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Il giorno in cui si ruppe la diga (1ª parte)


di Kathleen Ann Goonan


Naturalmente James Thurber era di Columbus ma non credo che fosse italiano. Le notizie diffuse, tese a spingere qualcuno ad andare a Columbus per post dottorati o interventi di studio nella zona dell'epidemia, enfatizzavano una certa vicinanza italiana. Immaginavo di poter comprare mozzarella fresca di bufala tutte le mattine, mazzi verdi di basilico fragrante e parmigiano reggiano tagliato da una grossa forma, che ai bordi si sbriciola in scaglie che potevo buttar giù direttamente dalla carta paglia o mordicchiare tra un sorso e l'altro di cappuccino o di chiaretto.

Continua a sognare, Julia. Forse questo avveniva prima del millennio, ma non ora. Le notizie a cui mi attaccavo nella cupola di L.A. erano, tanto per dire, un po' vecchie.

Uno dei miei nonni era nato veramente a Columbus, il che era un punto a favore. Ora, quando salta fuori dal muro della mia capanna per una chiacchierata (nessun altro con cui chiacchierare quassù sulle Montagne Rocciose canadesi, anche se sto aspettando Te) delle aure fugaci (immagini ondeggianti) del vecchio Ohio si irradiano mulinando da lui, corridoi del tempo che tremolano fin verso le grandi foreste, i fiumi indiani freddi e lenti e la pre-storia quando la grande terra si ingrossava e si spostava senza curarsi di cosa potevamo provare noi, mosche sulla sua pelle sottile che rabbrividiva.

Bè, è ciò che desideravo. Cibo buono. In aggiunta una profondità personale. L'opportunità di mettermi in mostra come uno dei medici di grido per le nano-epidemie.

E una possibilità di uscire dalla cupola.

Quelle enclavi di purezza maculavano il mondo come le bolle di plastica messe sopra le vaccinazioni contro il vaiolo negli anni '50 del novecento, di modo che i bambini non riuscissero a togliere troppo presto la crosta. Mi era imbattuta in questa piccola leccornia strana mentre svolgevo ricerche per le epidemie. Mi sentivo come parte di un vaccino contro i disastri nano-tecnologici del recente passato, quei disastri che ancora non erano terminati. Come dovevamo ancora imparare. Spasimavo dal desiderio di riuscire ad essere d'aiuto per far sì che tutto fosse abbastanza sicuro da poter rimuovere le maledette cupole, quelle tristi barriere ellissoidali contro il cielo e le stelle e contro tutto ciò che pensavo come Vita.

Infine dissero di andare. Si pensa che la medicina sia tutta I.G.. Cioè ingegneria genetica e lo pensavo anch'io. Inalanti in cui il DNA correva al salvataggio su destrieri virali. Aspetta di essere in aperta campagna. Lontano da noi. Lontano dai Collegamenti ... la comunicazione avveniva con un tocco a quel punto, ma migliore di adesso! Devo dirvi che sono una donna anziana. Dipende dalla vostra definizione di anziano, naturalmente, ma sono nata prima del millennio, 1999, e adesso sono ... Potrebbe essere? Oh, sto solo prendendovi in giro, era, veramente, il duemila. Novantatre. 2093. E questo accadde quando era una giovane presuntuosa, come potrebbe dire il nonno di Thurber, invischiata nella FOR, Fibrillazione delle Onde Radio, e nella Grande Paura, e mi ritrovai là, sola e senza supporto medico (oh, non c'erano nemmeno pazienti volontari, così non è che la cosa avesse molta importanza) e senza neanche la mozzarella fresca, se mai ce n'è stata un po'. Almeno ora ho quest'ultima. Forse era quello che desideravo maggiormente.

Io non divago, appoggiate l'orecchio a quello che ora dovrebbe passare per il cuore, la radio. Se la tecnologia è la stessa di ora e la fibrillazione è cessata da poco, usate l’infrabarra viola. Vi da lo schermo corretto, poi programmate nel codice CT2.1 per la sintonia automatica di precisione. Non so quale colore e quale forma possa prendere l'accesso alle onde radio, più avanti lungo la strada, e perciò ho comunque preparato questa nano-forma aviotrasmessa ... dubito, dubito che venga mai respirata, da altri umani, data la mia posizione remota., ma se dovesse succedere imparereste come abbia combattuto la Grande Epidemia di Centro Secolo e come abbia perso, come è successo a tutti gli altri, presumo. E se non è troppo tardi per voi (dovrebbe saltellare per sempre nell'etere), alla fine del file di trasmissione darò le indicazioni sui come trovarmi e una mappa se mai sarà inalata, in quanto adoro le visite. Veramente.

Almeno, penso di adorarle. Per favore, per favore, venite a trovarmi. La lancio attraverso l'aria con frequenza, direttamente, senza preoccupazione per possibili vandali in cerca di tutto ciò che conosco di più di voi e, se io non conosco di più di voi, di certo voi siete più gentili di coloro che conosco di meno, in quanto credo che l'informazione aumenti la compassione. Concedi le proprie fantasie ad una giovane vecchia donna. Coltivo del basilico, per inciso, in un pezzetto di terra fuori della porta della mia baracca e del cilantro e gruppi di papaveri che prosperano nell'estate lunga e fresca. Ulteriori indicazioni in seguito.

Procedere. Beep! (Mi spiace, ma si diventa ridicoli con soltanto un cane per compagnia, per quanto geneticamente modificato possa essere).

E parlando di cose ridicole, quei satelliti che facevano cadere l'informazione sopra di noi come pioggia sciocca, lasciate che ve lo dica, sciocca perché non ci si può fare affidamento. Ma su di me potete contare. Pane fatto col lievito vero e io coltivo e macino e cuocio la mia soia e faccio il tofu così potete vedere che io sono l'articolo originale. Prima di tutto le proteine! Forza! Aumentare il guadagno e forse sarebbe d'aiuto.

