Quattro viaggi straordinari
di Luigi Capuana-FANTASTICO
"il Voltaluna" n. 21, ed. Solfanelli, '92; 88 pagg., 8000 £ (4,13 €); © by Marino Solfanelli Editore S.r.l.
Che i veristi abbiano scritto anche racconti fantastici lo abbiamo appreso attraverso quel "Racconti fantastici di srittori veristi" della Monica Farnetti (1).
Ed il Capuana non è un'eccezione alla regola.
Questi racconti hanno un sapore verniano: "Le destinazioni dei "quattro viaggi straordinari"... sono tipicamente "alla Verne": un'isola, una terra esotica, le regioni aeree, il sottosuolo." (de Turris, "Introduzione", pag. 10).
Capuana aveva avuto modo di leggere Hoffman, Poe, Gautier, Verne, ed è stato sicuramente influenzato anche dagli innumerevoli emuli italiani.
In ogni modo i suoi escursus nella letteratura fantastica li fece prevalentemente nell'ultima parte della sua vita, anche se, invero, il suo primo racconto pubblicato, "Il dottor Gymbalus" (2), è prettamente fantascientifico.
"... la fiducia che aveva Luigi Capuana nella scienza e nel suo metodo conoscitivo erano venute meno al volgere del secolo..." (idem, pag. 13), quando ci fu un "...consolidarsi nell'autore siciliano del suo interesse per l'occulto e il paranormale." (idem, pag. 14).
La produzione fantastica del Nostro è piuttosto vasta, e comunque due dei suoi ultimi racconti, come il primo, sono vera e propria fantascienza (3).
Questi quattro racconti apparvero originariamente nella collana "Bibliotechina aurea illustrata" della casa editrice Salvatore Biondo, nei nn. 21-22-23-24, nel 1908, per essere successivamente ristampati nel '10 e nel '23.
"La "Bibliotechina" era formata da fascicoletti di 24 pagine che recavano davanti alla copertina la dcitura: "Dono a... in premio della buona condotta e del profitto nello studio."" (idem, pag. 9).
La costante che li accomuna, come vedremo, è che il protagonista è un (o più) ragazzo che incontra uno scienziato di un qualche tipo.
Oltre al fatto che: "C'è spesso un contrasto, da cui scaturisce una morale ad uso del piccolo lettore, in questi incontri..." (idem, pag. 10).
-"Nell'isola degli automi" (pagg. 17-32)-un vecchio scienziato vive in eremitaggio su un'isola, poiché: "I casi della vita mi avevano spinto a odiare i miei simili." (pag. 26).
Egli è il: "...pronipote del celebre Vaucanson..." (pag. 27), il più famoso costruttore di automi del Settecento, realmente vissuto (1709-1790), ed ha allestito un parco in cui si muovono moltissimi automi, in modo da: "...
avere attorno a me creature, che avessero sembianza di persone viventi, ma che non potessero fare alcun male." (pagg. 26-27).
Una nave fa naufragio, ed un fanciullo e suo padre penetrano in questo mondo favoloso, in cui si muovono questi esseri dagli: "...occhi lucidissimi, sguardo
quasi fisso, e la pelle del viso che sembrava dipinta." (pag. 22), "...personaggi... che agivano per via di complicati meccanismi interni." (pag. 27).
Sarà il padre, nel finale, a trovare la morale: "...che non rimane nulla della scienza che non si preoccupa dell'umanità..." (de Turris, pag. 13), "...rimorsi... Di
aver speso tutto il suo ingegno, tutta l'attività nel creare quegli automi, mentre avrebbe potuto fare tanto bene a creature vive." (pag. 32).
-"Nel regno delle scimmie" (pagg. 33-47)-un glottologo studia il linguaggio delle scimmie, dcendo: "...che, nell'avvenire, le scimmie dovevano
sostituire i servitori, e per ciò era bene intenderne il linguaggio anticipatamente." (pag. 43).
E per fare ciò utilizza un ragazzo, alquanto scimmiesco, che si adatta talmente bene alla vita e alla compagnia delle scimmie che, alla fine, deciderà di restare con
loro, anche in ragione del fatto che: ""A Londra, i miei pari, tra cristiani, stanno peggio!"" (pag. 46).
