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La luna di Chrysos


di Debora Montanari, "Narratori europei di science fiction" n. 38, ed. Perseo libri, 2009, 30,00 €, 452 pagg.


Seguito di "I draghi di Chrysos", ne è una sorta di rovescio in negativo: "Per quanto il primo è solare, il secondo è notturno, tenebroso." (Malaguti, "L'avventura si tinge di nero", pagg. 5-18; 17), tanto che la trama è composta da "Eventi simmetrici, uguali ma diversi, diversi ma non opposti." (pag. 415).

Ma non un negativo in quanto a qualità; anche qui la narrazione è divertente, e divertita, scorre senza pretendere di dover essere seriosa, ma anzi compiaciuta di essere leggera.

L’evidente amore per il cinema dell’autrice, per dire, vi si riversa ad ogni piè sospinto, con citazioni che descrivono eventi della trama: "… la porta che lei aveva varcato era come l’abisso del Carkoon, quello che si vedeva nel film Il Ritorno dello Jedi, quello che si apriva tra le dune del pianeta Tatooine…" (pag. 372).

Vi ritroviamo Lara, la protagonista, che, dopo aver salvato il mondo magico di Chrysos, vi vive; ma, subito, andata con delle sue vecchie/nuove amiche a vedere il suo Reiph che sta allenandosi a schermare con un amico, avrà una rivelazione tremenda. Egli vuole ucciderla per impossessarsi dei suoi poteri.

O, almeno, così intende.

Ciò sarà la causa di tutta la rimanente trama; lei, infatti, fuggirà in preda ad una disperazione senza limiti, sbalzata da una felicità che credeva ormai duratura alla consapevolezza che tutto quanto era accaduto fino ad allora, alla luce di quella rivelazione, si ribaltava totalmente di significato.

Andrà, seguita proprio da Reiph e dal gruppo di amici (??) in un mondo d’incubo, richiamati là da Arthur, l’archeologo/cacciatore di alieni che già l’aveva aiutata nel primo romanzo.

E là, una sorta di inferno al di fuori dal Tempo, vivrà delle avventura estreme, arrivando più volte ad avere la vita in gravissimo rischio, anzi, di più, ad avere praticamente la certezza di morire, o di dover cedere ad un destino probabilmente più terribile che la morte.

Ma, ovviamente, riuscirà, aiutata ora da Reiph, ora da Arthur, ad uscirne sempre, e, poi, ad uscire anche da quell’inferno.

Alla fine, si capirà che, tutto ciò, era stato voluto, in quanto solamente se avesse saputo superare quelle prove avrebbe potuto diventare la Luna del Sole, la regina di Chrysos.

Quelle parole di sacrificio che l’avevano fatta fuggire erano state dette sapendo cosa avrebbero provocato, proprio per provocarlo.

È infatti, ancora, proprio il Destino ciò che in fondo vi si vuol dire: "Il destino gioca con noi… ha strani sistemi per insegnarci a vivere. Dal nostro limitato punto di vista lo giudichiamo sadico, crudele, tale è la sofferenza che a volte ci sembra ci procuri; non ci rendiamo conto che noi stessi ce la infliggiamo, lo facciamo dal momento che decidiamo di contrastarlo." (pagg. 408-9).

Se l’Uomo tenta di contrastare il Destino ne ricava sofferenza, mentre se lo asseconda, si lascia guidare da lui, giunge dove altrimenti non potrebbe mai arrivare: "… contrastare il destino non dava altro risultato se non quello di farsi del male." (pag. 425).

Quando alla fine Lara smette di remare contro, e segue il suo, destino, arriverà appunto ad essere La Luna del Sole: "Reiph deve diventare notte per avere la Luna; Lara deve diventare giorno per avere il Sole, questa unione fonderà gli opposti. Cielo e Terra, Fuoco e Acqua, perché siano un unico elemento…" (pag. 440).

Quel voler essere leggero, spesso, fa si che i dialoghi siano "… convulsi (ebbi poi modo di definirli da discoteca…)…" (Malaguti, pag. 11), incredibilmente lunghi e tranquilli anche quando la situazione è disperata, che li rende non certo ottimali, ma, comunque, la lettura risulta divertente, ma, penso, risulterebbe assai ostica, per non dire indecifrabile, a chi non avesse letto il precedente.






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