Comunque, tornando al viaggio da L.A. a Columbus. il mio maglev arrivò alla vostra stazione con una settimana di ritardo ed io ero felice e sollevata di arrivare laggiù dato che l'ultimo maglev era esploso da qualche parte nell'est del Kansas (lo seppi dopo aver lasciato LA) e poi mi dettero gli sheet sbagliati.

Loro? No. Non è esatto. Si, lo so, e tu sai che lo so, e altre cose le saprai se vai avanti. Ma a beneficio degli altri ascoltatori ... per i posteri, sai ...

Oh, lo so che suona come un incubo, ciò che a quel tempo temevamo tutti, gli sheet sbagliati, ma non era così brutto come sembra. Mi colmarono di concetti legati alla frontiera. Quei nanosheet stupendamente chiari con le infoluci lampeggiati mi insegnarono a coltivare il grano quando la marea dell'inondazione del Great Miami River si ritirò e altre informazioni molto più adatte alla mia situazione odierna di qualsiasi altra cosa abbia mai imparato a L.A., per quanto possa essere stata accelerata, e così non posso lamentarmi. Quegli sheet sbagliati mi aiutarono a sopravvivere quaggiù e se non fossi stata tanto cinica avrebbero potuto fare di me una mistica. Aumentarono la mia empatia verso la strana popolazione di reietti che ero venuta ad aiutare anche se la gente di Columbus non voleva per niente il mio aiuto, non da quelli come me, il nemico nanotech. L'empatia degli sheet era particolarmente interessante dopo essere vissuta per tutta la vita protetta da una cupola con la profondità culturale della vostra IA tipica, incestuosa intelligentemente e tutta proiettata verso l'interno. Per questo puoi vedere perché ami tanto il cielo e perché mi sieda proprio sotto una cresta, rivolta a sud, lontano dai venti più forti e più freddi. Il mio codice sinaptico aveva uno o due pezzetti sbagliati, su un miliardo, ma quel giorno mi sentivo male, col naso che colava, così pensai che il virus aveva qualcosa a che vedere con la mia piccola lezione di storia, perché imparai cose sul frumento e su come i miei avi sopravvissero nelle profondità dei boschi, e i rudimenti sul come costruirsi una radio nella mansarda come fossi un ragazzo nell'Ohio di metà secolo. Almeno era ciò che allora pensavo ed è per questo che pensai che le scenette di Thurber facessero di colpo parte della mia testa. Ora, naturalmente, sappiamo che è diverso. E uno di noi lo sapeva nel momento in cui accadde. Tutto è andato per il meglio, comunque, non mi lamento!

Ma vedo che tu desideri gente reale, ambienti reali e cose accadute realmente, non le ruminazioni di una vecchia signora (a dire la verità, ora, appaio più giovane di quanto non lo apparissi prima e naturalmente lo stesso è per te, tutto nuovo e stirato, che emergi dal tuo bozzolo. Il bufalo selvaggio potrebbe chiamarmi la donna della medicina e piegarsi sulle proprie ginocchia lanuginose e i Puritani mi chiamerebbero strega e gli indiani pomo mi chiamerebbero genio visionario. Lo so perché quando le bufere mi circondano di biancore, a volte chiamo mio nonno e discutiamo di queste materie ponderose e vorrei che avesse ancora una bocca con cui mangiare latticello di bufala e pane di farina gialla).

Forse qua mi piace talmente tanto perché è tutto al limite: il limite di un clima di sopravvivenza, il limite di me stessa, abbastanza affilato, più affilato forse di quanto avevi patteggiato. Terno che un diverso limite non sia neppure lontano, per te. Si, si, l'epidemia. Fammi mettere un altro ceppo nella stufa. (Scricchiolio di braci, piaggia di scintille arancione che volavo verso l'alto.) Ho portato col bufalo questo ceppo, su dal passo in alto, acciuffato il mese scorso dal Pointed Fir Lodge, un retro-hotel vuoto nella zona sciistica. Ha un camino di pietra così grosso da contenere l'intero capanno. Forse una volta potremmo incontrarci là, all'alba, quando il lago blu è immobile e di colpo si sollevano le anatre, con urla selvagge, dalle canne sulla riva lontana. Là c'è un enorme capannone pieno di tronchi circondati da vari aiuti meccanici per spostarli. Gli ospiti dovevano avere il loro spettacolo e la portineria ci aveva messo un centinaio di tronchi di questo tipo. Questo gigante è stagionato e perfetto, come tutti gli altri, non è marcio, e richiede solo di essere tagliato ad una lunghezza di sessanta centimetri e spaccato. Dico solo, ma ho scovato delle interessanti soluzioni meccaniche a questo problema. I cunei sono molto d'aiuto.

Mentre brucia mi ricordo del primo ceppo, che si trovava a posto, pronto per il camino nella portineria quasi deserta. Tirai Mildred che avevo appena liberata e che recalcitrava lungo le scale, il rumore sordo dei suoi zoccoli nell'atrio echeggiava dalle travi di legno sgrossato tre piani più in alto. La luce dorata entrava dalle tante finestre. Mi sentivo così viva mentre legavo il tronco, lo assicuravo alla sua bardatura, urlavo Hyah! e lei si avviava fuori della porta. Dietro all'albergo presso il capannone dei tronchi c'era il grosso argano che usavano per manovrare i tronchi e lo misi sul carro. Certo, la mia baracca è circondata dalla foresta, una foresta fitta e matura, ma abbattere un albero comporta molta più fatica di quanto si possa pensare. Inoltre questo tronco è sempre lo stesso tronco, il primo. Quando lo brucio, brucio quel viaggio solitario da Columbus sul treno vuoto. Piansi molto durante quel viaggio. La città vuota era l'ultima fermata che il treno meccanizzato fece quando fuggii da Columbus impazzita e ho un pranzo di ricorrenza là una volta all'anno, il 23 aprile, con I.G. che si allunga ai miei piedi mentre guardo il lago azzurro, bevo una bottiglia di vino di valore inestimabile mentre la luce della candela lampeggia dal pino inciso sul bicchiere da vino e desidero che Tu scenda dal treno che è ancora perfettamente funzionante. Arriva annualmente in quella notte (tranne che per un anno, che non è passato quando, probabilmente, si trovava su un raccordo per ripararsi) alle 9 e 28. Hai capito il mio scopo?

