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L'orrida tana


di Ian Watson


Sullo schermo cinematografico: un atollo grigio in grigi mari del sud. Un bulbo di luce si espande improvvisamente; nuvola ribollente che si precipita verso il cielo. Dopo pochi secondi lo schermo dondola all'impatto di un uragano implacabile, distruttore.

"Questo è il primo momento dell'era termonucleare!" - disse l'annunciatore del notiziario, orgoglioso e allegro come sempre.

Ted Appleby sentì un brivido enorme attraversargli il corpo da capo a piedi al disciogliersi della potenza. Il ragazzo di undici anni prestò scarsa attenzione al resto del notiziario: la Regina in visita al suo Commonwealth, la Legione Straniera francese sconfitta in battaglia in un paese chiamato Indocina, le truppe inglesi che portano a termine una retata di sospetti Mau Mau in Kenya, un atleta donna che corre su una pista coperta di cenere. L'esplosione termonucleare continuava a ribollire dentro a Ted, cercando uno sbocco, un'espressione.

Il sipario attraversò scivolando il proscenio, appeso lussureggiantemente in un susseguirsi di pieghe, illuminato dagli spot rosa, arancio e verde. Le luci principali Art Deco si accesero illuminando colonne di papiro e fregi stile egizio. Una registrazione dell'orchestra ad archi di Mantovani che suonava "Charmaine" partì. Ted seguì strettamente la folla di ragazzini che correvano via tumultuosamente dai loro posti, comprimendosi attraverso il foyer per eruttare giù per i gradini di falso marmo nella luce del giorno di giugno, luminosa, ariosa, salata.

Era venuto da solo allo spettacolo pomeridiano di cartoni animati. Com'era quasi da aspettarsi Gavin stava attendendo un po’ più in giù sulla strada, facendo finta di guardare la vetrina del giornalaio. Gavin non voleva che altri ragazzi, che sarebbero potuti essere della stessa scuola, li vedessero incontrarsi; così Ted gironzolò un po’ per far andar via la folla. Era cosi con tutte le intercettazioni di ragazzi più grandi di Ted; Gavin voleva che loro due parlassero da soli, passeggiassero soli. Gavin Percy aveva sedici anni. Quindici giorni prima una coppia di altri sedicenni aveva sorpreso Gavin chiaccherare con Ted in un momento in cui Gavin pensava che fossero al sicuro. I ragazzi più grandi avevano iniziato a portarli in giro. "Hai una sorella dunque?" Si da il caso che Ted ce l'avesse, Helen. Fece cenno di si. Per quanto ne sapeva Gavin non aveva mai posato occhio su di lei. "Percy le dà la caccia… sta attento!" Gavin era arrossito di imbarazzo. "Bè, non dovrebbe dargliela?" Ted convenne con i tormentatori. Gavin apparve sollevato per la comprensione di Ted, per la dimostrazione di complicità del suo giovane amico.

Un sacco di oscenità si dicevano sulle ragazze in quella scuola, una scuola media per soli ragazzi. Ultimamente Ted era andato facendosi sempre più ignorantemente interessato sulle ragazze; ovviamente sua sorella non contava come esempio, sebbene i misteri della sua vita fossero considerati caccia libera da qualsiasi altro ragazzo. Bill Gibbon aveva riferito che il fratello maggiore Brian e degli amici intimi andavano in casa di un amico quando i genitori erano fuori al cinema e svestivano la sorella e versavano dell'inchiostro su di lei e poi le facevano il bagno ACCURATAMENTE. Le conficcavano una carota, poi facevano della materia bianca nell'acqua sporca del bagno dove stava. Poi, dopo che l'avevano asciugata ACCURATAMENTE, Gibbon disse che legavano un pezzo di carota a un laccio, e glielo mettevano per impedirle di avere un figlio e infilavano i loro cazzi dentro lei. Quando Ted raccontò a Gavin di questo gioco, Gavin era apparso offeso… sdegnato che il suo amico avesse tali cose per la mente.

Nella classe di Ted tra cinque o sei ragazzi era di moda fare a palle di ferro, soprattutto con Gibbon che una volta aveva tirato fuori il suo cazzo in classe, al riparo del suo banco. Ted evitava con cura di fare a palle di ferro, in quanto appariva atroce. Due lottatori si affrontavano, ognunocon una mano sopra i pantaloni a coppa sulle palle, poi lanciavano uno contro l'altro per tirare via le difese dell'altro e stringere i suoi calzoni. Urla di dolore provenivano dallo sconfitto.

- Salve - Ted disse a Gavin.

L'esposizione della vetrina del giornalaio consisteva in una fila di tascabili di western e storie di guerra scoloriti dal sole, una fila di penne e matite e una scatola ricoperta di carta crespa rossa. Sulla scatola stava un blcchiere d'acqua e uno struzzo di plastica giallo alto pochi centimetri. Lo struzzo affondava lentamente il becco nell'acqua, alzava la testa, la abbassava, la alzava.

- Mi chiedo come funzioni - meditò Gavin, - Il moto perpetuo è scientificamente impossibile. Credo che abbia qualcosa a che fare con l'acqua e la luce del sole. -

Ted guardava fisso in trepidante incanto. Lo struzzo di chincaglieria gli ricordava…  la gru sul molo!


