Home
Account
  Autori· Saggistica· Narrativa· Comics· Speciali· Cinema· Interviste· Musica CERCA   
     
Menu Principale

News precedenti

Venerdì, 05 febbraio
· Il Gondoliere
Venerdì, 15 gennaio
· Cinema d'animazione: tre esempi francesi
Mercoledì, 16 dicembre
· Fumetti Digitali
· VITA IN LETTERE (Novembre)
· VITA IN LETTERE - Ottobre 2009
Venerdì, 04 dicembre
· Il quinto principio di Vittorio Catani su Urania
Venerdì, 06 novembre
· Dalla fantascienza alla guerriglia mediatica
Martedì, 03 novembre
· De ''Gli Inganni di Locke Lamora'' e di altre stronzate...
Venerdì, 30 ottobre
· La narrativa di Ted Chiang
· VITA IN LETTERE - Settembre 2009
Martedì, 27 ottobre
· CORRADO MASTANTUONO - Tra Tex e Paperino: il disegnatore dei due mondi
Domenica, 11 ottobre
· Fissione
Domenica, 04 ottobre
· Yupanqui
Giovedì, 24 settembre
· VITA IN LETTERE - Agosto 2009
Martedì, 22 settembre
· VITA IN LETTERE (Agosto)
Martedì, 15 settembre
· Le lezioni sempre ignorate della Storia
Lunedì, 14 settembre
· Isole
Giovedì, 03 settembre
· I 10 libri da riscoprire
· VITA IN LETTERE (Luglio)
· VITA IN LETTERE - Luglio 2009
Sabato, 11 luglio
· L'ermetismo nei lavori di Alexey Andreev
Giovedì, 09 luglio
· VITA IN LETTERE (Giugno)
Domenica, 05 luglio
· I ciccioni esplosivi
Mercoledì, 01 luglio
· VITA IN LETTERE - Giugno 2009
· Futurama
Domenica, 21 giugno
· Venature
Domenica, 31 maggio
· VITA IN LETTERE (maggio)
Sabato, 16 maggio
· Il bacio della Valchiria
Giovedì, 14 maggio
· VITA IN LETTERE - Maggio 2009
Giovedì, 07 maggio
·

City of steel, city of air

Martedì, 28 aprile
· VITA IN LETTERE (aprile)
Lunedì, 27 aprile
· Ritratto di gruppo con signora
Martedì, 21 aprile
· L'ultima possibilità
Lunedì, 20 aprile
· J. G. Ballard
Giovedì, 16 aprile
· La voce nella notte
Giovedì, 02 aprile
· I primi dopo gli antichi persiani
Mercoledì, 01 aprile
· VITA IN LETTERE - Marzo 2009
Martedì, 31 marzo
· ''Il giudice di tutta la terra (The judge of all the earth)
Domenica, 29 marzo
· ''Amici assenti (Absent friends)''
Sabato, 28 marzo
· Considera le sue vie (Consider her ways - 1956) di John Wyndham (1903-1969)
Venerdì, 20 marzo
· ''A mezzanotte, tutti gli agenti…
(At Midnight, All the Agents...)''
Mercoledì, 11 marzo
· Vito Benicio Zingales e il Truccatore dei morti: intervista all’autore
· Vito Benicio Zingales: il Capolavoro noir è “Il truccatore dei morti”
Martedì, 10 marzo
· Timestealer
· Specchi irriflessi (The Tain - 2002) di China Miéville
Lunedì, 02 marzo
· La Rocca dei Celti
Domenica, 01 marzo
· Violazione di Codice
· QUANDO C'ERA IL MARE…
Domenica, 22 febbraio
· Rumspringa
Lunedì, 01 dicembre
· Il sogno delle 72 vergini

Articoli Vecchi

Area Riservata
Straniero in terra straniera (1ª parte)


di Claudio Asciuti


Pochi mesi a fine millennio, per chi crede nel tempo, nei calendari, e in ciò che "fa tendenza".

E la città - post bellica, libanizzata, trincerale, hiroshimiana - s'annega nella polverosa belletta dei lavori in corso ...

- Piazza De Ferrari. Un cencioso caravanserraglio, una ritinta baldracca; attorno alla fontana un reticolo di plastica arancione, bucherellato come uno scolapasta, vedi, crea quell'ampia delta che interrompe la via e inciampa i pedoni. Il Palazzo Ducale, da poco rimesso a nuovo, non stride più coll'ambiente ammorbato dallo smog, e infatti non lo restaurano; mentre il teatro Carlo Felice, liftato e rifatto, e svetta con la sua orribile e volumetricamente obesa architettura in cielo...

Qualche malcapitato passante scruta perplesso la scena. Non si capacita, il meschino - come d'altronde non riusciamo a capacitarci noi - del perché prima abbiano scavato per costruire la metropolitana, poi abbiano interrotto gli scavi per evitare di distruggere l'antica necropoli sotterranea, l'abbiano smontata pezzo a pezzo e ben nascosta chissà dove, ed ora abbiano nuovamente ricominciato gli scavi non per ricostruire la necropoli, non per riaprire la metropolitana ma semplicemente per tappare il buco da loro stessi scavato; metropolitana e necropoli chissà dove andranno a finire. L'importante è che il Comune abbia dato tanto belle commesse ai propri amici.

Dopo la cura di bellezza alla città, l'ordine. Il nuovo sindaco, ha voluto "ripulire" la zona qui attorno, il centro, e ha ricacciato i tossici in periferia, attorno alle colline, i nomadi nei loro abituri, gli studenti nelle scuole e nelle università, gli immigrati nei loro caruggi. I benpensanti dicono che ha restituito la città ai genovesi. Cioè ai quadri, ai ceti medi, ai colletti bianchi, agli iuppi e ai rampanti, agli skin e ai picchiatori e ai discotecari ... a quelli che invadono le vie come una malattia cancerosa e appestano l'aria con i tubi di scappamento delle loro idolatrate auto; le bottiglie di birra infrante sul marciapiede e gli ottusi stereo che vomitano ritmi industriali e tecno tutti d'origine ianchii, naturalmente ...

Diogene s'aggira pensieroso con la sua lanterna, e l'uomo folle di Nietzsche canta la morte di dio. Per tutti quelli che seguono il calendario ufficiale, o almeno fingono di seguirlo, ci si prepara a "vincere la scommessa del terzo millennio" ... i genovesi invece si preparano a festeggiare l'ultimo del secolo con un megacenone per tutti quelli che hanno da spendere l'equivalente di uno stipendio mensile medio a cranio, ed è per questo che la città finge di farsi bella. Che i soldi vadano nelle casse del Comune, e un'altra cosa...

- È uno schifo. A me tornano in mente i leggendari Capodanni con le fabbriche occupate, negli anni ruggenti della rivolta, quando al Palasport Fabrizio De Andrè veniva a suonare gratis per gli operai spossessati dagli americani. Fra poco saranno invece le multinazionali a spossessare noi dei nostri corpi, e noi, contenti, festeggeremo il 2000.

Prendo fiato dopo quella lunga concione. - Fantastico, eh?

Bruma annuisce: - Per esser fantastico, lo è. Come in film dell'orrore.

Bruma l'ho conosciuta, oggi pomeriggio, su una delle rarissime plaie non ancora privatizzate, mentre me ne andavo in giro lungo la battigia nella speranza che lo iodio e il salmastro m'illuminassero a proposito di quello che avevo in mente di fare, ma non c'è stato verso, nessun satori è brillato dentro di me - ho vagabondato fra i relitti della mareggiata trascorsa cercando un galeone affondato e neanche i resti di un legno sono stato in grado di rintracciare. Poi, ho incontrato lei che sembrava cercasse qualcosa fra i riflussi. Mi disse che cercava oggetti per creare opere d'arte. Io risposi che cercavo immagini per crear parole, e facemmo amicizia ... un'amicizia strana, voglio dire. Se guardo Bruma non posso fare a meno di pensare che abbia l’età di mia figlia, e che mia figlia, se mi vedesse con una sua coetanea, correrebbe difilato a dirlo alla mia ex-moglie, giusto perché entrambe mi odiano ... ma poi, chi se ne frega. È che fra artisti ci si comprende al volo, non c'è bisogno di stare troppo tempo a spiegarsi che l'unico debito che dobbiamo assolvere al mondo è quello dell'arte. È il motivo fondamentate per cui mi son separato da mia moglie e mia figlia mi odia. Non erano artiste, nessuna delle due.

- Già.

- È orribile ma sembra che nessuno alzi un dito per impedirlo ... un tempo, per meno, avrebbero dato fuoco alla città. - Bei tempi. Chissà se per festeggiare la fine degli anni Novanta, ci sarà qualcuno che alzerà un po' di barricate per la strada. - Accendo il motore. - Dove vuoi che ti accompagni?