Naturalmente sarei potuta rimanere nella vecchia località turistica, ma il fabbricato era abbastanza malridotto in quanto le finestre non erano auto riparanti e poi era semplicemente troppo grosso.

Comunque i tramonti erano gloriosi e sentivo il bisogno di Te per condividerli. Così dopo aver cercato per la città ho scoperto Mildred che muggiva in un campo, sola ma con tanto da mangiare. Evidentemente serviva a tirare una slitta per turisti; la trovai in una stalla. Naturalmente I.G. entrò appena possibile e venne fuori con i primi finimenti che trovai, era ancora una vitella adolescente a quel tempo. Mi sorpresi del fatto che ci fosse solo una persona morta in città, una giovane donna il cui cartellino diceva Alice Stamhall e che era crollata dietro al bancone della reception, morta, anche se in qualche modo conservata dal freddo. Penso che fosse la proprietaria. La licenza era a suo nome, Sembrava che tutti i turisti avessero deciso di correre a casa per morire o impazzire e quelli del posto erano semplicemente scomparsi.

La mattina successiva la nostra compagnia di tre elementi lasciò la città. Mildred tirava un carro pieno di scorte, attrezzi e con il tronco ... All'alba l'aria odorava del lago e i pini erano verde scuro e le loro ombre mosse dal vento danzavano sulla strada piena di rifiuti. Sentii delle creature minute correre via strisciando sopra gli aghi secchi mentre passavamo.

Prendemmo la strada verso nord fuori della città (vedi, non sono avara di indizi) e ci dirigemmo verso casa, ciò che era diventata casa, come se questa meta improbabile fosse in qualche modo impressa in me e mi chiamasse attraverso la foresta fitta e al di sopra di passi di montagna spropositatamente alti: dai, dai, per favore! I tramonti sono color pesca e d'oro, dietro, il cielo, a volte si fa verde brillante mentre Venere prende fuoco dal sole. Là. Ora la stufa è calda, sono contenta per ora.

D'inverno gelo il pesce, sul Lago Passo, lucci. Sono messa bene e qui possiamo vivere abbastanza bene. Io ci riesco.

Comunque devo avvertirti, sono bene armata e ha messo fuori gioco alcuni te, sfortunatamente ... ma non erano i Veri Te e non ho ucciso nessuno di loro (tranne uno) li ho solo sufficientemente impauriti.

Credi a me, Tu. Mai. Nessuno. Bè, solo quello, che era proprio lontano dall'essere un vero te. Ho un'arma che non uccide. A meno che ...

Ah, tu stai pensando che ... non preoccuparti. Per favore, credimi. Si.

Cara. Tu. Come solito, come sempre c'è una Cultura Antica e il desiderio ardente di essa. Non possiamo neppure credere che se ne sia andata, proviamo a soffermarci su di essa, tocchiamo il suo fuoco morente. Le nostre non erano tanto antiche e lunghe come le dinastie cinesi, le nostre erano un semplice bip. Ma in intensità, nella luce lampeggiante di ciò-che-gli-umani-possono-conoscere e che c'è di reale? siamo stati gloriosi. Ero, ed ora lo sei tu, gremiti di informazioni, con autentica informazione e perciò credimi, credimi, Tu. I miei avi erano contadini in Irlanda e nelle vaste pianure forestizzate e indianizzate dell'Ohio, e il nostro DNA è acuto, così credimi, tu, vengo dalla terra. C’è intensità qui.

Perciò fa il tentativo. Ti amo e so realmente cosa sia l'amore. A volte non è rivolto solo verso le persone, sai. A volte è per la Vita.

Ecco.


Ero atterrita ed euforica l'istante in cui la mia carrozza si staccò da L.A. attraverso la membrana della cupola. Una missionaria della medicina, fuori nella mischia, che si allontanava da noi tanto civili, col nostro I.G., la nostra Felicità, la nostra informazione tramite polline e i recettori ferormonali con cui trasmettere in modo perfetto e preciso l'informazione. A volte i recettori quaggiù sono terribilmente affamati. Dopo tutto possono assorbire la maggior parte dell'informazione in modo molto più preciso e più veloce di qualsiasi altro metodo. Eppure non prendo in considerazione il fatto di tornare. anche se qualcosa deve essere rimasto delle cupole. Credo.

Stavo lasciando L.A. per svolgere un ministero presso la gente primitiva che ci eravamo lasciati indietro dopo la nostra conversione alle Città-Fiore. Quant'ero magnanima! Avevo sentito dire che non volevano aiuto, ma li ignorai come ogni buon missionario. Fuori delle cupole le nano-epidemie regnavano sovrane, resti delle Guerre Informatiche, portate in giro a nugoli, a volte dilavare superficialmente dalla pioggia. Le epidemie distorcevano inopinatamente tutti coloro che si rifiutavano di lasciare la pioggia per riunirsi nelle Città-Fiore, coloro che rifiutavano le nostre inoculazioni che noi stessi riconoscevamo essere limitate per cercare di mantenerli mezzo protetti, per proteggere almeno un po' la linea batteriologica.

Quello che veniva giù era una vera pioggia di storie su cosa succedeva.