                                            

************


Da dove si trovavano quasi non lo vedeva il molo. La torre dell’orologio in fondo alla strada lo copriva; cosi come lo copriva la Gibilterra in miniatura dietro a cui stavano il castello, una piccola base militare, e le rovine del monastero. Si girava a destra alla torre dell'orologio, si discendeva la strada ripida che costeggiava i pendii erbosi del fossato del castello e sarebbe apparso: il grande molo settentrionale di blocchi' di granito,. l'alto faro sbiancato alla fine verso il mare.

La massiccia gru a. ruote poggiava su molti blocchi di binario corrosi dalla ruggine che correvano lungo la sezione centrale del molo, in alto e in basso. Chiunque fosse uscito dal faro sarebbe dovuto passare sotto il suo ponte a travate che giganteggiava e poi proseguire sotto il centinaio di metri del braccio. Recentemente la gru non aveva mai ruotato in avanti o indietro, né dondolato il braccio al di sopra del mare. Perchè mai lo aveva fatto in passato? Per scaricare navi legate un tempo alla banchina di pietra più bassa, al sicuro e libere dalle rocce del Black Midden?

Molti cavi d’acciaio grandi quanto il braccio di un ragazzo legavano la gru ad anelli di ferro sulle mura del molo; in quei punti il granito era venato d'arancione per l'acqua salata rugginosa. La gru doveva essere incatenata come un qualche Sansone meccanico, altrimenti le tempeste invernali l'avrebbero mandata a fracassarsi nella baia. Onde selvagge a volte si abbattevano ben al di sopra della cima della gru, perfino al di sopra della punta del faro. Ma forse la macchina non poteva muoversi, mai più; forse era arrugginita sul posto. Ted sperava sinceramente che fosse così, ma osava scarsamente crederlo. Ogni volta che i genitori avevano portato lui ed Helen a fare una passeggiata verso il faro in un pomeriggio assolato di domenica, il passaggio sotto la gru e il braccio era carico di terrore.

Era sicuro che le molte ruote della gru avrebbero potuto risvegliarsi scricchiolando e iniziare a rotolare, che il braccio si sarebbe tuffato verso il basso, ciondolando catene come braccia di polipo; per ghermirlo, per schiacciarlo.

Aveva resistito a svariati incubi su quel gigante di ferro che incombeva sul sentiero verso il mare.

Immaginò una esplosione termonucleare che scagliava quel mostro metallico nella baia dove il fiume incontrava la marea marina, sommergendolo in maniera sicura, anche se alcuni pezzi sarebbero potuti sporgere.

Il padre di Ted gli aveva detto che un tunnel correva lungo tutto l'interno del molo; era per questo che c'erano quelle lastre di vetro verde opaco poste periodicamente sul sentiero di cemento. Ma come si fa, anche in un sogno, ad entrare nel tunnel che ti potrebbe proteggere dalla gru?

Lo struzzo immerse il capo nel bicchiere di vetro, si alzò eretto, immerse, si sollevò, ipnoticamente.

- Ho appena visto il test della bomba H, - Ted disse a Gavin e imitò la furia di un uragano, così come lo immaginava.

- Oh, - disse Gavin. - Vieni a casa a piedi o prendi l'autobus? –

Gli autobus partivano di fianco alla torre dell'orologio.

Una folla di persone proveniente dallo spettacolo scorrazzava intorno alla fermata; ma bolgia. Ted sapeva che a Gavin non gli andava di mischiarcisi.

- Posso anche andare a piedi e risparmiare i soldi del biglietto -disse Ted.

Così gironzolarono insieme allontanandosi dal mare nascoto, oltre una friggitoria chiusa con bottiglie ambrate di Tizer allineate alla vetrina, oltre i manifesti impolverati degli astucci Durex di un barbiere, una scarna chiesa congregazionalista, un piccolo parco incrostato di sporcizia , il Dolphin, che puzzava di birra stantia con una stella blu montata all'esterno su una mensola, accanto a quella di un droghiere e a quella di un fruttivendolo. La lastra di cristallo rifletteva Ted e Gavin vestiti entrambi con una giacca blu scuro con distintivi color cremisi che incorniciavano tre ancore nere, entrambi con pantaloni di flanella grigia, corti nel caso di Ted (ma gli erano stati promessi quelli lunghi per il prossimo compleanno). Entrambi con una rasatura a zero: i capelli di Ted castani, quelli di Gavin fulvi. Gavin era leggermente grassoccio, Ted era esile.

Il viso di Gavin era lentigginoso, Ted aveva la pelle di un angelo, così diceva in maniera imbarazzante la madre. Lei era solita dire cherubino, il che era peggio.

Entrarono nella caverna di ferro battuto e vetri sporchi della piccola stazione ferroviaria e salirono sul ponte di legno sopra i binari, fermandosi in cima ad osservare un treno elettrico che entrava in stazione sotto di loro.

Gavin estrasse un libro di scuola con la copertina rossa dalla tasca della giacca e lo mostrò: "Eduardo II'' di Marlowe.

- Abbiamo iniziato a leggere questo per gli esami. –

- Una commedia. - Ted osservò il volume con leggero disgusto.

- È eccitante. È la migliore commedia che abbia mai letto. Una parte ha luogo proprio qui… giù nel castello.

