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L'altra realtà


di Giulio Cesare Giacobbe, "Urania supplemento" n. 25, ed. Mondadori, 2005, 4,10 €, 272 pagg.


Molto insolito, molto divertente. E molto istruttivo.

Il racconto inizia con un uomo che, di giorno, vive una vita… stereotipata, e di notte va "in città" a raccogliere gente o morta od impazzita. Ed incenerirla, o ucciderla, per poi incenerirla.

La steroetipatezza del suo vivere è talmente marcata che, all’inizio, si pensa che, a breve, finirà, e ci verrà svelato il perché, di essa. Ma ciò non succede.

Va avanti così.

Sembra un cartone animato scritto da qualcuno di un pò svitato. Non può essere vero.

E, infatti, non lo sarà: "…tutti… vivete in un’altra realtà, dove avete una bella casa, una magnifica famiglia, degli stupendi bambini e dove siete tutti felici. Ma è tutto falso. La vera realtà è questa. Una città con le strade vuote e le case piene di cadaveri che sognano… una realtà diversa e inesistente." (pag. 81).

Il protagonista riceve questa rivelazione, assieme ad una donna che doveva eliminare, e che invece era viva e vegeta, e per nulla pazza, da uno dei pochi che non si è rifugiato in quella totalizzante Realtà Virtuale: "…le maledette poltrone. Sono quelle, a creare l’illusione…. Tutto il resto è illusorio. Una terrificante finzione…. Tutti vivono soli. Assolutamente, definitivamente e terribilmente soli. La realtà illusoria creata da quelle stramaledette poltrone è nello stesso tempo la causa e la conseguenza della solitudine collettiva a cui siamo arrivati." (pagg. 83-84); "… trasformato una città che una volta era stata, per l’intensità della sua vita e per la sua attività frenetica, l’ombelico del mondo e ora era ridotta a una necropoli dove ogni casa era diventata una tomba e dove un esercito di zombi se ne stava seduto su di una poltrona allucinatoria, come se fosse sdraiato in una bara, in uno stato di vita-non vita." (pag. 153).

New York e, si apprenderà più avanti, l’intero mondo occidentale, sono in quello stato. Il protagonista, e pochi altri, facevano parte di quello che rimaneva del sistema di manutenzione di quell’assurda nuova condizione, poi in breve andata a catafascio quando tutti si sedettero sulle loro poltrone virtuali, che trasmettono al cervello la proiezione dei desideri, facendo dunque vivere una realtà che è quella che, inevitabilmente, è la migliore che si vorrebbe vivere.

Poi, la narrazione si dirigerà verso il tentativo, dei protagonisti, di porre un rimedio, a quello sfacelo; lo troveranno, anche se personale, nel riunirsi agli altri che vivono fuori, dall’Altra realtà: "…ciò che dà veramente la felicità non è la soddisfazione sistematica di tutti i sogni, di tutti i desideri, bensì la conquista attraverso la lotta, degli oggetti desiderati…. La società consumistica aveva creato dei desideri di massa assolutamente innaturali e assolutamente irrealizzabili… la non realizzazione sistematica dei desideri e la realizzazione sistematica dei desideri sono due estremi che danno nel primo caso la depressione e nel secondo caso la noia. La via normale sta nel mezzo: la realizzazione dei desideri attraverso la lotta e il sacrificio personale." (pagg. 176-7). Per la società occidentale, non c’è più niente da fare, anche se loro scopo sarà anche quello di alleviare le sofferenze di tutti quegli… allucinati globali.

Quella narrazione sterotipata, fumettistica, risulta molto divertente, sforante com’è ogni qualsivoglia convenzione dello scrivere, e, più volte, strappa risate incontenibili. Altre volte risulta, con la sua ripetitività (una delle sue connotazioni principali), fin paurosa. Da brividi.

Comunque, un bel tour de force, per uno scrittore. E direi in massima parte ben riuscito.






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