Bruma è da qualche giorno che si e trasferita a Genova, per studiare all'Accademia di Belle Arti, (sempre che, naturalmente, il Comune della Regio Gheennalis non la chiuda, non la sfratti per riempirla di uffici di iuppis, non decida di venderla al miglior offerente sul mercato globalizzato) e non ha stretto amicizia con nessuno. Così le dico se ha voglia di venire a cena con me e i miei amici. È un invito che sembra quasi peloso, sospetto, ma la faccia da vecchio guru che ho indosso deve esser rassicurante così lei accetta e così troviamo gli altri amici in piazzale Kennedy, alla Festa Settembrile del Partito della Sinistra Unita, o almeno di quello che ne resta di esso. Sono le occasioni per stare un  po' assieme, amici di vecchie battaglie con mogli e i figli che se ne vanno già per conto loro e ricordi del tempo che e stato, così come si conviene ai sessantenni delusi da una rivoluzione fallita, e da un'esistenza che comunque si avvia al fallimento e alla morte; nulla più di o di meno: così ci si ritrova tutti assieme, a percorrere i lugubri stand non più rivoluzionari, non più internazionalisti, non più barricadieri, ma semplicemente piccoloborghesi - nel senso più deteriore del termine - l'uno in fila all'altro che vendono giubbotti di pelle e muntan baich e dolciumi e gins d'ogni colore e misura e perfino tramite compiuters ricerche araldiche sul vostro cognome...


E ora proviamo a fare un'ipotesi su quello che sta accadendo. Guardiamo dal di fuori gli eventi e come prendono piede, perché in seguito sia più facile accorgersi che non è un incubo che si spalanca dinanzi a noi, ma una realtà.

Immaginiamo il nostro protagonista e la ragazza che lo accompagna, a tavola con gli altri, in un prefabbricato che potrebbe essere quello, ad esempio, dell'intramontabile Circolo Latino Americano, ancora in voga nonostante che gli anni siano trascorsi, gli Inti Illimani tornati in Cile raccontino che tutta quella bagarre furono gli italiani a crearla, che loro non erano comunisti ... il vecchio Pinocié intanto è il Padre della Patria, e laggiù, a Genova, Italia, Europa, non ci sono più loro a cantar el publeo unido gamas serà vensido e noi non siamo più tutti sudamericani. .. immaginiamo quindi questa quasi lieta brigata di amici che discorre ...

Chiacchierano. Il protagonista, benchè sia abituato a nascondersi dietro una cortina di silenzio, a sua volta ha voglia di comunicare quella sera e non per farsi bello o interessante agli occhi della ragazza, che chissà perché ha deciso di invitare a quella stolida serata.


- Qualcosa non va?

Guardai gli occhi di Bruma che mi fissavano intensi. Guardai il buio attorno e tornai improvvisamente da dove era partito, ma anziché a tavola con gli amici ero vicino al molo frangiflutti, avevamo finito di cenare e ci stavamo recando alle auto; l'interrogazione di Bruma rimane sospesa per aria, quando dal nulla tre uomini si materializzano e ci fronteggiano con le pistole; vogliono qualcosa da me, qualcosa che ho nascosto, ma che io sono sicuro di non avere.

I miei amici sono radunati tutti assieme, sotto la minaccia di uno dei tre con il revolver; nessuno osa fare un cenno, dir qualcosa.

- Tu, - dice quello che sembra il capo, puntandomi contro un'arma - Vieni via con noi. Non ti succederà nulla. Dobbiamo solo farti parlare con qualcuno, poi ti lasciamo andare.

La sua voce è fredda e dura, il tono è deciso.

Mi volgo verso gli altri; - Va tutto bene, ragazzi. Non vi preoccupate.

Faccio un cenno a Bruma. Lei annuisce lentamente.

Inutile dire che ho paura, certo. Il brivido che mi attraversa e mi ghiaccia è l'avvertimento della morte che mi gira attorno, e conta e l'ora è quella giusta o se invece si tratta solo di un avvertimento passeggero.

Comunque sia, di fronte alla minaccia armata non c'è modo di opporre resistenza ...

Quello che sembra il capo mi fa un cenno con l'arma. C'incamminiamo, mentre il secondo ci segue ...


Mentre stanno per entrare in auto, compere dal nulla la ragazza amica del protagonista. I due uomini che lo scortano la vedono giungere improvvisamente, sorpresi, non si capacitano del come lei sia riuscita a sganciarsi dal terzo uomo che aveva il compito di tenere a bada gli amici- stanno per muoversi, per dir qualcosa, per gridare o sparare - lei invece urla al protagonista di gettarsi a terra, chiude gli occhi e lancia in aria qualcosa che esplode, proprio mentre sta giungendo di corsa il terzo uomo.

La luce è intensa. Il mondo si trasforma in un'improvvisa visione al negativo del mondo circostante. I tre uomini per un istante sfolgorano, poi diventano tre visioni traslucide, incorporee. La ragazza grida al protagonista di scappare, gli si avvicina mentre il mondo si trasforma in un caleidoscopio di immagini psichedeliche che sembrano mettere in forma e corpo le peggiori visioni dell'animo umano; lo prende per mano e i due iniziano a fuggire.


Adesso sono al riparo.

Il protagonista domanda alla ragazza cosa stia succedendo. Lei gli domanda se ricorda cosa è accaduto fino ad allora. Lui risponde negativamente. Scompaiono i fantasmi. Intanto scoppiano i fuochi artificiali, e nello sfolgorio, i due riprendono la fuga mentre i tre corpi traslucidi lentamente si dissolvono ...

- Ora apro una Soglia, - grida lei. - Appena l'ho aperta prendimi per mano e salta via con me!


Il trionfo dell'alba, come una tela sanguigna incombe sui tetti della città e nel cielo e le moderne architetture della Chiesa di Nostra Signora della Virtualità svettano in alto.

Bruma è appoggiata di schiena a un muretto, il capo chino, le mani in tasca. Il vento le scompiglia i capelli. Io le sono accanto e scruto la Chiesa che si erge su di noi, e più lontano una città sconosciuta, che si chiama Secondya almeno a quanto dice una mappa turistica, una specie di meridiana topografica di metallo incisa sulla balaustra, qui, in questi giardini dove ci siamo riparati. L'Angelo del Cyberspazio flette le sue ali metalliche al posto delta croce. Noi siamo sotto il tempio, poco discosti dalla spiaggia e dalle cabine abbandonate.

Scuoto il capo per distogliermi da quella visione. - cos'e successo?

Il sole nella sua ascesa rende Bruma di una bellezza ancor più arcana di quando, la mattina precedente, l'avevo incontrata sulla spiaggia. Sorrido a me stesso, riflettendo ancora una volta su quale fu il disegno del caso che mi ha fatto incontrare quella ragazza. Un vento immateriale parla di altri mondi.

Lei mi scruta per un po' in silenzio. - Stai sorridendo. A cosa pensi?

- A nulla di particolare. - Distolgo lo guardo da lei e nel crepuscolo rovesciato il sangue cola dagli scogli dei Moreschi, quasi sotto il profilo basso della città. Il cielo fiammeggia lontano e una manciata di nubi, il vento sparge e poi si gonfieranno per effetto della luce, gravide di chissà quali buriane.

- Dimmelo.

Mi volto verso di lei. - Cos'è successo?

Avanzo di un passo: - Chi sei tu?

Dico ancora: - Sei comparsa improvvisamente dal nulla, in quella spiaggia, ieri pomeriggio. Un giorno che non sapevo che mi sarei trovato a passeggiare laggiù ... eppure c'eri. Abbiamofatto amicizia. Poi sei venuta con me a quella dannata festa, e mi hai tirato fuori dall'incubo di quei tre misteriosi personaggi che volevano rapirmi. Perché? Chi sei?

- Qualcuno che è giunto al memento giusto per tirarti fuori dai guai. - Occhi verdi che scrutano dietro il disegno del mare.

- Allora; vuol dire che c'è un qualche disegno, un muoversi di ingranaggi nel cielo e sulla terra che ci costringe ad un incontro, e di questo incontro io ignoro il significato. È un enigma.

Lei sorride. - Nessun enigma. Ti stavano cercando e ti hanno trovato, ma io ti ho trovato prima di loro.

- D'accordo. Chi sono loro? E tu?

Lei alza le spalle. - Devi essere importante per qualcuno, evidentemente.

Rido. - Importante to? Devono aver sbagliato persona ... non sono importante neppure per me stesso.

- Chiamali emissari di un Altro Potere.

- Cosa vuol dire?

Bruma mi guarda, sorridendo. - Sai dove siamo, ora?

- Dove siamo?