Einstein poteva sbocciarti dentro, l'Ultimo Teorema di Format ti si poteva svelare con sorprendente chiarezza, precipitandoti lungo un tunnel turbinante nell'occhio del ciclone della Realtà, ma senza supporto, alla fin fine, ti saresti dimenticato di mangiare. E poteva anche essere peggio. Le epidemie di violenza erano state, naturalmente, molto più popolari delle epidemie di pensiero profondo, ma come facevo io a sapere che c'era a bordo un'epidemia di Pensiero Confuso della Frontiera, in cui Thurber infilzava Salvador Dalì nel contrapporre l'educazione di Dalì con la propria, dove quegli strati di osservazione interessata ma obiettiva e l'accettazione e la fede in qualche bontà essenziale della vita rendevano la vittima praticamente inerme, anche se perpetuamente divertita?

Come dico, poteva andare peggio.

Il viaggio fino a Columbus durò tre volte di più di quanto previsto. Solo due treni all’anno facevano il circuito orientale e noi fummo istruiti in modo estensivo sui piani di disastro. Furono boccati più di una volta da cittadini arrabbiati. Mentre sfrecciavamo a 200 all'ora per il Nord America assorbivo le praterie dorate, le torri di pietra rossa che avevo scalato in virtuale, i paesi fantasma e le città fantasma della nostra grande e passata nazione. Nella carrozza ristorante mangiavamo ostriche d'allevamento e carne bovina dalle vasche. Mentre sorseggiavamo il vino da bicchieri di cristallo infrangibili ci scambiavamo le voci che l'addetto del genio era passato sopra a più di un protestante, era una routine. Mi chiedevo cosa avessero da protestare? Un'esplosione scosse il treno proprio fuori Denver. Sentii il tremito nella mia cuccetta perché non era in linea con un viaggio tanto scorrevole. Scoprii poi che avevamo semplicemente lasciato cadere le ultime sette carrozze che erano state danneggiate (ho sentito che eravamo un centinaio di carrozze in tutto e di sicuro era un viaggio che scoraggiava cercar di andare da un capo all'altro del treno, dopo un po' le carrozze iniziano a ripetersi e diventa noioso) e continuammo ad avanzare attraverso la notte luminosa come diamante. Nella cuccetta stavo supina e per la prima volta guardavo alle stelle senza cupola, con soltanto uno strato sottile di vetro tra me e il cielo notturno. Forse potresti capire il perché io non voglia cercare di trovare la mia strada per tornare alla cupola. Qui le stelle bruciano per me ogni notte e sorpassano qualsiasi meraviglia che la civiltà abbia da offrirmi, per me almeno.

Le rotaie non producevano suoni in quanto erano un pezzo unico; cresciute; ma la mia testa faceva rumore, il mio cuore faceva rumore, come se una specie nuova di sangue vi fluisse dentro. Mi stavo dirigendo verso di Te e lo sentivo anche allora ed ero giovane. Ma non tanto giovane rispetto ad ora.

Un altro ceppo. Metto un guanto per riparare la mano mentre lo spingo tra gli altri ceppi che si stanno disgregando; mi avvio per un attimo sul portico di fronte e I.G. mi spinge alle cosce perché vuole fare una corsa. Stupido cane, penso, no, sono occupata e lei agita la coda e si siede, solleva il naso e annusa l'aria in cerca di Te. Si, anche lei sa di Te. Le ho detto di Te nel linguaggio ferormonale che lei capisce. E ti ho alloggiata in modo indelebile ferormonalmente nel mio DNA, uno di quei piccoli benefici dalle Città Fiore di cui tu diffidavi e che disprezzavi. Un vento frigido solleva il pelo scuro di I.G., e gela quello che ho lasciato scoperto del viso dopo averlo avvolto con una sciarpa. I crinali sono come onde, tutto attorno a me, ombre mutevoli e nere nella notte e le stelle mi ricordano di Te. Amo la vista dello spazio qui, più di ogni altra cosa.

Stai venendo? Temo che non lo farai, se Ti dico dell'altro, ma devo; gli sheet mi infusero con la paventata onestà della frontiera, proprio la fonte di tutti i miei problemi, lasciamelo dire. Senza dubbio proverai confusione al risveglio. Incrocio le braccia al petto e non posso rinunciare a restare sul portico anche se il naso incomincia a bruciarmi per il freddo, in attesa che tu possa venire camminando lungo la strada sporca, la mia voce di colpo nella tua mente, te l’ho detto non è vero, e ti ho dato i numeri? Per favore. Almeno per una notte o due, non ritornarti per nessun motivo è pericoloso una volta che sei fuori Banff, il tempo è incerto, abbastanza sorprendentemente ci sono leoni di montagna, grizzly dorati e tu hai bisogno di riposo. Non ti tratterrò se non vorrai restare. Non sto scherzando sugli animali ma sai quanto me che sono le tue preoccupazioni minori. Lesioni ed epidemie saranno le prime, statisticamente parlando, se i miei antidoti non prendono e sospetto che sia passato talmente tanto tempo che non ci riusciranno. Ma ci sono altre ragioni per cui potresti non arrivare, suppongo.

Sul portico di legno mi volto per guardare dentro: vedi? Un plaid rosso è gettato sulla poltrona, posso essere concreta se insisti, una poltrona verde scuro del colore del Lago Passo, sessanta metri più sotto (uno dei colori preferiti a Pointed Fir). Scintille di fuoco color arancio e blu all'interno dello sportello in vetro arcuato della stufa di ghisa, e sopra ci stò cucinando la zuppa di soia. Non arricciare il naso. È deliziosa. Assi di cedro con occhi dorati immobili mi scaldano e mi completano, almeno un po'. Così facile da trovare, la precisione stessa, se sai come leggere tanto per dire. Ed io ho la cura per tutte le Epidemie, e per molte delle cose che causano la vecchiaia (sembra che funzionino anche su I.G. e su Mildred, il che mi sorprende maledettamente), che ti amministrerei se tu fossi compatibile, ma non potrebbe renderti compatibile, quello è qualcosa che solo i bozzoli possono fare ed è per questo che devo stare attenta. Per favore assicurati di essere compatibile prima di fare tutta questa strada. Uno di voi sentirebbe la compatibilità come un grosso cambiamento, un sollevarsi dell'oscurità. Un altro si sentirebbe immutato.