Il migliore amico di Eduardo è salpato dalla Francia ed ha attraccato qui per incontrare il re. –

La Francia sembrava una grossa distanza da questo porto settentrionale. Un viaggio del genere, in una antica bagnarola, era poco sensato. Se l'amico del re fosse venuto dalla Norvegia sarebbe stato un altro paio di maniche. Ma comunque le commedie antiche non è che fossero sempre sensate.

- Vi succedono cose di ogni tipo. Vuoi sapere come viene ucciso il re? Sta in una prigione sotterranea immerso fino alla caviqlia nell'acqua sporca. Portano una tavola, lo tengono giù con un materasso… poi cacciano uno spiedo arroventato su per il sedere. –

- Deve essere doloroso. - Ted si senti male. U’altra immagine era venuta ad unirsi alla gru nella terra dell’incubo, una su cui sapeva che la sua mente si sarebbe soffermata.

- Forse possiamo leggerne un pezzo insieme, la prossima settimana? Ti va? È terribilmente bella. –

- Sì, - ~disse Ted.


************


Discesero la rampa lontana di scale e si addentrarono in strade fatte di case ognuna con un minuscolo giardino di fiori sul davanti recintato, quasi tutte con un pannello di vetro dipinto sopra la porta. Da un certo numero di camini si levavano antenne a forma di grossa "H" maiuscola. Quelle case, diversamente da quella di Ted e da quella di Gavin, vantavano degli apparecchi televisivi. La "H" ricordò a Ted la bomba H.

- Pow! - Esclamò e fece un suono simile a quello del rotolarsi del tuono.

0ltre quelle strade c'era un parco grosso, oscuro per gli alberi con dei campi di bocce e un cimitero per animali come preludio e un istituto annerito dalla fuliggine posto all'interno di cancellate di ferro come finale. Il vecchio ospizio, dall’epoca vittoriana, era ancora occupato da anziani mendicanti, quasi tutti malaticci. Qualcuno dei residenti stava seduto su delle panchine, passivamente.

Alcuni osservavano le bocce al di sopra di una bassa siepe. I giocatori (dei pensionati più prosperi con dei cappelli di panama bianchi e delle giacche da club) ignoravano il pubblico derelitto di soprabiti stracciati.

Ted si chiese se si svolgesse mai qualche lavoro nel palazzo arcigno conosciuto come l'ospizio. Immaginò vecchie donne che facevano ai ferri maglioni da vendere a marinai norvegesi; vecchi uomini che intagliavano barche di legno o forse cucivano sacchi postali. Aveva sento che mogli e mariti erano tenuti separati all'interno, che passavano le notti in dormitori separati e tormentati dal catarro. Solo quando venivano fatti uscire una coppia sposata poteva incontrarsi.

Ted e Gavin quasi si affiancarono ad una figura aggobbita con un soprabito pesante e un cappello di stoffa che si trascinava lentamente. Il Matusalemme con degli occhi reumatici rossi, teneva un enorme fazzoletto indecente all’altezza del petto per raccoglire un filo costante di bava appiccicosa e. grigia che gli scendeva dalle labbra o dalle narici. Ted non riuscì a guardare più da vicino. Aveva avvicinato quest'individuo in altre occasioni e presupponeva che era a causa sua e dei suoi simili che il parco, che sgocciolava via ripidamente verso la collina erbosa a sud un burrone frondoso con un torrente che scendeva come una cascata in direzione del molo del paece, era conosciuto come Spittal Dane. Riguardo allo sputo.

In breve furono in vista, al di sopra, delle cime degli alberi, dei tetti lungo la riva del fiume: quelli dei fornitori navali che rifornivano i viaggiatori, dei mercanti di pesce all'ingrosso, degli stabilimenti maleodoranti del guano che fabbricavano il fertilizzante da tonnellate di sterco d'uccello, dello spaccio d'alcoolici Jungle Arms con una cattiva nomea per le lotte del sabato sera, e della fabbrica di corde di Hood Maggie, col personale composto quasi esclusivamente da donne famigerate.

Pure Gavin stava osservando il tetto della fabbrica di corde. Si leccò le labbra.

- Sai cosa ha sentito dire Brian Gibbon in classe mia che è sucsesso da Hood Maggie il mese scorso? C’era un nuovo supervisore al lavoro, un giovanotto. Le donne gli hanno tirato giù i pantaloni e messo una bottiglia vuota di latte su cazzo. Poi hanno tirato su le gonne sopra la vita per eccitarlo. - Gavin sudava, nauseato ed eccitato. - Il cazzo gli si è ingrossato, irrigidendosi dentro la bottiglia del latte e non gli si smosciava. È dovuto andare in ospedale con un furgone per farsi togliere la bottiglia. Lo sai che il cazzo s'indurisce, vero? –

Ted annuì.

- Ti si indurisce qualche volta? - Chiese Gavin.

Gli stava succedendo proprio in quel momento e Ted continuò a camminare goffamente. Proprio la sera prima, in camera sua, aveva disegnato una donna nuda su unfoglio di carta strappato da un quaderno. Una donna con le mammelle e una distesa liscia di pelle tra le gambe, come una falda appiccicata verso il basso. Aveva subito strappato lo schizzo in pezzetti minuti e scaricati via nel gabinetto per paura che li scoprisse la madre. Qualche pezzetto era rimasto a galla e aveva dovuto tirare l'acqua più volte.

