Cronache da un altro pianeta
di Mauro Scarpelli, "Narratori europei di science fiction" n. 14, ed. Perseo libri, 2000, 20.000 £, 224 pagg.
Fantascienza filosofica, ha una struttura molto particolare. Infatti, ha una prima parte che si svolge nel tipico mondo fantascientifico, il pianeta alieno, mentre la seconda si svolge sulla Terra, "… una scelta nettamente all’opposto di quella che la tradizione ci impone come regola narrativa, quella classica che parte dal quotidiano per allargare gli spazi e gli orizzonti fino all’infinito." (Ugo Malaguti, "Nota introduttiva", pag. 12 (7-13)).
E, primariamente, il Tempo non vi scorre… normalmente.
Il rapporto causa-effetto vi è labile, come nei sogni.
Su quel pianeta alieno si ha una rivolta degli indigeni, aiutati da qualche umano.
E su di esso, ormai liberato, andrà un uomo con la missione di capire qualcosa, di questi alieni sfuggenti.
Che capirà fin troppo, e starà per dimenticarsi, della sua missione, per addentrarsi in ambiti di conoscenza su di tutt’altro livello.
Accanto a sé avrà, molti anni dopo, una donna. Con la quale intraprenderà un viaggio alla Montagna Sacra.
Ma gli agenti governativi che l’hanno mandato lo prendranno, e vorranno distruggere quegli alieni, poiché, per quanto ha riportato proprio lui, sono pericolosi. Pericolosi… psicologicamente : ".. l’uomo… non tollerarà mai un essere così superiore da permettersi il lusso di apparire inferiore." (pag. 94).
E allora dirà una bugia enorme, alla televisione, per tentare di salvarli. E poi fuggirà, in luoghi… surreali, la consistenza ontologica dei quali non è detta neppure per indizi. Luoghi forse un po’ ballardiani, tipo una Venezia completamente deserta.
E qui finisce la prima parte.
La seconda è tutta, surreale.
Un uomo racconta di avere ucciso quella donna che stava accanto al protagonista. Perché era stato ingelosito dal ritorno di… un’astronauta.
Uomo che era diventato un barbone proprio dopo quell’omicidio. E che verrà addestrato per una, ancora, missione.
I contorni della quali resteranno indistinti.
Vagolerà per luoghi probabilmente più psichici, che reali, pieni di simboli, sempre criptici. Uno di essi una biblioteca dal sapore nettamente borgesiano.
Non c’è legame, fra le due parti. Non razionale.
C’è, invece, a livello emotivo.
L’impossibilità di razionalizzare, ad un certo punto, diventa lampante, e ci si rende conto che è solamente con la nostra parte irrazionale che potremo… sentire, il romanzo: "… una storia che ci fa smarrire la strada… nel chiederci cosa ci sia di reale… e cosa ci sia d’illusorio, fino ad indurci … a considerare la domanda poco importante: e quando questo avviene, quando ci si rende conto … che tutto questo è importante per come appare, non per come è motivato, allora si è raggiunto il premio che questo libro offre…" (Malaguti, pag. 9).
Questo vagolare, del lettore, è anche detto, ad un certo punto, in una maniera che mi è parsa inequivocabile: "… tesseva e troncava di continuo progetti, ipotizzava fantomatici rimedi, ma più spesso … era lui di persona ad incaricarsi di lavori manuali gravosi e ingrati…" (pag. 176), dove i "progetti" sono le ipotesi che si affastellano nella mente, e i "lavori manuali" un ‘indicazione a… sottolineare.
Insomma, mi sembra che voglia dire del Mondo quale lo percepiamo oggi, sfuggente e difficilmente decriptabile nella sua interezza, nel quale il divenire si è fatto talmente impetuoso che vi ci stiamo un po’ sballottati; ma nel quale è possibile poter vivere anche tanta bellezza, tanta poesia: "… il mondo è stato ed è, ciò che sa di sé e ciò che spera, ciò che avrebbe potuto essere e non è stato…" (pag. 178).
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