- Guardati attorno. Guarda quest'alba rovesciata che arrossa il cielo, come un crepuscolo color sangue. E quell'Angelo metallico sul frontale di quell'assurda chiesa. Ricordati quelle esplosioni di luce attraverso le quali siamo fuggiti ai Guastatori ...

- I Guastatori?

Annuisce. - Si chiamano così. Sono ... corpi che non appartengono al nostro piano di vita, che sono qualcosa di meno e qualcosa di più degli esseri umani. Vengono ... sono stati creati in laboratorio, sono il braccio del potere lontano delle tenebre. Te l'ho detto; sono gli emissari di un Altro Potere. Sono corpi che solo per caso vivono, perché si nutrono delle scintille di vita degli umani ... - Con una mano si tira indietro i capelli; la sua risata si smorza un po' contro il vento immateriale. È l'alba e io ignoro dove sono finito ... proprio come se fossi uscito or ora da un incubo. - Hanno fama di essere imbattibili.

- Tu li hai fermati. Anche se ignoro come ciò sia successo, li hai fermati. Mi hai salvato.

Alza le spalle. - Innanzitutto io sono una Straniera, e noi Stranieri combattiamo contro di loro da anni. E poi loro non sono vivi, e quindi non sono intelligenti ... non riescono a compiere più di un paio di operazioni per volta, e tutte molto semplici. Ho disorientato il primo nel colore, e poi con il colore ho dissolto tutti e tre. - Lancia un'occhiata al cronometro che porta al polso - A quest'ora si saranno ricomposti, e staranno battendo tutta la città per ritrovarci.

- Aspetta, aspetta ... - mormoro. - Aspetta un istante. Cosa stai dicendo?

Bruma sorride. Alza il capo verso il cielo, sorridendo. Poi il suo viso compie un lento arco, fino a quando i suoi occhi non si fissano su di me. - È una faccenda un po' lunga da spiegarti.

- Provaci.

- Non dovrei nemmeno dirtelo, a dire il vero. Non dovrei esser qui. Non so perché ti rispondo. Ma immagina che si tratti di un gioco ... di un gioco cosmico. Un qualche trastullo degli Dei. Ecco tutto. Da una parte ci sono gli Dei, e dall'altra parte c'è l'Altro Potere. Ecco tutto. Immagina l'universo diviso in questo modo.

Indico il cielo. - Sono mesi che continua instancabilmente a piovere pioggia acida su di noi ... vuoi dirmi che la colpa è di questo misterioso Altro Potere, se non riusciamo neanche più a ricordarci come è fatto il sole?

Lei ride: - Puoi pensarla così, se vuoi. Oppure puoi chiedere lumi alla meteorologia e parlare di aree di bassa pressione e di venti che cambiano percorso spingendo franti di area fredda contra di noi. È un modo come un altro per spiegare quello che non riusciamo a spiegare ...

- Chi sei tu?

- Bruma.

- D'accordo. Chi è Bruma?

Mi guarda in faccia e i suoi occhi blu scintillano: - Ti ho salvato la vita. Ti ho fatto fuggire dall'ombra dei Guastatori. Ti ho portato qui, lontano da loro. Me ne andrò e non mi vedrai più. Cosa vuoi ancora?

- Sapere che succede.

- Siamo fuggiti, ecco tutto.

- Va bene. Ma dove? - indica la città e il mare che si estende attorno a noi. - Questo luogo è un'illusione ... è un luogo che non esiste. Non è Genova ... è qualcosa che assomiglia a una cittadina mediterranea è la mia città natale.

- E allora?

Comincio a spazientirmi. Fino a che non avevo incontrato Bruma la vita mi era parsa ... mi era parsa ...

- La mia vita, - mormoro.

Lei non dice nulla.

Faccio uno sforzo per cercare di farmi tornare a mente qualcosa, ma per quanti sforzi possa fare è come trovarsi di frante a un muro impenetrabile; più lungo della Muraglia Cinese, più solido del Vallo di Adriano, una frontiera sanguinosa contro cui ogni mio tentativo di risalire è assolutamente impossibilitato ... tento di esplorare l'ombra ma l'ombra ha inghiottito tutto il mio passato ... solo qualche brandello ne fuoriesce a tratti, sotto forma di immagine lampeggiante … di fiamma ... di un grande incendio che arde ...

Afferro Bruma per un braccio: - La mia testa … la mia memoria ...

Sento il cuore palpitami e uno strano stordimento prender corpo in quella terra in cui non ho mai vissuto.

Ora lo scenario dei monti che s'alzano alti sopra di me incupisce, i monti sono un livido presagio, e il fiume che scorre placidamente verso il mare un'acqua torbida quanto il sangue della palude stigea.

- Non ricordo più nulla.

- Perché non c'è più nulla da ricordare, - risponde semplicemente.

- Più nulla ... c'è tutta la mia vita, dietro. Sessant'anni di tempo, neanche uno scherzo. Una figlia che ha la tua età, una ex-moglie, una compagna, se ricordo bene, e degli amici ... ho perso tutto e tu mi dici che non c'è nulla da ricordare?

- D'accordo. - Scuote il braccio e lo libera dalla mia presa - Hai una vita che non ricordi, e allora? Gli universi sono colmi di persone che non ricordano parte della loro vita. Nel transito da una parte all'altra del mondo può darsi che tu abbia perduto i ricordi ... capita. Ma non disperartene troppo. Se io ho l'età di tua figlia, in tutti questi anni ho percorso il mondo da un lato all'altra ed è da quando ho sedici anni che ho abbandonato i miei ... l'ultima volta che ho visto mio padre, due anni fa, era nei pressi di Luxor. Mia madre mi hanno detto che addirittura ha cambiato dimensione. Andiamo tutti dall'uno all'altro mondo ... e tu pensi alla tua memoria?

- Dall'uno all'altro mondo. Cosa vuol dire?

Bruma sospira. - Forse è il caso che ti spieghi com'è la situazione.

- Si. Sarebbe meglio.

Si guarda attorno. Le campane di Nostra Signora della Virtualità risuonano nel silenzio dell'alba e l'Angelo del Cyberspazio ad ogni rintocco batte le ali. - Non qui. Siamo troppo poco esposti alla luce ...

- Alla luce?

Bruma annuisce. - Ho bisogno distare alla luce più tempo possibile. I miei ritmi sono quelli del giorno e della notte ... è stato un caso che ieri sia rimasta in giro così a lungo, e forse l’ho fatto perché ho sentito che c'era bisogno di aiuto. Ma adesso devo riportare la mia energia ad un livello più alto ... - indica uno spiazzo vicino al mare - Laggiù. Quando il sole sarà sorto, le acque faranno da specchio.

Ci muoviamo verso lo spiazzo. Mi guardo attorno mentre il rosso lentamente si diluisce in un rosa antico, e i miei occhi sfiorano i profili di Secondya.

Bruma depone a terra il suo zainetto. Ne tira fuori due stuoie intessute a mano e ricche di disegni e di colori, motivi che a una prima occhiata mi sembrano pellirossa. Le dispone l'una accanto all'altro e mi fa cenno di sedere.

Obbedisco. Lei si siede alla maniera indiana, un modo per me assolutamente scomodo. Cerco una posizione migliore. Lei vede il mio imbarazzo e sorride. Ha uno strano modo di sorridere.

- Ti ho detto che appartengo alla stirpe degli Stranieri. Sai cosa significa?

- No.

- Noi stranieri andiamo e veniamo da città a città, di nazione in nazione, di mondo in mondo. Il nomadismo è la nostra abituale dimora; non siamo mai stati fermi nello stesso luogo, e non apparteniamo a nessuno. Siamo ... puoi chiamarci "cittadini del mondo", se vuoi. Ma comunque siamo stranieri a tutti.

Non abbiamo identità, documenti, patria. Siamo stranieri in terra straniera...

Qualcosa mi torna improvvisamente alla memoria. - ... Ed essa partorì un figlio, al quale Mosè pose nome Ghershom, poichè disse: io sono straniero in terra straniera ...

- Già. Nel nostro mondo, Mosè fu uno Straniero, uno dei primi, e condusse un popolo di stranieri ad una terra da cui poi fu cacciato ... Gilgamesh, Odisseo, Heracles ... chi altri? Con i secoli, gli Stranieri si differenziarono sempre di più, nacquero nuove specie di individui impossibilitati a restar fermi nel loro territorio. La loro fu una migrazione principalmente spaziale; poi pian piano scoprirono il modo di aprire le Soglie e di muoversi in uno spazio ... intermondano. - Indica il suo zaino – Io lo faccio con il colore. Altri lo fanno con la musica. Altri ancora con la danza, con la parola, con la musica, con la preghiera, con la respirazione, con le tecniche del corpo...

Mi sembra di tendere le dita a percepire qualcosa che mi è sfuggito senza che io me ne sia mai accorto. –

L'arte...