Tu sapevi che avevo le cure da molto tempo, da così tanto tempo, tanto peggio. Se le cose avranno funzionato, comunque, ormai le hai. Ho cercato di amministrarle prima di avvolgerti, in mezzo a tutto il panico per la diga che si rompeva, ma come potrai o non potrai ricordare, distruggesti tutte quelle che potevi. Per semplice ripicca. Uno di voi lo fece e tu naturalmente sapevi chi. Non è che stia cerando di iniziare a litigare. Mi scuso per non esser riuscita a comprendere meglio le dinamiche. Ma non penso che nessuno di voi le comprendesse, così perché avrei dovuto farlo io?

Ho abbondanza di caffè, comunque, proveniente dal Pointed Fir Lodge. Alia fine la scorta dovrà pur terminare, ma Alice s'era preparata per una stagione strepitosa.


E così il treno raggiunse Columbus. Ci fermammo alla cupola di Cincinnati e lasciammo quindici carrozze ma io non scesi dal treno; mi avevano consigliato di non farlo in quanto Cincinnati si trovava su un sistema leggermente differente rispetto a quello di L.A. che avrebbe potuto uccidermi o nella migliore delle ipotesi farmi ammalare. Avevo sentito delle voci sul fatto che la loro cupola non ci sarebbe stata più per molto; avevano escogitato un sistema senza cupole. Bravi, dissi, senza crederci. Ma io ero stata immunizzata per Columbus che era senza cupola, ma solo per Columbus, anche se avevo funzionalità 6 il che voleva dire protezione per me ... se mai avesse tenuto, il che era da dubitare. L'immunizzazione garantita dalla 6 dovunque andassi era solo una questione di verifica e di sheet adatti forniti dalle autorità locali. Ma questo presupponeva, naturalmente, l'esistenza di autorità locali e la definizione di sheet adatti era diventata per allora una cosa vaga, di sicuro era andata alla deriva. Mi ritrovavo in mezzo alia natura selvaggia da sola e pregustavo la cosa.

Che scherzo che erano tutte quelle sciocchezze! In quanto a Columbus ... ma perché lamentarsi di ciò che accadde là? Mi desti le mappe che mi hanno portato qua, sotto i cieli di diamante a cui mi sono legata una volta che mi sono spinta abbastanza a nord, hai visto le Pleiadi? Sono le mie favorite le Sette Sorelle le mie vere Sorelle anche se so benissimo che sono solo onde radio, gas incandescenti, i manufatti della nostra nascita la cui luce esiste solamente. Le stelle verso cui Tu potresti viaggiare, tutti i tu, se ti risveglierai in qualche altra epoca, e se fossi tanto male indirizzato da viaggiare attraverso lo spazio invece di venire qui, potresti benissimo non essere nato. O potresti essere morto molto tempo fa.

Che strano!

Ma poi anche il mio cuore, per Te, è incandescente e forse in un'onda non nata, in fibrillazione delle onde radio. Eppure egoisticamente spero che tu non dubiti che io sia veramente qua, lascia che ti dica altro, lascia che ti dica come mi piego nella breve primavera per strappare le erbacce appena nate dai solchi della soia. La lattuga e i piselli crescono bene qua perché è molto fresco; mangio la lattuga prima che arrivi a casa e i piselli che sopravvivono alla mia golosità per cose verdi e dolci si seccano su larghi supporti. La soia ha baccelli verdi e pelosi: li faccio bollire interi poi sprizzo fuori i semi che sono tremendamente deliziosi. Il capanno è stato costruito da altri, non da me; si chiamava Peter Johnson e spesso lo ringrazio. La sua vita virtuale è qui anche se non mi interessa molto, comunque non lo cancello e per rispetto lo lascio, anche se in forma compressa. A volte salta fuori dalle pareti per unirsi al Nonno e tutti assieme discutiamo delle strutture profonde dello spaziotempo e ci dimentichiamo che sono tutti e due morti mentre mescolo la zuppa e attizzo il fuoco. Forse non lo sono. Cioè morti, in quanto la morte cosa è? Una volta o l'altra devi dirmelo se pensi di saperlo, in quanto dovresti essere stato nello stesso posto dove sono loro, più o meno, tranne che ho previsto di fare in modo che avessi un corpo al tuo risveglio. Sono a portata di mano. Il Nonno e Peter spesso si lamentano con amarezza per il fatto d'essere limitati a questo capanno.

Alcune estati sono state molto più fredde e penso che debba lasciare il mio paradiso splendente e smettere di aspettarTi qui, ma non ci sono mai state due estati brutte in fila e quando entro in depressione per le verdure che non crescono, arrivo fino a Flin Flon, con una certa cautela, e il massimo di vita che riesco a rintracciare con gli infrarossi viene da animali selvatici e non dagli umani. Prendo tutto ciò che posso dai magazzini inesauribili di congelati e di disidratati dell'hotel su un carro tirato da Mildred. Ti sei convinto? Sono sola, questo è quanto. Il soffio del vento che non sperimentammo mai nella cupola, che mi fa sentire così viva, è sufficiente a tenermi qua. Questa bellezza è tagliente. Desidero ardentemente condividerla.