- Non l'ho detto a mia madre, ma mi stanno crescendo i peli laggiù.- Disse a Gavin.

- Sul serio? È NATURALE. - comunque Gavin sembrò che deplorasse questo sviluppo. - Anche a me stanno crescendo, - aggiunse dopo un po’ il ragazzo più grande. – Sono chiamati boccoli-.

Il cielo s'era andato annuvolando. Una sirena risuonò dal fiume, con lo stesso suono di una sirena della contraerea.

Un pensiero si affacciò alla mente di Ted. - Anche le donne ce l' hanno i boccoli? –

Certo! - Rispose con asprezza Gavin, una nota irritabile nella voce. - Gibbon ha portato una rivista illustrata a scuola lo scorso trimestre. Gli ho dato un’occhiata.

Ted meditò sul suo disegno. Lo aveva copiato, affidandosi meglio che poteva alla sua memoria, da una foto di una statua di una dea in un'enciclopedia. E era SBAGLIATO. Non c'era da meravigliarsi se si era sentito così strano nel suoi confronti e perplesso, riguardo a ciò che si supponeva facessero un marito e una moglie, in merito a quella falda di pelle senza cuciture.

- Mi piacerebbe vedere una rivista come quella. -

- E per far che? -' Chiese Gavif.

- Non riderai?-

-Prometto di no. -

Ted spiegò del disegno. Gavin sorrise.

La pioggia incominciò a cadere leggera sui loro visi. Una Vespa scoppiettò lungo la strada vicina, il guidatore appollaiato sull'ampia carrozzeria dello scooter come sopra due morbide natiche di metallo.


************


I sogni possono intrappolarti ed ingannarti. Ted stava affrettandosi attraverso l'ombra gigantesca della gru. Poteva sentire dei rumori lassù: risuonavano, echeggiavano.

Doveva guardare su! Ad agitarsi dal braccio sopra lui c'era… Bill Gibbon, il corpo nudo tutto arruffato di peli. "Gibbone" era il nome di un tipo di scimmia. Ted lo sapeva, per questo Gibbon era una belva pelosa. La persona lassù appariva massiccia come un gorilla. Poteva essere il fratello più grande di Gibbon? O tutti e due fusi assieme?

Ora che Ted lo aveva riconosciuto, Gibbon iniziò a parlare in modo incomprensibile e a saltellare. Una enorme zampa si allungava ad afferrare il suo inguine in preparazione per un incontro di palle-di-ferro. Afferrando una gomena sciolta, sullo stile di Tarzan, Gibbon si calò dondolando.

Ted fuggì verso l'alto faro bianco che appariva lontano. Gibbon lo raggiunse facilmente.

Una zampa si strinse sul cazzo e sulle palle di Ted, stringendo. La pressione saliva, dolorosamente... ma anche in modo eccitante. Contorcendosi per girarsi, Ted si trovò pressato non contro Gibbon, ma contro la dea nuda del suo disegno. I seni di lei schiacciati contro la sua faccia, i peli alla base del suo ventre lo pizzicavano. Una luce splendente, splendente come il sole, andò crescendo da qualche parte. Si sentì un forte odore dolce-salato.

Gavin non si incontrò con lui il giorno di scuola successivo; ma il giorno dopo ancora bighellonava intorno al cancello del parco. Ted non aveva voluto raccontare a sua madre ciò che gli era successo a letto, ma ora lo raccontò a Gavin.

Gavin annuì. - È NATURALE. È chiamato un sogno bagnato. C’ero nel sogno? -

- Tu ? - Chiese Ted, perplesso.

- Se c'era Gibbon pensavo che potevo esserci anch'io. –

- Ci stava la donna che ho disegnato, te l'ho detto. - Gavin scosse la testa lasciando cadere l'argomento.


************


Sopra il campo da gioco della scuola c'era una piccola spianata erbosa abbandonata, con i lati scoscesi. I ragazzi la chiamavano "Il Mondo Perduto" e occasionalmente qualche studente agile e disubbidiente come Bill Gibbon ci si arrampicava per nascondersi sulla cima. Il preside aveva proibito l'accesso alla spianata quando, una volta, un ragazzo vi era caduto e s'era rotto una gamba. I giocatori di cricket che ancora non erano entrati per battere dovevano stare vicino al padiglione dipinto di verde, con il tabellone e lo spogliatoio. Quelli che avevano già battuto potevano osservare il gioco da qualsiasi parte ai margini del campo, sul terreno.

Mentre Ted, in pantaloncini bianchi, maglietta e ciabatte di gomma, se ne stava disteso sull'erba occhiando lanciatori e battitori in completa noia e osservando una coccinella arrampicarsi su per un filo d'erba, Gibbon e l'inseparabile Malcom Davies si profilarono sopra di lui.

- Tu lisci quel Gavin Percy, - disse Gibbon~. Perfino il minore dei Gibbon era più corpulento di Ted. Ti comporti come un suo giocattolo, nella speranza che ti aiuti a fare i compiti. -

- No, - disse Ted debolmente. - Questo non è vero. -

- Racconterò di te e di lui al mio fratello più grande se non vieni sul Mondo Perduto con noi dopo la partita. Ti legheremo con dell'erba resistente e ti ci lasceremo. Non sarai presente per tè e ti daranno cinquecento versi e ti batteranno per essere stato lassù. -

I due ragazzi si allontanarono lentamente lasciando Ted depresso e impaurito.

