Loro
di Vincenzo Malara, "I delfini" n. 3, ed. Delosbooks, 2004, 12,50 €, 188 pagg.
Fanta-horror molto particolare, scritto in una prosa nervosissima, fatta tutta di brevi frasi scattanti, nervose, appunto, che vogliono comunicare, e ci riescono benissimo, lo stato d’animo del protagonista-narratore. Che è di estrema, totale eccitazione; egli è il profeta di una nuova, incredibile verità, lui che era, prima, un uomo violentissimo, cattivo.
Una verità che gli è stata rivelata, direttamente nella mente, dagli alieni; quegli degli ufo.
La prima parte del racconto lo segue nei suicidi di massa che organizza, di persone che il suo nuovo potere persuade alla sola vista. Con la polizia alle calcagne.
Ciò che gli alieni promettono è un’ascesa al cielo; morendo, si andrà in un luogo stupendo, un Paradiso, nel quale ogni bruttura del Mondo non sarà più.
Poi ha un’improvvisa virata, e lo vede, invece, fare un viaggio predisposto in ogni particolare da Loro, questi alieni. Che lo condurrà in Groenlandia, in una base militare.
Dove, alfine, li incontrerà, e scoprirà quanto ancora non gli era stato rivelato.
Avvincentissimo, unisce il messianesimo all’ufologia, con un intenso senso di una Nuova Possibilità, per l’umanità.
Come ho detto, comunque, ciò che lo caratterizza maggiormente, è il linguaggio; un esempio: "Vidi le sue lacrime. Una e poi un’altra. Sorrisi. Loro dissero che avevano regalato felicità immensa. La lasciai sola. Uscii dal salone. Attraversai un corridoio buio. Luci spente. La notte fuori." (pag. 87).
Il rischio, ovviamente, era quello che, alla lunga, potesse risultare fastidioso. Mi è sembrato che riesca a non esserlo, anche se, indubbiamente, a qualcun altro potrebbe risultarlo.
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