Ebbene. A Columbus le porte del treno si spalancarono ed io fui l'unica a scendere, la sola inizializzata in modo appropriato, gli altri passeggeri proseguivano su Toronto, NYC. Scesi dal treno.

Dopo il primo sospiro di sorpresa barcollai sotto il cielo blu, danzai, risi e corsi per molti marciapiedi vuoti e qui per te la cosa diventa concreta, è attuale: Mildred. Amo il mio bufalo d'acqua e dipendo da lei, ma non quanto dipendessi dalla mia Mildred originale, che mi correva dietro, ridendo. Appartieni a lei?

Voglio parlare di Te come se non stessi ascoltando, perché le probabilità sono molto a sfavore. Qualcuno totalmente estraneo potrebbe stare ad ascoltare ed è per questo motivo che sono un po' elusiva. Oppure, e questo è forse più probabile, potrebbe non esserci nessuno.

I capelli di Mildred erano biondi e arrivavano alla vita, sottili come seta di mais. Quel giorno erano sciolti e il vento li sollevò. Aveva gli occhi spalancati, quell'ombra curiosa di blu che vi scorsi quell'estate si adattava alla speronella nel giardino di sua madre. Disse che era norvegese, quando glielo chiesi, al di sopra di un caffè, in un piccolo negozio che ci aveva deluso per non avere mozzarelle ma che rispose alle mie aspettative col cappuccino, di cui ancora sento la mancanza, della cerimonia di preparazione.

Una volta ogni tanto frugo per la grossa cucina del Pointed Fir Lodge per cercare di trovare un bollitore da stufa, ma c'èe solo una macchina massiccia e tutta ornata nel salone, elettrica.

Mildred, a quel tempo, non amava più molto Don, suo marito, anche se ancora non lo aveva realizzato. Fu lui a prepararmi gli sheet sbagliati, e fu Mildred che mi aiutò ad usarli. Ma fu quasi un boomerang.

"Salve, Dottor Chang," disse Don, incontrandomi attraverso i binari. Quando si fermò mi osservo per un lungo minuto come se fosse sorpreso. Bè, apparentemente lo era. Si era aspettato un uomo, non sono sicura sul perché e sul perché questo facesse tanta differenza per lui. La comunicazione non era strepitosa in quei tempi, anche se era molto meglio di adesso. Aveva dei capelli rossi molto corti era quasi calvo. Sul viso lungo aveva dei piccoli baffi che mi colpirono per essere abbastanza spiacevoli. I suoi occhi marroni erano tanto stretti quanto aperti fossero quelli di Mildred. Cercai di sentirmi entusiasta per il mio nuovo collega. Dagli tempo, pensai.

"Ti aspettavamo. Il tuo treno è molto in ritardo," disse, riprendendosi dalla sua immobilizzazione, poi sorrise in un modo che mi impaurì, ma i tranquilli occhi blu di Mildred mi colpirono e mi placarono. In piedi accanto a Don in un sottile parka di color verde brillante, aperto in quanto era Marzo e si stava facendo sempre più tiepido, si fece avanti per stringermi la mano dopo una piccola e strana esitazione durante la quale ebbi la strana sensazione che stesse per stringermi tra le braccia, forte.

"Il tuo bagaglio arriverà a casa nostra," disse Mildred.

"Grazie," dissi, sollevata per tutti i nano che c'erano dentro, per tutti i miei materiali da ricerca. Erano stati impacchettati in previsione di un numero infinito di catastrofi, qualsiasi altra cosa sarebbe stata terribilmente irresponsabile.

"Hai fame?" chiese Mildred.

Scossi la testa, "Abbiamo fatto colazione da poco," risposi.

"Benissimo, allora," disse Don, ovviamente soddisfatto. "Ci sono solo pochi isolati per l'ospedale, e potrai avere la i tuoi sheet."

"Si, prima è e meglio è," dissi, eccitata. Desideravo sapere tutto di questo posto nuovo, dei miei nuovi pazienti; desideravo scoprire quanti erano i sopravvissuti tra la popolazione locale per ogni ondata di infezione, e come erano stati colpiti i sopravvissuti. Questo, ed altro, lo avrei trovato negli sheet.

Camminavano proprio veloci lungo il marciapiede. Sulle strade vedevo ogni tipo di veicolo, cavalli, carrozze trainate da cavalli e molte biciclette. Vidi solo una macchina elettrica, minuta e scassata e gialla, e poi scoprii che apparteneva a Tolliver Townsby, l'uomo che possedeva anche l'Ice Cream Parlor. Fui di colpo in un'altra era, quella che tanto desideravo.

"Dov'è tutta la gente?" chiesi, abituata alla saturazione delle cupole. Ai miei fianchi Don e Mildred si guardarono. "La nostra popolazione, inclusa la contea, arriva a quindicimila," disse Mildred con gentilezza.

"Oh," feci. Molto meno di quanto mi aspettassi. Gli sheet verso cui ci stavamo dirigendo mi avrebbero evitato di fare queste domande sciocche.

Passammo di fronte a molti negozi lungo il vecchio corso, con grosse vetrine e una quantità indispensabile di avventori. Thompson's Feed and Seed, Elya's Organic Feast, The Snyder Cafe, era una comunità di contadini, sul serio, un organismo completamente auto-sufficiente che ora ammiro enormemente. Al di sopra della linea dei negozi si levavano alti e antiquati i grattacieli, completamente vuoti. Sul momento rimasi colpita. Dov'erano gli italiani, mi chiedevo, ma avevo vergogna a chiederlo.

Don e Mildred ricevevano cenni e saluti da ogni persona che incrociavano lungo tutta la camminata per i cinque isolati.