- Già. Ognuno ha la propria arte ...

Mi riscuoto da quello strano incantamento. - Non ci posso credere. - Ed è vero. Quello che Bruma mi sta dicendo trascende ogni mia possibile credenza, va oltre tutto quello che ho letto e sentito a proposito del viaggiare ... letto e sentito dove?

- Eppure hai visto anche tu come siamo fuggiti ai Guastatori.

- Già. E dove mi hai portato?

- Chi lo sa? - Bruma scuote il capo - Quando ho aperto la Soglia non ho avuto nemmeno il tempo di pensarci. Ho agito d'impulso, non ho chiesto alle mie matite la direzione; ho fatto un disegno - il primo che mi è corso dinanzi agli occhi, e ti giuro che non ricordo assolutamente quale sia stato. Ogni tanto gli Stranieri esperti lo fanno, lasciandosi guidare dall'istinto, solo per il piacere di scoprire un posto nuovo, e nuove usanze ... ma solitamente apriamo Soglie in luoghi che abbiamo già conosciuto, o di cui qualcuno ci ha fornito le coordinate. E comunque nel nostro mondo. E io non ho sufficiente esperienza per provare a entrare nell'Altrove. - Si guarda attorno, indica Nostra Signora della Virtualità, la corona dei monti. Guarda l'orologio che ha al polso destro, sfiora con la mano un pulsante, - L'Indice di Verità afferma che questo luogo è reale. Non è un luogo che qualcuno degli Dei sta sognando, una memoria nascosta nei neuroni di qualcuno di loro, una realtà simulata ... no. È  un luogo che esiste qui, in Italia. Nell'anno 1999.

Guardo la ragazzina che mi ha salvato la pelle aprendo una Soglia nel nulla, e che disinvoltamente parla del suo orologio che dovrebbe indicare se un luogo è vero o no e non mi capacito d'esser vivo. Se chiudo gli occhi mi si staglia sulla retina abbacinante, la forma traslucida dei tre Guastatori. - Grazie.

- Di cosa?

- Di quello che hai fatto.

- Noi Stranieri siamo molto solitari ... siamo individui, ragioniamo sempre in termini di singolo. Cerchiamo di non intrometterci mai nelle vicende degli Stanziali, ma di fronte ad un'azione dei Guastatori, diventa quasi un obbligo aiutare gli altri. I Guastatori sono i mercenari dell'Altro Potere.

- Quelli che mi stanno cercando.

- Si. Ma tu non sei uno Straniero ... se dici di aver perso la memoria, e io ti credo, potresti aver perso la tua identità ma ... me ne accorgerei. Non hai l'aura dello Straniero.

- E allora perché mi cercavano?

- Non lo so. Perché hai fatto qualcosa, probabilmente, che non piaceva a qualcuno dell'Altro Potere. È l'unica spiegazione logica.

- Non ricordo nulla della mia vita precedente ... forse hai ragione tu: il passaggio dal mio mondo a questo deve aver cancellato parte delta mia memoria. Ricordo solo di averti conosciuto ieri pomeriggio sulla spiaggia, e di averti accompagnata in auto ... poi ti ho chiesto se venivi a cena con me. Frammenti che mi riportano poi a ieri sera, alla cena con gli altri, ai Guastatori e a tutto il resto. Buio, d'altra parte. Tu non ricordi cosa ti ho detto di me?

- Molto poco. Che una volta facevi il professore, che sei in pensione, che ti occupi di religione ma che non sei religioso.

Non riesco a trattenere un sorriso. - Siamo stati assieme tutto il giorno e questo e quanto sei riuscita a sapere di me?

- Potresti essere un ottimo Straniero ... hai alzato una cortina fumogena sulla tua vita, parlando di religione e di filosofia, e quando hai visto che avevo con me gli arnesi per il disegno ti sei messo a parlare di arte.

Ecco, questa potrebbe essere una buona traccia ... conosci molti artisti, nel tuo mondo. Se facessimo ritorno, potremmo chiedere a loro, sempre che lo choc del passaggio non ti faccia tornare la memoria.

- Già. - Bruma sorride. - Adesso cerchiamo di capire dove siamo finiti, d'accordo? Questo posto non mi piace, me ne voglio andare.

- D'accordo. Come facciamo?

Lei si alza, io la imito. Raccoglie le due stuoie e le infila nello zaino. - Non è che tu abbia viaggiato molto, vero?

- L'ultima volta fu il mio viaggio di nozze, - rispondo. - Circa trent'anni fa.

- Ah - Risponde lei.


- People are strange, when you're a stranger, faces look ugly, when you're alone ...

A mezzavoce Bruma canticchia un vecchio brano dei Doors, e il vento che chissà quante volte l'ha udita, le risponde.

- Strana città, - mormora Bruma.

I miei occhi si fissano sui palmizi che stanno a lato delle case, sui giardini che crescono fra casa e casa, sulle siepi che il primo sole indora. Rade auto si muovono lentamente nelle vie, ma quel che mi colpisce maggiormente è il fatto che l'aria, a differenza di quella della Regio Gheennalis, sia perfettamente respirabile.

- È una città mediterranea, e a giudicare dal sole, sulla stessa costa ligure. Poche auto e tutte di lusso, edifici bassi e moderni, giardini e tanto verde. Non capisco se si tratti di un quartiere residenziale, o se tutta la città sia stata costruita così. Gli edifici sono per la maggior parte recentissimi, tre, quattro anni i più moderni. Deve essere una delle nuove cementificazioni della Megalopoli Mediterranea. chissà dove siamo.

- Non sarebbe più semplice chiedere a qualcuno qual'è la stazione più vicina? - provo a suggerire.

- Il qualcuno a cui lo chiedi potrebbe insospettirsi, una volta costretto a parlare con noi. Per ora siamo abbastanza invisibili, ma se ci facciamo notare qualcuno potrebbe domandarsi chi siamo, perché siamo così laceri e sporchi in questo elegante quartiere. Potrebbe chiamare la polizia e voglio vederti spiegare a loro quale coppia siamo, e come tu sei finito qui, e soprattutto perché io sono con te, io che ho documenti falsi che se facessero una verifica mi arresterebbero immediatamente.

- Già.

Bruma si guarda attorno sospettosamente. - C'è poca gente in giro. Ma guarda come ci studiamo.

- Potrebbero pensare che siamo padre e figlia.

- Non ci somigliamo abbastanza ... e abbiamo un comportamento che non è adatto a impersonare questo ruolo. Si vede benissimo che non siamo mai stati in questa città, e che cerchiamo di capire di cosa si tratti e ... tombola!

- Che c'è?

- Abbiamo la polizia alle spalle.

Io faccio finta di niente e mi volto appena. Una grossa jeep azzurra, con la scritta "Comune di Secundia" sulla fiancata e i lampeggianti rossi e blu sul tetto rallenta lentamente dietro di noi. Dentro ci sono quattro agenti, tre uomini e una donna, dall'aria molto poco raccomandabile. Perché le municipalità hanno una loro polizia privata, che pesca le loro reclute da quelli che sono stati scartati dalla polizia di stato e non ci va molto per il sottile. A Regio Gheennalis la polizia comunale è tanto amata dai cittadini che spesso deve arrivare la polizia di stato a sedare la rissa fra di loro.

- Ottimo.

- Tu resta ... non hai da temere nulla. Puoi sempre dire di avermi appena conosciuto. Io me la filo verso la spiaggia. Se riesco a raggiungere un muro posso aprire una Soglia e scomparire.

- Non ci pensare neanche ... vorresti lasciarmi qui da solo? Sono solo quattro cagnotti - Mi fermo, mentre la macchina ci affianca, tiro fuori il miglior sorriso e mi avvicino.

- Ehi, - Dice Bruma, allarmata - sei pazzo?

- Figliola, che tu abbia girato il mondo e io no, non significa che non sappia trattare con un cagnotto. Sono tutti eguali... è solo questione di prezzo.

L'auto si è fermata. Io continuo a tener fuori il mio sorriso, mi avvicino. In un mondo tutto privatizzato, le polizie private sono eguali, e non c'è motivo per dubitarne. Assumo l'aria da padre di famiglia. Mi avvicino fino ad essere inquadrato da tutto il gruppo. Dietro di me Bruma - Buongiorno, agenti. - Porto la mano destra alla fronte, come se stessi salutando militarmente. Ciò costringe loro a rispondermi allo stesso modo. - Vogliate scusarmi, ma avrei bisogno di un'informazione. Io e mia figlia siamo scesi stamane dalla stazione ferroviaria, siamo venuti a fare un giro e ci siamo persi. Ci potreste indicare, per favore, la via del ritorno? Abbiamo i bagagli al deposito, e vorremmo trovare un buon albergo, farci una doccia e cambiarci.