La morale sarebbe: "...che spesso gli animali sono più "umani" dell'uomo..." (de Turris, pag. 13)
-"Volando" (pagg. 49-68)-l'inventore di questo racconto vuole realizzare una macchina ad ali battenti (nel 1903 c'era stato il volo dei fratelli Wright); ciò ricorda
molto: "...quelle immaginate da altri autori di narrativa popolare dell'epoca, inglesi, francesi e italiani, e che sembrava rifarsi ai famosi progetti di Leonardo." (de Turris, pag. 11).
È incentrato sul contrasto tra superstizione e conoscenza. È infatti la superstizione che impedisce il realizzarsi della grande impresa: "Un pastore, che pure avrebbe dovuto saperne più degli altri perché studia la
"Bibbia", non ha avuto il coraggio di dirmi, giorni fa, che carri, carrozze, ferrovie, biciclette e fino i cavalli, i muli, i somari, dai noi impiegati pei viaggi sono peccati di superbia contro il volere di Dio? Giacchè Dio gli ha dato all'uomo soltanto le gambe, queste e non altro egli deve adoprare!... E tuo padre commette peccati mortali, capisci? servendosi della barca... Dovrebbe pescare, nuotando! Ecco come si ragiona!" (pag. 56); "Quella gente si era messo in testa che per cagione di quella stregoneria da otto giorni il fiord era intrattabile e veniva meno la pesca." (pag. 61).
La morale individuata dal de Turris è: "...che pure gli spiriti bizzarri possono creare qualcosa di positivo nonostante le critiche degli ortodossi..." (pag. 13).
-"La città sotterranea" (pagg. 69-88)-anche in questo racconto la superstizione ha un ruolo centralissimo, ma: "...non intralcia il desiderio di conoscere, anzi, in qualche modo paradossale, l'agevola." (de Turris, pag. 12).
È infatti la storia di due giovani contadini ignoranti che per puro caso scoprono una serie di grotte, oggetto di studio molto interessanti per lo scienziato di turno che loro credono un cacciatore.
Dalle loro gesta la gente semplice del posto non sa che costruire una leggenda, non afferrano affatto ciò che in realtà era avvenuto.
La morale desunta dal de Turris è: "...che la scienza può anche approfittare della superstizione per raggiungere i propri scopi..." (pag. 13).
Per concludere, diremo che sarà senz'altro interessante conoscere più approfonditamente questa produzione fantastica del Capuana, per il momento conosciuta, oltre che attraverso il presente volume, solo per racconti e lavori
critici su di essa sparsi nell'antologia citata della Farnetti, nella sempre sua "Il gioco del Maligno" (4), in "Notturno italiano", col racconto "Un vampiro", e in "Introduzione a Capuana" (5), senz'altro importante per la nascita del nostro genere nel nostro paese.
Lo stile, dice il de Turris, è: "...essenziale e stringente..." (pag. 13).
Da parte mia ho notato che, per quanto il linguaggio usatovi sia ancora piuttosto attuale, contiene delle forme che sono già, per noi, degli arcaismi: "isbaglia" per sbaglia; "pel" per per; "incognito" per sconosciuto, persona sconosciuta; "torno torno" per attorno; "sentierucolo", questo, in fondo, poi non troppo, per piccolo sentiero, ed altri.
Il tutto è illustrato, con una tavola per racconto (pagg. 23-45-65-83) da Corrado Sarri e dottamente, come sempre, introdotto dal de Turris.
NOTE:
(1)-ed. Mursia, '90
(2)-"La nazione" di Firenze del 3, 4, 8 e 9 ottobre 1867
(3)-"L'uomo senza testa", "L'acciaio vivente", "Il giornale d'Italia", di Roma, del 5 aprile e dell'11 agosto '13
(4)-ed. Vallecchi, '88
(5)-di Anna Storti Abate, ed. Laterza, '89
Originariamente in "Alpha aleph" n. 1, novembre '92
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