L'erba resistente intrecciata gli avrebbe procurato ferite ai polsi e alle caviglie se avesse provato a liberarsi. Gibbon avrebbe potuto anche spogliarlo, rubargli i pantaloni. Se non avesse fatto come dicevano, lo avrebbero detto a BRIAN Gibbon. Ted era disperatamente preoccupato.

Dopo la partita, comunque, Ted scappò a casa. Quella notte a letto si agitò in continuazione per non essere andato sul Mondo Perduto e desiderò che la mattina non arrivasse mai, per non dover andare a scuola e dover fronteggiare Gibbon e Davis.

Si alzò il più tardi possibile mancando, quasi, la campanella.

Sebbene la fifa non lo abbandonasse per tutta la giornata, stranamente nessuno dei due bulli fece attenzione a lui.

Possibile che avessero dimenticato completamente qualcosa che preoccupava cosi disperatamente Ted? Sebbene fosse ancora un po’ preoccupato, neppure il giorno dopo successe niente. Quella sera, tornando a casa, si rese conto che se il preside avesse scoperto che Ted era stato legato sulla spianata, avrebbe voluto sapere CHI ALTRO era stato lassù con lui, per legarlo. Anche Davies e Gibbon sarebbero stati puniti; presi a frustate e trattenuti un'ora o due a scrivere versi.


************


Dopo i cartoni animati e le notizie pomeridiane, il sabato successivo Ted incontrò Gavin al solito posto, :accanto allo struzzo che Ted cercò di non notare. Un autobus mattiniero aveva sgombrato la folla dalla torre dell'orologio, cosi Ted e Gavin si andarono ad appollaiare sull'orlo dell'abbeveratoio per cavalli datato 1841 che stava sotto la torre. L'abbeveratoio era asciutto e vuoto ad eccezione di un pesce rinsecchito e cartaccia: gli autobus non bevono negli abbeveratoio dei cavalli.

Da quella posizione vantaggiosa potevano vedere un uomo di pietra sospeso a mezz'aria: la statua di un comandante della flotta di Nelson, un vincitore di Trafalgar che ora sorvegliava protettivamente il flume da un'alta colonna. La colonna si levava dall'imitazione di un castello e Ted poteva intravedere uno dei cannoni da una nave da guerra che si spingeva verso riva su finti bastioni.

Gavin tirò fuori un libro rosso; la sua commedia.

- Non devi andare ancora a casa, vero? Potremmo salire sul monumento e provare un po’. È fortissima. Ti và? -

- Va bene. Ma posso fermarmi solo per mezz’ora. -


************


Mentre salivano i gradini ampi e sgretolati che portavano aibastioni il sole brillava luminoso. In cima soffiava un vento fresco a scoraggiare altri visitatori. Sul fiume gabbiani di aringa e gabbiani tridattilo roteavano e strillavano. I gabbiani tridattilo facevano il nido su ogni possibile sporgenza delle finestre dei piani superiori lungo il fronte del fiume, intonacando le mura con il loro sterco.

Alcuni punti più protetti potevano crogiolarsi al calore e le spiagge a nord del castello vero, anche se piuttosto esposte, sarebbero senza dubbio state macchiate dalle chiazze di mosche dei plodgers e dei bagnanti. Non il porto che si annidava sotto il molo, comunque. La sabbia del porto era un ammasso di sugheri dilavati, carbone, erbacce, cumuli di legname, pezzi di vetro lucidati, su cui riposavano gli scafi degli yacht portati a riva. Diverse imbarcazioni bordeggiavano al largo nella baia, con equipaggio ridotto.

Per il resto la scena appariva priva di vita.

Si sedettero presso un cannone, le ruote sprofondate nel cemento e la bocca otturata nello stesso modo... come se altrimenti qualcuno avesse potuto sparare per dispetto una palla di pietra contro un motopeschereccio.

Porgendo il volume aperto verso Ted, Gavin lesse ad alta voce:

"Come ninfe silvane le mie pagine saranno adornate;

I miei uomini come satiri che pascolano sul prati; Danzeranno con i loro piedi di capra una antica danza campestre."

Ted si sentì confuso. C'era della paglia sparsa su cui danzare, per evitare che i satiri rovinassero il prato con i loro zoccoli a stiletto?

"A volte un bel ragazzo con le sembianze di Diana,

Con i capelli che indorano l'acqua nel fluire,

Braccialetti di perle intorno alle braccia nude,

E nelle mani atletiche d'olivo una pianta,

A celare quelle parti che l'uomo di vedere vanta…"

Gavin si interruppe.

-"Quelle parti". Lo capisci questo, Ted? -

- Più o meno. Parla di… quaggiù. Il ragazzo si nasconde dietro l'albero? –

- No, con una pianta d'olivo vuole intendere un ramoscello. Un mazzo di foglie, per nascondere le sue parti. Deve far rima. –

Ted sogghignò. - Forse il ragazzo ha molto da nascondere.-

- Non credo proprio. Gli uomini vogliono vedere… e toccare le sue parti. Andiamo ad esplorate il tunnel là sotto? -

Il finto castello era cavo. Uno spazio vuoto delle dimensioni di una galleria ferroviaria faceva il giro della base quadrata delia colonna. Il lato dell'ingresso era sbiadito, gli altri tre neri come la pece. Ted aveva oltrepassato quell'ingresso solo una volta e aveva fatto pochi passi in quella tenebra che s'addensava. Il pavimento era in terra battuta e proprio dopo l'ingresso si ricordava di gruppi di sporcizia di cani, alcuni blanchi perché il cane soffriva di cimurro. Aveva sentito dire da Bill Gibbon che i ragazzi portavano le ragazze nel tunnel sotto il monumento per toccarle.

