Il bosco dell'unicorno
di Fiorella Borin, "Malacandra" n. 7, ed. Tabula fati, 2004, 1,00 €, 64 pagg.
Un vecchio nobile ha perduto la figlia in un incendio, ma la sua mente impazzita continua a pensarla viva; e con un amico magico, un unicorno. Il simbolo della purezza.
Il racconto dice dell’ammalarsi del più grande degli alberi del castagneto del nobile, della sua proibizione di entrarvi con alcuna arma, proprio per via dell’unicorno ("Sua figlia temeva che qualcuno potesse scoprire l’unicorno addormentato nella tana, e ucciderlo per venderne al mercato il corno dai conclamati poteri afrodisiaci." (pag. 57)), e della soluzione allora adottata dal suo amministratore, di avvelenarlo.
Ma solamente nel finale si capirà la pazzia del vecchio, e si vedrà quanto letto fino ad allora sotto una luce completamente differente.
Di fantastico, quindi, c’è ben poco. L’avvenamento dell’albero avviene con l’aiuto di una strega, della quale si racconta una maledizione.
Ma è evidentemente proprio la pazzia del vecchio l’elemento che lo caratterizza, come uno specchio incrinato attraverso il quale, la realtà, appare totalmente diversa da come è.
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