato a suo favore...ma
la trama, ricordo, ve la lascio scoprire a voi, a chi di voi vorrà farlo.
Nel settimo capitolo troviamo il tipico salvataggio della donzella in pericolo, topos classico dei poemi cavallereschi e, di conseguenza, degli innumerevoli
romanzi di cappa e spada. Poco più sotto, nella stessa pagina (80), troviamo un buon esempio della liricità che a volte il Gianni raggiunge: "Fu allora che la... ad una facile campagna di conquista di tutto l'universo conosciuto da parte di quella superrazza.". A me non sembra affatto vero, è molto più logica la scelta operata dai guardiani, ovvero una scelta di pace, di utilizzazione in positivo dei loro poteri.
Ecco due esempi, poi, di descrizione banale se non ridicola, ed uno dei tanti pensieri profondi che ogni tanto fanno capolino: "Val-Arn, (uno dei guardiani) grazie soprattutto allo scudo protettivo azzurrino che ancora lo avvolgeva, dava l'impressione di un essere mitico"; "L'enormità del deserto che lo (Kalmar) circondava gli faceva sentire quanto fosse piccolo e fragile
davanti alla forza della natura".
Ultima nota di una certa rilevanza, a riguardo di questa frase: "Nell'immenso fluire dell'universo, le linee dei nostri destini si sono incrociate e, per un breve attimo, hanno camminato insieme... Penso sia ben difficile che, nel corso della nostra esistenza, tale evento possa verificarsi una seconda volta." (sempre Val-Arn).
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