- Ho portato una torcia, - disse Gavin. – Per mostrare quelle parti, là sotto. - Dalla tasca della giacca estrasse una lampada portatile.

Ted scosse la testa. - I cani fanno i loro bisogni là dentro. Si può prendere il cimurro toccandola. Poi, devo andare. Ti avevo detto che potevo stare solo mezz'ora. -

- Con la torcia possiamo restare puliti. Lo esploriamo alla svelta. -

- Non posso! La prossima settimana, forse. Devo correre per il pullman. -

Ted si gettò giù per i gradini di pietra sfaldati, via dal profilarsi dei cannoni.


************


Quella notte Ted sognò di essere legato, sul Mondo Perduto. Era il tramonto; Venere brillava. Poteva vedere l'uomo di pietra rivolto nella direzione sbagliata, in cima alla colonna, incapace a rivoltarsi proprio come era incapace Ted. La legatura d'erba mordeva i suoi polsi che erano assicurati dietro le spalle, così che non poteva toccare quelle parti. Quelle parti pizzicavano e si gonfiavano dolorosamente. Il toccarle avrebbe tramutato il dolore in piacere, sollievo.

Si svegliò per scoprire che aveva dormito con' le palme schiacciate sotto le natiche. Le mani erano paralizzate, due animali morti legati ai suoi polsi. Subito pizzicarono e pungolarono con il formicolio.

Piovve molto durante la settimana successiva cosicché non incontrò, per niente Gavin, lo vide di scorcio una volta sola o due lontano, lungo i corridoi della scuola. Comunque il sabato successivo fu una giornata caldissima. Quando Ted arrivò alla rappresentazione pomeridiana, Gavin stava già aspettando vicino al cinema.

- Ho portato una di quelle riviste di foto da farti vedere, - disse Gavin - Hai capito? Ce l'ho in tasca. Non posso tirarla fuori dove potrebbe vederci qualcuno. Perché non saltare i cartoni? Ci darebbe più tempo per guardarla. -

- Come l'hai avuta?'" –

- Da un'edicola giù al molo del pesce. Ci sono apposta. I marinai devono comprarle. - Dalla tensione nella voce di Gavin, Ted poteva immaginare quanto dovesse stato duro per il suo amico introdursi all'interno del negozio, giù in un territorio malfamato, dove almeno era improbabile che fosse conosciuto. Senza dubbio Gibbon Senior non aveva avuto mai tanti scrupoli. Gavin portava la giacca della scuola?

- Ti ha fatto difficoltà il giornalaio? -

- Non molte. –

- Ci sono molte fotografie? –

- Abbastanza. Alcune mostrano tutto. -

- Dove potremmo andare? Al monumento? -

Gavin scosse la testa. - Che ne dici delle rocce sotto il monastero? È più naturale là. Più bello. Potremmo arrampicarci fino al Jingling Geordie's Hole. Saremmo isolati e ci sarebbero luce e aria e sarebbe pulito. -

Il Jingling Geordie's Hole era una piccola caverna ad una altezza modesta della scogliera che veniva lambita dall'alta marea. Secondo la leggenda la caverna conduceva nelle profondità del promontorio su cui si ergevano il castello e il monastero; forse era stata usata dai contrabbandieri ed era infestata da uno spettro che faceva tintinnare le catene.

Stando ad un vecchio libro intitolato: "North Country Lore and Legend" in casa Percey, un giovane cavaliere si era fatto strada combattendo con i demoni nelle profondità oscure per bere da "il calice della verità". Una incisione lo mostrava che brandiva una spada che brillava luminosa come il sole contro belve che assomigliavano a pterodattili e coccodrilli preistorici. In realtà, la caverna era solo poco profonda.

- Va bene, - acconsentì Ted.

Dieci minuti dopo stavano passando sopra alla ghiaia cosparsa dalle alghe marine a vescica, larghe fruste nere con capsule d'aria esplosive. Costeggiarono pozze d'acqua abitate da anemoni a bottone, patelle, buccini e piccoli granchi, poi si arrampicarono sopra bianchi massi tondeggianti in direzione della scogliera torreggiante. Onde tranquille trabordavano e soffiavano. La marea era appena cambiata, così che non potevano essere tagliati fuori per altre due o tre ore. Più avanti lungo la spiaggia una coppia di individui stavano rivolti verso il mare da una linqua di roccia nera, ma una profonda insenatura d'acqua si apriva in mezzo. Nessun altro stava esplorando la LORO area; quasi tutti i ragazzini erano allo spettacolo.

Qualche tempesta precedente aveva scagliato delle erbacce all'interno della caverna, ma nessun’onda recente spinta dal vento era arrivata tanto in alto, cosicché dei crespi cumuli neri si intrecciavano fittamente ai massi. Il caldo sole mattutino aveva scaldato il materasso di erbacce. Gavin si tolse la giacca, incoraggiò Ted a togliersi la propria e le distese entrambe a terra a mò di tappeto. Dalla tasca interna Gavin sfilò una rivista piegata al massimo e la ripiegò in senso opposto per raddrizzare le pagine. Sulla copertina a colori la metà superiore di una donna sorridente, nuda e abbronzata con capelli corvini e grossi seni slanclati.