Poi arrivammo all'ospedale dove presero i bozzoli ed è là che feci la conoscenza casuale di Thurber, coi suoi ritratti buffi di donne ottuse e arrabbiate e uomini intimiditi con nasi grossi e occhi piccoli. Sua nonna che credeva che l'elettricità uscisse fuori dalle prese il che in qualche modo posso capirlo, io stessa, quando vidi realmente i bozzoli dopo essere passata per un palazzo che credevo semplicemente che oggigiorno non potesse più esistere, mi fermai. Il mio cuore è stato avvolto da un brivido leggero?

Forse, ma non lo ricordo. Ricordo della trepidazione.

I bozzoli erano vecchi, nel piano più alto dell'ospedale quasi deserto, alla fine della vecchia sala grigiastra che non era stata cresciuta ma costruita, con ogni probabilità una cinquantina di anni prima. I sociologi a L.A. mi avevano detto che io non sarei riuscita a comprendere l'orgoglio che la cosa avrebbe significato e a quel punto, fissando i bozzoli che Don e Mildred mi mostravano con decoro e reverenza, realizzai che i sociologi avevano ragione e mi chiesi quali altri buoni consigli avrei potuto ignorare. Anche se l'ospedale odorava di disinfettante le pareti erano sudice e questa stanza non brillava quietamente di quei nano pulitori a cui ero abituata. Era illuminata da una semplice lampadina con tubi che si intrecciavano sul soffitto con un vecchio sistema anti incendio. Gli stessi bozzoli mi riempivano di una commozione strana, in quanto nel momento stesso in cui li vidi capii quanto indietro nel tempo mi ritrovassi rispetto a L.A.. Ce n'erano quattro. Avevano l'aspetto di uno dei modelli originali e con ogni probabilità la città li aveva acquistati durante l'ondata iniziale di fede, quando si pensava che i nano potessero curare ogni cosa. Lo stile era inconfondibile, la curva del bozzolo, la visibilità dei computer antiquati che li regolavano, piccoli apparati a cristalli sui ripiani superiori, connessi ai bozzoli con dei cavi.

Una delizia da antiquari, il genere di cose che trovi in mostra negli appartamenti o nei musei. Mi chiesi quali programmi ormai abbandonati girassero in quei cristalli. Mi sarei dovuta chiedere molto di più. In quanto l'ospedale stesso mi sconcertava per la sua età.

Una delle cose che avevo imparato era quanto non fossi gradita ai nativi. Comunque guardavo Don e mi chiedevo, sono stata programmata con cura per non essere prevenuta su questa cosa? Bè, quella parte funzionò un po' troppe bene, devo dire. I nativi avevano delle buone ragioni per il rifiuto. I nano avevano devastato la maggior parte del paese con ogni tipo di vettore.

"Sei sicuro che ... ?" chiesi e Don mi guardò in maniera esasperata con sopracciglia scure e pelose, Mildred dietro di lui un po' più ansiosa. "La nostra popolazione è ... differente da quella di L.A., dottor Chang," disse, il volto incupito. "Sarei il primo a riconoscere quanto siamo in realtà rurali, quanto ancora indietro. Ma ho fatto io personalmente i controlli ... "

"Bene, bene," dissi, con troppa fretta, per favore rammenta e smetti di ridere per la mia idiozia in quanto non sono mai stata fuori della città e non conosco niente, direttamente. L'inforam non entra in gioco finchè non tocchi con mano. Per dirla chiaramente, potresti benissimo non sapere che hai immagazzinato le opere di Back fino a quando non ti siedi di fronte ad un organo e non vengono fuori tutte, perfettamente. No, non sapevo niente di Thurber, delle Grandi Pianure o delle paure particolari di Don. Non sapevo neppure come sospettarle o arguirle, né che avrei dovuto farlo. Mildred era sposata con Don e lo faceva, ma non lo sospettava di perfidia; avrei imparato che non era una possibilità emotiva per lei. E l'azione di lui sorse dall'orgoglio, dalla rabbia per il fatto che un dottorino fosse stato inviato con tutta quella autorità e competenza, anche se era dieci anni più giovane di lui, e dalla paura che conoscessi molte più cose di lui, il che era assolutamente vero. Se avessi avuto una qualche specie di preparazione nel districarmi delicatamente tra gli ego di coloro che hanno più (o meno) a cuore la semplice salvezza dell'umanità, avrei potuto essere più cauta.

Don uscì e Mildred fece qualche aggiustamento ai cristalli, silenziosa con una concentrazione da tecnico. Sorrise e mi strinse le spalle, poi rimasi sola nella stanza calda e secca e mi staccai la tuta a pelle e entrai nel bozzolo. Mi allungai e sentii la stretta familiare mentre si modellava attorno a me e fui soddisfatta dal codice logico sfocato che lampeggiava sulla mia retina per il fatto che questo bozzolo, gli sheet di Don e il mio sistema internalizzato fossero compatibili. Ci fu bisogno di un inibitore di varie barriere biochimiche pre-inserite ed io ubbidii. L'impercettibile lampeggio di una luce gialla mi informò che sebbene qualcosa fosse andato impercettibilmente male, la parità era quasi vicina, quasi vicina alla funzionalità ed io l'imputai alla mancanza di sofisticazione da parte del bozzolo. Ha!

Il giorno dopo aprii gli occhi cambiata enormemente, in uno spirito veramente buono. Fissai i tubi sopra di me e seppi che un giorno a Columbus verso il 1910 o giù di lì, si diffuse la voce falsa che la diga fosse saltata e vidi i disegni fatti con linee veloci da Thurber di cittadini di Columbus tozzi e arrotondati che scarpinavano fuori della città a branchi. Seppi che la sua famiglia aveva un terrier airedale di nome Matt che mordeva un sacco di persone. La storia mi fece guaire sul serio (il gioco di parole non era voluto) in quanto avevo sempre desiderato avere un cane (ed ora ho te, magnifica I.G. e anche tu hai forti mascelle! e uno o due te (quelli sbagliati) potrebbero essere stati morsi da esse, lontano lungo la strada, dove non posso vedere). Tutte quelle deliziose storie di Thurber, che descrivevano in modo così amorevole Columbus, volteggiavano nella mia mente, nella mia visione, e iniziai a ridere.