Con la coda dell'occhio scorgo la preoccupazione sul viso di Bruma. Ma l'aria del buon padre di famiglia, così come sono abituato a recitarla, ha sempre buon gioco.

I quattro cagnotti mi scrutano a lungo. In ogni squadra che si rispetti c'è quello fa la carogna, il buono, l'indifferente, e poi varietà e tipologie a scelta. Quello che mi dà un'occhiata incuriosita deve essere il buono, ed è alla guida.

- Signore, - dice quello con l'aria da duro, che è accanto al pilota. - Ci favorisca i documenti.

Bruma impallidisce accanto a me. Fa per muoversi, ma io mi volto verso di lei e ammicco. Apro il portafoglio, tiro fuori due tessere e quattro biglietti da centomila che brillano un istante alla luce e poi spariscono nelle mani della ragazza, che deve essere il cassiere.

Il duro prende le tessere, lescruta attentamente, guarda me e Bruma, poi me le restituisce. - Signore, per la stazione, procedete per questa via per un centinaio di metri, e poi svoltate a destra, in via Bahia, fino in fondo. - Mi lancia un sorriso che vorrebbe risultare simpatico ma non lo è. - E se cercate un albergo, andate al Buenavista, vicino alla stazione. E dite che mi manda il sergente Antoni

Io raccolgo e mie tessere e le rinfilo nel portafoglio. - Molto obbligato, sergente. Grazie per le indicazioni, e buona giornata.

L'auto riparte. Noi due ripartiamo.

- E ora filiamo verso la stazione, prima di incappare .in qualche altra pattuglia meno malleabile.

Bruma tira un respiro di sollievo, mentre la jeep si allontana. - Che diavolo gli hai fatto vedere?

- Quattro biglietti da centomila, una tessera dell'Associazione Amici delle Forze dell'Ordine intestata a mio nome, e una vecchia carta d'identità di mia figlia.

Procediamo a destra, lungo la strada indicata dagli agenti. - Te l'ho detto ... saresti un ottimo Straniero. Sei sicuro di non avere il nostro sangue nelle vene?

- Sono solo un uomo prudente ... la mia memoria è partita, ma certe cose mi sono rimaste impresse.

Sapevo di avere quella tessera ed altre simili in tasca, e di avere i duplicati dei documenti di mia moglie e mia figlia. - Guardo la stupefazione negli occhi di Bruma e sorrido - Prima che se ne andassero, ho provveduto a fingere uno smarrimento, a fare i duplicati, e a tenermi gli originali ... pensavo che mi sarebbero stati utili. - Mi batto una mano sulla fronte - Ma guarda cosa mi è rimasto in testa!

Bruma annuisce: - Eri un poliziotto o qualcosa di simile? Un consulente, un criminologo ... non sono i ragionamenti di un professore. Meno che mai in pensione.

- Non lo ricordo. Per quel che mi ricordo, posso esser stato un pusher, un contrabbandiere, un malavitoso.

Ma penso di aver avuto a che fare con la legge diverse volte, nella mia vita, ed aver imparato a conservare sempre una via d'uscita in qualunque occasione. - Le batto una mano sulla spalla - A parte alcune eccezioni, come ieri sera.


Stiamo muovendo verso la stazione, in viale Bahia, un lungo e largo rettilineo, diviso al centro da aiuole colme di cespugli e fiori, e costeggiato da bar all'aperto, pub, negozi. La gente si è svegliata, e passeggia per le vie. Bruma osserva con l'interesse di un antropologo gli autoctoni.

- Deve essere una qualche municipalità privata, costruita come un luogo di villeggiatura per anziani danarosi e le loro famiglie. Guarda gli abiti, e le auto.

- Proprio una bella gente ... basta guardare il modo con cui ci scrutano.

E in effetti ci guardano, eccome. Guardano la ragazzina ventenne, alta e sottile, con i jeans tagliati al ginocchio e la maglietta a righe bianche e blu, con il suo zaino colorato; e accanto quello che a scelta può essere il padre, lo zio, o l'amante, età media cinquant'anni, alto, grosso, un po' imbolsito, corta barba sale e pepe, capelli di media lunghezza, scarpe da vela, pantaloni di lino beige un po' stazzonati, camicia azzurra altrettanto stazzonata e sporca, occhiali rotondi sul naso.

- Perché siamo diversi da loro, - dice Bruma - Gli Stranieri, quando capitano in qualche luogo che non conoscono, cercano subito di capire chi è la gente e come si veste. Per noi l'arte della mimesi e una delle arti principali ... dobbiamo subito mimetizzarci in mezzo agli altri. Non possiamo permetterci di farci scoprire.

- E se vi scoprono?

- Se ti prendono e ti mettono in prigione, per uno Straniero è la fine. Non puoi resistere più di una settimana fra quattro mura ... - Apre la bocca e indica un punto della mandibola - Se non riesci ad aprirti una Soglia in qualche modo, e a fuggire, la prima soluzione è un segnale d'allarme, che speri possa esser raccolto da qualche Straniero di passaggio, che venga a tirarti fuori. - Indica un secondo punto della mandibola - La seconda è il cianuro.

Mi sento rabbrividire. – Perché?

- Te l'ho detto ... abituati alla libertà, non ce la faremmo mai a restare fra quattro pareti. E se ti passano a qualche droga psicodislettica, gli racconti magari tutto di noi, e cosi scoprono la nostra esistenza. - Bruma alza le spalle, come per farsi scivolar di dosso tutte le magagne dell'esistenza. Poi, nel mentre che passiamo davanti ad un bar, mormora. - Che ne dici di mangiar qualcosa?

- Mi sembra una buona idea. Ma prima andiamo a mimetizzarci da buoni cittadini di Secundya, anche perché sono stufo di essere osservato da tutti. - Indico a Bruma una boutique. - Andiamo laggiù.

- Ma hai proprio dei soldi da buttar via?

- Non lo so. Ma mi sembra comunque che saranno ben spesi, se c'impediranno di ficcarci nei guai.


Quando usciamo, i nostri vestiti e lo zaino di Bruma sono rinchiusi in una elegante borsa da viaggio. La ragazzina ventenne indossa un lungo abito di cotone a minuscoli fiorami, verde chiaro, e porta sulle spalle un giubbetto beige. Il padre cinquantenne ha un paio di calzoni color sabbia, una camicia bianca con le maniche corte, una giacca terra di siena e un panama che gli nasconde i capelli. Perfettamente mimetizzati nell'ambiente della cittadina di Secundia, il nostro protagonista e la ragazza che l'accompagna convengono che sia possibile ora accomodarsi per il desinare e si siedono ad un tavolo nel patio del bar Orchidea Nera, dove consumano una breve colazione a base di succhi di frutta, brioches calde, caffè di cereali.

Mentre stanno discutendo sul da farsi, diverse persone entrano nel patio.

- C'è qualcuno, - mormora improvvisamente la ragazza.

Il padre si guarda attorno, senza capire. - Che cosa?

La ragazza sembra intenta a captare una qualche forma di percezione diversa da quella quotidiana. Se noi potessimo osservarla con attenzione, scopriremmo che sta rivolgendo le sue invisibili antenne radar, al di là della metafora ciò che noi chiamiamo Terzo Occhio, nel patio e vicino perché ha udito una frequenza familiare. - C'è uno Straniero .... vicino a noi, ma non riesco a individuarlo.

Il padre scruta i nuovi venuti che stanno prendendo posto. - C'è gente di tutti i tipi ...

Poi un giovanotto sui venticinque anni, alto e ben piantato, dalla pelle color miele e dai capelli corti e biondi, vestito con una camicia hawayana e un paio di pantaloncini da mare, entra in scena e sorride all'indirizzo del padre; gli si avvicina con un sorriso ancor più grande, si china verso di lui e mormora: - Straniero?

La ragazza è più veloce a rispondere: - In terra straniera.

Il giovanotto sorride: - Fate finta di niente ... potrebbe esserci qualcuno dell'Altro Potere. Comportiamoci normalmente.

Il padre si rivela un abilissimo public relation. Fa accomodare il giovanotto, lo presenta alla figlia come il figlio di un suo conoscente, ordina alla cameriera qualcosa ... nessuno, osservando la scena, sospetterebbe qualcosa. Solo un attentissimo osservatore potrebbe notare sotto il panama i capelli lunghi del padre, e sotto la camicia hawayana i tatuaggi del giovanotto che non sono propriamente quelli che vengono fatti nei negozi di cosmetica.


Dopo colazione il protagonista e i due Stranieri escono a fare una passeggiata verso la spiaggia.

- Genova, - spiega lo Straniero che si chiama Roberto. - Dista un'oretta da qui in treno, mezz'ora in aliscafo. Ma se hai la forza adatta, ti conviene usare una Soglia, perché siamo al centro di un'area che è controllata dall'Altro Potere. Temo che ci siano controlli alle stazioni marine e terrestri. Non vogliono intrusi. E meno ci facciamo vedere in giro, meno possibilità abbiamo di farei prendere.