-"SALUTE ED EFFICIENZA". È per nudisti. –

- Oh, ragazzi! - Disse Ted.

All’interno c’erano foto in bianco e nero. Una giovane donna dalla scura criniera sguazzava nuda nel mare, il sedere volto alla macchina fotografica; a Ted parve di vedere un accenno di peli tra le sue natiche. Senti quelle parti fremere e gonfiarsi. Una bionda stava supina su di un asciugamano, la gamba più vicina alzata a nascondere il ventre. Gavin girò la pagina. La stessa bionda stava saltando in aria, ma tra le gambe c'era solo un'indistinta macchia grigia. Comunque, nella pagina a destra, una ragazza coi capelli biondi chiari dai piccoli seni appuntiti mostrava delicati riccioli pallidi sulla montagnola dove le sue gambe si univano.

Gavin appoggiò la rivista aperta, su un cumolo d"erbacce.

- Ti farà male a tenere le tue parti cosi schiacciate. E anche a me. È pericoloso. - Si apri la cintura e si sbottonò i pantaloni; aprì gentilmente anche quelli di Ted, le sue mani a sfiorare le parti di Ted coperte dalle mutande. - È meglio tirarle proprio fuori. Infatti dovremmo sfilarci del tutto i pantaloni e le mutande. Per non sporcarli. -

Ricordando il caldo fiotto bagnato a letto, Ted acconsenti. Subito i pantaloni di flanella e le mutande di cotonina furono scartati. Gavin guardò le parti di Ted che ora urgevano; Ted guardò i peli e il cazzo gonfio di Gavin, poi la foto. Ted voleva fare da solo ma Gavin gli spinse da parte la mano. Dalla tasca prese un vasetto di vetro blu e bianco, svitò il coperchio e scodellò sulle dita una grande quantità di crema Nivea per la pelle.

- Guarda la foto, Ted. Immagina che io sia lei. - Gavin lo massaggiava fastidiosamente con dita imbrattate di crema. Subito sussurrò - mettiti giù. Fa finta che anche tu sei una donna. - In breve tolse la mano per spalmare su di sé la crema, svuotando il barattolo. Ora Gavin afferrava il cazzo di Ted meravigliosamente e un cazzo spalmato di crema premeva sul dietro di Ted. - Questo può sembrare strano. Ne vale la pena-

Ted fissò la foto di fronte al suo viso, muovendo le sue parti su e giù ora nella stretta di Gavin. Il suo sedere sentiva come se stesse sforzandosi al gabinetto con un grosso stronzo che si sporgeva a metà, ma questo disagio era secondario rispetto al piacere sulla parte davanti. Chiuse gli occhi. Dal profondo del suo interno qualcosa stava sorgendo, un serpente di gelatina calda che viveva nel suo ventre. Salì più caldo e più urgentemente. L'esplosione termo-nucleare stava arrivando… la luce accecante; era per questo che aveva gli occhi chiusi. Per dei momenti eterni un latte ribollente esplose attraverso il pugno che stava strizzando; vedeva biancore dovunque. Simultaneamente il palo rovente che uccise il re entrò nelle viscere di Ted. Gavin ansimò. - Dolce Principe, vengo! - Delle stelle infuocate esplosero attraverso il biancore vuoto e piatto e Ted gridò.

Il mondo rimbombò come se la caverna fosse un sordo tamburo su cui il mare batteva. Ted senti che una porta era stata squarciata dentro di lui… una porta che stava anche nel fondo della caverna del Jingling Geordie. Un tunnel oscuro si allontanava. Lontano uno spettro trasparente farfugliava e si contorceva. Le membra di Ted erano quelle dello spettro, il suo farfugliare e contorcersi gli apparteneva. Nel cuore dello spettro galleggiava un girino. In qualche modo quel girino nuotò anche all'interno di Ted.

Poi l'onda selvaggia che aveva infranto i propri confini sibilando tornò verso la propria fonte. Gavin lo lasciò andare. Lo fece voltare su se stesso, lo baciò sulle labbra.

Ted si allontanò e vide delle strisce di sangue vivido sul cazzo schiumoso di Gavin, come sciroppo di fragola su un cono gelato. Quando si tirò su frettolosamente le mutande Ted sentì panna e sangue colare a macchiarne il cotone.


************


Sentendosi indolenzito e imbarazzato, Ted tornò a casa a piedi da solo, preoccupandosi per le proprie mutande. Non ci sarebbe proprio stato alcun bisogno da parte di Gavin di raccomandargli strenuamente di non dirlo a nessuno: non aveva nessuna intenzione di raccontarlo. Ma le sue mutande imbrattate! Forse aveva macchiato anche l’interno dei pantaloni.

Deviò attraverso l’immenso cimitero vic no a casa sua... Sul dietro della cappella e del crematoio c'era un bagno pubblico malconcio; avrebbe potuto esaminarsi.