Già il sapere che fossi qui, a Columbus, era sufficiente a far uscire Thurber dall'inforam. La mia risata echeggiava per tutta la grossa stanza vuota e rimbalzava lungo i tubi. La mia missione, così dura quando avevo lasciato L.A. (devi capire che ero la seconda al corso e furono estremamente contrariati dal fatto che avessi scelto di partire; avevano in mente altri scopi per me) era appannata e confusa nella mia mente, come un sogno quasi dimenticato, nel memento in cui aprii i miei occhi. Ma non era dimenticata del tutto. No, non del tutto.

E così rotolai fuori del bozzolo dopo ventiquattro ore, da sola. La luce entrava da una grossa finestra smerigliata e mi sentii a casa in questo nuovo posto e ringraziai gli sheet, in quanto mi avevano informata su tutto. Conoscevo il passato della regione e la storia medica di tutti i pazienti di Don e Mildred così come quella dei loro genitori e dei loro nonni. Sapevo come coltivare il frumento sulle pianure alluvionali in primavera. Se si fosse presentata una irochese, per Dio, sarei stata in grado di parlare con lei la sua lingua anche se senza questo stimolo non sarei riuscita a proferirne una parola.

Feci una doccia nel piccolo scompartimento umido col pavimento in cemento. C'erano almeno cinquanta armadietti così dedussi che c'era stato un tempo in cui i bozzoli venivano usati enormemente.

Mi asciugai, indossai la tuta a pelle e la coprii coi vestiti dei nativi che qualcuno aveva prudentemente lasciato: una tuta da lavoro. Ora porto dei pantaloni che non aderiscono e camicie a quadri scozzesi dal negozio di nano-sci abbandonato a Flin Flon, che, per fortuna, era ben fornito prima che i liquidi si asciugassero con la fuga della gente del paese. Ah, che ne sapevo io delle paure della gente che viveva fuori delle cupole? Di sicuro era abituata ad essere un laureato in medicina un tempo, ma cosa ne sapevo? Potevo curare la paura col ferormone giusto, ma prima ti occorrono i recettori, ed io dovevo avere l'equipaggiamento diagnostico, e il fer-pak. La vita è così. Ora posso aggiustare le ossa rotte, allora non avrei potuto farlo. Sapevo solo come usare un computer, e tutto, anche se potevo bloccare l'epidemia ma mi prese con la stesse facilità che prese gli altri. Solo in modo molto più breve. Mi lasciò con rispetto.

E mi piace vivere qui, tranne che per la solitudine. Va tutto per il meglio e quell'ottimismo viene da quegli sheet di Columbus. Per merito loro riesco ad essere divertita anche se non per le stranezze degli altri in quanto gli altri non ci sono più. Sono solo divertita generalmente e sono sempre pronta ad essere divertita maggiormente, anche se non a spese tue, naturalmente. E poi troveresti anche me proprio divertente, ne sono certa.

Tu?

Io sto realmente qui, reale, concreta, carne. Credimi. Se sei compatibile, potremmo avere dei bambini; sono completamente funzionante. La compatibilità non è proprio programmabile, sfortunatamente; è soprattutto una cosa ambientale. Don non era compatibile perché pensava che non lo avrebbe aiutato ad ottenere risultati, ma persone che sono compatibili si trovano sotto ogni circostanza, tranne che in certi estremi quando possono prendere l'aggressività ed è sempre indesiderabile quando accade. Ma se ti sei trasformato in compatibile, i bambini potrebbero essere interessanti. Ora, se ciò non ti alletta non sei proprio quello che sto cercando io. C'è una possibilità del cinquanta per cento che possano avere dei recettori; non so se la cosa ti sembri buona o cattiva, la cosa della linea dei gameti.

Chi sa cosa potrebbe portare il domani. Io sono sempre tanto grata di avere i miei a farmi così versatile.

Non sono così sola in quanto a volte il satellite che funziona saltuariamente mi da il Nonno, te l'ho detto questo, e possiamo parlare. Oltre a questo ho delle illusioni per ricreare la civiltà, solo migliore e in un modo infallibile, c0sì ora sai che sono pazza e incapace ad imparare dalla storia. E allora? Sono umana.

Se tu fossi compatibile, ti dovrebbe piacere. Non venire se non lo sei. Sono armata, te l'ho detto.

Mi innamorai di Mildred, e se sei Mildred non so cosa potresti pensare di tutto ciò, anche se non sono andata a letto con lei. Con Te. Oh, mi sto confondendo ora. Arrossisco. Bè, in verità neanche ci pensai, anche se dopo lo feci e molto pure, dopo non aver dato peso al suo tocco ed averla fatta piangere. Mi spiace di tutto ciò, è l'unico mio rimorso. Tutti gli altri sono solo nei miei confronti e per questo sciocchi come neutrini erranti, inutili allo stesso modo, eppure allo stesso modo potenti nel disgregamento delle comunicazioni. I suoi sentimenti erano reali e aveva bisogno di me. Forse solo una volta. Chi altro c'era, per lei? Mildred? Dovresti sapere perché ho dato il tuo nome alla mia maggiore alleata. Ti piacerebbe. Ti conosco. Dopo un anno di vita assieme a te, mia cara, ti conosco.

Apparentemente quello è stato l'anno più importante della mia vita. E anche se sembro giovane, e anche se penso a fare bambini, sono vecchia. Vecchia e molto, ma molto divertita. Quanto sarebbe bello avere compagnia. Soprattutto la tua.


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