- È un brutto posto, infatti.

- Ci sono arrivato ieri, e mi sono subito mimetizzato ... ma oggi voglio ripartire. Non c'è nulla di interessante, qui. - Roberto indica via Bahia che ora stanno ripercorrendo all'incontrario - Fino a un paio di anni fa, quest'area era un parco naturale ... una meraviglia. Potevate andarvene lungo i sentieri, fra gli ulivi e i vigneti, o scendere direttamente in qualche baia tranquilla e deserta, in spiaggia, sulla scogliera. I vecchi paesi erano abitati per la maggior parte d'estate, e da un pugno di turisti. Poi i comuni si sono uniti in una società per azioni e hanno eliminato il parco, con la scusa che dovevano aprire nuovi posti di lavoro per i cassintegrati, gli esclusi e i licenziati. Hanno fatto una colata di cemento che non si era mai vista in tutto l'arco ligure, e nel giro di un anno hanno tirato su questa schifezza. Io non lo, naturalmente ... ero stato un anno a Roma, per vedere se c'era possibilità di vederla prima che il Giubileo la distruggesse completamente. Sono arrivato, sicuro di trovare il panorama a cui era abituato. E sono finito qui.

- Già. - Il padre assume un'espressione disgustata - Ora mi ricordo che città è questa. C'è Prima, Secondya, Tertia, Cuarta, Quinta...

- Un tempo si chiamavano Cinque Terre.

La ragazza dice: - Credi davvero che ci sia gente dell'Altro Potere?

Roberto: - E chi, se no, potrebbe trasformare uno dei più bei panorami della riviera in una serie di cittadine turistiche?

La ragazza annuisce. ~ Tempo mezz'ora e scompariremo. Tu dove vai?

Roberto sorride. - Prima voglio fare un salto alla Casa Madre. E poi voglio andare in Cina. È un luogo che mi attira, ma non ho mai trovato la maniera di restarci per un po' di tempo ... non è che sia facile mimetizzarsi, essendo un bianco. Ora sono riuscito a prendere una borsa di studio a nome di un altro studente di Roma.

- Un bel colpo.

- Già … la mimetizzazione da studente è la migliore, in un posto così. Studente di lingua e cultura cinese.

Inespugnabile … - Lo Straniero sembra considerare per un istante la prospettiva della Cina, ma invece segue un qualche suo pensiero - E per quanto riguarda il vostro problema, non so che dirvi. Nessuno degli Stranieri che ho incontrato in questo periodo mi ha accennato a una maggiore attività dell'Altro Potere ... e non riesco ad immaginare perché mai qualcuno potrebbe averti scagliato contro addirittura tre Guastatori.

Probabilmente conosci qualcosa di importante per l'Altro Potere, qualcosa che devono sapere direttamente da te; per questo ti hanno cercato di rapire. - Lo Straniero sorride amichevolmente allo Stanziale e gli batte una mano sulla spalla - In caso contrario, ti avrebbero già ucciso.

La ragazza mormora: - Cosa consigli di fare?

- Consiglio la massima attenzione. Tu sai come sono fatti i Guastatori: avranno in memoria le vostre immagini, e vi cercheranno fino a che non vi avranno trovati, 0 voi li avrete distrutti.

- Non è semplice ... ci ho provato con il colore ...

Lo Straniero si ravvia i capelli con una mano, e fa una smorfia: - Dovresti frequentare più spesso la Casa Madre, Bruma ... si scoprono spesso cose interessanti. Un ragazzo di Londra ha dissolto un Guastatore con la sua musica. Lo ha intrappolato in una stanza e ha suonato ininterrottamente il proprio violino per un'ora, fino a quando il processo di decomposizione ha intaccato il sistema nervoso del Guastatore. - Sorride.

Visto così, sembra un innocuo giovane, bravo ragazzo. - Attualmente stanno cercando di studiare una qualche arma che li dissolva, ma credo che il processo sia troppo complicato. -Si mette una mano in tasca e ne estrae un oggetto piatto e sottile che sembra uno degli odiati cellulari. - Per ora hanno inventato questo. È l'ultimo ritrovato della Commissione Scienze degli Stranieri. Rivela nel raggio di dieci chilometri i Guastatori, ed ha una durata praticamente illimitata, perché percepisce la loro composizione chimica.

Puoi far finta di dire sciocchezze al telefono e aver sempre sotto controllo la situazione. - Lo porge alla ragazza. - Ne avete più bisogno di me.

- E tu?

- Fra un'ora sarò alla Casa Madre ... sarebbe il colmo della sfortuna incappare in un Guastatore, per giunta in grado di riconoscermi.

- Dimmi una cosa, - domanda il padre al giovane Straniero. - Questa guerra che vi oppone all'Altro Potere e ai Guastatori, da quando ha avuto origine?

- Non lo so. Credo che nessuno lo sappia, neanche gli Anziani ... tutto quello che si sa a proposito, e credo che Bruma te ne abbia parlato, e che il cosmo intero è diviso fra gli Dei da una parte, e l'Altro Potere dall'altro. Gli Dei crearono l'universo per proprio divertimento, e crearono anche l'Altro Potere, i propri antagonisti ... da allora lottano, in questo mondo e in altri, per la supremazia. In mezzo ci siamo noi Stranieri e voi Stanziali. Noi abbiamo un piccolo vantaggio, su di voi, che è quello ai poter accedere all'Intermundia, e attraverso di esso allo spazio e alle altre dimensioni...

- Tu sei mai entrato in qualche altra dimensione? - chiede Bruma.

- Non me ne vogliate, - risponde lo Straniero scuotendo il capo. - Ma non sono autorizzato a parlarne in presenza di uno Stanziale ... già quello che stiamo dicendo, è troppo.

- Io non parlerò di certo. A lei devo la vita, di certo.

- Si. Ma noi non dovremmo rivelare la nostra esistenza ... in nessun caso. Finisce che spesse volte lo facciamo, e sempre per motivi di questo genere: aiutare gli Stanziali contro l'Altro Potere. Tutte quelle leggende metropolitane sui viaggiatori, da dove credi che nascano? Dalle chiacchiere che si fanno su di noi.

Ora i tre, i due Stranieri e lo Stanziale, sono arrivati alla spiaggia. Lo Straniero indica un muro, dietro le cabine.

- Laggiù c'à un ottimo muro, al riparo, adattissimo per aprire Soglie.

La ragazza dice: - E ora di andarsene.

Lo Straniera l'abbraccia e la bacia. - Buona fortuna, Bruma. Se ti capita di passare a Canton vienimi a cercare.

- Buona fortuna, Roberto. Porta i miei saluti alla Casa Madre. Dì al Collegio degli Anziani che cercherò di mettermi in contatto con loro per saperne di più.

Lo Straniero mi stringe la mano. - Buona fortuna anche a te. Peccato che si nasca Stranieri e non lo si possa diventare, perché tu hai la stoffa per esserlo.

- Buona fortuna anche a te, Roberto, e grazie di tutto.

- Stranieri ... - dice lui.

- In terra straniera, - aggiungo.

- Vedi? Comincia comportarti come uno di noi.


La superficie del muro e grande e bianca.

Bruma estrae dallo zainetto che ha sulla schiena la sua scatola di matite colorate, e rapidamente comincia a disegnare sulla superficie del muro un paesaggio urbano.

- Che stai facendo?

- Apro una via d'uscita.

Guardo le sue mani che corrono veloci sull'intonaco. I capelli neri, il vento meridiano li trasforma in un nembo più scuro di quelli che il crepuscolo gravita sulla città. - Per dove?

- Per dove siamo venuti.

... la sua tecnica mi ricorda qualcosa o qualcuno, ma per quanti sforzi faccia non riesco assolutamente a ricordare. C'è un'insidiosa muraglia di pietre che non riesco ad attraversare e quella muraglia è la mia frastornata memoria.

- Ma la gente che vede i disegni, non sospetta di nulla?

Bruma si passa una mano sul viso. - I disegni si autodistruggono dopo il Transito ... durano solo pochi minuti, il tempo di aprirsi una strada e scomparire. Ma il pericolo è che qualcuno ti veda all'opera.

- Starò di guardia, - dico io e mi metto ad osservare attorno, ma non vedo nulla e nessuno e il rilevatore che ho in mane non segnala nulla.

Quando Bruma ha terminato il disegno, attraverso L'aria qualcosa comincia a ronzare e il disegno sembra lento lento prender corpo e spazio e forma dinanzi a noi. Allora Bruma estrae dallo zaino i suoi pennelli e comincia a spargere colore su quelle strutture che velocemente si animano.