Di solito ammirava i frammenti di marmo all'interno delle delimitazioni, delle tombe: piccoli laghi di smeraldi, rubini, ghiaccio e ametista. Di solito si  divertiva ad osservare le campane di vetro che coprivano le vaschette dei fiori di porcellana stinti fino a diventare color pastello. Oggi le notò appena. Dei corvi neri gracchiavano dai loro nidi di stecchi scuri sulle cime verdi degli olmi. Delle corone in decomposizione stavano ammucchiate di fianco ad una tomba nuova; nessuno ancora aveva tolto i fiori marci. Lui appena li senti o le vide.

Il gabinetto degli uomini era un corto tunnel oscuro di cemento con l'orinatoio a parete tinto di piscia e uno scolo ingiallito che pendeva verso un buco di scarico. Il pavimento di pietra era viscido per l'umidità. Dei cazzi erano stati disegnati a matita sulla parete quasi a ricordare agli utenti (invano) verso dove puntare. In fondo una porta danneggiata dai segni degli scarponi, incisa dalle iniziali, un robusto meccanismo d'ottone che la sprangava. Ted inserì un penny.

Dietro la porta trovò una tazza in ceramica senza sedile, una corda che penzolava dalla cisterna al disopra, un pezzo di metallo ove ci si sarebbe adattato il rotolo della carta igienica, seci fosse stato. Forzò la spranga con difficoltà in chiusura, temendo di poter rimanere chiuso dentro. Si calò i pantaloni che, con sollievo, erano quasi senza macchie. Ma una grossa chiazza marrone scuro sfigurava le mutande.

Si ricordò di quanto ammollo e candeggio aveva avuto bisogno il suo fazzoletto quando gli era uscito il sangue dal naso. Non poteva proprio pulire questo macello in segreto. Non si doveva sapere che aveva sanguinato tra le gambe. Presumibilmente sua sorella sanguinava (Gibbon raccontava delle barzellette sporche circa la salsa di pomodoro), ma questo era differente e privato. A lui non era permesso.

Così si tolse i pantaloni, tenendoli scostati dal pavimento umido, si sfilò le mutande e si rimise i pantaloni. Le mutande le ficcò dietro la tazza scheggiata. Forse sua madre avrebbe potuto non notare per settimane che ora possedeva solo tre paia di mutande invece che quattro.

Se lo avesse scoperto le avrebbe detto che un giorno a scuola si era sporcato le mutande, se le era tolte al cesso della scuola e se ne era sbarazzato. Perché c'era dello sporco. Ma si era vergognato di dirglielo.


************


Una settimana dopo fini la sessione estiva. All’ingresso tutta la scuola riunita cantava:

"Signore congedaci con la tua benedizione, Grazie per la misericordia già ricevuta…"

Ted aveva evitato Gavin durante quella settimana finale e l'ultimo giorno prese ancora una volta un autobus affollato per tornare a casa in compagnia di un gruppo di ragazzi piuttosto che andare a piedi. Durante le prime due mattine dopo gli eventi al Jingling Geordie's Hole aveva trovato macchie di sangue sulla carta igienica, ma poi niente più.

Durante i primi dieci giorni delle vacanze estive, Ted stette principalmente a casa, rileggendo vecchie copie di HOTSPUR e WIZARD, classificando la sua collezione di carte di sigarette e disegnando immagini di esplosioni termo-nucleari. Benché non fosse di alcun fastidio, sua madre lo cacciava a volte fuori a prendere una boccata d'aria pura.

Restava vicino a casa, vagando per i viottoll alberati dietro il cimitero.

L'undicesimo giorno la famiglia Appleby parti in treno per passare una settimana ad Edimburgo. Il padre di Ted, un elettricita al comune, era ora in ferie, e anche sua sorella.

Helen che aveva lasciato la scuola l'anno precedente e che ora lavorava come infermiera odontoiatra.

La famiglia stette in una pensione sulla destra di Hanover Street, mangiò porridge e salmone affumicato a colazione ed esplorò la città. I Giardini Botanici di Corstorphine apparvero a Ted una paradisiaca versione del cimitero di casa sua. La piccola stanza in cui stava Ted si trovava proprio dietro l'insegna al neon rossa, PRINCES GUEST HOUSE, che rimaneva accesa per tutta la notte, tubi che ronzavano e che sussurravano, inondando la stanza anche attraverso le tapparelle di una luce color sangue. Anche Se non era visibile dalla strada sottostante, l'insegna era ingrossata da ragnatele e migliaia di insetti morti.

La quinta mattina di vacanza Ted si sentì male prima di colazione. Vomitò un liquido chiaro e amaro dentro al piccolo lavamano e non poté neppure guardare il salmone affumicato o il porridge. La stessa cosa la mattina seguente.

- Hai una brutta cera, - osservò sua madre. Ted si chiese se questo poteva avere qualche riferimento con l'insegna al neon fuori della sua finestra.

Sul treno verso casa si senti nauseato, poi migliorò una volta ritornati. Continuò a leggere, disegnare, camminare per il cimitero, fantasticando sui giardini botanici di cui aveva comprato delle cartoline illustrate. Desiderò di poter vivere là per sempre, campeggiando nella serra delle orchidee o in quella delle felci, dopo una guerra termo-nucleare che aveva ucciso tutti gli altri. Poiché questo avrebbe incluso anche sua madre e suo padre, pianse un po’. Presto giunse settembre e la nuova sessione scolastica incominciò.


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