- Che Soglia è? Dove ci porta?

- Da dove siamo partiti, ma in un luogo in cui spero di non incontrare nessuno degli emissari dell'Altro Potere. - Il suo volto esplode in un buffo sorriso, mentre il sole che è alto chiama a raccolta tutti i demoni meridiani e dardeggia calore sulla Soglia e sui pennelli di Bruma che schizzano colore. Non ricordo quando ha cacciato via i Guastatori con il colore, ma certo doveva essere uno spettacolo come quel momento in cui la Soglia comincia a tribolare e splende di Luccicanza ...

Lei ripone le sue coe nello zaino, e mi prende per mano. -Ora, ora èe il momento di transitare!

... il Transito da Soglia a Soglia avviene istantaneamente, senza scossoni o tremiti o movimenti.

L'Intermundia è un vuoto lattiginoso e amniotico che dura un secondo, e da quel luogo misterioso in cui fino ad allora ci stavamo trovando, di colpo siamo proiettati nuovamente nella vecchia Regio Gheennalis.

Ci mescoliamo tranquillamente ai cittadini che passeggiano lungo via XX Settembre. Gli uffici stanno chiudendo e le scuole aprono allo sciame degli studenti. Bar e paninoteche rigurgitano di persone. Nel Transito, mi dice Bruma, basta assumere indifferenza e muoversi senza dare nell'occhio per scapolarla, giacchè nessuno si accorge, se ti muovi con naturalezza, che di colpo ti sei materializzato di fronte a lui.

- Ok, - faccio a Bruma. - Ora dimmi dove siamo e cosa sta accadendo. Chi sei tu, chi sono io, chi sono i Guastatori e il luogo da dove veniamo. E che facciamo qua. Se il passaggio inverso doveva farmi tornare la memoria, non l'ha fatto.

Bruma mi prende a braccetto e le unghie sfiorano il mio braccio. Un brivido mi serpeggia sotto il segno lle sue unghie e mi sale ai lombi e al cervello ... cerco di cacciar via quei pensieri ricordando che mia figlia Rachel ha la stessa età di Bruma.

- Ci saranno mille orecchie che ti ascoltano, qui. Cerca di esser naturale, eh?

- Naturale?

- Si. Almeno fino a quando non entreremo a Palazzo Ducale, a veder la mostra di Magnasco.

- Vuoi andare a vedere la mostra di Magnasco? Ora?

- Certamente, - dice lei - È uno dei luoghi che i Guastatori hanno difficolta ad affrontare. L'arte, in tutte le sue forme, risulta così incomprensibile da mandare in cortocircuito le loro funzioni neurovegetative. È per quello che il colore li disorienta.

Bruma adesso ha riassunto l'identità di una studentessa dell'Accademia, che forse è la sua vera realtà, e chiacchiera piacevolmente di Alessandro Magnasco mentre ci facciamo strada nelle eterne trincee che stanno dinanzi a Palazzo Ducale. Il traffico è completamente bloccato e la gente si destreggia a fatica fra gruppi di operai lucidi dal sudore e nerboruti, blocchi di pietra e furgoncini della manutenzione bloccati fra le reti arancioni. Le guardie municipali a fatica incanalano il traffico. Il colpo d'occhio su palazzo Ducale è impressionante, sembra uno sventrato campo di battaglia fra le macerie e la polvere ma ciò che maggiormente mi stupisce, devo dire, è come il caos sia aumentato dalla sera precedente.

Nell'atrio, a cui giungiamo dopo una sarabanda infernale che ci costringe a muoverci fra mucchi di sabbia e parallelepipedi pietrosi, non c'è poi molta gente. Facciamo i biglietti. Bruma continua a chiacchierare piacevolmente di Magnasco.

Passo i due biglietti alla ragazza che sta ai piedi dello scalone. Lei straccia un angolino, con un cenno e un sorriso c'invita ad accomodarci. Saliamo ai piani superiori, un momento per guardare i tetti di lavagna e i comignoli della Regio Gheennalis, i campanili e le case vecchie prima che il Comune decida di abbatterli per costruire nuovi grattacieli.

- Ma chi sono? Voglio dire, chi ... li ha generati, i Guastatori?

Bruma si passa una mano sul viso. - Chi lo sa? Improvvisamente sono comparsi ... una trentina d'anni addietro. Li creò qualche Agenzia, qualche Ufficio che aveva bisogno di una manodopera poco costosa e molto efficiente. I primi esemplari furono segnalati durante la rivolta di Chicago, nel 1968 ...

- Mi ricordo. I vecchi beat e gli hippy intonarono una loro qualche pagana rogazione per cacciare via le forze del male, rappresentate allora dal sindaco Daley. Forse anche a Genova ne avremmo bisogno, per allontanare l'attuale sindaco e la sua corsa alla distruzione ... come se volesse trasformare la città in un ufficio, o un supermercato, e tutto in vista di questo assurdo party...

Bruma ride. - Scusami, ma sei buffo quando fai così. Anche ieri ... continuavi parlare del sindaco e della città e dei partiti che l'hanno ignobilmente governata, Sei proprio uno Stanziale .... non ti allontaneresti mai dalla città.

- E per andare dove?

- I tuoi amici hippy avevano una bella canzone che tiravano fuori per spiegare meglio questo concetto ... aspetta ... come faceva? - Sembra pensarci un po' sopra, si schiarisce la voce, cambia posizione e poi la sua voce si leva nel silenzio ed il vento immateriale, rotola lungo i tetti e gli abbaini e raccoglie tutte le parole, sembra rinforzare il suo canto: - HI JACK the starship carry 7000 people past the sun and our babes’ll wander naked thru the cities of the Universe c'mon free minds free bodies free dope free music the day is on its way the day is ours ...

Sento qualcosa che mi cola dagli occhi; e non è nostalgia.


La mostra di Magnasco ci tiene occupati fino a metà pomeriggio, anche perché riusciamo a consumare un simpatico spuntino, da buoni turisti, alla cafeteria del museo. Bruma dice che è meglio attendere che cali il buio per far ritorno a casa mia, ed io le do ragione, anche se vorrei soprattutto dimenticare l'immagine dei Guastatori e di quella notte incredibile. Ma non ricordo chi sono stato, e questo è un problema.

Dopo pranzo Bruma, per ingannare il tempo, suggerisce di andare al cinema. Benchè sia pericoloso, lo è meno che girare senza meta e poi i Guastatori non vanno al cinema. Di primo pomeriggio, mi ricordo d'esserci stato l'ultima volta quando mia figlia Rachel era bambina. Mi ritrovo però a vedere L'ultima tempesta di Peter Greenway, film che Bruma non conosce; e le piace tanto che mi costringe a vederlo due volte.

Usciamo che è buio. La sera inizia a calare in fretta a settembre, ma l'aria è ancora calda e l'autunno non comincia mai troppo presto a colorare il mondo della sua presenza. Porto Bruma a vedere la Regio Gheennalis, o meglio quel che il Sindaco (che ora comincio a pensare sia davvero un emissario dell'Altro Potere) ha risparmiato della città, passando dal Ponte Monumentale. Il Sindaco deve essere un saiberpunch, perché ha tirato giù i vecchi edifici ottocenteschi costruendo grattacieli che sembrano alveari.

Il post-moderno ha attecchito bene nella Regio Gheenalis, ma che io sia dannato se ai cittadini è mai piaciuto questo pechuork di stili.

Una strana, quasi ebbra allegria mi pervade le membra per questi strani giorni. Chissà perché, l'idea che una serie di eventi sconvolgenti abbia distrutto l'ordine, o almeno quello che io ricordo, della mia precedente esistenza, mi rallegra.

- No one remembers your name when you're strange, when you're strange, when you're strange ...

O forse è la voce di Bruma che mi ha preso a braccetto, e canticchia questo vecchio hit dei Doors che io fischiettavo già ... quando? Strange Days uscì nel 1967 ... io avevo ... ventotto anni ... bei tempi, eravamo tutti in piena rivolta...

Forse mi sto divertendo così, perché questa situazione mi ricorda proprio quegli "strani giorni"?


- È il caso che entriamo? - dico. - Non ricordo assolutamente quel quartiere e meno che mai l'appartamento in cui abito, ma tutto in quel mezzo buio mi appare sinistro.

- Per forza. È notte ... la mia energia se ne sta nuovamente andando. Ho bisogno di riposare, di mangiare e di dormire. Non posso affrontare neanche un'ora, in questo modo.

- Ok. E se c'è qualcuno?

- Chi?

- La polizia, i Guastatori, il loro mandante ...

- Chi ha la chiave di casa?

- Nessuno, neanche la mia donna. E comunque non è certo il tipo da darsi daffare per venire a cercarmi.

- E allora entriamo. I Guastatori non ci sono, perché l'apparecchio non li segnala. E quanto alla polizia, se ci scoprisse, inventerai una storia sulla tua fuga. Ho visto che te la cavi egregiamente, per essere uno Stanziale.

Sospiro così forte che nel buio potrebbero udirmi per tutta la Regio Gheennalis. Fino a ieri pomeriggio ero un calmo e tranquillo sessantenne, ancorchè ben conservato e passabilmente piacente, ed ora sono uno smemorato che se ne va in giro con una ragazzina che appartiene ad una strana etnia nomade, dotata di strani poteri, e sono braccati da tre golem e da qualcuno che combatte contro gli Dei. Se facessi lo scrittore di fantascienza, avrei materiale per scrivere un paio di romanzi.

Apro il cancello. Per fortuna il condominio in cui abito è vuoto o almeno attualmente occupato in altre faccende, e poche sono le luci accese. Traversiamo in silenzio il cortile. Nessuno sembra accorgersi di nulla. Apro il portone, faccio entrare Bruma e guardo dov'è il mio appartamento. Numero uno. Mi sembra di esser sul punto di compiere qualcosa di illegale, e mi domando il perché a non riesco a capirlo ... forse è il fatto di non riconoscere assolutamente nulla di ciò che mi sta attorno. Apro la porta e prima che qualcuno possa sentirci, apro velocemente la porta, faccio entrare Bruma e chiudo. Tiro un respiro di sollievo. Nel buio mi muovo a tentoni imprecando e finalmente trovo un interruttore delta luce.

- Non accendere, - dice lei. - Potrebbero vederti dall'esterno.

... frammenti di memoria iniziano a riaffiorare ...

- Una stanza per volta. - La luce che trapela dall'esterno, come raggi di luna, dalle tapparelle. Un veloce esercizio di fuga, di chiusura, di accensione. La luce è accesa nell'ingresso. Una stanza per volta.

- Una bella casa, - mormora Bruma.

- Già. Peccato che la riconosca solo per brandelli ...

Mi muovo attorno, senza capire il perché ed il percome dei miei movimenti, stanza per stanza. Ciò che mi colpisce, della mia trascorsa abitazione, è il numero spropositato di oggetti che vi sono deposti, come se avessi trascorso quasi tutta la mia esistenza (e a questo punto comincio ad averne proprio il sospetto) a raccogliere cianfrusaglie.

- Ed è anche una casa molto grande, per una sola persona. - Bruma si guarda attorno perplessa - Ti dispiace se do un'occhiata in giro?

- Figurati. Peccato che non posso illustrartene le bellezze ... sono tutte nuove anche per me.

Libri ... uno studio colmo di libri. Una libreria. Apro una porta e finisco in una cucina, piuttosto spartana.

Una seconda porta è una camera da letto.

- Sei sicuro di abitarci da solo? - La voce di Bruma giunge da lontano, attraverso le pareti.

- Si... o almeno lo spero.

Una stanza che contiene vetrine e vetrinette. Le vetrine sono colme degli oggetti più disparati, che vanno da blocchi di minerali a conchiglie, da fossili a statuette di divinità di ogni tipo e religioni. Apro i cassetti e gli sportelli e scopro scatole di cartoline e classificatori di francobolli.

Incrocio Bruma in una specie di grande biblioteca, dove c'è anche una grande scrivania colma di scartoffie, e un vecchio computer dall'aria obsoleta. Non riconosco nulla di questi armadi metallici che contengono libri, scartafacci, fascicoli e pile di fogli.

- Tu devi esser ben conosciuto dal Collegio degli Stranieri. Te l'avevo detto che devi aver sangue nostro nelle vene.

- Vale a dire?

Lei indica i libri impilati sui ripiani. - Sono libri di viaggi, memorie e diari di esploratori, atlanti, testi di geografia, riviste di viaggi e di turismo. Tu devi esser stato uno studioso di nomadologia, nella vita che non ricordi. E dato che il Collegio tiene sempre in massimo interesse gli studiosi di viaggi, è facile che ti conosca, e che sappia qualcosa di te. Domani mi metterò in contatto con loro.

- Qualcosa, - rispondo, e come ipnotizzato continuo a scrutare i libri che ho davanti. - Qualcosa ... guarda qui. In questi libri c'è il mio nome. Devo averli scritti io, benchè non me lo ricordi affatto ... forse ho scoperto qualcosa che ha a che fare con gli Stranieri, e quelli dell'Altro Potere se ne sono accorti.

- È possibile ... ma se è, domani lo sapremo.

- Qui c'è una sala piena di dischi e cd, musicassette, videocassette, libri di arte ... è il paradiso degli artisti, - mi avverte dopo la voce di Bruma. - Tua moglie e tua figlia avranno apprezzato, immagino.

Seguo la voce e arrivo nella sala in questione. Mi guardo attorno, e immagino di avere l'espressione di chi va scoprendo di sè tutta una serie di cose che non conosce.

- Penso che non fossero in grado di distinguere un impressionista da un concettuale, se è per questo. Ma quel che è peggio, è il fatto che la figlia abbia preso dalla madre. Non poteva prendere da me?

Bruma si materializza dal nulla. - Mi dispiace. Ma posso comunque rassicurarti di una cosa. Nessun Guastatore riuscirà mai a entrare qui dentro.

- Si?

- Certo ... non entrano mai, nemmeno per compiere qualche lavoro, in luoghi d'arte, di qualunque genere.

Non entrano mai in luoghi di culto. Te l'ho spiegato; la loro intelligenza è limitata ad eseguire gli ordini ... un compito che svolgono anche troppo bene, se vogliamo ... ma che gli impedisce ogni contatto con la bellezza, con l'affettività, con l'estetica in ogni forma, con il sacro e lo spirituale, con la ragione nelle forme più alte. Se entrassero qui, - e indica una riproduzione di un quadro di William Blake che è appesa alla parete. - Solo alla vista di questo impazzirebbero. Ma non potrebbero mai oltrepassare neanche la soglia, perché proprio nell'ingresso c'è una grande statua del Dio Ganesha.

- Credo sia il mio Dio preferito ... comunque, dopo questa notizia mi sento un po' più al sicuro. E dimmi una cosa: anche l'Altro Potere ne soffra, di questa sindrome?

- Certo. Mio padre mi diceva che gli schiavi dell'Altro Potere gli ricordavano i Biechi Blu, i cattivi del film Yellow Submarine ... l'hai visto?

- Benchè non sia mai stato un fan dei Beatles. Era un grande film a cartoni animati.

- Beh, mio padre diceva che erano proprio così. Che il sogno dell'Altro Potere è un mondo senza musica, senza colore, senza arte e spiritualità, senza risa, senza affetti.

- Beh, se quello è il sogno dell'Altro Potere, sembra che ci stiano riuscendo.


La perlustrazione della casa anzichè sciogliere i miei interrogativi ne solleva di nuovi. Mentre Bruma fa la doccia e io organizzo una cena, la mia mente s'aggira per quei meandri che sono il mio passato, di cui la casa è soltanto un tenue filo d'Arianna.

Soprattutto mi ha colpito una cosa. Che in questa specie di grande magazzino di oggetti e libri, dove non c'è nessuna traccia di presenza femminile, abbia scoperto le foto di mia figlia (ma non di mia moglie e nemmeno della mia attuale donna) in un pannello di sughero, assieme a foto mie e dei miei amici e a fogli e foglietti e numeri di telefono e altre amenità. Mia figlia ha qualcosa di me, ma guardandola, non riesco a provare nessuna affettività nei suoi confronti, così come non ne provo per la mia casa o per gli amici che ho visto nelle foto.

Nessuna affettività per nessuno. La memoria si è portata via il passato, ma anche l'affettività del suo ricordo.

Ed è allora che per un attimo la Grande Muraglia s'infrange, e una fiammata spaventosa, come di un grande incendio, brucia nella mia memoria; con estrema vividezza - sono dinanzi ai fornelli e l'immagine della cucina viene cancellata da un fuoco eterno che scintilla contro un grande cielo stellato. Un dolore al fianco mi colpisce, una sorda fitta che mi +lascia senza respiro. Mi aggrappo al bordo della tavola e barcollo...

... poi come è venuto se ne va. E io sono di nuovo l'uomo senza memoria.


Pagina seguente






[ Indietro ]

E-Intercom

Copyright © di IntercoM Science Fiction Station - (216 letture)



Questo portale è realizzato con l'ausilio del CMS PhpNuke
Tutti i loghi e i marchi registrati appartengono ai rispettivi proprietari. I commenti sono di proprietà dei rispettivi autori.
Tutto il resto è ©2003-2006 di IntercoM Science Fiction Station. È Possibile usare il materiale di questo sito citandone la fonte.
Potete sindacare le news del portale di IntercoM usando il file backend.php